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Autore: Chloe R Pendragon    11/05/2015    1 recensioni
MerlinAU!
Cam sarebbe disposto a fare qualunque cosa pur di ottenere la mano di Lilith, persino partecipare a una giostra a Camelot, regno noto per la lotta contro la stregoneria. Riuscirà l'amore a trionfare o il destino dei due amanti sarà ineluttabile?
Quinta classificata al contest "Scambio di Fandom - AU Contest" indetto da mikky~ sul forum di EFP.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cameron Briel, Daniel Grigori, Lilith, Roland Sparks
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Passion in Camelot
«Daniel! Maledizione, fratello, vuoi darti una mossa con quell’armatura?!»
 
Cam era visibilmente agitato, era evidente: per quanto si sforzasse, non riusciva a stare fermo, così camminava misurava il tendone a grandi passi. Aveva aspettato quel giorno da tanto, troppo tempo e finalmente era arrivato: il Sovrano di Camelot aveva deciso di organizzare una giostra per dare in moglie una delle sue quattro figlie, Lilith. La competizione sarebbe stata spietata, Cam ne era certo, ma non gli importava: pur di conquistare la mano di quella splendida principessa dai capelli infuocati avrebbe fatto di tutto.
 
«Ecco fatto, fratello!» esclamò Daniel mostrando trionfante la corazza «Avvicinati, presto: sta per cominciare!»
 
Cameron emise un debole ringhio e fece quanto gli era stato chiesto, la mente rivolta all’unica donna che avesse mai amato. Mentre Grigori stringeva le cinghie, il duellante ripensava al tortuoso cammino che lo aveva condotto fino a quel momento; era giunto nei confini del reame qualche anno prima perché suo zio Lucifero, monarca del regno di Caerleon, era stato invitato insieme ai suoi nipoti per siglare un trattato di pace. Durante quei giorni, Cam si era imbattuto in Lady Lilith ed era rimasto ammaliato dalla sua bellezza eterea, nonostante i modi non fossero altrettanto gentili...
 
«Non avete mai visto una donna, Lord...?» gli aveva chiesto sprezzante, gli occhi neri come la notte accesi dalla superbia.
 
«Cameron, mi chiamo Cameron e sì, ho visto innumerevoli donne, ma nessuna tanto bella» aveva risposto con il sorriso più carismatico di cui era stato capace; di solito quell’approccio aveva sempre funzionato, ma Lilith non era mai stata una ragazza facile...
 
«A giudicare dalle vostre parole, direi che non vi siete mai spinto oltre uno scambio di sguardi. Quale stupida potrebbe lasciarsi incantare da una frase tanto dozzinale?»
 
Cam era scoppiato a ridere di fronte a quelle parole, nessuna gli aveva mai parlato con tanta sfrontatezza: era stato quell’atteggiamento a fare breccia nel suo cuore e a spingerlo a una corte spietata. Sebbene quel giorno lei lo avesse snobbato, lasciandolo in quel corridoio a ridere da solo, lui non si era mai perso d’animo e aveva cercato in tutti i modi di fare colpo: le aveva regalato innumerevoli mazzi di fiori, aveva catturato il cervo più grande durante una battuta di caccia in suo onore, le aveva dedicato dozzine di sonetti, ma era stato tutto vano.
 
Un dì però aveva scoperto la vera debolezza di Lilith: le spade. L’aveva scorta all’interno dell’armeria, intenta a soppesare una delle tante lame con uno sguardo estasiato e lì aveva compreso come fare per conquistarla: era corso nelle stanze della fanciulla e aveva deposto sul letto la sua spada più preziosa, la cui lama era scintillante come cristallo e l’elsa era intarsiata di rubini. Per la prima volta, una spada era stata galeotta: da quella volta lei aveva iniziato a essere sempre più disponibile, finché la notte prima della ripartenza di Cam i due si erano incontrati nel cuore della notte all’interno dell’armeria e lì era scoppiata la passione.
 
Prima di lasciare Camelot, il principe di Caerleon le aveva promesso che avrebbe fatto di tutto per ottenere la sua mano e così era stato: non appena aveva scoperto della giostra, aveva convinto Daniel a partire con lui verso il regno dell’amata e così, cavaliere dopo cavaliere, era riuscito ad arrivare in finale. L’ultimo scontro prevedeva la battaglia tra lui e Roland, il più valoroso cavaliere del reame: nessuno lo aveva mai sconfitto, ma Cameron non era minimamente spaventato. Lui amava le sfide, e poi aveva il sostegno della donna che amava: durante la sfilata dei partecipanti, lei gli aveva fatto dono della sua coccarda, un fiocco rosso e verde che aveva acceso la sua determinazione e lo aveva reso invincibile.
 
«Sei sicuro di ciò che stai facendo, fratello?» gli domandò Daniel, strappandolo dal flusso dei suoi pensieri.
 
«Andrà tutto bene, Daniel, vedrai. Nessuno scoprirà il nostro segreto e io potrò finalmente sposare Lilith: la pace tra Camelot e Caerleon sarà ufficializzata, tu passerai più tempo in compagnia di Lucinda e tutti avremo ciò che desideriamo, fidati!»
 
