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Autore: YukiWhite97    01/05/2015    5 recensioni
One shot ambientata diversi anni dopo la fine di "There you'll be".
Ciel è ormai un uomo, è arrivato ad un punto della sua vita dove i ricordi della giovinezza volata via fanno riaffiorare in lui ricordi nostalgici, così come il dolore, così come quell'amore che non l'ha mai lasciato.
Perchè quell'amore sbocciato sotto la tempesta, continua ad esistere tutt'ora, e mai e poi mai appassirà.
"Gli volevi bene?" - chiese il piccolo battendo le lunghe ciglia. L'uomo sembrò pensarci un attimo su, la risposta non era certo facile da spiegare, poichè ciò che sentiva tutt'ora andava ben oltre il semplice volere bene.
"... Gli volevo molto bene - rispose mestamente .. - E lui ne voleva a me. E' stato grazie a lui se sono stato in grado di diventare un soldato. Mi ha cambiato la vita, me l'ha cambiata in tutti i modi, mi ha fatto diventare più forte, un vero uomo, ha creduto in me... e mi ha salvato..."
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                1 Maggio 1997

Ciel si trascinò a passi lenti verso il cimitero, in quella calda giornata primaverile la  cui aria profumava di alberi in fiore e terra bagnata dal sole, un sole che attraversava i suoi occhi non più giovanissimi.
Attraversò l'ingresso, entrando in quel luogo ricco di mormorii silenziosi, lanciando una rapida occhiata alle varie lapidi sistemate in alcuni punti l'una accanto all'altra, in altri in forme quasi geometriche.
In quel momento il suo cuore ebbe come una stretta, una stretta che richiamava alla memoria ricordi conservati nella parte più profonda del suo cuore, custoditi, come qualcosa di estremamente prezioso. 
Sospirò, sentendosi per un attimo estremamente stanco: oramai non era più il ragazzino che più di cinquant'anni fa aveva combattuto in guerra contro i nazisti, non era più il soldato sanguinario che, guidato dall'ira, aveva sconfitto un esercito intero.
Oramai era un uomo, era anziano, aveva vissuto la sua vita, era diventato a suo tempo un capitano, aveva guidato i suoi uomini verso numerose imprese e aveva ottenuto numerose vittorie.
Si era sposato, aveva messo su famiglia, era cresciuto, maturato, aveva fatto tutte quelle cose che in genere le persone comuni fanno.
Ma non per questo aveva dimenticato colui che in tutti quegli anni non l'aveva mai lasciato un momento da solo, era come se avesse poggiato una mano sulla sua spalla e lo avesse guidato per tutto il percorso della sua vita.
In fondo, Ciel sapeva di essere diventato quello che era soprattutto grazie a quel soldato dagli occhi puntellati di stelle e che tanto tempo prima aveva fatto battere il suo cuore.
Aveva vissuto, era diventato qualcuno, aveva realizzato se stesso soltanto per lui, voleva vivere per essere in grado di ricordarlo e per portare onore al suo nome.
E gli anni erano passati, la giovinezza era volata in fretta, i ricordi pian piano diventavano sempre più opacizzati. 
Non però il ricordo dell'amore che ancora egli provava, un amore che non avrebbe conosciuto limiti di tempo.
Neanche la morte li aveva separati, nulla poteva farlo.
I suoi pensieri furono ad un tratto interrotti da delle voci acute che lo fecero un attimo trasalire:
"Sebastian! - urlò una giovane ragazza rivolgendosi ad un bambino che guardava con curiosità le varie lapidi - Vieni qui!". 
Il piccolo di appena sei anni si voltò a guardarla, mostrando i suoi occhi azzurri come il mare e un sorriso ricco di ingenuità e gioia.
Ciel guardò il bambino, non riuscendo a non farsi scappare un sorriso nel vedere quell'ometto che gli ricordava tanto lui. 
Sospirò.
Suo nipote gli somigliava davvero tanto, ma a differenza sua aveva un carattere più allegro, espansivo, socievole, tutte doti che mai gli erano appartenute neanche nel periodo della fanciullezza e della giovinezza.
