Guardava i cocci rotti, la testa tra le mani. I vetri infranti del suo costoso telescopio giacevano a terra, il suo studio era un disastro, e lui era solo capace di starsene lì seduto per terra in un angolino. Da quando non piangeva? Forse anni, e ora aveva rotto quel susseguirsi di mesi felici. Aveva combinato un casino e lo sapeva, ma non era quello il motivo di tanta disperazione. Aveva ferito la persona che amava di più al mondo, di nuovo, e stavolta mortalmente. Anche se continuava a fare il coglione e sembrava andare tutto bene, lui sapeva di averlo ucciso, lo conosceva troppo bene. Si chiedeva ogni giorno come aveva potuto distruggere tutto senza nemmeno parlare. Nemmeno dopo si erano sentiti, ormai erano due anni. Eppure sapeva cosa stava pensando di lui, le maledizioni che gli stava mandando, e che nonostante tutto lo avrebbe amato ancora. E di certo non si meritava tutto questo amore incondizionato- era una merda. La sua ambizione lo aveva consumato lentamente, e ora non rimaneva più nulla dell'uomo che era una volta. Si chiedeva se avrebbe potuto rimediare in qualche modo. Sua moglie lo chiamava, bussava contro la porta chiusa a chiave, preoccupata. Una smorfia gli deturpò il viso. Non l'amava e non l'avrebbe mai amata. Se avesse avuto un po' di sanità mentale, ora si sarebbe alzato e sarebbe corso a implorare perdono in ginocchio alla persona che amava davvero. Possibile che il suo orgoglio fosse così grande da impedirglielo? La risposta la sapevano tutti.