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Autore: DadaOttantotto    06/05/2015    2 recensioni
[Storia partecipante a 'Contest in Reverse' organizzato dal gruppo Facebook 'EFP - We're Nothing Without Music']
Non sono stati arrestati ufficialmente, non ancora, ma non sono nemmeno liberi di andarsene. Sono bloccati lì, in quella piccola stazione di polizia. [...]
E, a proposito di carta, la stampa ci andrà a nozze. David pensa a i titoli dei giornali, quelle grandi lettere che segneranno visibilmente la loro carriera.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, David Desrosiers, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stuck in hell (and I wanna go home) Storia partecipante a 'Contest in Reverse' organizzato dal gruppo Facebook 'EFP - We're Nothing Without Music'
Nome su facebook: Giada Fraccaroli
Nome su efp: DadaOttantotto
Titolo Storia: Stuck in hell (and I wanna go home)
Titolo Canzone: God must hate me - Simple Plan


I'm breaking down
and you can't save me
I'm stuck in hell
and I wanna go home
(God must hate me - Simple Plan)


Colinsville1, North Dakota
24 luglio 2014, ore 23:08

David si massaggia le tempie con le mani, cercando di alleviare il mal di testa che lo tormenta da ore.
"Si può avere un'aspirina?" chiede in tono più brusco del necessario. Non è colpa sua, diventa sempre nervoso quando non sta bene.
L'agente sussulta appena prima di scappare via, per tornare con una pastiglia e un bicchiere che il bassista accetta senza nemmeno ringraziare.
Non sono stati arrestati ufficialmente, non ancora, ma non sono nemmeno liberi di andarsene. Sono bloccati lì, in quella piccola stazione di polizia. Questioni di burocrazia, ha spiegato loro lo Sceriffo2, solo qualche problema di fogli mancanti. Carta, carta, sempre carta.
E, a proposito di carta, la stampa ci andrà a nozze. David pensa a i titoli dei giornali, quelle grandi lettere che segneranno visibilmente la loro carriera. Patrick3 non è nemmeno dispiaciuto; dice che da al gruppo una certa sfumatura stile 'Bad Boy' che non starebbe affatto male. Peccato, però, che loro non abbiano fatto niente. E hanno anche perso l'aereo per tornare a casa.
L'uomo che li ha interrogati fino ad ora è alto una spanna più di Pierre e grosso almeno il doppio. Ha l'aria simpatica e ha dimostrato di esserlo veramente, nonostante David non riesca a farselo andare a genio.
"Mentre aspettiamo, vorrei chiedervi di riguardare le vostre versioni. Giusto per controllare che sia tutto in ordine."
Jeff è il primo a farsi avanti, afferrando il foglio che l'uomo gli porge e iniziando a leggere. Dopo qualche istante si passa la mano sul volto in un gesto che esprime tutta la sua stanchezza e restituisce la deposizione allo Sceriffo.
"Non c'è niente che non va" dice.
"Vi chiedo scusa se vi sembro troppo petulante, ma la vostra storia è davvero, come dire... strana."
"Oh, non lo dica a noi!" esclama Pierre con un sorriso - e David si domanda cosa ci veda di così divertente. Se si trovano in quella situazione è anche colpa del suo inesauribile e irrimediabile ottimismo.
"Se ripenso a come iniziata!" continua il cantante.
Gli altri lo guardano storto. Non può davvero voler iniziare a raccontare tutto dall'inizio, di nuovo. Ma Pierre, da gran chiacchierone che è, non si smentisce neanche questa volta e, dopo essersi accomodato meglio sulla scomoda sedia e aver preso un bel respiro, comincia a esporre gli avvenimenti come se nessuno sapesse già tutto a memoria.
"Allora, eravamo in albergo quando..."


Colinsville (periferia), North Dakota
Sette ore prima

La verità era che avrebbero dovuto essere in vacanza. L'album era uscito da tempo e i concerti ormai erano finiti. Tutti loro avevano diritto a godersi un po' di meritato riposo. Ma ciò che riguardava la Simple Plan Foundation4 era tanto importante quanto i Simple Plan stessi; sapere di aver aiutato ad aprire una nuova ala dell'ospedale di Colinsville per il recupero dei giovani disagiati era una piccola conquista. Li rendeva orgogliosi di ciò che facevano.
David Desrosiers era felice. I ragazzi erano per lui una specie di seconda famiglia, una banda di fratelli scalmanati che condividevano le sue stesse passioni e sui quali poteva contare in ogni momento. Era persino zio, anche se solo di nome, di due bellissime principesse5.
Finì di allacciarsi le scarpe e si alzò dal letto, lanciando nel contempo un'occhiata al resto del gruppo sparso per la stanza. Patrick era andato in città a sistemare le ultime cose e a recuperare il loro mezzo di trasporto - un piccolo minivan con giusto sei posti, mezzo scassato, messo a disposizione dall'ospedale. Seb aveva dato più di una volta voce ai suoi dubbi riguardo la stabilità di quell'affare, ma l'offerta dell'istituto era stata così gentile che non se l'erano sentita di rifiutare.
Il piano prevedeva di farsi vedere all'ospedale, esibirsi in un paio di canzoni nel piazzale, stare un po' con i pazienti e poi correre a prendere un aereo per il Canada. Non erano stati via per molto, stavolta, ma era sempre bello tornare a casa. Tornare alle loro vite lasciate da parte per troppo tempo.
Avrebbe dovuto essere una cosa semplice.
Il cellulare di Chuck prese a trillare, assordandoli con quella suoneria stridula che il batterista si ostinava a non voler cambiare. David lo vide tirar fuori il telefono dalla tasca dei pantaloni e rispondere; poi lo osservò cambiare espressione e scuotere la testa sconsolato.
"Era Pat" li informò. "Dice che ritarderà un po'."
"E' successo qualcosa?"
"Ha bucato una gomma. Ma ha tutto l'occorrente a portata di mano, la cambia e arriva."
Sebastien borbottò tutta la sua indignazione verso coloro che non gli avevano dato retta.