Quel giorno, egli si trovava al cimitero assieme alla figlia, al marito di lei e al loro unico figlio, coloro che rappresentavano adesso la sua famiglia, e si erano recati in quella zona del luogo riservata alle sepolture dei caduti in guerra, poichè anche il padre del marito di sua figlia era stato una volta un soldato e aveva combattuto, per cui erano andati lì a trovarlo.
Ma in realtà, il pensiero di Ciel era rivolto a tutt'altra cosa. Doveva vederlo, ormai erano anni che non andava a trovarlo, aveva bisogno di sentirlo più vicino del solito, di parlargli, di stargli accanto.
Aprì gli occhi che fin ora aveva tenuto chiusi, come a volersi perdere nei suoi pensieri, rivolgendosi poi alla sua famiglia.
"Scusate - disse - Prima di andare c'è qualcosa che dovrei fare... - abbassò lo sguardo - ... c'è una persona che dovrei andare a trovare..."
"Aspetta nonno! - esclamò il vispo bambino afferrandolo per mano - Voglio venire anche io!"
"Oh, no, Sebastian - lo rimproverò la madre - Rimani al tuo posto, avanti, il cimitero non è un posto in cui giocare"
"Sta tranquilla - la rassicurò Ciel stringendo a sua volta la mano del nipote - Può venire tranquillamente. Allora ci vediamo tra poco".
Dicendo ciò si allontanò portando con se il piccolo, il quale ammirava estasiato  i crisantemi di colore violetto, giallo e bianco che portava in mano.
L'anziano uomo lo guardò, sorridendo, aveva sempre avuto un bellissimo rapporto con quel bambino, lo aveva visto nascere, crescere, gli aveva insegnato tanto e tanto ancora gli avrebbe insegnato. Certo, non era questa la vita che si era aspettato di vivere, una vita comunissima senza nulla di troppo straordinario, ma sapeva che in fondo quella era la vita giusta per lui, lo sapeva perchè sentiva di essere guidato ad ogni passo che compiva, ad ogni cosa che faceva e ad ogni scelta che prendeva.
"Nonno - lo chiamò ad un tratto il bambino con la sua voce acuta  e briosa - Dov'è che stiamo andando?"
"A trovare... una persona - rispose egli a bassa voce ... - una persona molto importante....". Dopo aver detto ciò e dopo aver compiuto un'altra decina di passi, i due si fermarono davanti ad una lapida su cui c'era inciso un nome e una data, una lapide però spoglia, vuota, non c'era neanche una foto o un fiore al contrario delle altre.
Ciel lasciò un attimo la mano del nipote, avvicinandosi ad essa e sedendosi sul terreno rialzato che vi era al suo fianco, mentre i suoi occhi divenivano lucidi e il suo cuore prendeva a battere velocemente, come se lui fosse stato lì.
"Ciao amore mio..." - sussurrò piano, così piano che forse solo la leggera brezza primaverile poteva udire il suono di quelle parole. 
Il bambino lo guardò con curiosità vedendolo così attonito nel guardare quella lapide, così decise di avvicinarsi.
"Chi c'è lì?" - chiese.
"... Era.... - tentennò un'attimo prima di rispondere - ... era... un mio caro amico...."
"Oh - rispose spalancando gli occhi per poi avvicinarsi all'incisione sulla lapida e leggendone attentamente il nome che appariva leggermente offuscato dalla polvere - Se..bastian... Michaelis... Ma si chiama come me!" - fece notare. 
Egli si lasciò scappare una mezza risata nel vedere la reazione del bambino, ma dopotutto non era di certo un caso che i due avessero lo stesso nome.
"... Nonno, com'è che è morto?" - chiese ad un tratto. Ciel batté ripetutamente le palpebre, abbastanza stupito da quel quesito posto in realtà con tanta ingenuità.
Respirò profondamente: nessuno nella sua famiglia sapeva della sua storia con Sebastian, non ne aveva mai parlato con nessuno, poichè il suo era un ricordo silenzioso, un segreto custodito insieme al sentimento verso quello che era stato l'amore della sua vita.
