Premessa dell’autrice: Ciao, voglio ringraziare tutti i
poveri sventurati che sono capitati in questa Fan Fiction. Da come avrete
intuito – o forse no – questa è una parodia che mira a dare
voce all’imbarazzante disagio presente nel FanDom
delle Creepypasta e a mostrare quanto possano essere
irreali, assurde e ridicole fin troppe Fan Fiction presenti nel FanDom. In altre parole è una parodia di tutti i
cliché più usati nelle Fan Fiction sulle Creepypasta
e messi in ridicolo.
La
protagonista è una Mary Sue, personaggio purtroppo molto
presente.
Se questa
idea piace, sicuramente la porterò avanti,
quindi aspetto vostre considerazioni personali!
Credo sia
tutto, buona lettura!
Cinquanta Sfumature di Jeff the
Killer
Quando i Serial Killer si
trasformano in Principi Azzurri
Un prologo che no
L’ora di matematica
sta per cominciare ed io non ho ancora finito di asciugarmi le lacrime. Sono
nascosta nel bagno femminile della scuola il quale – stranamente –
è completamente vuoto nonostante sia il cambio dell’ora e tutti i
miei compagni stiano vagando per i corridoi.
Osservo timidamente
– sì, perché sono così
timida – la mia immagine allo specchio che si estende di fronte a me: ho
gli occhi di una che si è buttata tre litri di acido muriatico negli
occhi, ma non importa, tanto ogni personaggio maschile presente in questa
storia sbaverà comunque per me.
Ah sì, i miei occhi
sono bicromatici: uno è di un azzurro così intenso da poter
essere paragonato ad uno zaffiro, mentre l’altro
è di un rosso color sangue. Mi soffermo nel contemplare
quest’ultimo, mentre una valanga di ricordi mi invade
la mente. L’immagine ormai lontana dei miei genitori appare nella mia
mente e ricordare i loro cadaveri mi fa quasi rimettere.
Ma ora basta parlare del
mio originale ed innovativo passato, così posso
lasciare in sospeso voi lettori per il prossimi trecentonovantuno capitoli.
Il mio viso malinconico
è circondato da splendidi capelli color oro,
liscissimi e lunghi fino al ginocchio, perché è importante
specificare la lunghezza dei miei capelli. Ah, e hanno anche delle ciocche
color cobalto, viola e magenta. Indosso una maglia degli Asking
Alexandria, la mia band alternativa preferita, un
paio di jeans attillati che mettono in risalto le mie gambe e un paio di
bracciali neri di cuoio con delle borchie, che ho
comprato ieri dal mio negozio alternativo preferito. Ai piedi porto –
ovviamente – un paio di All Stars
anch’esse borchiate.
Sento dei passi
avvicinarsi alla porta, e il mio cuore non può fare a meno di accelerare
di qualche battito.
«Gwen!»,
una voce familiare pronuncia il mio nome, e mentalmente tiro un sospiro di sollievo. Una ragazza della mia età entra
in bagno, spalancando la porta e raggiungendomi allarmata,
seguita da un’altra ragazza, anch’essa con un’espressione
visibilmente preoccupata.
Eccole, loro sono Amica 1 e Amica 2, le uniche persone con cui sono riuscita ad
aprirmi e che mi hanno accettata per quello che sono nonostante il mio
misterioso occhio rosso e bla bla
bla.
Amica 1
si chiama Susan e fa la parte dell’amica cessa, stracciona e di cui
nessuno si curerà perché sarete troppo impegnati a leggere le mie
interminabili descrizioni fisiche e i miei infiniti psicodrammi. Tra
l’altro ha i capelli di un banale castano e sono corti. Cioè, un
personaggio principale con i capelli corti? Ma stiamo scherzando?!
Amica 2
invece è Jenny. È ancora meno importante di Amica 1 e non parla quasi mai. Sinceramente non so neanche cosa ci
faccia in questa storia.
«Susan! Jenny! Cosa ci fate qui?»,
domando, abbracciandole e cercando di trattenere l’ennesimo pianto.
«Stiamo facendo la
nostra prima comparsa da eterni personaggi terziari per far capire al lettore
che hai due amiche sfigate e una vita sociale a dir
poco inesistente», mi risponde Susan.
«Oh, capisco»,
abbasso lo sguardo, mentre mi porto una ciocca dei miei lunghissimi capelli
color oro. Il mio volto si rattrista, mentre non posso fare a meno di
sospirare.