Mentre parlava, Cam prese il viso del fratello tra le mani per poterlo fissare negli occhi e infondergli coraggio: capiva perfettamente le sue paure, dal momento che entrambi possedevano poteri magici, cosa che nel regno in cui si trovavano era considerata un crimine. Stava scherzando con il fuoco e rischiavano di bruciarsi, però il giovane principe non poteva farne a meno: il gioco valeva la candela.
 
Lo squillo delle trombe annunciò loro che era giunto il momento: era tempo che i finalisti raggiungessero il campo di battaglia. Con uno sguardo d’intesa, i fratelli lasciarono il tendone e si avviarono verso le scuderie, dove il fido destriero li attendeva: Cameron salì rapidamente in sella e si avviò verso il luogo dello scontro. Giunto sul posto, raccolse la lancia che il servo gli porgeva e la sollevò al cielo in segno di saluto, scatenando l’euforia del pubblico.
 
Non ascoltò una singola parola del discorso introduttivo, perso com’era nella contemplazione della sua amata, finché non venne dato il via all’incontro: sia lui che Roland spronarono i cavalli e tesero le lance, avvicinandosi a una velocità folle con il cuore in gola. L’impatto fu violento e per poco non disarcionò Cam, il quale era stato colpito dal cavaliere indenne: come aveva fatto a mancare il colpo?
 
Con la coda dell’occhio vide Lilith portarsi le mani al petto, le pupille dilatate per lo spavento; non poteva, non doveva perdere! Riuscì ad assumere una postura eretta e partì al galoppo per il prossimo scontro, tuttavia la determinazione non bastò a schivare il colpo: la lancia di Roland superò l’armatura e gli trafisse la spalla destra, causandogli una fitta di dolore talmente acuta da fargli perdere il controllo.
 
Senza accorgersene, Cameron attinse alla magia che albergava in lui e con un’esplosione di potere disarcionò il cavaliere. Le reazioni che seguirono furono terribili: gli spettatori scapparono terrorizzati, gli altri cavalieri accorsero sguainando le spade, il Sovrano chiamava a gran voce le guardie e Lilith...oh, Lilith! La ragazza lanciò un grido tremendo, talmente violento da far cadere Cam dal cavallo come se gli avesse dato uno schiaffo, talmente forte da far tremare il terreno sotto i piedi del principe di Caerleon: aveva rovinato tutto, aveva perso tutto!
 
«Aspettate, vi prego!»
 
Daniel...
 
Suo fratello aveva ancora intenzione di aiutarlo, nonostante fin dal principio lo avesse messo in guardia sulla follia della sua idea; non avrebbe messo a repentaglio anche la sua vita. Si mise faticosamente e lasciò che Daniel lo stringesse a sé, dopodiché recitò una serie di parole nell’Antica Lingua: una tromba d’aria apparve dal nulla e li trasportò lontano da Camelot, lontano da Lilith. Prima di svanire nel vento, la guardò dritta negli occhi ancora una volta ed entrambi si dissero qualcosa.
 
Ti amo, sussurrò Cam.
 
Ti odio, gridò Lilith.
 
 
 
 
 
*****
 
 
 
«Non essere precipitoso, fratello!» lo ammonì Daniel per l’ennesima volta, cercando di dissuaderlo da quella decisione disperata. Erano passati cinque giorni da allora, ma nonostante le ferite del corpo fossero guarite, quelle dell’anima sanguinavano ancora: Camelot aveva dichiarato guerra a Caerleon, Lilith lo odiava e Daniel aveva perso l’opportunità di avvicinarsi a Lucinda, tutto per colpa sua. Era tempo di rimediare...
 
«Basta così, Daniel! Anche Lucifero è d’accordo: è tempo che io vada via...»
 
«Non puoi essere esiliato per ciò che sei, non è giusto!» ribadì il fratello, ma le sue parole ebbero solo l’effetto di far infuriare Cam.
 
«Hai idea di cosa sia la giustizia, Daniel? Se lo sai, allora aggiungi alla definizione che conosci anche questa voce: “Si parla di giustizia quando una persona si assume le proprie responsabilità, invece di far pagare le conseguenze delle sue azioni ad altri”!» gli grido contro in preda alla frustrazione.
 
«E questa sarebbe la soluzione?»
 
«Sì, Daniel...»
 
Vide gli occhi di suo fratello riempirsi di lacrime, ma finse di non farci caso: se voleva salvare il salvabile, era necessario che lui lo odiasse.
 
«Allora vattene, Cam. Nessuno sentirà la tua mancanza!» esclamò Daniel con rabbia, per poi lasciare la camera di corsa.
 
Ce l’ho fatta...
 
Con quel pensiero Cam se ne andò da Caerleon e iniziò a vagare per il mondo alla ricerca di un posto in cui stabilirsi: se fosse rimasto il regno e suo fratello avrebbero dovuto provare gli orrori della guerra, e lui non lo avrebbe mai permesso. Ciò che avrebbe fatto della sua vita era semplice, si sarebbe limitato ad aspettare: aspettare di vivere, aspettare di morire, aspettare un perdono che non sarebbe mai arrivato...[1]
 
[1] La citazione finale è tratta dal film “Titanic”
  
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