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Autore: mahoneismylife    11/05/2015    0 recensioni
-smettila, Austin. Adesso sono cosi. Quello succedeva cinque anni fa quando i miei genitori erano vivi, quando mio fratello era il mio migliore amico e non si era trasferito a Londra perché aveva paura di me, quando eravamo amici e non mi picchiavi, quando mi adoravano tutti, quando non mi tagliavo. Austin io SONO una storia triste!-
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le giornate passavano, il tempo insieme ad esse, il sole sorgeva e poi tramontava e nel frattempo Austin cercava di parlare con Carly mentre lei cercava in ogni modo di evitarlo. 
E se fosse riuscita a tornare quella di una volta cosa sarebbe successo? Dovrà iniziare a comportarsi di nuovo bene con tutti, a non offendere nessuno, stare attenta ad essere una santarellina. E se Austin avesse ragione? Carly non voleva tornare ad essere la ragazza di prima. Non voleva proprio farlo, era terrorizzata dall’idea di dover fare la buona per sempre. 
-signorina Spencer, vuole raccontarci un po’ lei la storia di Romeo e Giulietta? 
Il professore si sarà accorto che Carly era presente alla sua lezione solo fisicamente, ma ormai non era una novità, quindi perché l’aveva fatto? 
Carly sbuffò e si alzò in piedi, incapace di credere che lo stava facendo davvero. Rispondere alla sua domanda. Aveva letto quel libro quasi due anni fa e non le era piaciuto, non perché non le piacesse Shakespeare, era la storia a calare. 
-professore, questa è una grandissima opera, non mi fraintenda, ma a lei piace? A tutti i trenta ragazzi seduti qui piace? Diciamo la verità, nessuno vuole ascoltare la storia di come un uomo e una donna sono morti per via dell’amore, andiamo, poi vi chiedete perché i ragazzi d’oggi non ci credono più, dovrebbero scrivere un libro sull’odio continuo di chi si ama da ottanta anni, non parliamo più di Jack e Rose che tanto ormai l’abbiamo capito che sembra che volino, a questo punto è meglio parlare di Renzo e Lucia, almeno nessuno dei due muore.
Il suono della campanella la bloccò e solo lì si accorse di tutti gli sguardi dei ragazzi in aula, di Austin e del professore che sembrava contento della sua risposta. Lo aveva fatto apposta?  
A quel punto tutti i ragazzi si incamminarono verso l'uscita dell'aula per tornare finalmente nelle loro case e Carly non fu mai così felice di esser stata chiamata dal professore quando vide lo sguardo di Austin puntato addosso, neanche lei sapeva perché lo stava evitando ma ormai era andata, perciò dovrà continuare. 
-si? 
Chiese Carly quando tutti furono fuori dall'aula. 
-sono davvero molto felice del tuo intervento,- alzò lo sguardo come per il ricordare il momento di pochi minuti prima -ma ancor più di questo. 
Le passò un foglio tutto stropicciato e appena poggiò le mani su di esso capì di cosa si trattava; solo lei in tutto l'istituto usava quei foglio che al tatto davano quella strana sensazione, capì anche di dover stare più attenta a dove lasciava la sua roba. 
-hai scritto delle cose davvero bellissime, e volevo ridarti il tuo capolavoro.
Carly si maledì, e pregò non si sa cosa che non ne avesse già parlato con qualcuno, o peggio, con Austin. Sarebbe un casino. 
Alzò gli occhi al cielo e poi fece un cenno di saluto al professore, ma sull'uscio della porta la fermò. 
-ha il diritto di sapere tutto quello che hai scritto lì dentro. 
Indicò il foglio per poi alzare gli occhi sulla ragazza, lei fece ancora una volta un cenno di saluto, come se avesse preso per buona la sua considerazione, e andò via. 
E proprio mentre pensava di dover bruciare quel foglio, il soggetto di esso apparve proprio davanti a lei facendole prendere un colpo. 
-oh, scusami, non volevo spaventarti. 
