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Autore: NeroNoctis    05/05/2015    0 recensioni
[Sequel di Nergal: Il Dragon Lord Dimenticato]
Atreia, il mondo dei Daeva in continua lotta tra loro e i Balaur. Ma i tempi stanno per cambiare e si respira aria di pace, almeno fin quando i Lost Masters non avranno nulla da ridire e getteranno la loro ombra e dominio sul mondo intero.
Fyeran, mondo oscuro e ignoto persino ai signori dell'Empireo e i Dragon Lord. Luogo dove sorgeva la prigione abissale, cella di uno dei Lost Master. La dimensione alternativa di Atreia nasconde un segreto capace di far collassare le due dimensioni in un unico piano.
Dove gli oscuri signori iniziano la loro manipolazione, Lord Beritra getta le basi per un oscuro piano e dimensioni alternative danneggiano la realtà, riusciranno i Daeva a credere in loro stessi o cadranno vittime delle loro scelte sbagliate?
Genere: Dark, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'War of Gods'
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Atreia, terra dove da tempo immemore si protrae una guerra tra Elisiani, Asmodiani e Balaur.
Ma un giorno, qualcuno che giaceva nell'ombra, fu liberato. Uno dei Maestri Perduti dei Balaur, un drago di nome Nergal.
Essere capace di assorbire l'etere da ogni essere vivente e non, essere che ha distrutto Kamar e la fortezza di Tiamaranta, trasformandole in lande prive di vita, con l'immenso desiderio di governare su tutto insieme al fratello dormiente Erra.
Essere che ha portato alla distruzione di Sanctum per mano di un piano orchestrato da un Daeva, Neronoctis, e lo stesso Kaisinel, nella speranza di distruggere il Dragon Lord con la città celeste.
Ma alla fine, il più potente dei nemici viene sconfitto dall'alleanza Elisiana-Asmodiana-Reian, lasciando però la nube della guerra su tutta Atreia, ombra che nasce dalla sete di Potere di Beritra, che dopo gli ultimi eventi è sparito nel nulla, così come l'Elisiano Neronoctis, sicuramente morto nella guerra tra le due parti.

Era una giornata di sole, non era strano dopotutto trovare belle giornate in quel periodo dell'anno dove la primavera si diradava per lasciare spazio alle prime giornate estive. I racconti sulla guerra di Nergal si susseguivano senza sosta, con persone che enfatizzavano alcune parti per renderle più interessanti. Kyrie si guardò allo specchio, spostandosi una ciocca castana dal viso. Il sole che entrava dalla finestra si rifletteva sul suo volto, illuminando i suoi occhi di quel marrone intenso. Legò i capelli con una coda, indossò un abito semplice e uscì di casa. Elian era la stessa di sempre, solo più affollata. Dopo la distruzione di Sanctum tutti i Daeva si erano spostati lì, anche se i lavori per restaurare la città fluttuante procedevano abbastanza velocemente. Passò vicino un anziano Daeva, che narrava le gesta di guerra ai più piccoli, narrando di colui che rischiò per salvare tutti, quel Daeva di nome Neronoctis. Kyrie scosse la testa e proseguì oltre, cercando di non ascoltare quelle parole. 
Si ritrovò appena fuori città, di fronte alla lastra che onorava la memoria di Noctis. La fissò per minuti, o forse per ore, non sapeva dirlo con certezza, fino a quando non venne distratta da alcune persone che si fermarono dietro di lei, contemplando anche loro quell'oggetto commemorativo.
– Lo conoscevi anche tu? – chiese una ragazza dai capelli rossi. Templare, notò Kyrie, dopotutto quello spadone non lasciava spazio ad alternative. "Perchè portare un'arma in un luogo così tranquillo e significativo?" pensò la ragazza, mentre analizzava la fattucchiera dai capelli blu accanto alla templare.
– Si, lo conoscevo. Anche abbastanza bene. – rispose. Era chiaro che cercava di mostrarsi più seria possibile, o semplicemente non gli importava molto? La sua espressione era un misto tra l'assente e qualcosa di indecifrabile. Distolse lo sguardo dalle due e continuò a fissare quella lastra, leggendo e rileggendo il nome del ragazzo.
– Non ti ho mai vista da queste parti. Io sono Erza, lei è Futaba. 
Kyrie si voltò ancora, guardandole con aria quasi interrogativa. Dopo realizzò che, ovviamente, stavano aspettando il suo nome. Si sforzò di accennare un sorriso, e non era facile, era semplicemente stanca di sentire tutte quelle storie spacciate per eroismo, era ovvio che le raccontavano per farsi belli con la scomparsa dello spiritmaster, come per dire "ehy, io c'ero". Loro non conoscevano Noctis, non davvero. E a volte, forse, non voleva conoscerlo nemmeno lei. 
– Kyrie, molto piacere! – sorrise, ma probabilmente le uscì più una smorfia, e il suo tono era di finto buonismo, non riusciva bene a fingere, non sempre almeno.
Erza sentito quel nome, socchiuse gli occhi, come se ci stesse riflettendo su. L'amica la fissò con aria interrogativa, cercando di capire il perchè di quell'espressione. 
– Siam sicure che non ci siamo già incontrate?
– Sicura. – tagliò corto Kyrie. Accennò un altro sorriso e salutò le ragazze, che restarono a fissarla con un espressione che andava dal curioso allo scettico, ma la ragazza non sembrò curarsene, anzi, preferì abbandonarsi a quella brezza piacevole che portava con se l'odore leggero del mare misto a fiori.
✽✽✽