Colinsville (periferia), North Dakota
Sei ore prima

Il minivan procedette sobbalzando per un'altra decina di metri prima di fermarsi completamente. Patrick provò più volte a farlo ripartire, ma ogni volta che girava la chiave il motore rispondeva con un brontolio sordo. Frustrato, rinunciò dopo tre tentativi.
"Era prevedibile" disse Jeff, battendo Seb di un soffio. Il chitarrista riprese il borbottio interrotto solo qualche minuto prima.
Chuck aprì il cofano e diede una veloce occhiata al motore, con l'aria di chi sa quello che fa. Per quanto ne sapevano, non era mai stato un grande esperto di macchine e motori in generale, ma lo lasciarono fare.
"E' andato" commentò infine.
Grazie dell'informazione, Sherlock.
"E, sorpresa," aggiunse Pierre, "il cellulare non prende."
David sospirò rassegnato. La giornata stava prendendo una piega decisamente irritante. La città era almeno a dieci minuti di macchina, ci mancava solo che a qualcuno venisse l'idea di andare a piedi.
"Dobbiamo dividerci."
Appunto.
Guardò Patrick come se gli fossero appena spuntate le antenne.
"Io torno all'albergo e cerco di avvertire qualcuno" continuò l'amico. "Voi potete incominciare ad incamminarvi."
Quello era il momento in cui avrebbe dovuto ribellarsi, mandarli tutti al diavolo e rientrare con Pat; chiamare un taxi e farsi portare all'areoporto. Ma non lo fece. Seguì Chuck e gli altri in silenzio. Sarebbero andati a piedi, decisione presa. E poco importava lo stato in cui sarebbero arrivati.
"Potrebbe andare peggio" esclamò Pierre d'un tratto. "Potrebbe piovere."

Colinsville, North Dakota
(Un po' meno di) Sei ore prima

Non aveva iniziato a piovere - in quel caso David si sarebbe messo ad urlare.
Ma era passata una macchina, la prima che vedevano da quando erano partiti, e Pierre l'aveva fermata. L'uomo al volante aveva circa una trentina d'anni e sembrava estremamente felice di essere stato bloccato da cinque perfetti sconosciuti.
"Darvi un passaggio?" aveva detto. "Meglio ancora, vi presto la macchina! Non vi preoccupate, verrò io a recuperarla."
E a David non era sfuggito il fatto che non gli avessero nemmeno riferito dove fossero diretti.
Osservò Pierre guidare con un sorriso stampato in faccia. Solo lui poteva accettare una macchina in prestito da un tizio appena conosciuto.
"A nessuno sembra strano che quel tipo ci abbia addirittura lasciato l'auto?" chiese, dando finalmente voce ai propri dubbi.
Chuck, Seb e Jeff si scambiarono sguardi perplessi. Sembrava non fosse l'unico a pensare che quella situazione avesse qualcosa di perlomeno particolare.
Pierre si strinse nelle spalle. "Forse ci sono ancora persone gentili al mondo."
"Sarebbe stato gentile se ci avesse dato un passaggio, ma questo ci ha lasciato l'auto."
"Rilassati, Dave" lo esortò il cantante. "Abbiamo a disposizione un mezzo di trasporto gratis e con il serbatoio pieno. Appoggiati allo schienale e chiudi gli occhi, niente può andare male adesso."
David fece ciò che gli era stato detto, sforzandosi di calmarsi. Avrebbe tanto voluto che l'amico avesse ragione; l'andamento della giornata, però, non prometteva niente di buono per il futuro.