Carly non rispose sentendosi obbligata a continuare il suo percorso: ignorarlo, ma era davvero quello che voleva? Infilò il foglio in tasca e Austin fece bene attenzione a non farle domande al riguardo. Proseguirono insieme verso la porta principale senza dire una parola, ma quando stava per andare alla sua auto Austin la fermò.
-Carly, devi smetterla. Non sei più una bambina.
Alzò un sopracciglio, non aveva compreso al cento per cento il suo intervento ne aveva intenzione di volerlo capire, ma Austin continuò.
-non lo so, è da giorni che mi eviti e dopo aver cantato quella canzone non so più cosa dirti e poi il bacio e le liti, mi piace tutto questo ma devi smetterla, mi tratti sempre cosi male, come se avessi paura di me.
A questo punto Carly si imbestialì, non aveva il diritto ne il dovere di dirgli cosa fare.
-non dovrei? Non dovrei avere paura di te?
Gli rispose con rabbia, angoscia e se ne pentì subito. Austin aveva ragione: solo una bambina può tenere il broncio a qualcuno senza un motivo. Ma lei forse il motivo lo aveva: erano tutti gli anni passati che la penalizzavano, ogni volta che guardava Austin riconosceva quel ragazzo spregevole che le tirava calci perché non voleva farlo con lui. Lei non voleva “scopare” con il suo ex migliore amico.
Forse ora era disposta a farlo, per toglierselo di mezzo, cosi da non doverlo rivedere mai più.
-riesci a farmi sentire in colpa ogni volta.
Austin era lì, completamente frustrato per aver fatto uscire quelle parole dalla sua bocca. Lui DOVEVA sentirsi in colpa, è stato uno stronzo bastardo con lei e non può pretendere di essere perdonato.
-sono disposta alla tua stupida scopata, poi mi lascerai in pace?
Carly lo guardò diritto negli occhi, Austin guardò lei. Pensò che se lo avrebbe fatto sarebbe andato tutto a puttane, lui voleva aiutarla ma lei non voleva essere aiutata, voleva coccolarla ma non voleva essere coccolata, Austin forse voleva amarla ma lei non voleva essere amata.
Se accettasse la sua proposta? Quasi pensò a dire si, ma poi la guardò bene: gli occhi stanchi, l’azzurro all’interno completamente spento, le mani penzolanti, i capelli sciolti, le labbra che chiedevano di essere baciate, il corpo della ragazza gli stava chiedendo di non scoparla, ma di stare con lei, anche se la sua mente non lo voleva ancora.
-no, non voglio scoparti, non lo vorrò fare mai.- poi Austin capì in cosa sbagliava, -vieni da me, guardiamo un film,  magari un horror cosi mi divertirò a prenderti in giro, poi forse ti addormenterai e il massimo che farò sarà darti un bacio in fronte, ti prenderò in braccio e ti sistemerò sul mio letto, mentre io dormirò nel sacco. Non voglio cambiarti, farti tornare quella di prima, forse non vuoi, sto solo cercando di farmi perdonare, di essere di nuovo l’amico che ero.
La ragazza si trattenne dal sorridere, quasi pensava di accettare la proposta.
-non ritornerai mai l’amico che eri una volta, anche tu sei cambiato; neanche io lo farò, questa è la nuova Carly, l’accetti o non se ne fa niente.
-Carly che si taglia e non suona?
Ci pensò un po’, voleva suonare ancora? Si, voleva sentirsi libera e bene con se stessa e per questo aveva bisogno della musica, per i tagli è un’altra questione: riuscirà a non ricadere?
-beh, su questi due punti ancora non lo so, ma per il resto si.
Austin sorrise, aveva capito cosa sbagliava, fu contento di averle dato da pensare su quelle due cose perché davvero importanti. Le voleva bene e non voleva vederla stare male.
-allora è un si?
Sorrise sperando in una risposta positiva.
-si.
Carly sorrise pensando che da quanto Austin è “tornato” nella sua vita non faceva altro che prendere decisioni che sembrano giuste e non giuste, a decidere in fretta sul da farsi, senza aspettare cinque anni.
-vieni allora, entra in macchina.
