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Autore: Ghost Writer TNCS    06/05/2015    0 recensioni
ATTENZIONE! REVISIONE IN CORSO
Secondo racconto della saga Delta Survivors.
È giunto il momento di raggiungere un altro guardiano senza memoria, ma il fatto di averlo trovato sarà solo l’inizio dei problemi.
Che posto è l’isola bianca in cui sono finiti? Che segreti nasconde? Perché un potente alchimista l’ha scelta per dare inizio al suo ambizioso progetto? Ma soprattutto riusciranno a sconfiggere il famigerato evocatore di demoni che quest’ultimo ha scatenato contro di loro?
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Azione, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '2° arco narrativo'
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9. Ritorno all’inferno


Prometheus sfruttò la versatilità di Frida in versione armatura per scatenare una raffica di proiettili magici contro il demone che aveva di fronte, quindi scattò di lato e sferrò un repentino pugno ad un altro nemico e all’ultimo evocò una barriera che lo schermò da una temibile scarica elettrica.

Le cose non stavano andando per niente bene. Drakuzan era forte, troppo forte, doveva pensare a qualcos’altro.

Guardò verso Trickster. Tutto sommato il semidio stava combattendo piuttosto bene, in poco tempo aveva già acquisito una notevole padronanza dei suoi incantesimi abituali, tuttavia non era abbastanza. Grazie ai suoi trucchi, i demoni sembravano incapaci di causargli danni, tuttavia non stava sfruttando le occasioni che aveva per lanciare una decisa controffensiva. Stava prendendo in giro i suoi avversari e sembrava più concentrato sulla musica che usciva dalle sue cuffie piuttosto che sull’obiettivo di quella battaglia. Il carcarodon non si stupì di questo: c’erano voluti anni per far capire a Trickster la differenza tra giocare e combattere, sarebbe stato utopico sperare di vedere fin da subito il suo vero potenziale al servizio della causa.

Colpì il pipistrello spara elettricità con un proiettile magico, quindi bloccò le fauci del primo demone. Frida stava cercando di non darlo troppo a vedere, però riusciva a percepire chiaramente la sua stanchezza. Con uno scatto si liberò dalla pressione dell’avversario, unì le mani e lo colpì al capo con forza incredibile, schiacciandolo a terra.

Lanciò un’occhiata a Kenvster. Anche lui stava lottando con coraggio e il suo corpo da alligatore umanoide era fatto apposta per sbaragliare qualsiasi nemico, tuttavia non lo stava sfruttando a dovere. Non aveva la cattiveria del predatore, quell’istinto che lo portava a fare a pezzi qualsiasi cosa gli si parasse davanti. E pensare che i primi tempi il suo peggior difetto era proprio quello di lasciarsi trasportare troppo dalla rabbia! Al contrario di Trickster, lui non aveva dimenticato come contenere il proprio punto debole, il problema era che adesso questo suo autocontrollo gli si stava ritorcendo contro.

Una nuova scarica elettrica colpì in pieno il carcarodon. Strinse i denti per non urlare di dolore, ma la sua vera preoccupazione non era per se stesso.

«Frida, tutto ok?»

L’arma spirituale ci mise un po’ per riuscire a trovare la forza di rispondere: «Io… Sì… ce la posso fare…»

«No, che non ce la fai! Tu sei uno spirito, quindi sono sicuro che l’Albero della Vita ti sta attirando, esattamente come fa con tutte le altre anime.»

Era vero. Oltre a combattere contro i demoni, l’ex generale doveva anche vedersela con quella forza invisibile che cercava di trascinarla via.

«“Un bravo soldato sa quando è il momento di ritirarsi.” Ricordi? Sei stata tu a dirmelo.»

Frida si concesse un sospiro di rassegnazione. «Hai ragione. Non posso esserti più d’aiuto per questa battaglia, mi dispiace.»

«No, hai fatto tutto il possibile. Ti ringrazio.»

L’armatura si tramutò in una massa di luce metallica e poi svanì nel nulla.

Non passarono neanche due secondi che già un demone simile ad una lince provò ad approfittare della cosa: si avventò sul carcarodon con gli artigli spiegati, ma il guardiano lo colpì in pieno con una palla di fuoco che lo rispedì indietro.

