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Autore: Hashtag_Grunge    09/05/2015    2 recensioni
Abigail era eroina allo stato puro, per Kurt Cobain.
Appena i suoi occhi avevano sfiorato i suoi una confusione mentale e generale lo aveva completamente invaso, un senso di calore lo colpì improvvisamente e sudò freddo.
I legami associativi erano più lenti, il pensiero rallentava, ma acquisì un senso logico; l'umore era o euforico, o disforico; e le percezioni temporali erano largamente alterate: le ore sembravano minuti, i minuti secondi.
Dopo ore compare il picco massimo dell'effetto: la mente raggiunge una sensazione di pace, il corpo anestetizzato da un incondizionato senso di piacere, misto ad un'esaltazione interiore, tende ad isolarsi per "vivere" l'esperienza e ogni tipo di problema tende ad essere dimenticato.
Peccato che a differenza Abigail i problemi li creava.
E Kurt Cobain lo sapeva bene di esserci dentro fino al collo, ormai dipendente di lei.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si trascinava lentamente con lo sguardo rivolto alle sue logore scarpe, mentre tra le dita screpolate teneva una sigaretta.
Il cielo era grigio e il gelo avvolgeva l’intera cittadina ricoperta di neve.
Gli occhi erano arrossati e lucidi, le gote erano rosse e il viso completamente freddo per via del gelo che quella mattina era particolarmente peggiorato.
I capelli le coprivano il viso scompigliati in malo modo per via del forte vento e il gelo le oltrepassava le ossa facendola rabbrividire.
Era una fredda mattinata di dicembre e Abigail Marshall camminava lenta nella neve, mentre si godeva la solita sigaretta mattutina.
Osservava il parco completamente innevato con sguardo assente e stanco, si sedette su una panchina malconcia e completamente ghiacciata.
Alzò il viso verso il cielo e l’osservò attentamente, con estrema attenzione, mentre aspirava lentamente il fumo.
Passarono ore o forse minuti, la concezione del tempo importava poco, le bastava stare lontano dal buco di casa in cui viveva.
Le bastava stare lontana dalla madre che le urlava dietro in continuazione di essere un fottuto fallimento e un miserabile errore.
Le bastava stare lontano dalla scuola dove ogni compagno la ignorava completamente, per il suo modo di essere e modo di vestire.
Le bastava isolarsi da tutto e vivere momenti di tranquillità e solitudine, dove la realtà sembrava lontana e meno chiassosa.
Abigail Marshall era un enigma complicato e malinconico.
Era posa ceneri straboccanti di sigarette e bottiglie di birra vuote.
Era converse logore, consumate fino al midollo e musica al massimo volume.
Era jeans larghi logori e, maglioni fin troppo grossi per il suo esile e gracile corpo.
Era una ragazza così semplice, ma enigmatica.
Era vuota e sola, era tormentata e distrutta, era spoglia e triste, era un completo disastro.
Ormai aveva perso completamente le speranze lasciandosi andare e aspettando che la fine arrivasse.
Forse era già giunta senza che lei se ne accorgesse e questo era soltanto l’inizio di un nuovo inferno.
Chi lo sa? Magari era proprio destino che lei dovesse vivere tormentata anche a miglior vita.
Completamente perse nei suoi miseri pensieri, mentre il freddo le congelava il fondoschiena posto sulla panchina.  
-Penso che ricomincerà a nevicare- una voce la fece sussultare, girò il viso verso destra e un ragazzo dall’aspetto trasandato era seduto proprio di fianco a lei.
-Hai una sigaretta?- domandò dopo pochi minuti di silenzio, la ragazza non rispose tirò fuori il pacchetto dai jeans scoloriti e glielo lanciò.
Ringraziò con un cenno per poi ripassarglielo, restò lì a fissare il vuoto e senza un perché Abigail l’osservò.
Aveva un qualcosa che lo affascinava, un qualcosa che l’attirava senza un perché logico, ma qualcosa in lui le suscitava un qualcosa di sconosciuto.
Quando si girò nuovamente verso di lei i loro occhi si incontrarono e i loro sguardi si incatenarono definitivamente.
-Come ti chiami?- domanda improvvisamente lui.
-Abigail- rispose lei con un velo di freddezza, non lo aveva fatto apposta ovviamente, ma era in lei rimanere sulla difensiva.
Il ragazzo sorrise inconsciamente per poi riportare lo sguardo al cielo.
-E tu?- domandò la rossa dopo alcuni attimi di silenzio.
-Kurt- rispose semplicemente il biondo senza distogliere lo sguardo dal grigio cielo, finche un fiocco di neve non gli cadde sul naso.
-Sapevo che avrebbe ricominciato- sorrise e si alzò, rivolse il suo sguardo alla ragazza
-Ci si vede Abigail- sorrise e con un cenno della mano la salutò, lo guardò andare via con passo svogliato e la sigaretta fra le dita.
“Che strano incontro” pensò fra se Abigail, per poi alzarsi anche lei e sospirando si diresse verso casa. 

  
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