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Autore: MAMMAESME    28/04/2015    2 recensioni
Matrimonio in vista? Chissà ...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 5

Sii felice …

Non avrei mai saputo se quella notte non feci l’amore con Nina per non soffrire a causa dell’ennesimo distacco … o perché non avevo voluto approfittare di un suo momento di debolezza causato dalla febbre, dalla rabbia e dalla Tachipirina.

Dopo la nostra discussione la strinsi tra le braccia e mi lasciai travolgere dalla sua dolcezza.

Le nostre labbra si cercarono trovandosi mille volte, le mani vagarono sulla pelle fino ad incontrarsi per intrecciarsi.

Avevo spostato le coperte, le avevo alzato la maglia e mi ero immerso nella morbidezza del suo seno per ascoltare più da vicino il sussultare del suo respiro, i suoni della sua passione.

Nina non si ribellò alle mie carezze: si allungò sotto di me e si abbandonò a al piacere che le mie dita sapevano regalarle.

Infilai le mie braccia sotto la sua schiena e mi aggrappai a lei, unico appiglio per non cadere in un baratro senza fine. Lei era roccia che mi graffiava le mani, era la salvezza e la caduta stessa. Nel ritmo dei nostri battiti impazziti potevo sentire le urla di ogni paura, di ogni desiderio inespresso e irrealizzabile.

Mi stavo perdendo.

Ancora.

Alzai lo sguardo.

Sentendo la carezza dei miei occhi, Nina aprì i suoi e mi fissò con l’intensità della prima volta. Esiste un preciso istante in cui fra due persone si accendono sentimenti senza che abbiano fatto nulla perché ciò accadesse.

Eppure, in una specie di magia - incantesimo o una maledizione - i fili che guidano due destini si annodano, s’intrecciano, legando due vite in modo indissolubile.

Nina non avrebbe voluto cedere ai miei primi approcci, non avrebbe voluto abbandonarsi alle innegabili sensazioni che s’innescavano appena ci sfioravamo.

Ma, per quanto combattessimo, per quanto avevamo tentato di resistere, ci eravamo avvicinati, avvinghiati, fusi … fino a mescolarci il sangue e i pensieri.

Quale scherzo di un destino sadico, farmi incontrare l’amore che avevo sempre desiderato, la storia che avrei voluto scrivere, per poi renderla invivibile?

Eppure miei occhi continuavano a scavare nei suoi in cerca di una speranza, di una possibilità che non finisse tutto in cenere. Nel lago scuro delle sue pupille dilatate trovai tutto: tutto l’amore, tutto l’ardore, tutto il dolore.

Incapace di sostenere quella valanga di emozioni, mi abbandonai di nuovo sul suo petto, rassegnato e disperato.

Lei intrecciò le mani nei miei capelli, consapevole del dilemma che mi dilaniava, e cominciò ad accarezzarmi lieve. Il suo respiro si calmò, rallentò … fino a diventare profondo e tranquillo: si era addormentata, sotto e dentro di me.

Rimasi in uno stato di dormiveglia per qualche sprazzo d’ora. L’irreale si mescolava alla realtà in un acquarello che colava colore su una tela grigia. Gocce di rosso scivolavano sull’azzurro di un cielo senza confine e macchie di nero celavano parte dell’immagine sfuocata, un’immagine che non riuscivo a mettere a fuoco.

Una moto che sfrecciava nella notte mi fece svegliare di colpo, con la sensazione che fosse già il domani che  non avrei voluto arrivasse mai.

Controllai l’ora sul display del mio smartphone e scoprii che era da poco passata mezzanotte.

Lo schermo era pieno di messaggi di Nikki, parole che non avevo alcuna intenzione di leggere, non in quel momento, perlomeno.

Il sonno di Nina era ancora profondo, per nulla infastidito dai miei movimenti sopra di lei. Le mani, sciolte dalla presa sui miei capelli, si erano posate sopra la sua testa, rendendola ancora più seducente.

Mi mossi lentamente e a fatica mi scostai, posando un bacio lieve in mezzo al petto ancora scoperto.