Le porse la mano per farla proseguire verso la sua bella auto, ma non la prese.
-e la mia auto? Chi verrà a prenderla?
Carly guardò la sua Jeep non volendola abbandonare, ma Austin prese la sua mano e la spinse con delicatezza verso la sua di auto.
-la verremo a prendere stasera o domani mattina, tanto non la prende nessuno qui.
Carly si convinse, anche perché non riusciva a ragionare in quel momento: la mano di Austin sulla sua le faceva uno strano effetto, qualcosa di gioioso, qualcosa per cui stare bene. O male?
Quando raggiunsero l’auto, Austin aprì la portiera all’incantevole ragazza dagli occhi azzurri, la fece entrare e le mise la cinta, ci teneva alla sua sicurezza, poi richiuse lo sportello e fece il giro per tornare al posto alla guida.
-potevo farlo da sola.
Puntualizzò Carly, ma Austin si girò e le sorrise, quasi come se sapesse che avrebbe risposto in quel modo. Nessuno dei due, poi, emise suono. Arrivarono a casa di Austin dopo circa dieci minuti e Carly si sentì di nuovo come se stesse per compiere un grandissimo errore, forse il peggiore tra tutti gli altri, ma poi rivide nel sorriso di Austin i loro piccoli e tanti momenti passati insieme, le carezze, i piccoli gesti innocui, le stupidaggini e decise che nient’altro sarebbe stato del tutto sbagliato con lui perché si, entrambi erano cambiati ma è anche vero che chi nasce tondo non può morire quadrato.
Quando scese dall’auto iniziò a ricordare tutto della sua casa: il suolo in giardino sempre ben curato, le pareti all’esterno sempre di un bianco perfetto, con gli alberi e le piante senza una foglia fuori posto, riconobbe anche l’altalena dove passarono molto tempo, anche quella sempre al suo posto. Quando poi Austin l’accompagnò dentro si ricordò il profumo di quella casa, quasi simile a quello di Austin e non riuscì a non trattenere un piccolo sorriso. Pensava che in quella casa non ci sarebbe più tornata. Austin poggiò delicatamente, da dietro, le mani sulle sue spalle e la portò di sopra, nella sua stanza. Quando entrò, nulla era cambiato: il casino, le scarpe perfettamente sistemate nel loro posto, i palloni da basket, qualche dvd e blue-ray su una mensola, i libri su un’altra, le chitarre, i disegni dei fans appiccicati su tutti i muri della stanza e il letto sempre disfatto. Questa volta però riuscì a trattenere un sorriso. Bisognava ammetterlo: la cosa che più gli ricordava Austin era la sua casa e niente più di ritornarci la renderebbe felice.
-okay, scegliamo un film, prendiamo qualcosa da mangiare e lo guardiamo sotto, sul divano.
-mh, bel piano.
Erano le sette del pomeriggio, quindi il sole cominciava a calare, Carly pensò che il suo unico obiettivo quel pomeriggio sarebbe stato di non addormentarsi lì: non doveva e non voleva farlo.
-vediamo “la casa”.
Carly non aveva paura dei film horror, ma non gli andava di vederlo con Austin, avrebbe tanto voluto far finta di averne e aggrapparsi al suo braccio e coprirsi gli occhi. Scosse la testa per il pensiero stupido che aveva appena elaborato.
-l’ho visto. Guardiamo “One Day”, l’hai visto?
Toccò il punto più debole, sapeva che quello era il film che avrebbero dovuto vedere insieme, un giorno, ma non successe mai.
-no, guardiamo questo.
Austin non sembrò infastidito dalla proposta, anzi lo prese come un “cerchiamo di tornare a dove siamo rimasti”, forse la proposta era la stessa per Carly, ma non ne fu del tutto convinta, tantomeno contenta di questa scelta.
Scesero di sotto, presero patatine, cioccolato e coca-cola e andarono a sedersi sul grande divano rosso del soggiorno di Austin, infilò il dvd nel lettore e iniziarono a guardarlo. Non si sa come ma si ritrovarono sdraiati, uno abbracciato all’altro, contentissimi e allo stesso tempo con gli occhi rossi a causa del film davvero triste.
