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Autore: _Kurai_    04/05/2015    2 recensioni
La strada era libera, il silenzio quasi totale. Makishima strinse le manopole inferiori del manubrio, tendendo i muscoli delle gambe e sollevandosi dal sellino. Eccolo, il vecchio Peak Spider. I capelli iridescenti non ondeggiavano più a destra e a sinistra, ma il suo pazzo dancing era sempre lo stesso.
Toudou Jinpachi guidava da qualche ora. Non gli era mai piaciuto spostarsi in macchina, ma a volte era necessario. Non amava neppure quello stupido pickup con il logo dell'onsen gestito dalla sua famiglia, che tossicchiava sempre al momento di accelerare.
Un contrasto forte con il vecchio Jinpachi, che si faceva vanto della sua accelerazione silenziosa.
Sì, decisamente pedalare gli mancava.
[8 Years Later] [MakiTou]
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jinpachi Toudou, Yuusuke Makishima
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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The other half

"Beh, che fine hai fatto, sho? Hai già cambiato idea per caso?" Makishima era perplesso, non vedendo Toudou tornare dopo avergli chiesto di aspettarlo un momento lì, sul vialetto di accesso del ryokan. Erano già passati almeno dieci minuti e Yuusuke iniziava a preoccuparsi seriamente che il nuovo Toudou avesse rinunciato e fosse in qualche angolo buio ad annegare nuovamente nelle sue preoccupazioni. Appoggiò la bici al muro e rientrò in casa, fermandosi sulla soglia della stanza di Jinpachi.

Lo Sleeping Beauty stava fissando un cerchietto bianco che teneva tra le mani, apparentemente indeciso sul da farsi da diversi minuti. Sicuramente per lui la cosa doveva avere un significato profondo, visto quanto indugiava in quella decisione apparentemente stupida, e Makishima decise di uscire di nuovo e aspettarlo fuori, facendo sì che non si accorgesse della sua presenza. Dopo qualche minuto che era uscito Toudou lo raggiunse, con i capelli corvini lunghi poco oltre le spalle legati in un codino basso. Non era ancora abbastanza convinto.

Il tempo era davvero ottimo: né troppo freddo né troppo caldo, una leggera brezza a favore e qualche sparuta nuvola che punteggiava il cielo terso. E Makishima era accanto a lui, ma nonostante ciò non era tranquillo. In quei due anni Yuusuke aveva continuato ad allenarsi, mentre lui dopo essere stato escluso dal team non aveva più nemmeno guardato la bici, nel tentativo di dimenticare l'umiliazione. Il suo cuore da climber però aveva sofferto, come se gli fosse stato tolto l'ossigeno. Doveva dimostrargli di essere ancora all'altezza, di essere ancora nel suo elemento.

I monti di Hakone lo fissavano silenziosi e incerti, mentre il vento sussurrava un "bentornato". Dopo la prima pedalata, fu come respirare dopo infiniti minuti di apnea. Il suo corpo sapeva perfettamente cosa fare, con la stessa naturalezza di sempre. Le mani fasciate nei guantini stringevano febbrilmente il manubrio, come a nutrirsi il più possibile di quella sensazione. Il vento lo accarezzava affettuosamente, e Makishima gli pedalava accanto. Era a casa.

Era tutto così familiare, e gli era mancato così tanto... era come se due metà fossero rimaste separate troppo a lungo e si fossero infine ricomposte, in una tiepida mattina d'autunno.

Aumentò la cadenza, preso dall'entusiasmo.

Makishima sapeva di aver preso la decisione giusta. Da quello che Toudou gli aveva raccontato e quello che aveva intuito - bastava notare come nella sua stanza dei trofei cercasse in ogni modo di distogliere lo sguardo da alcune fotografie che lo ritraevano con un team che Yuusuke non conosceva - era di tornare a pedalare che aveva bisogno. Il lavoro e i doveri potevano attendere, o sarebbe andato in pezzi. La sua espressione era la conferma definitiva del suo bisogno quasi vitale di ritrovare la sua anima di climber, e i suoi occhi brillavano come lucciole impazzite. Due ore passarono in un lampo, accompagnate dalla musica sibilante delle ruote sull'asfalto. Non c'era bisogno di parole, per comunicare bastavano gli sguardi pieni di significato che i due si scambiavano tra un tornante e l'altro, sorridendo.

Toudou aumentò ancora la cadenza, accelerando progressivamente. Non voleva mostrarsi debole ora che aveva quasi ritrovato sè stesso, e doveva dimostrare a Maki-chan che, nonostante tutto, il dio della montagna era sempre lui. Si era portato tantissime volte al limite e altrettante volte l'aveva superato, non gli importava di nient'altro.

