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Autore: Cleo    29/12/2008    2 recensioni
In tedesco, 'gegen' significa 'contro, ma ha lo stesso suono di 'gay gen', cioè 'gay per'. Il significato potrebbe quindi essere 'uomo contro uomo', oppure 'uomo gay per uomo'; su questo doppio senso si basa la fanfiction. - Sistemandosi gli occhiali sul naso, Luca sospirò di nuovo e sorrise al pensiero che tutte loro, invece, avrebbero dovuto invidiare lui.
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. Meine Haut gehört den Herren [La mia pelle appartiene agli uomini]

Quando entrò in lui, un gemito doloroso colpì le pareti bianchissime e rimbombò di piacere.
Luca strinse i denti fino a sentirli stridere e affondò le dita nelle cosce dell’amante, cercando un appiglio, un sostegno che non arrivò; il rosso si diffuse sottopelle e nelle loro menti giovani, offuscando la morale, ora spalancata a quell’unico bisogno primario: il piacere.
Marco spinse e morse e graffiò, come a voler lasciare al compagno un segno indelebile di violenza e istinto sul corpo sofferente e ansimante sotto di sé; gli tirò i capelli, strinse la pelle, cercando di non lasciarla sfuggire via.
Stringendo il lenzuolo fresco fra le dita e sentendo il respiro farsi più rapido e il corpo letteralmente squarciato da quell’ondata di calore che partiva dal ventre, Luca pregò che finisse presto e che non finisse mai.

Si baciavano e a Marco sembrava che il mondo scoppiasse tutt’intorno, come una bomba troppo carica di tritolo. Non era mai dolce: tiravano i capelli, spingevano le spalle, mordevano le labbra e stridevano i denti, in una continua lotta che il loro senso di colpa imponeva loro di affrontare, incapace di abbandonarsi alle sensazioni a discapito del buon costume.
Passandosi la lingua sulle labbra per trattenere il sapore ricco e proibito di Luca, Marco si chiese cosa avrebbero pensato i suoi genitori se l’avessero saputo; s’immaginò il volto disgustato del padre e le lacrime sul viso di quella madre che, ancora a diciotto anni, gli accarezzava la nuca prima di coricarsi, e scacciò il pensierio, affrettando il passo sulla via di casa.
‘Mamma, papà, oggi ho fatto sesso con un uomo e ho usato il preservativo.’
Rise e ripensò agli occhi birichini di Luca mentre gli faceva il succhiotto che si coprì con la sciarpa.

Sdraiato sul letto, Luca si accarezzò lo stomaco, con pensierosi movimenti circolari, cercando di concentrarsi sul biancore del soffitto, piuttosto che lasciarsi trasportare dai ricordi di quel pomeriggio, sufficienti a gonfiargli i pantaloni di una poderosa erezione.
La sua prima volta non era stata romantica: aveva avuto l’impressione di soffocare per il troppo affanno e la troppa foga e Marco lo aveva stratto tanto forte da lasciargli segni rossi disseminati ovunque, quasi l’avesse ferito, invece che amato, ma gli era sembrato comunque importante, l’inizio di qualcosa di nuovo.
Tirandosi a sedere con un sospiro, Luca pensò che effettivamente non aveva mai rivelato di essere gay, né l’aveva mai realizzato totalmente: con Marco era tutto così naturale che i pensieri potevano essere lasciati da parte, sebbene i loro gesti fossero sempre un po’ trattenuti da quell’alone di sbaglio che li avvolgeva.
Il che era abbastanza sciocco, pensò Luca, perché non si sentiva sbagliato neanche un po’.

Quando Marco aveva scoperto la propria sessualità, era ormai troppo tardi e rivelarla sarebbe stata una delusione, poiché era diventato un membro indispensabile alla sua società: rappresentante di classe, d’istituto, direttore del progetto teatrale e catechista; così si era adattato e aveva affidato la sua buona reputazione all’unica donna di cui sentiva di potersi fidare, Marta: “stavano insieme”, per così dire, da quasi due anni, e la ragazza ormai si era abituata a sentire che le labbra che baciava sotto gli sguardi fissi dei passanti non appartenevano a lei. Di Marco conosceva vita, morte e miracoli ed era stata la prima a sapere, dopo avergli chiesto come mai il suo sguardo si perdesse nel vuoto, quel pomeriggio. Si sentiva orgogliosa del suo ruolo, era la custode di un segreto importante e prezioso, camminava fieramente per le strade stringendo il braccio di quel ragazzo bellissimo, vantandosi di poterlo chiamare suo e tuttavia non avendolo, ma sapeva bene che un giorno – sarebbe arrivato presto, poteva percepirlo - il suo compito sarebbe finito.
Aveva sempre ottenuto molto, moltissimo rispetto dalla gente, ma mai amore vero; fingere di stare con Marco era più facile che faticare per cercarlo davvero.
  
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