Crossover
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Autore: daeran    30/12/2008    1 recensioni
Viaggio allucinante nella mente di Crudelia Demon.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Film
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Qusta fanfiction si è classificata seconda al primo concorso indetto dall' Anonima Autori : "le Donne di carattere" con tema: "Essere con la testa tra le nuvole".

Cruel's mind

-Pelliccia.
Una calda, morbida e folta pelliccia.
Pelliccia di ermellino, pelliccia di visone, pelliccia di orso bianco.
Pelliccia, pelliccia, pelliccia.
Ecco tutto ciò che una donna davvero desidera.
Una bellissima, unica ed intramontabile pelliccia.
"Le donne che dicono di non volerne, di odiarle addirittura, sono paragonabili alla volpe della favoletta di Fedro. Quelle donne sono tutte bugiarde!"
La miglior risposta mai data dalla donna più potente ed ambiziosa vissuta nel mondo occidentale ad un capannello di sciattone isteriche, pronte ad inzaccherarsi di vernice rossa (chissà perché, poi…).
La stessa donna che fino a qualche mese fa non poteva uscire di casa senza essere assalita ed additata da donne invidiose… -

Crudelia alzò gli occhi dal blocco di appunti e posò la penna sul freddo tavolino di metallo unto, graziosamente fornitole dallo Zio Sam.
Sospirò lungamente, facendo scorrere lo sguardo sulle grigie pareti di cemento, fino a raggiungere la minuscola finestrella di cielo azzurro.
La nostalgia le attanagliò il cuore, come accadeva ormai fin troppo spesso, dal giorno in cui aveva deciso di raccogliere in un manoscritto le sue memorie, per rendere il mondo consapevole della grave ingiustizia subita da una donna in carriera, la cui unica colpa era quella di voler rendere il mondo un luogo migliore, più elegante e di buon gusto.
Cosa poteva esserci di male in un simile desiderio?
Un uomo, naturalmente, l'aveva condannata ed egli, come tutti gli altri esemplari maschi del mondo, la considerava pericolosa, una minaccia per la sua intelligenza, per la sua ambizione e temerarietà.
Per questo motivo, Crudelia ne era più che certa, era stata condannata ad indossare un misero completino in acrilico a righe, a vivere in una stanzetta grande quanto lo stanzino delle scope della sua dependance ed a rimpiangere i giorni trascorsi a lottare contro fastidiosi animalisti che per anni avevano riempito i momenti morti delle sue lunghe e faticose giornate.
Era circondata da un'invidia insana, nata da un semplice malinteso, da un susseguirsi di menzogne e orribili dicerie colme di astio e odio, per questo Crudelia, dopo aver avuto molto tempo per pensarci, rinchiusa in un circolo di giornate sempre uguali, aveva deciso di descrivere e proporre al mondo la realtà dei fatti, così come si erano effettivamente verificati.
Fatti raccontati oggettivamente da un punto di vista esterno, da una voce narrante onnisciente. Certo in verità sarebbe stata lei la mente dietro la penna ma chi meglio della protagonista della storia avrebbe potuto mostrarsi oggettiva e distaccata?
Tuttavia il lavoro si era ben presto dimostrato più arduo di quanto avesse previsto in partenza. Pensare ogni giorno alla sua vita passata le provocava più dolore di quanto intendesse ammettere ed era sempre più spesso sopraffatta dalla tristezza e dalla malinconia.
La donna sospirò ancora, con lo sguardo perso nello spiraglio di cielo nascosto dietro le sbarre d'acciaio e si grattò il collo, assorta, nel punto in cui il colletto di fibra artificiale le aveva provocato una pruriginosa e fastidiosa abrasione.
"Miss Demon?" un secondino si presentò davanti all'ingresso della cella con fare timido e garbato.
Un omuncolo insignificante e caramelloso, pensò Crudelia.
"Sì, Buster, tesoro?" chiese con garbo.
"È arrivata della posta per voi, Miss Demon."
La guardia trascinò in vista un sacco di tela con le insegne della posta.
Crudelia sbuffò annoiata.
"Mettilo pure lì con gli altri, caro."
Indicò un angolo della cella in cui erano stipati altri tre sacchi uguali, altrettanto pieni di lettere.
"Sì, Miss." pronto l'ometto aprì la porta della cella e vi si intrufolò.
"Non le legge, Miss Demon?" si azzardò a domandare, notando le buste abbandonate sul pavimento di pietra.
Si pentì immediatamente della domanda, non appena incrociò lo sguardo gelido di Crudelia Demon.
Le candide ciocche di capelli bianchi risaltavano spettrali, incorniciandole il viso pallido e scheletrico, i cui occhi brillavano di cattiveria, incavati come fosse.
Ma, non appena Buster con un balzo fu fuori dalla cella, con le sbarre a separarlo da quel demonio, ogni traccia di furia scomparve come sabbia nel vento e la donna parlò ancora, con voce melodiosa.
"Non mi importano, Buster. Dicono tutte la stessa cosa; dicono tutte che mi odiano."
La tristezza e la malinconia si impadronirono ancora di Crudelia Demon che ricadde nel suo silenzio, interrotto da radi e profondi sospiri.


