Fissava il calice che giaceva sul tavolo dove l'aveva lasciato.
I raggi del mattino lo illuminavano, rendendolo ancora più visibile agli occhi di Regina, rendendo impossibile alla donna dimenticare.
Come poteva ignorare gli avvenimenti della notte prima?
Ancora una volta si era rovinata con le sue mani, mossa solamente dalla pura rabbia a cui voleva smettere di cedere.
Il sole che sorgeva la illuminò, costringendola a socchiudere gli occhi stanchi per il mancato sonno. Con stanchezza spostò le calde coltri scendendo dal letto, con una mano prese la vestaglia e con l'altra accese il fuoco del camino, cercando di riscaldare l'ambiente, perché si sentiva infreddolita, anche se era una giornata d'estate.
Ovviamente sapeva che la causa era la pozione che aveva bevuto, quello che provava non era spossatezza ma vuoto, l'infuso l'aveva letteralmente svuotata, resa sterile.
Il suo ventre era divenuto arido come il deserto più asciutto.
Si fece scivolare sull'enorme divano in mezzo alla stanza e delle lacrime bagnarono il suo viso.
Perché l'aveva fatto?
Perché condannarsi a un futuro assai peggiore del non trovare il vero amore?
Batté un pugno sul soffice divano.
Perché?
Che domanda stupida, era la sua.
Sapeva il perché l'aveva fatto. Era stata una scelta egoista, coperta con una menzogna.
Non l'aveva fatto per sua madre, in realtà sapeva benissimo di poter proteggere suo figlio da Cora, se avesse voluto.
No. L'aveva fatto per se stessa.
Che figlio sarebbe nato da lei?
Come sarebbe cresciuto?
Odiato da tutti perché figlio della Regina Cattiva, isolato e ripudiato come avesse la lebbra.
Ecco quale sarebbe stato il destino del suo principe se fosse nato.
Ma aveva fatto la cosa giusta?
Le era sembrata un ottima scelta la notte scorsa, eppure ora...
Perché era così stupida di fronte alla rabbia?
Continuava a sabotarsi da sola. Prima con Daniel, fidandosi di una sciocca bambina e ora con questo.
Sarebbe dovuta entrare alla locanda quel giorno, avrebbe avuto il proprio lieto fine, ma continuava a fare le scelte sbagliate. Come se qualcosa al di sopra di lei la spingesse a farlo.
Si portò una mano al ventre e strinse il tessuto della veste tra le mani << Ti prego, ti prego... >> sussurrava, quasi un lamento.
Eppure anche se provava, la Regina Cattiva non riusciva a dirlo a voce alta, non riusciva a pronunciare le parole del segreto che celava dentro di lei.
“Ti prego, fai sì che un giorno io possa divenire madre”.