 

"Maki-chan, da qui alla vetta ci sono 15 kilometri tutti in salita, come ben ricorderai" se ne uscì all'improvviso, dopo averci pensato a lungo "vuoi ancora avere la tua rivincita?"

"Puoi scommetterci, sho!"

E via verso la vetta, verso l'azzurro terso del cielo, oltre i limiti, ancora una volta.

Pedalavano da quasi tre ore senza fermarsi e mancavano quattro o cinque kilometri alla decima stazione del Fuji-san quando Toudou iniziò a sentire chiaramente che qualcosa non andava. Già da più di un'ora la mancanza di allenamento si faceva sentire, ma aveva deciso di ignorarla (poi l'acido lattico l'avrebbe fatto pentire in seguito, ma non era importante).

Quando Yuusuke scomparve dietro un tornante, Jinpachi lo percepì chiaramente. Il suo respiro si stava facendo irregolare e faticava a concentrarsi sulla strada, mentre le gambe iniziavano a farsi pesanti come macigni e il vecchio infortunio inviava echi lontani di dolore sordo ai suoi nervi. Ma forse si stava autosuggestionando. Eppure non era semplice stanchezza dovuta all'essere fuori allenamento; quelle fitte allo sterno che si facevano sempre più frequenti erano diventate fin troppo familiari negli ultimi mesi, accompagnate da un senso di nausea crescente.

Ma perché proprio in quel momento? Perché proprio quando si sentiva veramente bene dopo un'eternità?

Non riusciva a pedalare dritto, e le fitte lo distraevano a intervalli sempre più ravvicinati. Si fermò da un lato della strada e si lasciò cadere con la schiena sull'erba, cercando di prendere respiri profondi.

Makishima aveva percorso poco più di duecento metri quando si rese conto che Toudou non era più subito dietro di lui. Si era accorto che era stanco, ma pensava che lo avrebbe avvisato se avesse voluto fermarsi... lui si era distratto un attimo, concentrato sul paesaggio che gli sfrecciava accanto, e Toudou era rimasto indietro. Si fermò qualche minuto, aspettandosi di vederlo apparire da un momento all'altro, ma tutto intorno a lui era immobile e silenzioso. Decise di tornare indietro, preoccupato.

La bici di Jinpachi era appoggiata al muro, ma lui era coricato nell'erba, il caschetto slacciato per terra, poco lontano. Evidentemente non era caduto, anche perché non aveva nessuna ferita visibile, ma respirava rumorosamente e in modo irregolare, con le braccia aperte e gli occhi semichiusi. "Non...volevo...che...di nuovo" fece per parlare, cercando di contrastare l'attacco di panico misto alla stanchezza. Makishima prese una borraccia e lo aiutò a mettersi seduto, dopo avergli tolto le scarpe. "Non dovevi sforzarti così tanto... non devi dimostrarmi niente, sai?" sussurrò Yuusuke, con un tono che non gli aveva mai sentito. Toudou bevve avidamente e prese a tossire per un sorso troppo abbondante, ma le fitte al petto avevano già iniziato a diminuire d'intensità. Si arpionò alle spalle di Makishima, di nuovo nel suo porto sicuro.

Sapeva che era sbagliato e che non avrebbe dovuto affidarsi totalmente a lui, ma i muscoli delle sue gambe tremavano incontrollabili e non riusciva a immaginare di alzarsi.

Cosa voleva dimostrargli? Che era abbastanza incosciente da andare oltre i propri limiti imposti dal digiuno di allenamento agonistico? Che non gli importava di soffrire pur di stargli accanto?

 

"Ti amo, Maki-chan" disse piano, con il viso appoggiato nell'incavo della spalla di Makishima "Ti amo dalla prima volta che abbiamo gareggiato uno contro l'altro, e non ho mai smesso di crederci. Non voglio costringerti a restare solo per me però... ma non voglio perderti di nuovo..." esitò "ho paura di chiederti il significato di questa notte per te, ma allo stesso tempo voglio saperlo... voglio sapere se posso illudermi" un'unica lacrima scese lentamente dal suo occhio destro, per poi fermarsi sul colletto del jersey di Makishima.

Yuusuke rimase in silenzio per qualche istante, cercando le parole giuste. Poi si scostò leggermente, sollevando il mento di Toudou con due dita e premendo con decisione le labbra sulle sue.

"Non sono mai stato bravo con le parole ma... spero che questo ti basti come risposta, sho".