Lasciai scorrere il dorso della mano sulle sue curve morbide prima di alzarmi per andare in cucina a prendere qualcosa da bere. Cercai qualcosa di forte, ma cambiai idea. Aprii il frigorifero e presi dell’acqua.

Non volevo sprecare quegli istanti con un’ubriacatura che mi avrebbe lasciato solo vaghe immagini della nostra ultima notte insieme e io ne volevo ricordare ogni istante, ogni respiro, ogni secondo.

Mi ero nascosto in quell’appartamento come un ladro, mi ero celato dietro la scusa di un’influenza per rubare del tempo con Nina, per percorrere la sua pelle con gli occhi appannati dalla pasione e il calore del mio respiro, consapevole che non avrei mai più potuto rifarlo.

Tornai in camera e mi fermai ai piedi del letto, estasiandomi alla visione del suo corpo scomposto: la maglietta sollevata, le lenzuola scostate e il suo viso appena arrossato dalla febbre e dall’attacco delle mie guance ispide di barba.

Rimasi immobile fino a quando le gambe reclamarono una pausa, poi mi sdraiai di nuovo accanto a lei, lasciandola scoperta per ammirarla, ancora e ancora.

Mi bastava.

Mi saziava più del sesso, più dei baci, più di tutto.

Combattei una facile battaglia contro il sonno e assaporai ogni istante.

Tentai di imprimermi nella memoria ogni espressione buffa e intensa del suo volto, ogni diversa sfumatura del suo profumo, ogni curva del suo corpo morbido e caldo.

Mi rimaneva poco più di un anno e poi l’avrei persa, forse per sempre, ne ero consapevole, come ero consapevole non sarei mai potuto appartenere a nessun’altra come ero appartenuto a lei.

In quel momento perfetto non volevo guardare oltre il successivo ticchettio dell’orologio, non volevo pensare al domani. Sarei potuto morire lì, tra le sue braccia, soddisfatto e appagato per l’immenso dono che la vita mi aveva fatto, nella convinzione che non sarei mai stato mai più tanto felice e tanto disperato.

La stanchezza mi vinse mentre fuori albeggiava.

 

Mi svegliai dolorante per la sua assenza.

Il rumore della doccia echeggiò nei miei lombi acuendo un’eccitazione che non si era mai attenuata, rendendo più evidente il mio desiderio.

Mi ancorai al letto per non seguirla sotto l’acqua che sapevo essere fin troppo calda.

Il letto aveva l’odore della sua mancanza e il vuoto che sentivo allo stomaco non era fame.

Mi alzai a fatica sentendo il bruciore di quegli ultimi minuti che gocciolavano nella mia testa.

Mi accostai alla porta del bagno.

-Nina …? Tutto bene …? –

-Ian, visto che sei sveglio, prepareresti il caffè? Ne ho un bisogno disperato. –

-Ti senti meglio? –

-Caffè …! –

Girai per la stanza e raccolsi gli ultimi stracci di una storia che non sarebbe finita mai.

Il telefono vibrava sul comodino dove l’avevo lasciato la sera prima, ma non mi preoccupai di vedere chi mi stesse chiamando: non mi importava.

Entrai in cucina e preparai il caffè con la moka italiana, esattamente come piaceva a Nina: non troppo lungo, non troppo forte, senza zucchero, con una goccia di latte.

Cercai tra gli scaffali della dispensa quelle schifosissime merendine che le piacevano tanto e gliene scartai una. Posai tutto su un vassoio e mi diressi verso il bagno.

Ovviamente la porta non era chiusa a chiave, Nina non lo faceva mai: non era pudica e non le importava che io entrassi in bagno mentre c’era lei, qualsiasi cosa stesse facendo.

La trovai seduta sul bordo della vasca, avvolta nell’accappatoio e con un asciugamano attorno ai capelli, sfuocata in una nuvola di vapore.

Sollevò lo sguardo per guardare avidamente la tazza di caffè che le stavo porgendo.

-Quanto ti manca per le finire le riprese? – mi chiese a bruciapelo, come se fosse una normale mattina della nostra vita insieme, come se il fatto che avessi dormito con lei, nonostante ci fossimo lasciati, nonostante io stessi per sposare un’altra, fosse un fatto ovvio.

