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Autore: Sassanders    09/05/2015    3 recensioni
"Jimmy sapeva di essere ormai diventato un qualcosa di non definibile. Qualcosa che molto probabilmente non era positivo. O forse sì, dipende dai punti di vista.
Vi racconterò come sono andate le cose dopo quel 28 dicembre. Quel maledetto 28 dicembre, in cui James Owen Sullivan, il celebre The Rev, batterista degli altrettanto celebri Avenged Sevenfold, passò ad una cosiddetta miglior vita. Che poi, tanto miglior vita non era, se si intendeva diventare un fantasma, secondo James. Ma questi sono pareri personali."
Genere: Malinconico, Sovrannaturale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Synyster Gates, The Rev, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jimmy sapeva di essere ormai diventato un qualcosa di non definibile. Qualcosa che molto probabilmente non era positivo. O forse sì, dipende dai punti di vista.
Vi racconterò come sono andate le cose dopo quel 28 dicembre. Quel maledetto 28 dicembre, in cui James Owen Sullivan, il celebre The Rev, batterista degli altrettanto celebri Avenged Sevenfold, passò ad una cosiddetta miglior vita. Che poi, tanto miglior vita non era, se si intendeva diventare un fantasma, secondo James. Ma questi sono pareri personali. Aveva capito da un pezzo di essere diventato un fantasma, il buon vecchio Sullivan. Tutto da quando, un bel giorno, si svegliò come all’improvviso, trovandosi poi accanto al suo migliore amico, Brian Haner (o Synyster Gates, chiamatelo come vi pare) che era in procinto di sbronzarsi in un locale. Jimmy provò tante di quelle volte ad attirare l’attenzione di Brian, ma poi capì che non poteva essere visto, né sentito, poiché aveva assunto le sembianze di un fantasma. James non aveva perso la sua spensieratezza e la pazzia nemmeno dopo essersi trasformato. Certo, i modi di mostrare quanto in realtà non fosse cambiato di una virgola, non erano molti, anzi, erano del tutto inesistenti, ma Jimbo sapeva che era così; quindi cominciò ad osservare le vite degli amici di nascosto, a vedere come si comportavano e come si distruggevano pian piano per la sua assenza. Vedere i suoi migliori amici, fratelli, compagni di una vita, ubriacarsi e lasciarsi andare, era qualcosa che causa più dolore di una coltellata. James si sentiva costantemente in colpa per essersene andato in quel modo, ma al tempo stesso, odiava vedere i suoi fratelli stare male così tanto per lui. Loro sapevano che Sullivan non avrebbe mai voluto vederli in quello stato, ma non c’era nulla da fare.
Passarono dieci mesi. In dieci mesi le cose erano cambiate, eccome se erano cambiate. Tutti sembravano stare meglio, eccetto una persona: quella testa calda di Gates. Matt aveva ricominciato a cantare, tutti gli altri a suonare, e Zacky si era anche trovato una nuova fidanzata. Brian, invece, non sfiorava la sua chitarra da dieci mesi. Dieci mesi che non faceva altro che svegliarsi ad ora di pranzo, mangiare qualcosa, pisciare, rimanere seduto sul divano a contemplare il nulla e a recarsi nei soliti posti squallidi per bere e fumare, dove rimaneva fino a tardi. Da un lato Jimmy era davvero felice che quell’armadio di Shads, quel nano di Christ e quel cretino di Vee avessero ripreso finalmente a stare bene, a non fare più cazzate e avessero messo la testa a posto; dall’altra era furioso con Brian, che trascorreva le sue giornate in quel modo. Jimmy voleva fare qualcosa. Jimmy doveva fare qualcosa. La verità è che si sentiva terribilmente impotente. Voleva agire e far reagire l’amico in qualche maniera, ma era certo di non poterci riuscire. Così rimaneva al fianco di Brian, inerme, e assisteva alla sua lenta distruzione. Una volta era persino scoppiato in lacrime, esasperato da Brian che non faceva altro che peggiorare di giorno in giorno. Non gli succedeva da una decina d’anni e per questo motivo rimase sorpreso di questo suo stesso comportamento.