Carly si sbalordì delle parole dette da Emma a Dexter nel film “Dex, io ti amo, ma non mi piaci più”, anche lei aveva detto una cosa simile ad Austin quando iniziò a picchiarla. Passarono l’intero film a pensare che forse loro somigliavano un po’ ai due descritti. Carly, difficile da credere, pianse e Austin asciugò le lacrime con i pollici delle sue mani, anche lui pianse un po’ e si misero a ridere per questo ma tornarono subito a quel film che li aveva letteralmente disidratati.
“E odiavo anche te. E in modo violento, Dexter, perché lei si accendeva con te, in un modo che con me non capitava. E io mi arrabbiavo da morire. Lei ti ha reso una persona migliore. E tu in cambio l’hai resa tanto, tanto felice… e io te ne sono riconoscente.” Fu quello il punto in cui entrambi scoppiarono in lacrime più di prima.
(non ne parlo perché se no vi spoilero un po’ tutto e magari volete vederlo o leggerlo)
-io non voglio sprecare venti anni per farti stare una merda.
Carly si girò verso di lui, per guardare i suoi bellissimi occhi. Austin cercò di togliere via il resto delle lacrime e lei face lo stesso con lui, poi gli diede un bacio tra i capelli e la fece accoccolare tra le sue braccia. 
Carly non si addormentò ma non voleva abbandonare quell'abbraccio. 
-davvero credi che potremmo mai somigliare ad Em e Dex? 
Chiese dopo un po’ di silenzio. Sentiva tanto la nostalgia dei pomeriggi pigri passati insieme a lui, quelli passati a guardarsi negli occhi o ad abbracciarsi. La loro era un'amicizia un po' strana: non parlavano per giorni ma si capivano all'istante quando l'uno aveva bisogno dell'altro, non era un amicizia morbosa, ma l'adoravano. E adesso,in qualche modo, mancava ad entrambi. 
-non lo so, forse su qualcosa, ma non del tutto. Te l'ho detto: non voglio fare il coglione per venti anni. 
-beh, però anche Emma ha fatto la sua parte. E poi, io non ti amo, tantomeno tu. Giusto?
Carly sapeva che non era cosi,non era giusto. Tra loro c'è sempre stata attrazione,quasi un amore mai riconosciuto, mai accettato. Austin a quella domanda rimase un po’ a pensare,ma poi avvicinò il suo volto a quello della ragazza e la baciò. E anche questa volta ci fu qualcosa, come un segno che fece capire loro che  a quella domanda non c'era ancora risposta. Carly ricambiò il bacio perché non riuscì a fare altrimenti,ma appena tornò in se capì dello "sbaglio".
-Austin,cosa cazzo hai fatto? 
Non era arrabbiata per il bacio, e neanche per qualcos'altro, la realtà è che non aveva intenzione di ammettere che forse le era piaciuto, che per quei pochi minuti dove le loro lingue si intrecciavano si era sentita cosi fottutamente bene da non riuscire a pensare a niente altro. 
-seguivo il mio istinto, Carly. Non è vietato, sai? 
-e invece si, Austin. È vietato. Avevi promesso che non avremmo fatto nulla, ricordi della mia proposta? L'hai rifiutata, cazzo. 
Austin si sentiva in colpa, aveva ragione:gli aveva promesso che non l'avrebbe toccata,ma un po’ è stata anche colpa sua: si è lasciata coccolare per l'intera serata e non ha rifiutato il bacio. 
-allora perché non ti sei allontanata? 
Carly non rispose, cosa avrebbe dovuto dirgli? Che era troppo orgogliosa per ammettere che il bacio gli era piaciuto? O che in quel momento la sua ragione e il suo buon senso erano altrove? 
-Carly, io non so se ti amo ne se tu mi ami, ma ho sempre provato qualcosa per te, e lo sai. Tu hai sempre provato qualcosa per me e nonostante tutto quello che ti ho fatto, nonostante lo stronzo che sono stato, riesco a vedere quel qualcosa nei tuoi occhi, qualcosa che brilla, lo si vede nel tuo sorriso. 