Susan se ne accorge e mi
poggia una mano sulla spalla, accennando un vago sorriso.
«Gustavo ti ha fatto
qualcosa?», mi chiede, cercando di nascondere il suo timore.
Spalanco gli occhi a
quella domanda.
«E tu come fai a
saperlo?».
«L’autrice
della storia mi ha donato per una frazione di secondo il dono
della telepatia per evitare di dilungarsi troppo su me e Jenny».
«Beh, in
realtà…», faccio una pausa per creare suspense e per
concentrare la vostra attenzione completamente su di me e non sulle cesse delle
mie amiche. «…prima ha tentato di
violentarmi. Di nuovo», assumo un tono di voce
così tragico da poter far impietosire chiunque.
Jenny e Susan si scambiano
un’occhiata atterrita.
«Dovresti andare
dalla polizia», mi suggerisce Amica 1.
«La polizia? Ma sei
pazza?», quasi urlo. «Me la farebbe pagare!»
«Va beh, allora fai
una telefonata anonima e denuncialo, così non passerai guai».
I miei occhi luminosi e
bicromatici incontrano i suoi scontatissimi occhi marrone merda.
«Devo andare a dare
da mangiare al mio criceto morto sette anni fa», sussurro, per poi uscire
dalla porta correndo e cercando di trattenere l’ennesime
lacrime, ma l’autrice dona ad Amica 1 per un millisecondo la
velocità supersonica, quindi riesce a raggiungermi in un istante e ad
afferrarmi per il braccio.
«Ti prego Gwen, denuncialo».
A quel punto non riesco
più a trattenermi, e le grido addosso. «Sei
stupida, per caso? Se seguissi veramente il tuo consiglio
la storia sarebbe già finita e non potrei incontrare il serial
killer dal cuore di ghiaccio che – ovviamente
– solo io tra le sette miliardi di persone presenti in questo mondo
riuscirei a sciogliere, dato che io sono quella
speciale e gli altri no. Quindi, se non ti
dispiace, c’è un criceto morto che mi aspetta».
Mi sento così sola,
nemmeno le mie uniche amiche sono in grado di comprendermi. Ma
in fondo cosa potevo pretendere da loro? Amica 1 e
Amica 2 sono personaggi banali, considerato il loro passato normale, i loro
nomi normali, la loro vita normale e un aspetto fisico normale. Loro non sanno
neanche lontanamente quanto possa essere doloroso il bullismo e rischiare di
essere stuprata ogni sette secondi.
Sospiro; vorrei avere un
killer super sexy e per niente ooc al mio fianco, ma
in quale capitolo ha intenzione di spuntare?
Prendo il mio iPhone 12s che mi ha prestato il barbone sotto casa e
clicco su Safari e, senza pensarci due volte, digito su Google il nome della
mia Creepypasta preferita, che avrò letto
almeno 83474832,46 volte.
“Creeoupssta
jsff”.
No, ho sbagliato a
scrivere! Stupido iPhone e
il suo inulte auto correttore che funziona solo quando vuole lui!
Vabbé, adesso ci riprovo.
“Czjppypadya
jeff”
“Crwwoypayta
jebf”
“NeioesiksdkDSJ”
“Mio nonno sa
volare”
“Creepypasta
jeff”
Finalmente! Stavo per
cliccare invio e masturbarmi mentre leggevo la storia del mio amore, quando una
voce stridula e civettuola mi riporta alla realtà.
«Ma
guarda chi si vede», gracchia. Sospiro, alzando gli
occhi al cielo, per poi incrociarli con quelli verdi di Britney Anderson.
Anche lei ha i capelli biondi – tinti, ovviamente, e sicuramente non
belli, naturali e lucenti come i miei! – e anche lei li ha lunghi, ma mai
quanto i miei. Giusto per specificarlo, nessuno in
questa storia avrà i capelli lunghi quanto i miei.
Britney è la
ragazza più popolare della scuola e si trucca sempre tantissimo. Ha
sempre dei seguaci che la seguono. Non capisco cosa ci vedano in quella finta pseudo-Barbie. E non bella al naturale, come me. Certo,
è una gnoccona, ma io sono molto meglio, anche
se dico a tutti di essere un cesso a pedali, perché fingersi ragazze
insicure fa molto cool nelle fan fiction, sapete?
