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Autore: Hotina_Chan    13/05/2015    0 recensioni
Benvenuti Daeva =) Questa storia nasce da due mie passioni: Aion e la scrittura... Poi nel mio piccolo vorrei invogliare sempre più persone ad intraprendere questo viaggio ad Atreia e magari sul server Curatus, lato Asmodiano (siamo in minoranza). In questa storia i protagonisti sono i pg di player della comunity italiana, che si sono gentilmente prestati e vi ringrazio. La storia è incentrata su una visione asmodiana del game, ma ci saranno anche spezzoni di racconti Elisiani per una storia più obiettiva e coinvolgente. Buona lettura, spero vi piaccia!
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Qualcosa di ruvido le graffiò il viso ed Elenna aprì gli occhi. Aveva la testa dolorante e sentiva il corpo pesante. Si guardò intorno, notando di trovarsi in una prigione ma, più si sforzava di ricordare, più la testa le doleva. L’ultima cosa che ricordava era il volto di Narvinye in lacrime, poi più nulla. Lentamente si alzò e si avvicinò alle sbarre. Non aveva la più pallida idea di dove si trovasse. Al di fuori delle sbarre vedeva solo guardie Elisiane che camminavano avanti ed indietro, le armature bianche rilucevano al sole cocente.
- “Ehy…” -
Una voce la fece sussultare e voltandosi verso il rumore notò un’altra persona nella cella accanto alla sua. Elenna non si mosse e continuò ad osservare l’asmodiano. Chi diavolo era?
- “Io sono Klav.” -
Il tizio le tese la mano, infilando il braccio tra le sbarre, ma Elenna rimase ferma nella sua posizione. Klav con un sospiro la ritrasse e incrociò le braccia.
- “Siamo antipatiche Elenna, niente a che vedere con tua sorella…” -
Quella frase fece scattare il suo orgoglio e si avvicinò furente al Daeva.
- “TU NON SAI NIENTE DI MIA SORELLA, NON GIUDICARE!” -
Un frastuono metallico interruppe le sue urla e una guardia li guardò malevolo, rinfoderando la spada utilizzata per colpire le sbarre. Evidentemente le sue urla avevano attirato l’attenzione. Klav rise piano e si allontanò lentamente dalle sbarre che lo separavano da Elenna.
- “Mi presento, sono Klav, una spia Asmodiana che è stata evidentemente catturata…A quanto pare la tua carriera è fallimentare come la mia…Sempre detto che per questi lavori serviva uno scaltro assassino, non di certo un templare stempiato e logorato dal tempo…Avrò anche l’esperienza dalla mia, ma non la scaltrezza…La vita tranquilla mi ha catturato e non dovevo off…” -
Elenna scocciata scosse la mano e si voltò.
- “Non mi interessa la storia della tua vita, non ti ho chiesto nulla e non voglio sapere nulla…” -
L’asmodiano scoppiò in una fragorosa risata ed Elenna sentiva il suo sguardo addosso, la cosa la irritava ma non poteva fare nulla per impedirglielo. Si mise seduta e cercò di ricordare, esplorando i suoi ricordi, ma non servì a nulla se non a farle scoppiare una terribile emicrania.
- “Tu sei una persona importante Elenna…Tua sorella farà di tutto per liberarti, conosco bene Narvinye… Baratterà la sua vita per la tua, se necessario…” -
Adesso fu il turno di Elenna di ridere e poco gli importava se il tono usato dal Daeva era carico di aspettative, dovevano smetterla di considerare sua sorella una grande eroina, lei non era la Daeva perfetta che tutti credevano e nessuno poteva elogiarla davanti a lei. Si alzò nuovamente da terra e si avvicinò alle sbarre che la dividevano da Klav.