Toudou ricambiò il bacio con più foga, come alla ricerca di aria per respirare. Se era un sogno non aveva alcuna intenzione di tornare alla realtà. I suoi dubbi erano stati spazzati via, e forse avrebbe potuto ricominciare per davvero. Rimase con la testa appoggiata sul petto di Makishima ancora per un po', mentre quest'ultimo era perso con lo sguardo lontano, oltre le montagne. Avrebbe dovuto avvisare il fratello che non sarebbe tornato a Londra, e il manager del team che avrebbe lasciato definitivamente il suo posto. Sentiva che era giusto così.

Sulla strada, a poca distanza da loro, sfrecciarono sei jersey blu e bianchi, diretti verso la vetta.

Toudou sollevò la testa sentendo il rumore familiare delle ruote sottili sull'asfalto e sospirò.

Tutto era destinato a cambiare, ogni esperienza a diventare un ricordo, ma ora poteva avere un'altra possibilità.

Avrebbe ritrovato la sua felicità, rimasta imprigionata nella gabbia dei ricordi del liceo. Doveva solo crederci.

E poi parlarono. Seduti in una radura poco lontana dalla strada, parlarono tanto, tantissimo (specialmente Jinpachi) di tutto ciò che passava loro per la testa, ricordando le esperienze condivise e i mille momenti di competizione che avevano rafforzato il loro legame, aspettando che Toudou recuperasse sufficienti energie per tornare e dividendo gli onigiri che aveva preparato per il pranzo.

Parlarono anche della notte trascorsa, superando gradualmente un iniziale imbarazzo da entrambe le parti, ma per quanto per entrambi fosse stata la prima esperienza simile era stato così naturale e spontaneo che non potevano vederci nulla di cui pentirsi.

Non sarebbe finito nulla. Makishima non sarebbe ripartito. Un'altra volta Toudou non poteva che essergli grato, perchè l'aveva aiutato a superare i suoi limiti. Perchè gli aveva dato più di quanto lui gli avesse chiesto.

Anche un futuro noioso e ripetitivo non lo spaventava più, e perfino le giornate amare con lui accanto avrebbero avuto un altro sapore, dolce e speziato come quello dei baci di cui non riusciva a saziarsi.

Gli aveva chiesto se non sarebbe stato un problema per lui passare dalla vita piena e intensa della capitale britannica alla routine calma e immutabile del ryokan, rendendosi conto che lo stava facendo per lui, e che forse in futuro avrebbe potuto pentirsene. Makishima, con in bocca un filo d'erba e il cielo riflesso nelle lenti degli occhiali da sole, gli aveva risposto che no, non se ne sarebbe pentito, e che una routine rilassante era proprio ciò di cui aveva bisogno.

Una volta che Toudou si fu ripreso del tutto, ormai nel pieno del pomeriggio, presero insieme la via del ritorno, giù per il dolce pendio.

 

Lo Sleeping Beauty inforcò la bicicletta e fece per partire, ma poi indugiò, e con un sorriso allungò una mano dietro la schiena, prendendo qualcosa dalla tasca posteriore del vecchio jersey dell'Hakone Gakuen. Sciolse i capelli, se li tirò indietro con una mano lasciando cadere alcune ciocche troppo corte per essere trattenute e indossò di nuovo il suo simbolo, strappando un sorriso sghembo anche al suo migliore, e amato, rivale.