- Così, per un semplice malinteso, Crudelia Demon cadde in disgrazia.
Chi infatti, tra coloro che davvero la conoscono, potrebbe mai coscientemente accusarla di essere mai stata, in un'unica singola circostanza in tutta la sua rinomata e retta esistenza, crudele con un animale o con un qualsiasi altro essere vivente?
Crudelia Demon amava ed ama tuttora gli animali, creature del Signore.
Crudelia Demon mai vorrebbe vedere un povero, piccolo, caldo e deliziosamente morbido esserino soffrire.

Deliziosamente morbido e soffice, caldo ed elegante, unico ed alla moda. Nato per donare la propria splendida pelliccia. Destinato a solcare le passerelle delle sfilate più rinomate.
Milano, Parigi, New York.

Senza che la donna se ne rendesse conto, la penna nella sua mano destra cominciò a muoversi autonomamente, seguire linee morbide e sinuose.
Disegnò un modello che prese forma pian piano ed al quale seguirono brevi note.
Una gonna con taglio asimmetrico, morbida ed attillata sui fianchi, per salire ad una camicetta di seta stretta e corta, con bande larghe e finire con un coprispalle di pelliccia.
Leggero, niente esagerazioni, né fronzoli; un semplicissimo coprispalle a manica tubolare lunga sino a coprire metà palmo.
Bianco puro ed elegante: pelliccia di foca senza dubbio.

Con occhi sgranati la donna si rese conto di quanto aveva appena scritto.
Inorridita afferrò la pagina e la strappò via dal quaderno, la appallottolò e la lanciò a terra dall'altra parte della piccola cella.
Si guardò attorno tesa.
Forse la controllavano, forse c'erano telecamere nascoste in qualche angolo remoto, forse in una stanza grigia e spoglia un maschilista, pidocchioso e sovrappeso dottoruncolo, fasciato in un completo di acrilico color topo la fissava attraverso un minuscolo schermo che le allargava ingiuriosamente i fianchi.
"Per poter ottenere un'attenuazione della pena, Miss Demon, dovrà dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio di essere effettivamente cambiata, così come dichiara. Dovrà dimostrare a questa commissione di non voler più in alcuna forma, modo od intenzione procurare dolore ad animali od essere umani."
La voce stridula della presidentessa della commissione per il rilascio sulla parola le rimbombò nella mente, accompagnata dai battiti irregolari del suo cuore.
Crudelia sorrise fintamente, prese a canticchiare allegra e afferrò la penna, cercando inutilmente di non guardarsi attorno. Quando poggiò la sfera sul foglio, tutto ciò che compose fu un orribile e sbavato scarabocchio; la mano le tremava a tal punto che non riusciva infatti a scrivere nulla di visibilmente accettabile, inoltre la sua mente, nonostante la leggerezza della canzoncina pop che intonavano le sue labbra, non la aiutava in alcun modo, tutto ciò a cui riusciva a pensare erano le sbarre della sua cella che si stringevano attorno a lei, soffocandola.

