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Autore: Luce_Della_Sera    05/05/2015    2 recensioni
Dal primo capitolo:
“La rosa blu in natura non esiste: è solo una rosa bianca colorata. Anche io dovrò essere così: d’ora in poi, nessuno dei miei coetanei dovrà mai sapere come sono fatta in realtà!”.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Die blaue Rose

Capitolo 1: Incubi notturni 

Il corpo di lui, così aderente al suo, le faceva uno strano effetto.
Ogni suo tocco la faceva rabbrividire per l’emozione, e ogni volta che la baciava le faceva girare la testa… ad un certo punto, sentì qualcosa di duro farsi strada dentro di lei, sempre di più, e subito dopo avvertì un dolore acuto, che la fece restare quasi senza fiato; da qualche parte, qualcosa doveva essersi rotto, perché le era sembrato come di udire un piccolo squarcio e si sentiva bagnata. Ma non le importava: finalmente, sapeva. Da quel momento, anche lei era finalmente una donna…
“Brava, ti sei comportata bene. Esattamente come avevo previsto!”.
D’un tratto, era sola.
Sola, nuda e infreddolita. I suoi coetanei di ambo i sessi, tutti intorno a lei, ridevano a più non posso.
“Una balena come te non può pensare di essere amata!” diceva uno.
“Mostro, ma ti sei guardata? Se uno viene con te, è solo per pietà!” diceva un altro.
Ma il peggiore era stato colui che, fino ad allora, aveva considerato il suo principe azzurro, e che invece si era rivelato essere ben altro.
“Davvero pensavi che mi fossi innamorato di te? Ma per piacere: con il fisico che hai, sarai buona solo a fare la boa in mezzo al mare! Ho soltanto voluto fare un’opera di bene: almeno, ora sai cos’è la vita vera. Dovresti essere onorata di aver perso la verginità con uno come me!”.
“No … dimmi che è uno scherzo! Ti prego … ti prego …”.
Non ottenne risposta ma le risate aumentarono e proprio in quell’istante il pavimento sprofondò, trascinandola sempre più giù.
 
“NOOO!”
Letizia non sapeva se avesse urlato davvero o se l’urlo avesse avuto luogo solo nella sua testa, ma non le importava: se anche l’avesse fatto, non sarebbe stata la prima volta. Da mesi ormai le capitava di sognare sempre la stessa cosa, notte dopo notte … si alzò dal letto e accese la luce, piazzandosi davanti allo specchio: non si era ancora del tutto abituata alla sua nuova camera, e neanche al suo nuovo aspetto.
Fino a sei mesi prima, era una quasi sedicenne in carne, bruna, con gli occhi marroni e gli occhiali; la superficie riflettente di fronte a lei, invece, in quel momento le rimandava l’immagine di una ragazza di sedici anni compiuti da poco, castana ma con gli occhi azzurri. Gli occhiali erano spariti, e anche tante sue abitudini erano venute meno, sostituite da altre: aveva iniziato a truccarsi tutti i giorni e non solo per le occasioni speciali, come faceva prima, e usava più spesso spazzola e piastra, pur stando attenta a non esagerare.
Non aveva intenzione di cambiare le sue idee, perché non le piaceva uniformarsi alla massa fino a quel punto, ma di una cosa era certa: a partire dall’indomani, ossia a partire dal suo primo giorno nella nuova scuola, avrebbe mentito per rendere la sua vita più interessante agli occhi dei nuovi compagni di classe. Era consapevole del fatto che non era una cosa onesta, e che doveva essere molto abile per non farsi scoprire, ma era stufa di essere se stessa, e doveva difendersi : delusioni ne aveva avute già troppe, sia in amore che dal punto di vista delle amicizie, e quindi per vivere il più tranquillamente possibile doveva evitarne altre a tutti i costi!
Aveva preso quella decisione appena due settimane prima, in occasione del matrimonio di sua cugina: aveva visto la piccola rosellina di stoffa blu su un lato del vestito bianco immacolato della sposa, e ne era rimasta affascinata.
“La rosa blu in natura non esiste: è solo una rosa bianca colorata. Anche io dovrò essere così: d’ora in poi, nessuno dei miei coetanei dovrà mai sapere come sono fatta in realtà!”, si era detta.
Si sarebbe impegnata con tutte le sue forze per mantenere il proposito: e se avesse fallito, ne avrebbe accettato le conseguenze e avrebbe cercato di andare avanti meglio che poteva.
“Sono forte”, si disse. “Ce la farò, e i tre anni che verranno saranno di certo più leggeri dei due appena trascorsi!”.
Istintivamente, sfiorò lo specchio con la punta delle dita, come a voler accarezzare la se stessa al di là del vetro; poi, lentamente, tornò ad infilarsi sotto le coperte.

  
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