Carly a quel punto si avvicinò a lui e lo baciò, questa volta durò di più, quasi non respiravano, avevano bisogno di sentirsi così bene. Non appena si staccò dalle labbra di Austin sentì il bisogno di mettere le mani sulle sue, incredula di quello che aveva appena fatto. Austin sorridendo tolse le sue piccole mani dalle sue labbra e se le poggiò sulle spalle. 
-andiamo a dormire. 
Carly annuì, ma non si lasciò portare in braccio:sarebbe stato troppo imbarazzante. 
-ma tua madre? 
-torna tardi stasera,tua zia? 
-cazzo, devo dirgli che non torno a casa. 
-ah,quindi hai deciso di restare? 
-mh, per forza, è tardi, poi l'auto è a scuola. 
Carly, poi cercò il telefono nelle tasche posteriori dei suoi pantaloni e scrisse a sua zia che sarebbe rimasta a dormire da un amico, rispose subito ma non se ne interessò molto.
-okay, allora mi toccherà il sacco. 
-si, ti toccherà. 
Sorrisero entrambi prima di sentire entrare Michelle, la madre di Austin, le aveva già detto di Carly perciò non si preoccupò della sua presenza. 
-ciao, mamma. 
Madre e figlio si scambiarono un caloroso abbraccio mentre Carly rimase indietro un po’ imbarazzata, ma ci pensò subito Michelle. 
-ciao Carly, sono contenta che abbiate risolto, e che tu sia qui come ai vecchi tempi. 
Abbracciò anche lei ma Carly non riuscì a ricambiare, anche se adorava quella donna, l'aveva sempre fatta sentire bene e quando morirono i suoi genitori cercò di aiutarla, anche se lei evitò ogni contatto. Dopo un po’ di chiacchiere Michelle interruppe i ragazzi e lì mando a letto, dato il tardo orario. Una volta, a casa di entrambi, c'era sempre un letto in più per l'altro o si dormiva insieme, ora non erano possibili le due opzioni. 
-vado prima io a fare la doccia,puoi prendere tutto ciò che vuoi per cambiarti, starai più comoda. 
Gli dice Austin non appena entrano nella sua stanza. 
-alla faccia di "prima le signore". 
Replicò Carly chiudendo la porta e sedendosi sul letto disfatto di Austin. 
-gnew- fece un verso, -mi ricordo,sai, a te piace fare la doccia dopo che l'ha già fatta qualcun'altro. 
Carly sorrise, era vero: adorava entrare in bagno dopo che qualcuno aveva già fatto la doccia, le piaceva il calore che le occupava l'aria. Poi, quando Austin stava entrando nel bagno della sua stanza, lo chiamò. 
-dimmi. 
-posso prendere proprio tutto? 
Sorrisero, entrambi sapevano di cosa si trattava. 
-puoi prenderla. 
Carly si diresse immediatamente all'armadio del ragazzo. Aveva sempre desiderato indossare quel felpone che Austin aveva comprato molto tempo fa, cosi si mise a cercarla per l'intero armadio e quando la trovò si ricordò della biancheria che lasciava sempre in uno dei cassetti dell'armadio di Austin e per fortuna la trovò ancora lì,poi prese un pantaloncino da basket di Austin e quando si girò lo trovò proprio li con l'asciugamano sui fianchi, con i capelli ancora gocciolanti. Carly pensò che sarebbe svenuta da un momento all'altro se non distoglieva lo sguardo. 
-v-vado io ora. 
Cercò di dire prima di catapultarsi verso la porta del bagno, Austin invece sorrise pensando che forse non sarebbe dovuto uscire in quel modo, si diresse all'armadio e prese una  maglia bianca con dei pantaloncini da basket , l'indossò e iniziò a sistemare il sacco vicino al letto.  Quando poi Carly provò ad uscire dal bagno,si vergognò: da una parte voleva far vedere ad Austin i tagli sulle gambe, dall'altra invece sapeva che se ne sarebbe pentita all'istante. Prese il pantalone e la maglia, attenta a non far cadere il foglio che gli aveva dato il professore la stessa mattina. 