[Ora d'aria.]
I giorni trascorsero e Crudelia non prese più in mano il blocco di appunti; spesso gli occhi le cadevano in quel remoto angolo della cella in cui sapeva, nascosto tra i sacchi traboccanti di lettere mai lette, il foglio appallottolato con il primo modello disegnato dopo un anno e mezzo di cella d'isolamento.
Non aveva avuto il coraggio di andare a raccoglierlo, neppure per stracciarlo, ridurlo in piccoli brandelli da ingerire per far sparire ogni traccia della sua piccola defaillance, pur avendo passato intere notti insonni con il pensiero di farlo davvero e così la prova schiacciante della sua mancata redenzione era rimasta là, in attesa del momento migliore per saltare fuori inaspettata e rovinarle la seduta con la commissione che si sarebbe tenuta di lì ad un anno.
"Demon?" Una donna in divisa da secondino comparve all'improvviso davanti alla porta della cella.
Crudelia si alzò a sedere sulla scomoda brandina e fissò la nuova arrivata con un lampo di disgusto negli occhi che non riuscì a placare. Vedere una donna agghindata in un ridicolo completino maschile le procurava sempre un irrefrenabile travaso di bile. Come potessero certe donne odiarsi a tal punto le era del tutto incomprensibile.
"Sì?" domandò gentile, un sorriso gelido prese il posto della smorfia.
"Fuori!" ordinò la guardia; ogni più piccola inflessione di gentilezza era perfettamente mascherata dal tono autoritario.
Crudelia balzò in piedi.
"Cosa?" la voce le uscì con troppa foga, tanto che la donna inarcò le sopracciglia e la fissò con aria interrogativa.
"Volevo dire… perché? Ecco… l'udienza sarà solo tra…" tentò di recuperare un minimo di contegno, con pochi risultati.
"Ora d'aria, Demon!" disse ancora la guardia, sbuffando annoiata. Aprì la porta e si intrufolò nella stanza con le manette in pugno.
"Polsi avanti!"
Crudelia obbedì silenziosa e confusa e subito si ritrovò con le manette ai polsi e la secondina alle spalle che la spingeva e guidava attraverso i corridoi del carcere.
"Io non ho diritto all'ora d'aria, sono in isolamento…" provò ancora a chiedere spiegazioni mentre la guardia le sfilava le manette. In risposta ottenne solo il tonfo sordo della porta di acciaio che le si richiuse davanti al volto.
Mentre fissava ancora il metallo grigio, Crudelia percepì un vociare confuso alle proprie spalle, si voltò ed un freddo colpo di brezza la investì, lasciandola senza fiato.
Era all'aperto!
Era davvero nel cortile del carcere e, più incredibile ancora, non era sola. Altre donne, altre carcerate passeggiavano chiacchierando tra loro, altre si allenavano in una palestra improvvisata pochi metri lontano dal muraglione di cinta, altre ancora giocavano a palla, litigando a gran voce per ogni colpo mancato.
"Ti sto osservando da un po' di tempo." una voce roca e stridula risuonò da un punto imprecisato nelle vicinanze della donna che si voltò e si guardò attorno preoccupata, mentre le sue manie di persecuzione riprendevano vita e la investivano con l'irruenza di un uragano.
Con gran stupore, pur girando su se stessa un paio di volte, tutto ciò che vide furono i muraglioni di cinta e le altre detenute, troppo lontane per poterle aver rivolto la parola; nel girarsi però si rese quasi subito conto che le altre donne la stavano adocchiando, fingendo disinteresse, sbirciavano e la additavano, borbottandosi nell'orecchio parole inudibili.
"E mia cara, devo dirti che non sono l'unica…" mormorò ancora la voce.
Sentì ancora la voce e irrefrenabilmente i suoi occhi si mossero nuovamente sulle detenute che non smettevano di indicarla, le ci vollero ancora svariati secondi prima di realizzare che nessuna guardava davvero lei, gli sguardi erano tutti diretti verso un punto indefinito sulla sua sinistra.
"Mi ascolti o no, tesoro?" la voce roca si fece più ferma, pur mantenendo un tono fintamente cordiale.
Crudelia guardò ancora nella direzione da cui proveniva la voce, ma questa volta abbracciò un arco più vasto, abbassando lievemente il punto focale e finalmente la vide: una donnina avvolta in un mantello troppo lungo.
Aveva il capo nascosto sotto la leggera stoffa di satin nero che senza dubbio copriva anche la portentosa gobba che le abbassava la statura di almeno altri dieci centimetri.
Da sotto il cappuccio fuoriusciva solo un naso rugoso e scuro, sulla cui punta spiccava, come una palla da bowling su un birillo, una verruca rossa e bitorzoluta.
"Lieta che tu abbia deciso di guardarmi negli occhi!" commentò inacidita la voce roca della dolce vecchina.
Crudelia, che in realtà non riusciva a distogliere lo sguardo dall'importante protuberanza, rispose con un cenno del capo ed uno sguardo ancor più confuso.
"Ehi tu, bellezza!" una delle guardie, probabilmente la donna che aveva accompagnato Crudelia nel cortile, a giudicare dall'inflessione troppo poco femminile, urlò da sopra il muro di cinta. Tutte le detenute sussultarono e guardarono in alto, eccetto la vecchina che sbuffò infastidita.
"Dico a te, regina dei miei stivali! Conosci le regole del carcere riguardo le mutazioni! Non farmi venir fin laggiù a ricordartele!" concluse minacciosa.
La vecchia borbottò un'imprecazione.
"Va bene, va bene! Rompiscatole, mi piacerebbe trasformarti in un ratto e schiacciarti a pedate!" ringhiò tra i denti.
Dopodiché, sotto gli occhi sgranati di Crudelia Demon, spalancò le braccia ed il mantello, più simile ad un poncio, sul suo corpo sformato, prese a vibrare, come preda di raffiche di vento, i contorni del corpo della donna divennero sfocati e tremarono a loro volta, a quel punto, accompagnato da un crepitio sinistro, la vecchina cominciò a crescere, allungarsi e raddrizzarsi, il naso bitorzoluto si sciolse come creta fusa.
Nel giro di pochi istanti la nuova figura sovrastò la povera, esterrefatta Crudelia di tutta la testa.
"Buongiorno, mia cara" mormorò con un sorriso soddisfatto una donna bellissima, il cui volto diafano appariva privo di qualsiasi imperfezione.
La pelle marmorea, gli occhi simili a pozzi cosmici, neri e profondi che la fissavano, senza minimamente venir intaccati dal sorriso apparentemente sincero che ne increspava le labbra carnose, accentuate dal rossetto nero pece.
"Vuoi dare un morso?" domandò allegramente e le porse un frutto da fiaba, una mela enorme, rossa e splendente.
Crudelia rimase senza fiato; riconobbe all'istante la nuova arrivata.
La conosceva per fama, eccome se la conosceva.
Con il suo look ed il suo incredibile gusto era stata per lei una musa ispiratrice da quando l'aveva vista la prima volta, tanti anni prima, nei notiziari, protagonista della maggiore notizia di cronaca del tempo.
"La matrigna di Biancaneve" sussurrò estasiata.
La reazione del suo idolo non fu come l'aveva sempre immaginata e sognata.
La donna si raggelò, gli occhi divennero due fessure ed il sorriso si tramutò in un ringhio.
"Non credi che io abbia un nome?" bisbigliò appena udibile.
"Il mio nome deve essere sempre comparato a quella sciacquetta senza cervello?" Il volume aumentò.
"Credi che io non sia una donna degna di essere ricordata solo per il mio nome, per le mie imprese, senza che con me venga nominata anche quella piccola ameba misogina?" A questo punto ormai urlava.
Crudelia indietreggiò di qualche passo, terrorizzata dalla furia della potente strega.
"No, non…" alzò le mani in segno di resa, nel tentativo di placarla.
"Non intendevo…"
Vergognosamente dovette riconoscere con se stessa che non ricordava affatto il vero nome della donna, non ricordava neppure se lo avesse effettivamente mai conosciuto.
Giornali e notiziari dell'epoca, parlando del grande scandalo di cui la donna era stata protagonista, l'avevano sempre e solo citata definendola 'La strega cattiva', 'La matrigna malevola' , 'La regina folle' o ancora 'La regina strega, matrigna della povera principessa Biancaneve'.
Improvvisamente, proprio quando la strega sembrava sul punto di esplodere, con il volto tirato in un'espressione terrificante, con profonde rughe che le solcavano gli angoli della bocca ed i denti bianchi e candidi che parevano zanne pronte ad aggredirla, la sua rabbia si placò; la donna sospirò profondamente e recuperò la calma, come se nulla fosse accaduto.
Il silenzio era calato sul carcere come densa e fitta nebbia; nessuna delle detenute osava guardare nella loro direzione, persino le guardie al sicuro, lontane dal fuoco incrociato che avrebbe potuto scatenarsi, fissavano l'intera scena in reverenziale silenzio, così come la donna mascolina che fino ad un attimo prima si era dimostrata tanto irriguardevole e spavalda, rimaneva ora con occhi sgranati dal terrore.
Ad ogni modo, la strega deluse tutte e non si scompose. Respirò a fondo per svariati istanti, ad occhi serrati e, quando li riaprì, li puntò senza esitazione verso il volto di Crudelia e la inchiodò con un semplice sguardo.
Le mostrò un sorriso glaciale e rilassato che non contagiò gli occhi scuri.
"Il mio nome naturalmente è Grimilde." Le porse elegantemente la mano.
Aveva lunghe dita sottili ed affusolate, una pelle liscia e pallida, perfetta senza imperfezioni né alcuna macchia. Eppure doveva avere almeno novant'anni!
Grimilde tossicchiò per attirare l'attenzione di Crudelia che era rimasta immobile a fissare la mano perfetta.
Il sorriso della strega si allargò, fino a trasformarsi in un ghigno quando i suoi artigli bianchi avvinghiarono la povera mano di Crudelia in una morsa ferrea.
"Dobbiamo parlare" mormorò quindi la strega e, senza lasciarla andare, la trascinò con decisione attraverso il cortile, in direzione della palestra all'aperto, dove quattro energumene si allenavano e sudavano copiosamente.
"Abbiamo bisogno di un po' di privacy."
Non le guardò neppure in faccia; Grimilde si sedette sulla panca per il sollevamento pesi, spingendo bruscamente le gambe della donna che non aveva fatto in tempo a spostarsi. Questa rotolò a terra con un gemito e subito si alzò in piedi con un ringhio ma, non appena incrociò lo sguardo della strega, si voltò e si allontanò di corsa senza commenti.
Le altre donne fecero altrettanto, sgattaiolarono via silenziose.
"Ottimo, ora possiamo parlare tranquille. Siediti pure, cara." Colpì la panca al suo fianco.
Crudelia si sedette ubbidiente. Non sapeva che dire, non sapeva cosa aspettarsi, guardava la sua interlocutrice come un adolescente che osserva da vicino il suo divo preferito.
"Ti chiederai cosa ci fai qui" cominciò la strega.
"Io… ecco… Mi hanno incastrata" rispose troppo in fretta.
"Non intendo questo, ovviamente." Grimilde suonò seccata.
"Oh…"
"Quello che voglio dire…" usò un tono adatto al più stupido dei leccapiedi. "… è che non sai perché oggi ti trovi proprio qui in cortile, nonostante tu non ne abbia alcun diritto, in isolamento."
"Già…" Crudelia annuì tutt'altro che convinta.
"Ovviamente ho convito quella stupida oca a portarti qua." Indicò la guarda mascolina che aveva accompagnato Crudelia. "Naturalmente lei non se ne è accorta ma immagino che tu sappia quanto sia facile irretire coloro che si credono più forti."
La donna più potente del ventesimo secolo rimase a fissare stranita il suo idolo, convincendosi poco per volta di trovarsi in effetti di fronte ad una pazza visionaria.
"Avevo bisogno di te, Crudelia. Posso chiamarti Crudelia?"
Le accarezzò la guancia e sorrise radiosa.
"Sicura di non volere una mela?"
"N… no, grazie." Chi non conosceva la cattiva fama delle mele di Grimilde? Certo non con quel nome, le mele avvelenate della matrigna cattiva di Biancaneve ecco come sarebbero state più facilmente riconosciute.
"Come vuoi." Alzò le spalle e morse il frutto.
"Come posso aiutar…vi?" tentennò sul pronome adatto. In fin dei conti era pur sempre una regina, il voi era adeguato.
"Vai subito al dunque, ragazzina. Benissimo, tutto questo mi piace. Devo uscire di qui ed ho bisogno del tuo aiuto." confessò in un sussurro.
Crudelia si raggelò e fissò la donna, boccheggiando senza fiato.
"Una reazione interessante." Grimilde sorrise ancora. "Non quella che mi aspettavo da una donna della tua classe, ma pur sempre interessante."
"Io… io… uscire?"
Aveva bene in mente i volti di ogni membro della commissione per la libertà vigilata. Conosceva le parole da dire, la contrizione da mostrare, era certa che presto avrebbe lacerato la loro armatura di insensibilità ed il libro di memorie che stava scrivendo avrebbe senza dubbio scosso l'opinione pubblica che si sarebbe sollevata in sua difesa. Organizzazioni per il rilascio della povera Crudelia Demon detenuta illegalmente sarebbero presto state formate per convincere le alte cariche del governo a liberarla.
Questo era il suo piano, dettagliato ed organizzato fino nei minimi particolari. Nessun talk show sarebbe stato risparmiato, presto avrebbero parlato di nuovo di lei.
Non aveva mai preso in considerazione l'evasione; avrebbe mandato all'aria qualsiasi possibilità di recuperare prestigio.
"No. Io uscire, tu aiutare" ridacchiò l'altra sarcastica.
Improvvisamente il sorriso si raggelò, la strega fissò Crudelia dritto negli occhi e mormorò:
"Ho bisogno del tuo aiuto." Aveva la stessa espressione di chi deve farsi estrarre un dente, certamente le costava molto esprimere ad alta voce una simile confessione.
Crudelia restò ancora più costernata da tanta sincerità e riuscì solo a boccheggiare sillabe insensate.
Ma finalmente un angolino del suo cervello si risvegliò e prese a farsi sentire come ai vecchi tempi, ricordandole ciò che la sorpresa dell'incontro le aveva fatto dimenticare:
Io sono Crudelia Demon, la donna più potente, più bella, più seducente ed alla moda del ventesimo secolo. Chiunque può sentirsi inferiore a me, tanto da dovermi chiedere aiuto; sta solo a me decidere quanto le persone siano degne di riceverlo.

