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Autore: Emy Potter    10/05/2015    3 recensioni
One-shot sui pensieri e ricordi di Alice durante una fredda serata di Londra.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ricordi tra gocce di pioggia
 
Alice era al molo di Londra, davanti a " La sirena straziata", il locale della sua tata.
Il giorno prima le aveva promesso che quella sera l'avrebbe aiutata a gestire gli affari stando dietro al bancone a servire alcool, ma proprio non riusciva a rimanere in quel bordello: trovava fosse un posto disgustoso, ma per avere soldi doveva comunque lavorare e quello che riceveva all'orfanotrofio non bastava. Doveva essere paziente, sopportare quella dura vita e cercare di starle dietro, perché quella non la aspettava.
Anche quella sera veniva continuamente sommersa dalle richieste dei marinai di andare al piano di sopra, dove si trovavano le camere da letto, ma lei rifiutava sempre, inventandosi scuse o ignorandoli semplicemente.
Iniziò a piovigginare, ma non aveva ancora voglia di ritornare in quel luogo orribile.
Inspirò l'odore di salsedine, sapendo che appena sarebbe tornata dentro sarebbe stato scambiato con quello dell'alcool. Probabilmente avrebbe trovato al bancone l'infermiera Witless, pronta a bere Gin come se fosse acqua. Prim era stata una delle sue responsabili al manicomio e, anche se ella credeva di averle sempre fatto un favore attraverso le sue cure e i suoi "aiuti", Alice provava un forte fastidio nel vederla ogni volta. Inoltre le riportava indietro i brutti ricordi dei dolorosi dieci anni che aveva passato a Rutledge, per quanto potesse riuscire a distinguere la realtà dalle sue allucinazioni.
Ascoltò il rumore della pioggia e il brusio lontano del locale. Chiuse gli occhi e avvolse le braccia intorno alla vita. Non voleva tornare. Avrebbe voluto buttarsi in mare e nuotare chissà dove, magari finendo nel suo amato Paese delle Meraviglie. O di quello che ne restava: corruzione e inquinamento, ma tanto che differenza faceva dal mondo reale? Non poteva nemmeno controllare gli eventi dato che lei e la sua mente ormai erano come due estranei.
Rise amaramente a quel pensiero. E poi chi voleva prendere in giro? Sapeva anche lei stessa che il Paese delle Meraviglie non esisteva, era tutto il frutto di quella pazzia che ogni giorno le strappava parte della sua anima.
Riaprì gli occhi e guardò il cielo buio e grigio, bagnandosi il viso con le gocce di pioggia.
Le piaceva l'acqua, forse perché spegneva il fuoco, quel fuoco che aveva bruciato la sua felicità condannandola a una vita di miseria e allucinazioni.
Sentiva ancora nella sua mente le grida disperate dei suoi genitori. Chissà perché non aveva sentito quelle di Lizzie. Per un lungo periodo pensò che forse si fosse salvata, ma ogni anno che passava la speranza svaniva, fino ad arrivare alla consapevolezza che tutta la sua famiglia fosse morta, che lei era l'ultima dei Liddell.
Per un breve momento, si concesse di ricordare, giusto per dare sfogo alla sua disperazione e far capire che era nel mondo reale, buio e malvagio contro le persone come lei.
Chiuse nuovamente gli occhi e ricordò.

-O-
 
Fuoco. Ovunque si girasse era il fuoco che vedeva.
Continuava a correre per i corridoi di casa, stringendo il suo amato coniglio di pezza al petto, come se questo potesse salvarla dal mondo esterno.
Il calore le ustionava le braccia, provocandole gridi acuti. Voleva piangere, ma era disidratata e così poteva solo tenere dentro quel dolore che non poteva essere sfogato.
Aveva provato ad aprire la porta dei suoi genitori, ma questi gli gridarono di uscire e salvarsi. Si era anche ustionata gravemente la mano nel tentativo di liberarli da quella condanna a morte.
Era troppo spaventata per disubbidire e ora si trovava nell'ultimo corridoio.
Corse velocemente verso l'uscita, ustionandosi ulteriormente. La prima bianca camicia da notte era rovinata e i capelli puzzavano di bruciato. Corse ancora più velocemente, tuffandosi poi fuori dall'abitazione, sulla candida e fredda neve, prima che l'intera casa venne inghiottita completamente dalle fiamme.
Urlò per non sentire la casa che si frantumava e le grida di atroce dolore della sua famiglia.
Quando riaprì gli occhi era circondata da cenere e fiocchi di neve, con il suo peluche bruciacchiato e sporco, mentre un gruppo di vigili del fuoco correva verso di lei gridando "c'è una bambina qui!".
Le palpebre si fecero pesanti e il buio la inghiottì.

-O-
 
Un tuono la risvegliò dai suoi ricordi e Alice aprì gli occhi di scatto, ormai pieni di lacrime.
Il respiro era affannato e il cuore batteva a mille, il dolore sempre presente, come una malattia. Beh, in effetti lei era malata.
Cercò di calmarsi e si diresse verso il locale, ormai fradicia.
Aveva un'espressione cinica e lo sapeva, ma non le importava. Non avrebbe permesso a nessuno di capire cosa aveva dentro di lei.
Questa era Alice Liddell.

-O-
 
NOTA AUTRICE: Ooook, era da un bel pò che volevo scrivere dei pensieri da Alice, ma non avevo ispirazione. Spero comunque vi sia piaciuta! Kisses, Emy.
   
 
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