Ma dopotutto, come avrebbe potuto mentire all'innocente anima di un bambino?
Avvicinò Sebastian a se, facendolo sedere sulle sue ginocchia e iniziando a parlare lentamente, quasi in modo sommesso.
"... E' morto durante la Grande Guerra - gli spiegò accarezzandogli la testa - Sei sicuro di volerlo sapere?"
"Sì - rispose facendo un cenno con il capo - Raccontami la sua storia, hai detto che era un tuo caro amico, non è vero?"
"Sì - confermò distogliendo un attimo lo sguardo - Un amico davvero speciale. Eravamo compagni nell'esercito, lui era un tenente, era forte, coraggioso, impavido, aveva... aveva un cuore d'oro... davvero..."
"Gli volevi bene?" - chiese il piccolo battendo le lunghe ciglia. L'uomo sembrò pensarci un attimo su, la risposta non era certo facile da spiegare, poichè ciò che sentiva tutt'ora andava ben oltre il semplice volere bene.
"... Gli volevo molto bene - rispose mestamente .. - E  lui ne voleva a me. E' stato grazie a lui se sono stato in grado di diventare un soldato. Mi ha cambiato la vita, me l'ha cambiata in tutti i modi, mi ha fatto diventare più forte, un vero uomo, ha creduto in me... e mi ha salvato..."
"Ti ha salvato? - chiese con gli occhi lucidi dall'emozione - E come?". 
Ciel si fermò un attimo, quasi a voler trattenere le lacrime che altrimenti avrebbero iniziato a scivolare giù per le guance in modo copioso. 
Come l'amore, neanche il dolore era svanito, il ricordo di quel giorno in cui tutta la sua felicità gli era stata strappata via, il giorno in cui pensava che tutto sarebbe finito.
E in realtà quello non fu il giorno della fine, bensì dell'inizio, l'inizio del loro amore che sarebbe stato destinato a vivere oltre gli anni, il tempo e lo spazio, sovrastando anche il dolore della perdita.
Perchè lo amava ancora, sarebbero potuti passare anche secoli, ma quel sentimento mai e poi mai si sarebbe affievolito.
Prese un respiro profondo, ricominciando a parlare.
"... Mi ha salvato.... - spiegò - .. mi ha salvato dai nazisti. Si è fatto sparare, mi ha fatto da scudo, per permettermi di vivere. Ma in realtà, credo che mi abbia salvato più di una volta: quando volevo mollare tutto, quando avevo paura, quando avrei voluto scappare perchè troppo impaurito dal rumore delle bombe, lui c'era. Mi aveva promesso che ci sarebbe stato sempre, e ha mantenuto quella promessa. Lui c'è ancora, nonostante tutto.... Per questo.. ciò che provo verso i suoi confronti e il suo ricordo... sono qualcosa che continuerò a custodire e di cui mai mi dimenticherò..."
"E' per questo che mi chiamo come lui?" - chiese a quel punto il bambino curioso.
"In realtà sì - rispose sorridendo - Quando sei nato, sono stato io a scegliere il tuo nome. Vedendoti, desiderai che quel bambino che tenevo tra le braccia divenisse come lui, perchè lui... è stato l'uomo migliore che io abbia mai conosciuto..."
"E'... è un eroe... - sussurrò il piccolo con lo sguardo quasi incantato - Sono contento di chiamarmi come un eroe". 
Quella parola, "eroe", fu come un eco per la sua anima, poichè rappresentava la verità, Sebastian era stato il suo eroe, colui che lo aveva amato e salvato fino all'ultimo, donandogli tutto, perfino la vita.
"Sì - sospirò - E' un eroe". Soddisfatto, il bambino si alzò in piedi, andando verso la lapide spoglia e guardandola. 
Gonfiò le guance, dicendo poi qualcosa.
"Sebastian, grazie per esserti preso cura del nonno e di averlo salvato. Sappi che lui non ti dimenticherà, ti vuole ancora bene" - dicendo ciò si chinò, poggiando i crisantemi sulla sua tomba, donando un piccolo sprazzo di colore al grigiore, un solo sprazzo che pareva però aver illuminato tutto.