Un giorno James ebbe un’idea. Un’idea geniale, una trovata delle sue. Era davanti allo specchio a guardarsi, quando gli venne in mente una cosa. Era un fantasma, giusto? Bene, allora poteva recarsi ovunque senza che nessuno lo scoprisse. Non sapeva come farsi notare: fino a quel momento credeva che non ci sarebbe mai stata una via per manifestare la propria presenza. Ma si sbagliava, perché un modo c’era. Poteva apparire in sogno a Brian, e così fece. Non sapeva nemmeno lui come riuscì a ritrovarsi nel subconscio del suo migliore amico. Erano entrambi stesi sull’erba, nel parchetto di Huntington Beach dove si ritrovavano circa quindici anni prima, quando erano poco più che due adolescenti irrequieti. Ma la particolarità è che avevano tutti e due 28 anni, si vedeva dall’aspetto fisico, decisamente diverso rispetto a quindici anni prima. Gates aveva le braccia incrociate dietro la testa e guardava il cielo, quando avvertì una presenza al suo fianco. Si girò di scatto e notò, con grande stupore, che era James. Gli occhi furono inumiditi da delle lacrime che premevano per uscire.
-Jimbo…-
-Ciao Brian. Contento di rivedermi?- chiese Jimmy, con un sorriso a metà tra l’amaro e il divertito.
Synyster rimase senza parole. Il cuore gli batteva all’impazzata, non poteva credere che Jimmy fosse davvero accanto a lui, in quel parchetto. Non dopo tutto quello che era accaduto.
-E’ solo un sogno, vero?- domandò, sospirando.
-Non proprio.- rispose Sullivan, mettendosi seduto a gambe incrociate con la schiena poggiata contro il tronco di un albero.
-Non capisco.- mormorò il ragazzo, confuso.
-Non hai mai capito nulla della tua vita. Ti rendi conto di quello che stai facendo?- chiese, con tono risentito.
L’amico non rispose. Semplicemente le lacrime rigavano le sue guance e continuava a fissare il cielo azzurro.
-Ascoltami bene, razza di idiota. Cosa credi? Che io manchi solo a te? Gli altri, in questi dieci mesi, non hanno sofferto? Forse non hai idea di quanto io mi senta in colpa per essermene andato, per avervi lasciato nella merda. Ci sto malissimo anche io, mi mancate un sacco.- si fermò per riprendere fiato. -E poi mi sento solo. L’altro giorno ti stavo guardando mentre eri sul divano a farti tante di quelle pippe mentali che solo dio sa, e sono scoppiato a piangere. Capisci? Io, che non piangevo da qualcosa come dieci anni, mi sono lasciato sopraffare dalla tristezza per te.- affermò guardando dritto davanti a sé.
-E no, se te lo stai chiedendo, non sono gay e non sono innamorato di te, ti voglio semplicemente troppo bene per vederti ridotto in questo stato a causa mia.- aggiunse. Brian fece un sorrisetto tra le lacrime.
-Ti voglio bene anche io, James.- disse Haner, guardando finalmente l’amico negli occhi.
-Non immagini nemmeno come tu ti stia pian piano distruggendo. Io non voglio che tu stia così. Devi reagire, devi riprendere a vivere e continuare a comporre, a suonare, a fare concerti e a divertirti.-
-Come faccio? Non è più la stessa cosa senza di te.-
-Ecco, appunto, non hai capito un cazzo per l’ennesima volta. Io ci sono, sono al vostro fianco in ogni minuto della giornata. Non mi vedete, ma ci sono.-
-Sei un fantasma, per caso?-