Il rumore del metallo divenne via via più basso e lento. Le piastre dell'armatura iniziavano a dar fastidio, e il sole ormai stava diventando insopportabile. L'essere che si muoveva accanto a lui era così curioso, artigli, quella strana coda... aveva detto di essere Asmodiano, ma Erra non riusciva ancora a capire a cosa si riferisse. In verità non ricordava nulla, tranne il suo nome, Erra appunto. Si era svegliato dentro quell'armatura che ancora non aveva tolto, trovato da quell'Asmodiano che pareva così gentile. Forse gli Asmodiani erano tutti gentili e pacifici, pensò. Dopotutto quel mondo che vedeva da quell'elmo era così affascinante che soltanto un popolo degno poteva sfruttarlo e viverci insieme ai propri cari.
– Io... ho una famiglia? – chiese Erra, ma l'Asmodiano fece spallucce. Il ragazzo non potè fare a meno di farsi quasi ipnotizzare da quella coda nera, che quasi non sentì la risposta. 
– Siamo arrivati. – disse successivamente l'Asmodiano. I due si erano fermati di fronte una casa abbastanza piccola, ma che pareva comunque accogliente. L'essere artigliato entrò, con i suoi occhi che brillarono nell'oscurità. Le luci si accesero, ed Erra notò che i capelli e la coda che aveva identificato come neri, in realtà erano di un blu abbastanza scuro.
– Ehy, vuoi stare tutto il tempo fuori oppure entri dentro? Suppongo che tu voglia farti una doccia. 
Erra non seppe bene cosa rispondere, ma entrò con fare impacciato, con l'Asmodiano che sorrise abbastanza di gusto. – Perchè ti fidi di me? – chiese il ragazzo in armatura.
– Beh, se non mi dai motivo di pensare il contrario, preferisco fidarmi. E poi siamo Daeva, abbiamo il dono della rinascita! Non puoi davvero uccidermi per sempre, non più ormai! Quindi sta tranquillo, piccola lattina!
– Lattina...?
– Oh, fa niente su! Dai, il bagno è di là. Togliti quest'ammasso di ferraglia e datti una lavata. Sembri quasi uscito da un museo amico.
Erra annuì senza proferir parola. Si sentiva stranamente fuori posto, anche se in realtà non sapeva qual'era il suo posto. Per adesso avrebbe soltanto seguito il consiglio di quella persona che si era prestata a lui con fare così amichevole che quasi non ci si credeva, così si diresse in quello che sembrava un bagno.
– Amico... è forse questo un amico? – sussurrò, mentre si toglieva l'elmo, mostrando una carnagione abbastanza chiara, che faceva decisamente risaltare il color oro dei suoi occhi. Si portò una mano ai capelli neri, che erano di media lunghezza, arrivando poco sotto la nuca. Lentamente tolse i guanti, le scarpe e tutto quello che teneva ancora addosso, mostrando un fisico atletico. Erra fissò la sua armatura per qualche secondo, chiedendosi perchè l'aveva indosso, ma si lasciò presto trasportare dalla voglia di infilarsi sotto un getto d'acqua calda.

Erra uscì di casa totalmente rinvigorito, e con abiti nuovi e che lasciavano una sensazione di freschezza addosso. Li aveva trovati sulla maniglia della porta, pensando che fosse chiaro che dovesse indossarli. L'Asmodiano non era in casa, cosa piuttosto strana a dire il vero, nessuno avrebbe lasciato un estraneo da solo, ma il ragazzo dagli occhi dorati sembrava non farci molto caso. Si guardò intorno, notando la natura rigogliosa di quel luogo, cosa che gli strappò un sorriso contro il suo volere. SI chiese perchè rise, ma quella domanda restò tale. Fece qualche passo, andando dietro la facciata dell'abitazione, e lì trovò qualcosa che lo fece rabbrividire: l'Asmodiano era appeso su un albero, privo di vita. Accanto a lui un essere vestito con una tunica color pergamena, che si lasciò sfuggire un verso simile ad un sorriso soddisfatto.
– Ne è passato di tempo, Erra. – La voce di quell'essere era assordante e allo stesso tempo lontana. Sembrava quasi carta vetrata su una superficie ruvida. Erra fece un passo avanti, stringendo i pugni. – Cosa hai...
– Fatto? – lo interruppe l'essere, ridendo divertito. Si voltò verso il cadavere penzolante del ragazzo, successivamente fissò nuovamente Erra. La sua postura era rilassata, contrapposta a quella rigida di Erra, che aveva la mente invasa da mille domande. – Andiamo... come se ti importasse davvero di loro. Ti ha solo offerto un bagno caldo e ti sei già innamorato? Comunque ottima scelta. I corpi Elisiani sono davvero carini, e il tuo non è niente male. 
– Cosa stai... Non importa. – Erra caricò quell'essere, affondandogli un pugno in pieno petto, ma una volta colpito, la tunica cadde a terra, vuota. 
Era forse frutto della sua immaginazione? No, ovvio che no. L'Asmodiano era ancora lì, privo di vita. Il ragazzo lo sfiorò, cercando una qualche reazione, ma era inutile. 
– Avevi detto che saresti rinato... 
Erra si sedette di fronte il corpo di quello che era... amico. Passarono le ore, ma il corpo non riprese vita.
Ormai era morto.
Il ragazzo si rialzò, e si incamminò deciso. Doveva cercare, cercare qualcosa, qualcuno. Doveva trovare il suo posto, e trovare quell'essere che conosceva il suo nome, quell'essere con la capacità di uccidere per sempre.
   
 
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