-Credo di riuscire a finire oggi e poi passerò a visionare il materiale per il montaggio. Perché? Se vuoi una giornata di riposo, prendila pure. Con te ho finito … -

-Lo so, Ian … con me hai finito … ed è per questo che ho deciso. –

-Nina … - la Terra smise di girare.

-Ho appena chiamato Julie. Ho una riunione con lei questo pomeriggio. –

-Nina … - mi mancava l’aria.

-Non rinnovo, Ian. –

-Nina … - mi mancava il respiro.

- Non è per causa tua …  

Come ti dicevo ieri, ho bisogno di vivere la mia vita: non voglio aspettare un altro anno galleggiando  in un limbo sbiadito e vincolante.

Julie aveva bisogno di sapere la mia decisione al più presto, prima di cominciare a girare le prossime puntate, per decidere un finale: non potevo tergiversare oltre.

Non potevo procrastinare ancora, tentennare.  

Noi saremo sempre noi Ian, ma non possiamo rimanere bloccati nell’impossibile.

E’ ora che tagli quel cordone ombelicale che mi tiene legata a te, al mio personaggio, al mondo di un telefilm che mi ha dato tanto e che mi ha preparata per questo passaggio.

Ora sono pronta. Pronta per nuove esperienze, pronta per nuove sfide.

Voglio cambiare forma, plasmarmi su altri personaggi, cedere a nuove pulsioni, rinunciare al consenso degli altri per ascoltare solo il mio istinto.

Mi hai fatto nascere, Ian … ora lasciami crescere.

Siamo stati fortunati a vivere una storia che molti faticano solo ad immaginare, siamo stati fortunati ad appartenerci.

Non è finita, non lo sarà mai, ma non possiamo trascinare oltre ciò che si è fermato tempo fa davanti ad un bivio.

Io non posso continuare a guardare quelle due strade di fronte a me e aspettare un segno.

Il momento è arrivato.

Tu hai imboccato la strada che hai sempre desiderato percorrere.

Io m’incamminerò sull’altro sentiero, verso l’ignoto, verso una vita tutta da scoprire.

Ti ho avuto … e so non ti perderò mai.

Ti ho avuto ... e per questo potrò vivere altri amori senza rimpianti o nostalgie.

Ti ho avuto … e ora ti lascio andare.

Mi permetto di andare avanti, mi concedo di vivere.

Sii felice, Ian, perché io lo sarò. -

Barcollai e mi appoggiai al lavandino alle mie spalle per non cadere.

Non mi sarebbe bastato un anno, figuriamoci poche settimane.

Non mi sarebbe bastata un’altra stagione, figuriamoci poche puntate.

 

Non avrei mai saputo perché quella notte non feci l’amore con Nina …

… ma so benissimo perché, dopo quella pugnalata, quelle parole corrosive, quella notizia sconvolgente, presi Nina e la scaraventai sul pavimento del bagno per prenderla e farla mia, più e più volte, con malinconica passione, con orgasmi che dolevano, piantando i denti nella sua pelle e le unghie dentro il suo essere.

Avrei voluto fagocitarla.

Avrei voluto fondermi con lei, morire su quel pavimento umido di vapore e lacrime.

Lei si lasciò prendere, mi lasciò fare come mai prima.

Fu mia cento volte, e non fu abbastanza.

È stata mia mille volte e non sarà mai sufficiente.

Svuotato nel corpo e nell’anima, mi accasciai su di lei e sussurrai il suo nome fino ad arrochire la voce, fino a sentirmi svanire.

Non ricordo come mi ritrovai sulla mia auto, a picchiare la testa contro il volante, con il respiro spezzato dai miei inutili “Perché?”.

Poi il telefono vibrò per l’ennesima volta.

Nikki.

“Sii felice, perché io lo sarò”

Ti amo Nina … sempre e per sempre … ma ho bisogno di essere felice anch’io.

Attivai la comunicazione e la voce di Nikki riempì l’abitacolo.

-Ian … -

-Non parlare … non fare domande, per favore. Aprile … finirò le riprese … ci sposiamo ad aprile. Ci sposiamo Nikki. –

“Sii felice, Nina, perché io lo sarò.”

 

The end

 

 

 

 

 

 

  
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