-Sì, una specie.- fece il vago James, agitando una mano. -Ma non è il momento di parlare di questo. Sono qui per dirti che vi sono accanto, come prima. Non è cambiato quasi nulla: ora semplicemente non mi vedete, ma io sono con voi mentre vi sbronzate, mentre suonate sul palco, mentre fate tutte quelle cazzate che facevamo insieme fino ad un anno fa.- e mentre pronunciava queste parole giocherellava con il piercing sul mento.
-Naturalmente non vi guardo anche mentre pisciate o quelle robe lì, non sono interessato.- aggiunse, scoppiando a ridere, rovesciando la testa all’indietro come un bambino. Brian ebbe un sussulto nel sentire quella risata che gli era mancata un sacco, e sorrise spontaneamente.
-Sai, però è vero che non sei cambiato di una virgola. Sei sempre così allegro e spensierato, come fai?- domandò l’amico, sedendosi di fianco a lui.
-Brian Elwin Haner Jr. ma possibile che non tu non capisca mai nulla? Un bel niente. Sono allegro e spensierato perché so che sono ancora con voi, con la mia famiglia, con i miei fratelli. Non c’è motivo di essere tristi e ridursi in quello stato, Brian. Sono qui, ti sto parlando per farti capire che ti sono vicino, che ti voglio un bene dell’anima e che non voglio vederti in quelle condizioni. Devi sorridere, stare con gli altri e ricominciare ad avere una ragione di vita, che è la musica. Gli altri stanno meglio, ma sono preoccupati per te. Li ho visti, e ho visto te, che peggiori di giorno in giorno.-
-Se potessi ti darei un pugno sul naso.- disse subito dopo.
L’amico prese un respiro profondo e si asciugò, con il dorso della mano tatuata, le lacrime che avevano ricominciato a sgorgare dai suoi occhi castani e contornati da delle occhiaie violacee.
-Hai ragione.- disse semplicemente.
-Ma certo che ho ragione! Ne dubitavi, per caso?-
-Assolutamente no.- ribatté Gates, ridendo.
-Con quel sonno leggero che ti ritrovi sicuramente starai per svegliarti, quindi mi tocca andare.- disse, alzandosi dall’erba e rimettendosi in piedi.
-No.- biascicò Brian, con gli occhi di nuovo colmi di lacrime.
-Rimarrei qui per sempre, fidati. Ma non posso. Io devo tornare alla mia vita da fantasma e pseudo-stalker degli Avenged Sevenfold e tu devi tornare alla tua vita da chitarrista su cui sbavano migliaia di ragazzine.- affermò, ed entrambi si lasciarono sfuggire una risata.
-Ti voglio bene, James.-
-Ti voglio bene anche io, nonostante tu non capisca un accidente.- disse queste parole sorridendo e sentendo una lacrima scendere dall’occhio destro.
-Promise me you’ll never feel afraid.- sussurrò James, mentre pian piano la sua immagine si dissolveva nel nulla.
Brian si svegliò di scatto. Aveva il respiro velocizzato, il cuore gli batteva a mille. Si passò le mani sul viso, sentendo le guance bagnate e ruvide a causa della barba incolta. Realizzò solo qualche minuto dopo di aver sognato Jimbo, e improvvisamente si ricordò di quella frase della canzone Fiction, che aveva mormorato prima di scomparire dal parco.
-Sleep tight, I’m not afraid.- mormorò, con un mezzo sorriso e lo sguardo rivolto verso l’alto.





NOTE DELL'AUTRICE:
Sinceramente? Non so cosa dire riguardo a questa one-shot. Mi è venuta quest'idea stamattina, e mi sono messa a lavoro. E' uscita questa cosa, non so se essere soddisfatta o meno. Era da un po' che volevo scrivere qualcosa sul rapporto d'amicizia tra Jimmy e Brian, sinceramente. Quindi, ecco a voi quello che sono riuscita a fare. 
E' un grande punto interrogativo, principalmente perchè è una trama sovrannaturale e molto particolare, diversa dalle altre long che ho scritto e sto scrivendo. Non so che altro dire, penso che la storia dica già tutto. 
Se volete, fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe molto piacere.
A presto. 
Con affetto,
Sassanders. 
 
 
 
 
 
 
   
 
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