Potente come il suono gracchiante di una sveglia che interrompe il più gradevole dei sogni, sopraggiunse la sirena del carcere che segnalava la fine dell'ora d'aria.
"Maledizione!" imprecò la strega.
Crudelia saltò per la sorpresa.
"Pazienza, abbiamo ancora tre settimane di tempo e domani verrai qui all'inizio dell'ora" borbottò ancora l'altra, più rivolta a se stessa.
"Quella donna idiota obbedirà ad ogni mio ordine, senza neppure rendersene conto. Ti trascinerebbe fino in Messico senza porsi domande."
Senza aggiungere altro, si alzò in piedi e si congedò con un regale movimento del capo.
Il mantello frusciava ad ogni passo leggero, ricordando tremendamente la scena finale di un vecchio film in bianco e nero.
Molto demodè, mormorò tra sé e sé Crudelia, prima che la sua già labile attenzione venisse distratta dall'urlo di una guardia che la invitava a tornare nella propria minuscola cella.
La notte fu lunga e tormentata per la donna che si rigirò nel letto, senza riuscire a prendere sonno, mentre la voce della strega le risuonava armoniosa nella mente.
"Devo uscire di qui ed ho bisogno del tuo aiuto."
Aiutare una criminale incallita, accusata, tra le altre cose, di tentato omicidio, tentata usurpazione del trono, tentato occultamento di cadavere, tentato tradimento.
Quanti tentativi falliti!
Ridacchiò la vocina maliziosa nella sua mente.
Perché mai, dopo tanti fallimenti, questo tentativo di evasione dovrebbe andare a buon fine? domandò questa volta la vocina razionale.
"Semplice. Perché questa volta la mia presenza cambierà le cose!" Crudelia parlò ad alta voce, nel buio della cella umida.
Un sorriso maligno le si disegnò sulle labbra ed il cuore prese a batterle più forte, per l'eccitazione.
Certo!
Qualunque piano di fuga Grimilde avesse in mente, doveva per forza funzionare, per questo era necessaria la sua presenza! La sua sola presenza avrebbe garantito la buona riuscita del piano!

