Era notte fonda e Donnie era sdraiato sul suo letto, tenuto sveglio dalle dolci melodie che ogni giorno e ogni notte echeggiavano nella grande Tokyo.
Si alzò un attimo sistemandosi la maglietta che nel frattempo, con tutti i suoi movimenti nel letto, si era tutta raggomitolata sulla pancia.
Andò in direzione del frigo, dal quale tirò fuori un ghiacciolo al limone.
Il gusto preferito di lui.
il gusto preferito di lei.
Il loro gusto preferito.
Erano giá passati cinque mesi da quando lei se n'era andata, o meglio, da quando lui l'aveva lasciata andare.
Quando dormiva, poteva sentire le sue minute braccia cingerlo da dietro, mentre le piccole mani gli accarezzavano il petto; impotente a quel suo dolce e eccitante tocco; e invece il mattino, la vedeva seduta su quel piccolo divano, con sguardo fisso verso quel mini altare, che lui ogni giorno contemplava; e poi lei si alzava, gli prendeva le mani e gli sorrideva, accennando sempre un "ti amo".
Non riusciva a non pensare a lei, non doveva smettere di pensare all'unica donna che aveva mai amato in vita sua, e che ora, lo guardava dall'alto, correndo tra le stelle, con quel suo solito sorrisetto da bambina, ma lui amava quel sorriso e l'avrebbe sempre amato; perchè quello era il suo sorriso: diverso, unico e speciale.
Si diresse in soggiorno, osservando di nuovo quel mini altare sul quale erano posizionati quei fiori blu e quella collana con il cuore a metá.
Ogni volta che i suoi amici venivano a casa sua e chiedevano a chi fosse rivolto quell'altare, lui si limitava a rispondere: al mio angelo.
Giá, il suo angelo dai capelli bianchi come la neve e gli occhi blu come due meravigliosi zaffiri.
Una lacrima varcò la soglia del suo occhio sinistro. In quel momento sicuramente lei si stava prendendo gioco di lui dal paradiso, ripetendogli per la centesima volta "i ragazzi non dovrebbero piangere".
Ma lui non riusciva a non piangere e nuove lacrime seguirono la prima, facendosi strada sul suo volto. Credeva, anzi, sperava di rivedere di nuovo la sua amata correre verso di lui per consolarlo, come quando era un bambino.
Cadde a terra in preda alle lacrime che gli bruciavano il volto, nonostante gliel'avesse detto lui di andarsene, non riusciva ancora ad accettare il fatto che non l'avrebbe più rivista, che non avrebbe più sentito la sua voce.
Sbattè la schiena contro il muro con il viso rivolto verso la luce della lampada sul soffitto che rifletteva i suoi occhi rossi e lucidi.
Improvvisamente qualcosa gli accarezzò il viso bagnato e lui fu costretto a ribassate lo sguardo.
Lei era lì.
Che lo guardava con quel sorriso ricco di amore e tristezza allo stesso tempo. "Donnie..."
-Mizu..Mizu- la voce di lui era roca e balbettante a causa del troppo pianto.
"Devi lasciarmi andare, Donnie"
-Non ce la faccio, non ci riesco, mi manchi tanto, Mizu, mi manchi tantissimo-
"Io sono e sarò sempre con te, non dimenticarlo mai....ti prego, amore, non essere triste"
-Ti amo tanto- lei gli abbracciò la testa e lui continuò a piangere fino a crollare, come un neonato cullato tra le braccia della mamma.
"Io vivrò per sempre....nel tuo cuore, nei tuoi ricordi...."
Sicuramente la sua era un'allucinazione, eppure quel giorno lui potè sentire chiaramente la pelle della sua amata con la propria e unirsi sotto la dolce melodia della notte.
"...e nelle tue lacrime"