-Austin. 
Lo chiamò, aprendo solo un po’ la porta del bagno. Austin si avvicinò sorridendo, pronto a risolvere tutti i suoi problemi. 
-ricordi i tagli? 
Proprio dopo quella domanda, Austin capì a cosa illudeva la ragazza con ancora i capelli bagnati, con la sua felpa, impaurita dalla sua reazione, ma Austin gli porse la mano, facendola uscire, senza fargli pesare il dolore che portava addosso. Non diede neanche un'occhiata alle sue gambe, sorrisero entrambi, prese i vestiti di Carly e li lanciò sulla sedia lì vicino mentre lei si sistemò nel suo letto. Austin le diede la buonanotte e si infilò nel sacco vicino al letto. 
-notte anche a te. 
Passò quasi un ora prima che Carly si girò verso Austin,sveglio, che la stava guardando. 
-non stai dormendo, vero? 
-qui è scomodo. 
Austin indicò il sacco,mentre Carly si pentì anche solo per aver pensato  quello che stava per dire. 
-non è giusto che tu stia lì, vieni qui. 
Carly si strinse un po’ per far stare lì con lei Austin, lui non rifiutò l'invito e si infilò nel letto, entrambi si addormentarono poco dopo abbracciati. Al mattino, Austin si svegliò per primo e dopo aver osservato la sua bellezza, notò proprio vicino alla sua roba quel foglio che a scuola aveva infilato in tasca, pensò se leggerla o meno,ma non resistette alla tentazione cosi si alzò, facendo molta attenzione a non svegliare Carly e andò a prenderlo per poi aprirlo e leggerlo. 
"Le parole vanno usate con cautela, sono l'arma più dannosa al mondo. Ricordo ancora delle tue parole, quasi sussurrate mentre io forse dormivo, hai detto qualcosa di cui ero tremendamente spaventata. Mi sentivo male vicino a te, dovevi sapere che io quella volta sentì ogni tua parola, ogni sussurro, ogni singhiozzo, non ti ho mai detto di aver ascoltato quella notte e non so se ti farà piacere. Ma noi risolveremo, ignoreremo il problema, come sempre, perché è l'unica cosa che sappiamo fare, l'unica che ci hanno insegnato a fare. Magari anch'io un giorno ti dirò quelle cose, mentre tu dormirai,come una volta, nel mio letto contento come non mai perché ti ho lasciato scegliere il film da guardare. Sarà sempre così: litigheremo, non mi fiderò di te, tu non ti fiderai di me, ti ignorerò, mi ignorerai e poi tornerò da te e tu da me perché siamo fatti così, scappiamo non appena troviamo un ostacolo. Ma adesso basta, anch'io ti sussurrerò quelle parole: ti amo,Austin. E forse è un parolone ma sulla carta nulla lo sembra. Ti amo perché odiarti mi viene troppo difficile. Perché odio profondamente ogni piccola parte di te,il tuo giocherellare con la lingua quando sei annoiato e il tuo menefreghismo. Odio quando sorridi e quando mi fai star male, ma di più quando mi fai stare bene perché non posso sopportarlo: non potrò mai ammettere che il mio umore dipende da te. Ti odio Austin e questa volta non scherzo. Più lo dico e meno ci credo, più lo dico e più mi rendo ridicola, più lo dico e più mi innamoro di te. 
Scusa se ho aspettato." 
Austin rimise il foglio a posto e continuò ad osservarla pensando a ciò che aveva scritto su quel foglio. Lei lo amava. Ricordò ciò che quella notte gli disse: "Carly, ho bisogno di te. Ti amo e tu lo sai, ma lo ignoreremo, io farò finta di niente e tu non me lo farai pesare, ma ti prego, stammi vicino, non scappare. Ti amo Carly e se dovrò tenerlo nascosto solo per stare ancora con te,lo farò ma dimmi che questo basterà, dimmi che non mi lascerai.
 
  
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