L'evasione.
Che stupida, come aveva fatto a non pensarci da sola?
Ora che una possibilità tanto allettante le si prospettava davanti, tutti i piani di convincimento della commissione giudiziaria sbiadivano lentamente, diventavano inutili congetture, stupidaggini irrealizzabili.
La donna si alzò dal letto, aveva recuperato uno slancio ed un'energia che credeva perdute dal momento in cui aveva messo piede nel carcere.
Raggiunse la scrivania spoglia con due passi spediti ed afferrò decisa i blocchi di appunti contenenti quella ridicola e melensa raccolta di pensieri certamente non suoi. Non si sarebbe mai più piegata alla decisione di un gruppetto di esseri umani tristi ed insignificanti, non avrebbe mai più avuto paura, si sarebbe comportata come la vera Crudelia Demon, avrebbe presto riacquistato prestigio, avrebbe difeso con le unghie e con i denti la sua libertà di scelta e di buon gusto!
Stracciò la biografia fino a ridurla in minuscoli brandelli e scoppiò a ridere sguaiatamente.
Se qualcuno all'esterno l'avesse sentita, avrebbe senza dubbio pensato ad una crisi isterica.
Sempre ridendo, raggiunse i sacchi di lettere, aumentati a dismisura, ne afferrò un paio dalle estremità e li trascinò con forza prima di buttarli a terra incurante delle lettere che ne fluirono fuori come un fiume in piena.
In ginocchio scavò nel tappeto di cartoline raffiguranti cuccioli di cani, gatti, foche e strani animaletti dai grandi occhi marroni e dalla folta pelliccia grigio argento.
Avrebbe dovuto documentarsi, una volta fuori; un'ottima specie per un completo da sera, annotò mentalmente.
Finalmente eccolo lì, appallottolato in un angolo, come carta straccia, ecco lo schizzo che cercava.
Si rialzò lentamente, stringendo delicatamente tra le dita la palla di carta tanto preziosa, raggiunse la scrivania e la ripulì con una mano di ciò che rimaneva del suo vecchio piano, per posarvi sopra, stendendolo con cura maniacale, nel tentativo di cancellare ogni piega, il modello disegnato settimane prima.
Lo esaminò a lungo, con occhio critico. Sì, avrebbe avuto bisogno di qualche modifica ma non era certamente da buttare.
Sarebbe stato un pezzo perfetto per la sua nuova collezione.
Afferrò una penna ed in cima al foglio stropicciato scrisse un paio di titoli, mentre un nuovo piano per il suo futuro cominciava a dipanarsi di fronte ai suoi occhi.
Prison Style.
Cruella's Jail
Jail house Style.
Uno di questi sarebbe diventato presto il nome della sua nuova collezione. Avrebbe fatto scandalo, avrebbe venduto in tutto il mondo!
Presto sarebbe stata libera, avrebbe riavuto indietro la sua vecchia vita e buttarsi nel lavoro sarebbe stata la sua ricompensa più grande.
L'evasione in realtà prevede una vita in fuga, nascosta, lontana dalle vecchie abitudini.
La vocina razionale tornò a farsi noiosamente sentire.
Sciocchezze!
La coscienza maliziosa atterrò la razionale con un gancio destro e prese a ridere ancora più forte, attraverso le labbra di Crudelia che già pregustava la libertà.
La strega Grimilde avrebbe pensato certamente a tutto, non era il tipo di donna da voler passare il resto dei suoi giorni in fuga.
Voleva sicuramente evadere per riprendersi il trono e mostrare al mondo intero la sua indiscussa bellezza e Crudelia al suo fianco avrebbe tentato di fare lo stesso con il suo impero perduto.