Senza perdere tempo raggiunse Trickster.

«Vieni, ho un piano!»

Il semidio congelò il nemico che aveva davanti. «Ossia?»

«Seguimi!»

I due corsero sul campo di battaglia cercando di difendersi alla meno peggio dagli attacchi dei demoni fino a quando non raggiunsero l’orco.

«Peter, non riusciremo a battere quell’evocatore. Voi due dovete andare dal mago che l’ha invocato e sconfiggerlo.»

«Ma così tu e il tuo amico sarete soli!» esclamò il giovane.

«Ce la caveremo.» gli assicurò Prometheus con voce ferma.

Peter Pan rispedì indietro il demone simile ad un enorme cobra. «D’accordo, faremo come dici. Però questi demoni di certo non ci lasceranno andare via facilmente.»

«A questo può pensare Trickster, dico bene?»

Il semidio sorrise. «Dici benissimo!»

Allargò le braccia e intorno a loro apparvero dal nulla decine di copie sue e dell’orco, talmente tante da occupare l’intera zona nei pressi dell’ingresso del castello.

Una volta realizzato il diversivo, il figlio di Loki afferrò Peter per un braccio. «Sbrigati, c’è un sedere che dobbiamo prendere a calci!»

Prometheus nel frattempo lanciò un incantesimo e respinse l’ennesimo demone, ormai erano talmente tanti che non riusciva più a riconoscerli, quindi si affrettò a raggiungere Kenvster.

«Che sta facendo Trickster?»

«Vanno a sconfiggere il mago.»

«E noi due?»

«Dobbiamo tenere occupati i demoni.»

La chimera emise un ringhio da alligatore e fece saettare il suo pugno. «Spero almeno che tu abbia un buon piano per farci durare abbastanza.»

Il carcarodon non si scompose. «Ce l’ho infatti, ma temo che non ti piacerà…»


***


Beling osservò da uno schermo la scena, sempre più contrariato. Peter Pan e il ragazzo con le cuffie si erano intrufolati nel castello e gli altri due stavano tramando qualcosa. Ma cosa?

Avvicinò la visuale. Il carcarodon stava eseguendo un incantesimo, solo che ancora non era riuscito a capire di cosa si trattasse. Poi finalmente lo riconobbe: una possessione! Ma su chi? Di certo non su Drakuzan, lui era già sotto il suo controllo, ma anche usarlo su un demone sarebbe stato fatica sprecata. Non restava che il suo stesso compagno, solo che non capiva che utilità potesse avere fare una cosa simile.

Completato l’incantesimo di possessione, riuscì ad avvertire un aumento di potere nel corpo della chimera, tuttavia non era abbastanza per sconfiggere il suo guerriero.

Aveva appena formulato il pensiero che già se ne pentì. Quella non era una semplice possessione! L’energia all’interno della chimera stava continuando ad aumentare, uno sciamano normale non sarebbe mai riuscito ad eseguire un simile incantesimo! Quel tipo aveva dei poteri impressionanti, pari o forse anche superiori a quelli di Drakuzan.

Di colpo ebbe un’illuminazione: quel tipo non era un carcarodon! Ma certo, come aveva fatto a non rendersene conto?! Era chiaro, bastava studiare con un minimo di attenzione la sua aura! E difficilmente l’evocatore di demoni sarebbe riuscito a vincere ora che non aveva più i poteri del suo marchingegno.

Ma adesso aveva ben altri problemi: Peter Pan e il suo amico erano sulle sue tracce, aveva finito gli homunculus da combattimento e lui non era certo un guerriero. Doveva sbrigarsi a trovare un posto sicuro!


***


L’orco e il semidio stavano camminando quasi a caso per il castello quando finalmente Nessie li raggiunse. Avevano bisogno di una guida, qualcuno in grado di percepire la presenza del Signore del castello, e Peter aveva pensato subito alla fata. Era bastato chiamarla con la telepatia e lei era subito corsa in loro aiuto.

«Nessie, riesci a trovare il Signore del castello?»

La creaturina squittì di sì e poi si avviò rapida sbattendo le sue piccole ali.

Grazie alle sue indicazioni, Peter e Trickster poterono percorrere di corsa lunghi corridoi completamente storti, ampie sale asimmetriche e rampe di scale tutte arricchiate, trovandosi così di fronte ad un portone sbarrato.