Colinsville, North Dakota
(Quasi) Cinque ore prima

Pierre non era mai stato un guidatore spericolato, nemmeno prima della nascita delle due figlie. Anzi, a volte gli altri lo prendevano in giro, chiedendogli se avesse imparato a guidare in una casa di riposo. Pur rimanendo nei limiti della legalità, nessuno di loro poteva negare quanto amassero schiacciare un po' di più il pedale dell'acceleratore.
Per questo le luci lampeggianti dietro di loro furono una sorpresa.
"E' la polizia?" chiese Seb incredulo.
"Non è possibile" replicò Jeff. "Cosa vogliono da noi?"
"Non abbiamo fatto niente."
"Non stavo andando troppo veloce, vero?" domandò il cantante.
"Bouvier, tu non vai mai troppo veloce."
David sospirò mentre Pierre accostava. Proprio quando pensava che le cose non potessero andare peggio di così.
Neanche il tempo di abbassare il finestrino che si ritrovò una pistola a due centimetri dalla faccia.
"Ma che ca..." esclamò.
"Scendete dalla macchina!" intimò uno degli agenti.
Aprirono le portiere e uscirono lentamente, sempre tenendo le braccia alzate.
"Voltatevi e mettete le mani sul tetto."
"Ok, calmiamoci un attimo" disse Chuck. "Si può sapere che cosa succede?"
I due in divisa - dipartimento dello Sceriffo, pensò David, dato il colore - li squadrarono da capo a piedi prima di rispondere.
"Quest'auto è stata usata durante una rapina alla banca."
Fantastico, davvero fantastico.
"Persone gentili, eh?" borbottò all'indirizzo di Pierre.
"Li abbiamo trovati, capo" fece una guardia con il telefonino incastrato tra spalla e orecchio. "Ma... a dire il vero, pensavamo che il rapinatore fosse uno solo... sono cinque... no, va bene... li portiamo in centrale, capo."
"E come intendete portarci in centrale? Non entriamo tutti nella vostra auto" sbottò il bassista.
I due agenti si guardarono a lungo in cerca di una soluzione, poi il più vecchio indicò la macchina su cui avevano viaggiato fino a quel momento.
"Ci divideremo" disse. "Due di voi e il mio collega, io prendo il resto e l'auto di servizio."
David ce la mise tutta per non scoppiare quando si ritrovò incastrato tra un Seb brontolante e un Pierre incapace di tacere.

Colinsville, North Dakota
24 luglio 2014, ore 23:42

"E quindi arriviamo al presente, quello in cui noi vi spieghiamo tutto e voi impiegate ore per lasciarci andare" conclude Pierre, riprendendo finalmente fiato.
"Di questo sono veramente dispiaciuto" risponde lo Sceriffo.
Finalmente i fogli necessari sono arrivati e David non può che esserne sollevato. Non possono tornare a casa fino a domani, ma per adesso gli basta uscire di lì, tornare in albergo - possibilmente con un mezzo funzionante - e farsi una lunga doccia fredda prima di buttarsi sul letto e dormire per almeno dodici ore.
"Mi basta una firma qui. Poi siete liberi."
David è il primo ad afferrare la penna. Firma in fretta in fondo al pezzo di carta che gli garantirà la libertà.
"Perfetto" continua l'uomo dopo che tutti hanno apposto il proprio nome su ogni foglio.
Poi lo Sceriffo si alza in piedi, porgendo loro la mano. Offerta che Pierre accetta subito, senza esitazioni; la presa è salda e il tono quasi festoso quando saluta la persona che li ha trattenuti per ore impedendo loro di tornare a casa.
Davvero, David rinuncia a capirlo.

"Certo che solo a voi possono succedere queste cose."
Patrick li accoglie fuori dall'edificio con due taxi, un sacchetto pieno di cibo e un sorriso grande come una casa.
"Cosa avete combinato dopo che vi ho lasciato sulla strada?" chiede.
David fa appena in tempo a tappare la bocca a Pierre e infilarlo nel veicolo più vicino. L'aspirina ha appena iniziato a fare effetto, non è ancora pronto per un'altra emicrania.


Note:
1: Colinsville è un posto del tutto inventato da me. Si prevede che sia un piccolo centro circondato da boschi (ho dato un'occhiata veloce ad alcune foto del Nord Dakota e dovrebbero esserci boschi) - da qui il fatto che l'unico albergo sia in periferia, il traffico sia limitato e il cellulare tra gli alberi non abbia campo.
2: Forse ho visto troppi episodi di Teen Wolf e infilo Sceriffi ovunque. Comunque, essendo Colinsville piccola, ho presunto che non potesse esserci un vero e proprio Comando di Polizia.
3: Patrick Langlois (http://simpleplan-thedream.jimdo.com/patrick-langlois/ ). Non fa ufficialmente parte del gruppo, ma spesso segue i ragazzi e fa loro da cameraman e fotografo. In più, è il web master del loro sito ufficiale.
4: La 'Simple Plan Foundation' si occupa di vari problemi legati ai giovani, dagli handicap alle malattie gravi, passando per le difficoltà comportamentali e non. Tutto ciò che vi serve sapere lo potere trovare qui: http://www.simpleplanfoundation.org/
5: Le due figlie di Pierre Bouvier, avute - ahimè, non da me - dalla moglie Lachelle. Ho sempre immaginato che i suoi amici facciano un po' da zii alle bambine.
   
 
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