Il giorno seguente, nel momento stesso in cui suonava la sirena d'inizio dell'ora d'aria, Crudelia saltò in piedi pimpante, nonostante la notte insonne.
Attese con il cuore in gola l'arrivo della donna mascolina e rischiò l'infarto per tutti e tre i minuti di ritardo.
Quando finalmente arrivò la guardia, la fissò con riacquistata arroganza e mormorò acida:
"Sei in ritardo!"
Per tutta risposta la donna le diede uno spintone e la costrinse ad uscire dalla cella con un insulto.
L'effetto era davvero realistico; se Crudelia non avesse saputo che la sua mente era sotto il controllo della strega, non avrebbe mai notato, in quel comportamento tanto naturale e sprezzante, lo sguardo vacuo e vuoto.

"Eccoti qua, mia cara!"
Grimilde la aspettava, già seduta sulla panca e la accolse con un ampio sorriso sul viso pallido.
"Ieri purtroppo siamo state interrotte."
Le fece segno di sedersi al suo fianco.
Crudelia obbedì e le rivolse un sorriso smagliante.
"Non avete avuto modo di dirmi come posso aiutarvi, mia signora."
La decisione di non abbandonare le formalità ebbe l'effetto desiderato, infatti il sorriso della strega si allargò ulteriormente, estasiata dalle reverenze.
"Sei servizievole, mia cara, ma sento nel tuo tono un secondo fine. Sei subdola come mi hanno raccontato."
Le accarezzò delicatamente una guancia con le dita sottili e fredde.
"Grazie."
"Il tuo compito, mia cara, è semplice. Tutto ciò che devi fare è utilizzare il tuo talento per me. Se ciò che creerai sarà di mio gradimento, riceverai una ricompensa cospicua."
La libertà! mormorò ancora la vocina esultante.
Ma qualcosa preoccupava ancora il lato razionale di Crudelia Demon.
"Utilizzare il mio talento?" domandò accigliata.
La strega ricambiò lo sguardo con impazienza, poi, dopo essersi avvicinata ed aver abbassato il tono, mormorò in un sospiro.
"Guardami, mia cara. Ti sembro forse presentabile?"
Crudelia la squadrò.
Non indossava la divisa carceraria, come tutte le altre donne.
Aveva abbandonato il teatrale mantello del giorno prima ma appariva lo stesso abbagliante, fasciata in un completo di velluto blu notte che, stretto sul busto a mostrare curve da ventenne si allargava poi su una vita piuttosto alta, per scendere a campana in un'esplosione di onde sinuose. Le maniche di seta azzurra lasciavano scoperte le spalle e scivolavano sulle braccia, leggere come ali, ancorate alla mano da un semplicissimo anello d'argento al dito medio.
Molto elegante ma decisamente fuori moda.
Crudelia tentò, senza riuscirvi, di ricordare l'ultima volta che aveva visto un vestito di velluto.
"Mh…" increspò involontariamente le labbra.
"Per l'appunto" annuì inacidita la strega.
"Quando uscirò di qui, con il tempo tornerò ad essere la regina che ero ed il mondo seguirà solo me ed il mio dettame, ma fino ad allora, devo allinearmi con i tempi." Ebbe un fremito ed un lampo di odio le attraversò gli occhi scuri.
"Tutta colpa di quella sciacquetta. " Digrignò i denti e le dita, come artigli, strinsero l'aria.
"Volete un vestito?" La voce di Crudelia suonava esterrefatta.
Era tutto lì l'aiuto necessario per l'evasione?
Dopotutto poteva controllare le menti dei secondini, che altro aiuto poteva chiedere ad una donna capace solo di creare la moda mondiale e di mandare avanti un'impresa molto più vicina ad un impero, se non quello di creare una nuova linea d'abbigliamento adatta ad una regina?
"Non un vestito ma un guardaroba. Hai tre settimane. Preferirei ci impiegassi meno" mormorò in tono minaccioso.
"Il tuo lavoro verrà ben pagato, mia cara."
Detto questo si alzò e la lasciò sola a rimuginare.
"Ma… devo prendervi le misure!" Crudelia, ormai decisa si alzò e tentò di richiamare l'attenzione della strega, già lontana.
"Che assurdità! Novanta, Sessanta, Novanta, naturalmente!" mormorò la donna di rimando.