- “Preferirei morire piuttosto che essere salvata da lei…” -
Elenna sperava che con la sua ultima frase il discorso fosse chiuso e si voltò, con aria superba, andando a sedere nell’angolo più lontano dal Daeva. Strinse le gambe fra le braccia e poggiò il mento sulle ginocchia, chiudendo gli occhi. Tutta quella rabbia nei confronti di Narvinye non riusciva nemmeno bene a gestirla, quando era scappata di casa per conoscerla non si aspettava di certo amore o comprensione e l’accoglienza della ragazza era ,per Elenna, più un gesto di compassione che di amore. Lei odiava la compassione, odiava chi si preoccupava per lei, disprezzava chiunque la ritenesse debole o incapace. Strinse i pugni fino a far diventare le nocche bianche e gli artigli le graffiarono i palmi, facendola sanguinare. Apri il palmo ed osservò il graffio da cui cominciava a colare sangue di un rosso brillante, che macchiò il pavimento bianco della prigione. Elenna odiava sua sorella da quando aveva origliato, per caso, una sua conversazione con uno dei Tribuni degli Shugo Mafia… Lui giustamente chiedeva se si potessero fidare di una ragazza sconosciuta che professava di essere una sua parente e lei le aveva dato piena fiducia, andando contro al parere degli altri con cui aveva già parlato. Elenna non comprendeva come potesse fidarsi di lei e il perché volesse a tutti i costi aiutarla, erano imparentate era vero, ma non era obbligata a prendersi cura di lei come aveva intenzione di fare. Più di qualche volta persone vicine a Narvinye, avevano rimproverato Elenna per il suo comportamento ingrato ed irrispettoso e ogni volta la ragazza la difendeva a spada tratta…Non riusciva a capire perché Narvinye fosse sempre così ben voluta da tutti e cosa si nascondesse dietro la sua affabilità. Per Elenna era inammissibile che una persona non avesse un lato oscuro, era impensabile che non avesse difetti.
- “Uhm…Ma guarda, qui c’è un topo in gabbia…” -
Una risata sguaiata distrasse Elenna dai suoi pensieri e alzando lo sguardò incrociò gli occhi di un Elisiano che la derideva da dietro le sbarre. L’accento Elisiano creava una distorsione fastidiosa sul dialetto Asmodiano, ed Elenna si stupì nuovamente di quanti nemici conoscessero il suo idioma complicato.
- “Lastlight per servirla…” -
L’Elisiano accennò ad un inchino, per poi poggiare le mani guantate contro le sbarre.
- “Perché non voli su qualche trespolo e non ci lasci stare?” -
La voce di Klav arrivò alle loro orecchie con un tono altezzoso e superbo che, sicuramente, non poteva permettersi data la situazione in cui si trovava. Un sorriso crudele comparve sul viso di Lastlight e si avvicinò con fare minaccioso alle sbarre, non fece in tempo a parlare però che una voce femminile lo richiamò all’ordine.
- “Last, chi ti ha dato il permesso di bighellonare nel Katalam?” -
Alta e slanciata la ragazza che aveva parlato era Sumie la Capo Legione di una delle più grandi e temute fra quelle Elisiane. Lastlight non poté’ far altro che guardare male i due Asmodiani e teletrasportarsi. Con un gesto autoritario, indicò con la testa la cella dove era tenuta prigioniera Elenna e la guardia si affrettò ad aprire. Con modi poco educati la prese per il braccio, a nulla valsero i tentativi di ribellione dell’Asmodiana, che si ritrovò fuori la prigione con le mani legate.
- “Normale amministrazione, ora seguimi… Non che tu abbia scelta…” -
Sumie le diede le spalle ed Elenna venne spintonata rudemente in avanti. A quanto pare era una specie di fenomeno da baraccone a giudicare dagli sguardi divertiti di chi la guardava. Certamente era strano vedere un nemico catturato, le due fazioni preferivano il sangue sul campo al dialogo, o meglio, ai trattati. Mentre Elenna veniva spinta a camminare un giovane soldato Elisiano li affiancò.
- “Sarà un ottimo acquisto, non ce ne pentiremo…” -
La frase era rivolta più a se stesso che a Sumie ed Elenna non capi a cosa si stessero riferendo, non ricordava nulla. Il tragitto fu breve e Sumie scacciò con un gesto della mano la scorta per poi guardare i due. Le corde che legavano la ragazza scomparvero e lei si massaggiò i polsi.
- “Zeyk, a quanto pare la piccola traditrice ha preso una bella botta…Rinfrescale la memoria, mentre vado a vedere se Lord Kaisinel è pronto a riceverci…” -
Zeyk annuì e si voltò verso Elenna invitandola a sedersi su un muretto poco lontano.
- “Allora…Tu non lo ricordi, ma dai retta a me… Vuoi passare al lato oscuro della forza, ma per farlo devi chiedere il permesso a Lord Kaisinel. Ti avverto non sarà facile, ma se hai convinto Sumie penso che non ci saranno grossi problemi… Parla solo se interpellata, non fare cose avventate. Kaisinel non è famoso per la sua pazienza, potrebbe decidere di farti fuori solo perché stamattina si è svegliato con un brufolo sul naso… Quando siamo usciti dalla zona protetta della 74 per dirigerci qui, nella Torre di Luce Ricostruita, le Guardie ti hanno attaccato subito e sei svenuta, prendendo un colpo in testa… Tutto qui…” -
Ora Elenna si spiegava il perché del dolore alla testa. Il racconto del giovane Elisiano non le sembrò nemmeno assurdo e qualche vago ricordo cominciava a farsi largo. Annuisce brevemente e sospira. Tradire la sua razza e il suo popolo era un comportamento indegno, ma era una decisione che covava da tempo. Poco dopo Sumie torna, ma in compagnia di un giovane ufficiale di nome Dullahan, il quale scuoteva la testa contrariato.