Nel sentire quelle parole sussurrate con tanta dolcezza, Ciel non poté fare a meno di emozionarsi. Si portò una mano sul petto, stringendolo, sentendo le lacrime fuoriuscire impetuosamente dai suoi occhi, mentre quel dolce ricordo della persona amata riaffiorava, donandogli immensa gioia e dolore allo stesso tempo.
Sentendo il nonno ansimare leggermente, Sebastian gli si avvicinò con fare preoccupato, poggiando le mani sulle sue.
"Tutto bene, nonno?" - chiese.
"Sì - lo tranquillizzò sforzando un sorriso - Grazie piccolo. Sono sicuro che quei fiori gli piaceranno tantissimo, perchè glieli hai dati tu"
"Ne sono contento! - esclamò felice - E sai un cosa? Ho preso una decisione! Anche io voglio essere un soldato, voglio diventare come lui e proteggere le persone a cui voglio bene!".
In quel momento, Ciel sentì il suo cuore sussultare rumorosamente, così tanto che perse anche la concentrazione per trattenere le lacrime. 
Strinse il piccolo a se, chiudendo gli occhi cercando inutilmente di non piangere.
Quelle parole lo avevano colpito nel profondo. Sentiva che, in quel momento, l'amore della sua vita era lì insieme a lui, come non mai, quasi come se lo guardasse e sorridesse.
"Perchè piangi? - chiese il bambino ricambiando la stretta - ho detto qualcosa di male?"
"No, Sebastian - rispose guardandolo con gli occhi lucidi - mi ha solo commosso ciò che hai detto. Sono sicuro che ce la farai a diventare un soldato coraggioso come lo era lui. Dopotutto... avete lo stesso cuore buono e gentile...".
I due si guardarono, lanciandosi un sorriso reciproco, fin quando non avvertirono un soffio di vento più caldo sfiorare la loro pelle.
Ciel alzò gli occhi al cielo, portandosi istintivamente una mano su una spalla come se lì poggiata ci fosse stata una mano invisibile che avrebbe voluto stringere.
Sebastian non solo lo stava guardando, ma si stava manifestando, il suo spirito gli stava facendo sentire la propria presenza, con quel tocco che voleva essere una promessa che diceva che mai e poi mai lo avrebbe abbandonato.
"Sarà meglio andare - disse Ciel asciugandosi il viso e alzandosi in piedi - Tua madre sarà preoccupata, sai com'è apprensiva".
Annuendo, il bambino si alzò a sua volta, stringendo la sua mano e voltandosi verso la lapide, rimanendo per un attimo attonito nell'accorgersi di come l'aria in quel punto avesse quasi una forma umana, la forma di un uomo che in quel momento gli stava sorridendo e con la mano lo stava salutando.
"Nonno! - esclamò - Hai visto anche tu? Mi ha salutato! E mi ha sorriso! Questo significa che è felice?"
"Io.. credo di sì - rispose - ... è felice... e lo sono anche io...".
Dopo di ciò, i due s'incamminarono mano nella mano, lasciandosi alle spalle quel luogo e quell'anima adesso profumata di crisantemi che li guardava andare via....
E avrebbe continuato a vegliare su ciò che amava, per sempre.

Angolo dell'autrice
Ma che è sta roba?!
La colpa è di mia cugina Palma95! Tutto ciò è cominciato stamattina al cimitero!
Giustamente mentre eravamo tutte intente a girare e a guardare (si, per noi è una gita xD), lei mi fa "hey, e se facessi una specie di one shot, un proseguimento della tua storia "there you'll be?, guarda fai succedere questo.. e quello..."
Insomma, io ho una cugina che è un genio! Aggiungiamo il cimitero alla lista dei luoghi che mi ispirano!
Comunque, mi sento molto depressa per ciò che ho scritto... è triste.. quasi mi fa senso T.T
Siccome non mi piace come l'ho scritta, giudicate voi, io taccio che è meglio, e se volete uccidere qualcuno per la depressione di cui cadrete vittima, prendetevela con mia cugina xD!
P.S Sono emozionata, finalmente una storia dal rating verde xD
   
 
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