I giorni passarono in fretta e Crudelia, come una brava formichina, lavorò alacremente nella sua cella d'isolamento.
La guardia non venne più a prelevarla per portarla nel cortile, ogni tanto si faceva vivo il caro Buster che incredibilmente faceva in modo di fornirle tutto ciò di cui aveva bisogno, senza fare alcuna domanda.
Le procurò la stoffa, la macchina da cucire, album da disegno, matite. Tutto l'occorrente per uno stilista di prima categoria.
Naturalmente c'era la strega dietro il suo modo di fare servizievole, notò immediatamente lo sguardo più vuoto di quanto non fosse stato fino a poche settimane prima.
Secondo le richieste, solo due vestiti dovevano essere creati per l'evasione che la strega continuava a definire "uscita" , gli altri dovevano essere ideati, disegnati nei minimi dettagli e mandati alla strega tramite Buster che tornava sempre con un biglietto di risposta.
"Sì."
"No."
"Squallido."
"Perfetto."
"Pacchiano."
"Ti sembro una vecchia?"
E via dicendo.
Passata la seconda settimana, quando ormai il lavoro era quasi completato ed i due vestiti dovevano essere solo provati e rifiniti, l'avvocato di Crudelia si presentò davanti alla sua cella.
Rimase sorpreso del fatto che sembrasse uno studio ma quando i suoi occhi caddero sulle stole di pelliccia di visone e di ermellino posate sul letto in bella mostra, la sua bocca si aprì spaventata ma si richiuse all'istante, e gli occhi si fecero vacui ed annebbiati.
Il sistema di sicurezza della strega che non voleva permettere che il suo lavoro venisse interrotto.
Così le aveva scritto in un bigliettino inviatole da Buster ma non aveva mai visto il reale effetto.
"Dicevi, George?" domandò la donna, fingendosi incurante.
"Mhh? Oh sì. Ho convinto il giudice che la commissione per il rilascio che ti ha esaminata due mesi fa era prevenuta nei tuoi confronti. Due di loro erano attivisti contro l'uso di pellicce animali nel campo dell'abbigliamento, pensa un po'. Come sappiamo entrambi non c'è nulla di illegale nell'usare un visone…" Di nuovo i suoi occhi corsero al letto.
"… e?" lo incalzò la donna.
"…e ha accettato di concederti un'altra udienza con una diversa commissione. Potrai incontrarli domani. Dovrai convincerli di essere cambiata e se userai le parole dell'ultima volta, forse ti concederanno gli arresti domiciliari. Non hai commesso reati particolarmente gravi e, da quando sei qua, hai avuto un comportamento ineccepibile e… ora ti piacciono i cani, no?"
Crudelia scoppiò a ridere sguaiatamente.
Uno dei vestiti, definito dalla strega Grimilde "Geniale" prevedeva l'utilizzo di pelliccia di Beagle.
"Io adoro i cani, George!"


"Signori della commissione" esordì una volta di fronte ai cinque uomini scelti per giudicarla.
"Il mio avvocato qui vuole che vi dica quanto sono contrita di quanto accaduto. Vuole che mi mostri dispiaciuta, distrutta, cambiata.
Ebbene, sì. Sono cambiata. Il mio passato è stato un enorme fallimento! Non avrei mai dovuto rubare quei cani. Dovevo comprarli. Dovevo trovarne molti di più. E dovevo pubblicizzare al meglio la mia collezione. Davvero… Era la migliore della mia vita, se solo aveste visto quei pezzi! Quel cappotto asimmetrico era qualcosa di meraviglioso e…"
"Signora Demon…" Il direttore del carcere era paonazzo.
"Si sente bene?"
"Benissimo! Mai stata meglio!" Crudelia sorrise folle.
"Volete che vi implori? Volete che mi umili di fronte a voi per dimostrarvi che siete il sesso forte? Scordatevelo! Siete inutili spregevoli omuncoli. Niente più che ombre di quello che vi credete di essere. Esseri incapaci di creare la vita o la bellezza che si credono tanto più forti costringendo donne della mia altezza a scendere al vostro infimo livello. Andate al diavolo!"
Uscì dalla porta teatralmente, sbattendola. Certo la guardia che la placcò per rimetterle le manette rovinò l'effetto ma non importava, ormai era fatta. La richiesta di rilascio sulla parola sarebbe stata rifiutata naturalmente ma ancora pochi giorni e avrebbe riassaporato la libertà.
Rientrò nella sua cella con il cuore in gola per l'adrenalina che ancora le scorreva nelle vene.
Lasciò che la porta venisse richiusa alle sue spalle e si voltò ad ammirare il suo lavoro.