 

~~~

 

Erano passati quasi quattro mesi da quando Makishima aveva deciso di restare. Era cambiato tantissimo in così poco tempo, più di quanto entrambi avrebbero potuto immaginare.

Un paio di settimane dopo il loro reincontro era arrivata una telefonata dall'ospedale, in cui una dottoressa dal tono monocorde e sbrigativo invitava Jinpachi a recarsi al capezzale del padre il più presto possibile, senza specificare nient'altro. A Toudou era caduto il cordless di mano e aveva iniziato subito a preoccuparsi, ma la mano di Yuusuke che stringeva la sua aveva dissipato i nuvoloni grigi intorno a lui. Si erano fiondati in macchina e Toudou aveva guidato portando al limite il pickup tossicchiante, ma almeno questa volta non era da solo.

All'arrivo nell'edificio enorme e anonimo, sudati e trafelati, scoprirono con grande sorpresa e sollievo che la notizia non era quello che Toudou si aspettava. Il padre, che negli ultimi mesi non reagiva alle cure, grazie ad un nuovo medicinale aveva iniziato improvvisamente a migliorare e le prospettive erano buone, tanto da prefigurare un recupero quasi completo.

Yuusuke era rimasto in disparte, mentre Jinpachi abbracciava la madre e la sorella, che nonostante fosse all'ottavo mese aveva fatto di tutto per essere lì, a condividere quel momento di gioia familiare alla fine di un periodo buio. Dopo qualche istante, Toudou si era girato verso di lui, che cercava di mimetizzarsi con le pareti verde chiaro del corridoio dell'ospedale, e l'aveva presentato ai suoi come “una persona speciale per me, che è tornata quando più ne avevo bisogno”. Makishima si era presentato con un'ombra di leggero imbarazzo nella voce, ed era stato accolto da due sorrisi luminosi e aperti come quello di Jinpachi, senza il bisogno di ulteriori spiegazioni.

Passarono un po' di tempo al capezzale del padre di Toudou, che aveva recuperato un po' di colorito e perfino la voglia di ridere, ma non poteva ancora affaticarsi.

Makishima rimase fuori, sorseggiando un caffè americano privo di gusto preso al bar dell'ospedale, mentre nella stanza Nanako Toudou prendeva in disparte il fratello e gli comunicava che una volta nato il bambino si sarebbe trasferita nuovamente ad Hakone col marito, che aveva deciso di lasciare il lavoro per aiutarla a gestire l'attività di famiglia “Tu hai il diritto di seguire la tua strada e solo ora dopo tanto tempo ti vedo davvero felice, dev'essere stato difficile gestire tutto da solo, vero? Non avremmo mai voluto che abbandonassi il ciclismo, e negli ultimi tempi le poche volte che siamo riusciti a vederci avevi sempre un'ombra scura sul viso, nonostante tentassi di nasconderlo... quindi ecco, anche da parte di mamma e papà, grazie per essere stato forte nel resistere in questo brutto periodo, ancora un piccolo sforzo e poi potrai nuovamente spiccare il volo, fratellino”. Jinpachi sperimentò per la prima volta in tanto tempo la sensazione delle lacrime di felicità che scendevano lungo il suo viso, mentre abbracciava nuovamente la sorella maggiore. Le nuvole si stavano diradando, finalmente.

 

Erano passati quasi quattro mesi e Natale era alle porte, e da un po' di tempo Makishima gli stava nascondendo qualcosa.

Nanako e il marito vivevano già nel ryokan insieme al piccolo Yamato, e da pochi giorni erano tornati anche i loro genitori, ma Jinpachi e Yuusuke avevano deciso di vivere lì ancora per un po', mentre pensavano a cercare di costruire i loro progetti per il futuro e si dedicavano a pedalare insieme appena possibile sulle loro amate montagne.

Spesso Toudou sorprendeva Makishima al telefono, e non appena gli passava accanto quest'ultimo cambiava discorso in modo brusco o chiudeva la chiamata con una scusa, per poi giustificarsi con frasi a metà.

Non gliela stava raccontando giusta.

Ci mise meno tempo del previsto a scoprire cosa si nascondeva dietro le mezze parole e le telefonate misteriose di Yuusuke. La sorpresa gli si rivelò in un gelido pomeriggio di metà dicembre, quando il sibilo di un gran numero di ruote annunciò l'arrivo di una decina di bici da corsa nel vialetto d'accesso del ryokan.

Erano tutti lì, i componenti dei team del Sohoku e dell'Hakogaku di quell'anno indimenticabile, nei loro jersey invernali, con piccole nuvolette bianche che uscivano loro dalla bocca ad ogni respiro.

“...Sono... senza parole...” reagì Toudou con gli occhi sgranati, con uno sguardo di immensa gratitudine rivolto al suo Makishima, tutto fiero del suo lungo lavoro di ricerca (in realtà aveva fatto quasi tutto Onoda, che aveva mantenuto i contatti con tutti, ma non era necessario che Jinpachi lo sapesse, anche se sicuramente l'avrebbe intuito).

“Il più difficile da rintracciare è stato quel Manami, è tornato da poco da un giro del mondo in bici, Onoda-kun ha detto che ha pedalato sulle strade delle montagne più alte!” commentò sottovoce il Peak Spider. Jinpachi sorrise.

Dopo un attimo di esitazione, Toudou si fiondò a salutarli uno per uno, come se non fossero passati otto anni dall'ultima volta che aveva visto alcuni di loro, come se quell'Interhigh si fosse concluso da qualche giorno e non da quasi un decennio. Indugiò a ringraziare Megane-kun, che ormai non era più tale ma indossava un paio di lenti a contatto ed era quasi alto come lui, anche se la sua espressione era sempre la stessa. Lasciò Fukutomi, Shinkai e Arakita per ultimi, e si scusò mille e mille volte per averli allontanati, per poi concludere con un high five di gruppo come ai vecchi tempi.

 

Era ora di scrivere una nuova storia.

 


...eh sì, è ora di scrivere una nuova storia çAç Stavolta è finita davvero, e ringrazio ancora una volta tutti coloro che hanno letto fino a qui... grazie davvero per il supporto, e alla prossima!

_Kurai_

 

 

   
 
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