- “Questa cosa finirà male…” -
Borbottava fra se queste parole e si mise al fianco della ragazza e di Zeyk, mentre Sumie li precedeva verso l’ufficio di Tirins, il Governatore della Pattuglia Elisiana. L’uomo li guardò corrucciato ed osservò pensieroso Elenna.
- “Quindi è lei…” -
Sumie annuì, raccontando a Tirins della tenacia dimostrata dalla ragazza nel voler far valere le sue motivazioni, ma lui la bloccò alzando la mano.
- “Sapete quanto io abbia stima di voi Daeva Elisiani, ma questi non sono discorsi da fare a me…Lord Kaisinel vi asta aspettando…Passate pure…” -
La porta alle spalle del Governatore si aprì, rivelando una scalinata di cui non si vedeva la fine. Con un leggero senso di panico Elenna seguì gli Elisiani…Si immaginava Lord Kaisinel come maestoso ed imponente come il Lord dell’Empireo che proteggeva gli Asmodiani, ma aveva sentito parlare della poca magnanimità del Lord  la intimoriva parecchio. Appena Elenna mise piede sulla scalinata una strana energia le indolenzì il corpo, appesantendolo. Se i due Elisiani non l’avessero sorretta, lei sarebbe caduta a terra per il peso della forza di gravità. Alla fine della scalinata vi era una stanza che ospitava Lord Kaisinel e la sua personale Guardia del Corpo. Il gruppo si inchinò in segno di rispetto ed Elenna seguì i loro gesti come mossa da un ordine mentale esterno. Sicuramente Lord Kaisinel le stava scrutando nella mente. Una voce aspra e rude ordinò loro di alzarsi e il peso della forza di gravità parve scomparire. Elenna alzò lo sguardo ed osservò il Signore dell’Empireo di fronte a lei. Emanava potenza e crudeltà, nonostante l’aspetto curato e giovanile. Alzò una mano e il corpo di Elenna si alzò con la stessa facilità di una marionetta. Uno strano freddo la pervase e dovette mordersi le labbra per non gridare dal dolore quando si sentì trafiggere da aghi incandescenti. Dopo pochi secondi il suo corpo ricadde al suolo indolenzito.
- “Sumie…L’affido a te…Un passo falso e ti riterrò direttamente responsabile…” -
Elenna si rialzò a fatica e riuscì a rimanere in piedi, scendendo le scale senza bisogno di aiuti esterni. Quando finalmente tornarono nel piccolo ufficio di Tirins tutti tirarono un sospiro di sollievo. Ad attenderli c’era Winty, in compagnia di una figura avvolta in un mantello, di cui non si riconoscevano le fattezze. Elenna venne bendata e trascinata senza tanti complimenti. Non aveva idea di dove la stessero portando, l’unica cosa sicura era che viaggiavano attraverso vari teleport. Dopo quello che le sembrarono ore venne finalmente sbendata. Una piccola stanza spoglia, con un letto e pochi mobili era tutto quello che poteva vedere. Di fronte a lei si trovavano le stesse persone di prima ed una donna che, probabilmente, era quella celata sotto il mantello. Aveva severi occhi azzurri e lunghi capelli viola. Stringeva fra le mani una bottiglia di un liquido ambrato che porse alla ragazza.
- “Ora berrai questa pozione…Non sappiamo dirti cosa succederà, non ne abbiamo la certezza…Potrebbe succedere tutto o niente…Correrai il rischio…” -
La donna le mise fra le mani l’ampolla e sbuffò sonoramente spazientita. Stappando l’ampolla un odore acre e disgustose le fece storcere il naso.
- “Vuoi essere obbligata a prenderla o fai da sola?” -
La voce minacciosa di Winty le arrivò chiara e netta, nonostante lei stesse bisbigliando. Elenna chiuse gli occhi e bevve tutto d’un fiato quel liquido. Non aveva alcun sapore e aprì gli occhi stupefatta quando non successe nulla. Stava per parlare, quando un senso di vertigine la colse e l’ultima cosa che vide fu il pavimento.
   
 
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