Aggrottò le sopracciglia, guardandosi attorno.
Dovevano averla portata nella cella sbagliata, senza dubbio.
Dove erano i suoi lavori?
Le pellicce?
La macchina da cucire?
I vestiti sui manichini?
Le pellicce!

"Guardia!" urlò aggrappata alle sbarre.
"Che vuoi, Demon?" La donna mascolina si presentò davanti alla cella, con uno sguardo seccato e burbero.
"Dov'è la mia roba? Mi avete rubato tutto!" l'accusò.
"La tua roba? Tutte le tue schifezze sono ancora lì, imbecille! Nessuno ha toccato niente!" fece per allontanarsi.
"No! I miei vestiti! I miei modelli! Rivoglio indietro tutto! Quando la regina Grimilde verrà a saperlo vi ridurrà in briciole!"
"La regina…?" La donna tornò indietro. "Ah! La strega di Biancaneve? È stata rilasciata questa mattina. Grazie all'indulto le è stata dimezzata la pena. Non lo sapevi? I giornali ne parlano da giorni!" Lanciò un occhio alla pila di giornali mai letti accanto ai sacchi di lettere ed inarcò un sopracciglio.
"Beh, sarebbe dovuta rimanere qui altri sessant'anni e invece, guarda la fortuna!" Si allontanò ridacchiando e solo allora Crudelia si rese conto che non era più sotto l'influsso della strega.
"Rilasciata?" fissò la schiena della donna, con la mente vuota.
"Devo uscire di qui…" tornò la voce di Grimilde a rimbombarle tra un orecchio e l'altro.
Si lasciò cadere sul letto senza capire, quando notò un bigliettino rosso per terra, vicino ad una cartolina raffigurante un dolcissimo cucciolo di dalmata con rade ed ancora sbiadite macchie sul naso.
Lo raccolse e riconobbe la delicata grafia della strega.

"Mia cara Crudelia, grazie infinite per il tuo aiuto. Come ben saprai, nei prossimi giorni sarò rilasciata con l'applicazione dell'indulto, mi dispiace che non si possa ancora applicare al tuo caso ma spero che la mia piccola spinta di convincimento sulla tua commissione di rilascio possa esserti d'aiuto. Ho sentito il tuo vecchio discorso e sono certa che sarà più che sufficiente.
Quando uscirai potrai chiedermi ciò che vorrai, nei limiti legali. Ho atteso sessanta fastidiosissimi anni la morte di quella piccola vipera per poter ottenere nel pieno diritto la sua eredità in quanto ultima ed unica erede vivente che sarebbe incredibilmente stupido farmi portar via tutto per un cavillo legale, non ti sembra?
Finalmente quel maledetto specchio non oserà paragonarmi a quella mocciosetta. Ho sentito dire tra le altre cose che è diventata una balena prima di tirare le cuoia! Sono estasiata!
Subdolamente tua, Grimilde, Regina di Fairyland."

Crudelia rilesse più volte il messaggio.
Indulto?
Chi poteva mai essere tanto cretino da creare una legge in grado di liberare una subdola e sadica strega, capace di cucinare il cuore di una bambina e darlo da mangiare a suo padre?
D'accordo non lo aveva fatto davvero, era solo uno dei tanti tentativi mai riusciti ma…
Indulto?
Quando diavolo era arrivato quel biglietto?
Chi lo aveva portato?
"Miss Demon?" Buster sopraggiunse davanti alla cella, il solito sacco di posta stretto tra le mani.
Gli occhi le divennero due fessure.
Buster non si rese conto del cambiamento di umore e si azzardò ad entrare nella cella.
"Lo metto nel solito posto, signora?" trascinò il sacco nell'angolo.

Oggi c'è anche una lettera speciale per voi, Miss, da parte di...
Metti pure tutto lì, Buster, sto lavorando.
Sì, Miss.

Ecco cosa era accaduto.
Ecco quando quel piccolo verme aveva portato la lettera.
Con un urlo disumano la donna si avventò sulla minuta guardia e gli artigliò la gola.
"Tu! Tu! Tu!" Non riuscì a dire altro, stringeva convulsamente le dita mentre il volto di Buster diventava blu.
Ci vollero quattro donne ben piazzate, per costringerla a lasciarlo andare.


(Fine)



Dedico questa fanfiction a Toffy, la cagnetta dalmata di mio fratello, che purtroppo è morta l'estate scorsa.

  
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