La fatina disse qualcosa con la sua vocina acuta.

«È qui dentro.» affermò l’orco sfoderando la sua scimitarra.

«Lei viene con noi?» domandò il semidio.

Nessie annuì convinta: non sapeva bene come, ma anche lei voleva aiutare!

«Allora andiamo!»

Il figlio di Loki prese per un braccio Peter e fece in modo che la fata gli afferrasse un dito, quindi avanzò verso i battenti sbarrati. Tutti e tre divennero come fantasmi e in un attimo erano faccia a faccia con l’incredulo Signore del castello.

Il viso del barbariano tradì un accenno di rabbia. Questo non era assolutamente previsto!


***


Kenvster era terrificante. La sua parte da alligatore era emersa con prepotenza, deformando il suo corpo in quello di un mostruoso superpredatore alto quasi tre metri, la sua pelle sembrava fumare per le esalazioni magiche prodotte dalla possessione e i suoi occhi terribilmente vuoti non promettevano nulla di buono.

Drakuzan all’inizio pensava di poterlo sconfiggere, invece i demoni che aveva già richiamato erano stati tutti annientati nel giro di pochi secondi e non aveva abbastanza energia da evocarne altri.

Il guardiano lo afferrò per il petto con una mano artigliata e lo scaraventò a terra diversi metri più in là. L’impatto fu talmente violento da rompergli la maggior parte delle ossa, tuttavia non gridò: non aveva il fiato per farlo.

L’hystricide riuscì a malapena a voltare il capo verso i due membri di Delta. Prometheus aveva appena rilasciato l’incantesimo e il suo compagno stava lentamente tornando alla normalità: i suoi occhi persero quell’aria assente tipica dei posseduti e il suo corpo cominciò a rimpicciolirsi, allo stesso tempo i segni distintivi della sua parte da alligatore si attenuarono fino a svanire quasi del tutto.

Se avesse affrontato quei due in vita, allora l’esito dello scontro sarebbe stato sicuramente diverso. Magari non avrebbe vinto, di certo però avrebbe potuto dare del filo da torcere ai suoi avversari. In ogni caso non gli importava. Non gli importava di niente.

Le sue mani e i suoi piedi cominciarono lentamente a dissolversi. Stava morendo, ammesso che quel vocabolo fosse corretto per definire ciò che gli stava accendo.

Si abbandonò a quel suolo straniero che mai avrebbe immaginato di calpestare. Si sentiva triste, ma non perché stava abbandonando il regno dei vivi. Al contrario: il fatto di tornare all’inferno era per lui una vera liberazione, tuttavia non riusciva a darsi pace al pensiero di quello che era capitato alla sua amata. Continuare a vivere da sola, sopportando il peso della morte di tutte le persone a lei care. E questo per colpa sua.

«Lo so che non puoi sentirmi, però voglio dirti che mi dispiace. Mi dispiace, Kaguya. Tutto ciò che ho fatto, l’ho fatto perché ti amo…»

E poi l’interno suo corpo si dissolse, svanendo nel nulla così com’era arrivato sull’Isola Che Non C’è.

Kenvster osservò quella scena e non riuscì a soffocare un alito di malinconia. Non sapeva nulla del suo avversario, eppure si sentiva accomunato a lui da un destino simile: quell’evocatore di demoni era stato richiamato dall’aldilà ed era stato catapultato in uno scontro di cui non sapeva nulla, consapevole solo del fatto che tutti i suoi compagni erano morti. Era più o meno la stessa cosa che era capitata a lui.

«Kenvster, andiamo.» gli disse Prometheus «Dobbiamo ancora sistemare il mago.»

La chimera, inizialmente arrabbiata con il suo compagno, ora non aveva più alcun desiderio di rinfacciargli ciò che aveva fatto. Si sentiva giù di morale, come se la sorte capitata a Drakuzan fosse solo un’anticipazione di quello che attendeva lui e gli altri guardiani superstiti.

Un brontolio allo stomaco gli strappò un sorriso: il suo corpo era molto più semplice della sua mente.

Si voltò verso il castello bianco, deciso più che mai a porre fine a quell’assurda situazione. «Con immenso piacere.»

   
 
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