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Autore: Eledhel    28/04/2015    4 recensioni
Storia ambientata durante la seconda stagione, mentre Daryl è alla ricerca di Sophia.
La freccia partì e con la solita precisione millimetrica andò a conficcarsi nel cranio molle di quell’essere che ricadde a terra immobile.
Recuperò la freccia, la pulì sulla gamba destra dei pantaloni e ricaricò la balestra. Scostò con un calcio l’essere da davanti alla porta del ripostiglio e si preparò a scoprire cosa o chi si nascondesse oltre la stessa.
Genere: Horror, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno o buonasera a tutti!
Questa fanfiction è nata come esperimento. Può rimanere una One-shot con un finale aperto, oppure, in base al gradimento di chi la leggerà, potrà diventare una storia breve con qualche capitolo in più. A voi la scelta.
Colgo infine l’occasione di ringraziare Fleurdelys87 per essere diventata la mia Beta Reader di fiducia.
Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate.
Buona lettura!


 
Stay
 
 
Il caldo era opprimente quel giorno e Grace aveva bisogno di acqua, solo che il torrente era troppo distante dalla casa dove aveva trovato rifugio e la debolezza e la stanchezza stavano prendendo il sopravvento. Volle fare un altro giro della cucina prima di avventurarsi fuori, ma come si aspettava non trovò nulla; aveva già finito tutto il cibo due giorni prima, quando si era impossessata di quella piccola e malandata dimora. Decise allora di andare a fare rifornimento, prese due bottiglie vuote, la spranga di ferro posata sul tavolo ed uscì.
 
Era quasi arrivata a metà strada quando percepì un fruscio tra le foglie. Il cuore incominciò a batterle forte nel petto quando uno zombie alto e scarnificato uscì da un cespuglio poco lontano. Pensò che la cosa migliore da fare fosse scappare e tornare indietro. Non aveva la forza di combatterlo, era molto più alto di lei e anche con tutta la buona volontà non ce l’avrebbe mai fatta a spaccargli la testa. Corse più che poteva con le ultime forze che le rimanevano, accentuate al massimo dall’adrenalina che le pompava in corpo e da quel mostro che le stava alle calcagna. Questi esseri erano veloci, non lenti come quelli nei film dell’orrore che amava tanto vedere quando tutto era normale.
Vide la casa e vi entrò velocemente, non curandosi che qualche altro visitatore poco gradito avrebbe potuto introdurvisi durante la sua assenza. Sbatté la porta e andò a rinchiudersi nel piccolo ripostiglio in cucina.
Il suo inseguitore faticò non poco ad aprire la porta d’ingresso e una volta dentro seguì il profumo vitale della ragazza e andò a sbattere contro la porta del ripostiglio, rantolando e graffiando il legno rovinato con le unghie ormai quasi assenti. Cosa poteva fare ora, in trappola, senza forze e assetata? Penso che forse sarebbe stato meglio morire di stenti là che sbranata da quell’essere schifoso! Si era fermata più volte a pensare a come sarebbe potuta essere una morte così atroce e tutte le volte rabbrividiva e si era promessa che se si fosse trovata senza via di scampo si sarebbe suicidata piuttosto che lasciarsi sbranare.
 
Passato qualche minuto si era quasi convinta di tentare la sorte ed uscire, quando sentì altri passi sul pavimento della cucina.
Benissimo! Ora sono in due! Cosa diavolo faccio? pensò disperata.
La porta avrebbe retto? Finché era uno solo poteva ancora andare bene, ma con due le cose sarebbero cambiate e doveva essere pronta a tutto.
Ad un tratto qualcos’altro attirò la sua attenzione, sentì uno strano rumore e subito dopo rantoli e graffi cessarono. I passi del secondo venuto si avvicinarono al suo nascondiglio e all’erta e pronta a difendersi si posizionò come meglio poté in attesa di quello che sarebbe potuto accadere.
 
 
***
 
 
Erano giorni che usciva in cerca della ragazzina, non ricordava esattamente da quanto e non gli importava nemmeno, voleva solamente trovarla ed era stufo di vedere Carol piangere ogni fottuto minuto. Aveva trovato degli indizi nel bosco durante le uscite precedenti e questo lo aveva spronato a dare il meglio nelle sue ricerche, sia per dimostrare agli altri che poteva essere ancora viva sia per convincere soprattutto sé stesso.
 