Storco lo sguardo, tutte
le ragazze belle e popolari mi stanno sul cazzo. Così, a prescindere.
«Che vuoi, Anderson?», la incalzo.
Lei mi lancia
un’occhiata confusa. Esce dalla calza, per poi parlare. «Niente,
volevo solo ridarti il quaderno che hai dimentica―».
«La vuoi smettere di
prendermi in giro, oca che non sei altro?!
Perché ce l’hai sempre con me? Che cosa
ho fatto di sbagliato? Certo, a giorni diverrò una serial killer
spietata che compie azioni illegali e la polizia magari mi darà la
caccia, ma non è ancora arrivato quel capitolo, quindi cosa vuoi ora? È
perché ho dei capelli troppo lunghi, vero? O è perché sono
troppo chiusa in me stessa? È perché sono una pseudo-atea-alternativa? Ah, no, aspetta, ci sono!
È perché ho avuto un passato troppo tragico e ho
un occhio rosso, non è vero? Nessuno mi capisce, nessuno mi accetta per
come sono, mi odiano tutti, mi rendete sempre la vita di merda! Vi divertite così tanto voi pseudo-Barbie-Troiette
eh?», ansimo spalancando gli occhi e portando entrambe le mani al petto
mentre Britney alza un sopracciglio e mi dà una pacca…ehm, uno
schiaffo sulla spalla. Com’è crudele! Ma
in fondo, nessuno può essere gentile e disponibile come una banda di
Serial Killer, no?
«Per favore
calmati», sussurra Britney, per poi porgermi un quaderno.
Cos’è un altro dei suoi atti di bullismo malefici?
Voglio mettermi a piangere! «Vedi, è dal primo anno che l’ho
visto cadere dal tuo armadietto e sto cercando di ridartelo, ma ogni volta tu
finisci per scappare via in lacrime e
io―».
«Non ti credo! Sei solo una bugiarda!», le urlo, spaventata. La mia autrice non mi ha
insegnato così, non può essere: tutte le ragazze belle (ma mai
quanto me), popolari e alla moda devono essere stupide, oche, stronze,
invidiose, crudeli e troie. Starà sicuramente mentendo!
Prima che la Pseudo-Barbie possa rispondermi, scappo via piangendo. Che
stronza!
Le ultime ore di scuola
passano veramente in fretta, infatti durano solo
cinque minuti, ed in questo lasso di tempo il prof parla a vanvera e dice cose
a caso mentre gli studenti fingono di ascoltarlo. Infatti
dopo qualche secondo usciamo tutti dalla classe, facendo finta di essere
distrutti. Finalmente è finito un altro giorno di scuola, evviva!
Mi sento libera. Tra
bullismo e tentati stupri non ce la facevo davvero
più.
Amica 1
e Amica
«La solita storia. Britney ha fatto di nuovo la bulla perché lei non è speciale e io sì», abbasso lo sguardo e Amica
«Lasciala
perdere, è solo invidiosa», cerca di confortarmi Susan.
«Già»,
aggiunge Jenny.
Rimaniamo un po’ in
silenzio. All’improvviso una domanda mi affligge. «E voi?».
Amica 1
alza un sopracciglio, mentre Amica
«Non avete niente da raccontarmi? È dal primo
anno che parliamo solo di me. Non so niente di voi!».
«Semplicemente non c’è niente da
sapere. La nostra vita, i nostri problemi e i nostri pensieri sono incentrati
su di te, ovviamente. E non parlo solo di me, ma di tutta la scuola! Capisci,
ora? La nostra autrice non ci ha dato dei problemi. E nemmeno
personalità».
«E…Ehm, e cosa
fate allora durante il giorno?».
Amica 2
si accosta a me, avvicina il suo viso al mio e mi fissa con un sorriso
inquietante e gli occhi spalancati. «Pregare per la felicità di
Nostra Signora Gwen, ovviamente».
Wow, sono ancora
più strafica e importante di quanto pensassi, ma queste due cesse
sciattone e il liceo non mi bastano. Voglio di più, sempre di
più!
«Mi dispiace, ma vi
vedo più
come personaggi terziari. Per essere felice devo essere al
centro dell’attenzione anche in una certa casa in un bosco
sperduto al mondo. E soprattutto presto sarò il centro del mondo e dei
pensieri di un certo killer super sexy, hihihihi».