Mancava poco al tramonto e decise che sarebbe stato meglio tornare indietro, quando in lontananza intravide una costruzione, sembrava una casa. Quel giorno era stato alquanto infruttuoso e magari quella sarebbe stata la svolta che ci voleva per renderlo il migliore di tutti.
Si avvicinò circospetto, con tutti i sensi all’erta per captare ogni singolo rumore, ogni singolo battito d’ali d’insetto. Salì i tre gradini che portavano alla porta con passo leggero e l’aprì facendola cigolare piano. Entrò nel piccolo ingresso puntando la balestra pronto a farla scattare ad ogni minimo segno di pericolo. Stava controllando le scale quando sentì dei rumori provenire dalla stanza davanti a sé, rantoli e rumori di graffi sul legno. Avanzò verso la porta penzolante da un lato, ormai attaccata solo a metà allo stipite, ed entrò nella stanza che un tempo avrebbe dovuto essere la cucina. Uno zombie molto alto era davanti a un piccolo ripostiglio in legno che sbatteva e graffiava sulla porta come se qualcosa, o qualcuno, avesse attirato la sua attenzione. Daryl dedusse che doveva esserci qualcosa di vivo là dentro perché solo il cibo può attirare l’attenzione di quegli stronzi. La freccia partì e con la solita precisione millimetrica andò a conficcarsi nel cranio molle di quell’essere che ricadde a terra immobile.
Recuperò la freccia, la pulì sulla gamba destra dei pantaloni e ricaricò la balestra. Scostò con un calcio l’essere da davanti alla porta del ripostiglio e si preparò a scoprire cosa o chi si nascondesse oltre la stessa.
 
La porta si schiantò contro la parete a causa della troppa violenza nell’aprirla. La scena che gli si presentò davanti lo lasciò stupito per qualche secondo. Una ragazza dai capelli rosso rame, con una spranga di ferro in mano lo stava fissando con lo stesso sguardo di stupore che aveva lui sul viso.
 
“Chi sei?” chiese l’uomo continuando a puntare la balestra su di lei.
“Mi… mi chiamo Grace.”
“Da dove vieni?” continuò lui.
“Sono qui da due giorni. Vagavo in cerca di un rifugio e sono entrata”
“Fai parte di qualche gruppo?” Daryl non si era mosso di un millimetro, attento ad ogni movimento della ragazza e a qualsiasi rumore proveniente da fuori.
“Hey! Che cos’è, un interrogatorio?” sbottò la ragazza senza mollare la presa della sua arma, anche se era pienamente consapevole che avrebbe potuto fare ben poco con quella se fosse partita una freccia diretta al centro della sua fronte.
Daryl rimase interdetto. “Senti carina, qui le domande le faccio io!”
“E chi l’ha stabilito questo?”
“Direi la mia balestra.” Fece per imbracciarla meglio quando vide la rassegnazione e la stanchezza di essere costantemente sotto pressione scurire il volto della ragazza, che si appoggiò pesantemente contro il muro e lasciò cadere la propria arma a terra.
“Senti bello, non continuo a discutere solo perché non ne ho più le forze e sei il primo essere umano vivente che mi capita di incontrare dopo settimane e vorrei prendermi il lusso di staccare la spina per un po’. E con questo credo proprio di aver risposto alla domanda di prima.”
L’uomo, spiazzato da quel discorso, allentò la presa per un attimo che lei sfruttò per avanzare verso di lui ed uscire da quello stanzino buio e stretto. Guardandola bene non aveva tutti i torti, era sporca e debole ed era già molto che fosse riuscita a sopravvivere per così tanto tempo in quel posto desolato in mezzo al bosco. Chissà se Sophia era stata altrettanto fortunata.
“Sto cercando una ragazzina. L’hai per caso vista?”
“Te l’ho detto, sei il primo essere umano vivente che vedo da settimane. Da quando ho lasciato Atlanta praticamente.” La ragazza riuscì a stento a parlare. La bocca era secca e ogni filo d’aria che respirava le tagliava la gola.
Daryl fece quasi per andarsene, ormai si stava facendo buio, quando sentì Grace cadere dietro di lui.
“Hey, buon uomo!” Disse con un mezzo sorriso ironico mentre pensava che quelle sarebbero state le sue ultime parole. Daryl si voltò. “So di non essere di gran compagnia e non vedi l’ora di andartene, ma ti prego… ti chiedo solo dell’acqua.”
L’uomo le lanciò la bottiglietta che aveva con sé e si voltò per uscire dalla stanza.
 
 
***
 
 
Stay
Rimani. Rimani qui. Con me. Stammi vicino, in questa apocalisse di uomini e donne vivi solo a metà, in questo mondo ormai perso. Non andare via.
 
   
 
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