Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: BebaTaylor    13/05/2015    3 recensioni
"Lui mi ha messo le corna e mi ha piantato dicendomi che non mi amava più, che vedeva un'altra da sei mesi e che era meglio lasciarci.
E io avrei voluto piantargli il coltello in mezzo agli occhi.
E in più... il Nerd sta suonando la chitarra. Alle nove del mattino. Di domenica. Dio, lo ucciderei spaccandogli la chitarra in testa.
Lancio via i cuscini, mi alzo e vado verso la porta finestra, guardando quella di fronte, quella della stanza del Nerd. Faccio scorrere la porta finestra e percorro a grandi passi la breve distanza che ci separa.
«Vuoi smetterla?» sbraito battendo il pugno sul vetro, «Te la ficco nel cu-»
La porta finestra si apre.
«Sì?»
E questo è il Nerd brufoloso? Oh. Mio. Dio.
«Piantala di suonare.» dico, puntando lo sguardo sul suo viso, «Io vorrei deprimermi in pace e tu, con la tua musichetta allegra, me lo impedisci.»
«Tu devi essere Lindsay.» dice lui. «Io sono Ryan.»
«E chi se ne frega?» sbraito.
«Bel pigiama.»
Che cosa? Che cosa?"
***
"Io lo odio. Giuro che lo odio, 'sto cretino di Ryan.
Lui ride, «Che c'è?» domando.
«Oh,» dice, «Adesso mi odi, ma poi mi amerai, lo so.»"
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'In a World Like this'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

logo def
hosting immagini

Straigh Through
My Heart

Due
Beautiful World
*** Life's made up of small victories***



Tutto mi sarei aspettata, tranne che trovare Melanie davanti al cancello, che agita le mani come una bimba cretina. È in piedi accanto alla sua Mini che è... che è... che è... cazzo, è arancione fluo. Un gigantesco evidenziatore con quattro ruote e un volante.
«Ciao.» dico, “Levati dalle palle.” penso, «Adesso apro.» esclamo e spingo il pulsante per aprire il grande cancello in ferro battuto nero.
Lei sale in auto e porta l'enorme evidenziatore nel cortile.
«Allora...» faccio quando scende e lei mi travolge, abbracciandomi con la stessa forza di un gruppo di agenti anti-sommossa.
«Oh, sono solo venuta a sapere se mi fai entrare al Soleil.» dice e mi porge un pacco di biscotti al cioccolato.
«Uhm... entriamo.» continuo, tirando fuori la brava padrona di casa che è in me. In realtà vorrei tirare fuori un fucile...
Siamo in cucina, con davanti due tazze di latte, e aspetto Melanie che aspetta una mia risposta.
«Uh, allora... cosa hai fatto in questi anni?» chiedo, «Che università hai fatto?»
Lei ridacchia e io la odio sempre di più, «Uh, sono andata alla statale qua a Miami, ma ho mollato dopo tre mesi... era troppo duro!» dice, mettendoci troppe “u” e troppe “o”.
«Hai mollato dopo tre mesi?» chiedo io, «E cosa intendi con troppo duro?»
Lei sospira, «Bhe, sai, era pieno di confraernite...»
Come in tutte le università, d'altronde.
«E poi c'erano tutte quelle ragazze perfettine che mi prendevano in giro...»
Come facevo io al liceo.
«E lo sai che è più difficile del liceo?» mi domanda,
E no, ma dai? «Lo so.» dico, «Io sono andata alla Columbia.» la informo, «Sai, è un pelino più difficile della statale di Miami...»
I suoi occhi castani si spalancano. «Ma davvero?»
Ancora troppe vocali.
«E ti sei trovata bene?» chiede, «Anche se era più difficile del liceo? Anche se c'erano le confraternite? Anche se le ragazze perfettine ti prendevano in giro?»
Dio, le ficcherei la testa nel microonde e poi lo accenderei alla massima potenza. «Sì, mi sono trovata bene. Facevo parte di una confraternita e quelle che mi prendevano in giro...» prendo un sorso di latte, ricordando che nessuno mi ha mai preso in giro, «Quelle che mi prendevano in giro venivano prese in giro a loro volta.»
«Oh, tu sei così forte...» sospira.
Io sorrido, benevola e alzo il viso e scorgo Ryan al di là della porta finestra della cucina che fa grandi cenni: indica Melanie, scuote la testa come se dicesse di “no” e fa il segno di tagliarsi la gola.
«Uh, Melanie.» dico, ricordando quanto sia stato stressante Ryan da quando sono arrivata: fra la chitarra e il canto avrei voluto sbattergli la testa contro il muro. «Sai, Melanie, mercoledì entrerai al Soleil...» esclamo alzando la voce, per farmi sentire anche dal ragazzo che mi spia dalla porta finestra.
Ryan spalanca la bocca e agita le braccia al cielo.
Melanie spalanca la bocca e squittisce, squittisce sul serio, giuro: fa squit squit come un fottuto topo. «Sul serio?»
Dovrei abituarmi al fatto che 'sta qui allunghi tutte le vocali.
«Oh, sì.» dico, «E sai, potrei anche portarti sul retro e fartelo conoscere...»
Ryan sbatte la testa contro il muro e io trattengo una risata, pensando a quanto sia scema Melanie a non accorgersi che Ryan è dietro di lei.
«Oh... ma io lo conosco già.» trilla lei, allegra come una martellata sugli alluci, «Sarebbe la ventesima volta che lo incontro...» sospira, «Una data da non dimenticare, vero?»
«Oh... sì.» dico, «Assolutamente indimenticabile.»

Venti minuti dopo Melanie se ne va, a bordo dell'evidenziatore con ruote e volante.
«Perché?» chiede Ryan aprendo totalmente la porta finestra della cucina. «Perché l'hai invitata?»
«Perché è mia amica.» ribatto, «Perché non te ne frega un cavolo, di chi invito al locale dei miei.» aggiungo.
Lui sbuffa e infila in bocca un biscotto, «Lei è... lei è... lei...» borbotta.
«Lei è tanto dolce e simpatica, vero?» chiedo io.
«È una piaga.» abbaia lui. «Cazzo, Linds, perché l'hai fatto?»
Linds?
Linds?
Linds?
«Primo: non chiamarmi Linds, altrimenti ti taglio le mani.» dico, «Secondo: avresti potuto smettere di suonare, quando te l'ho chiesto ieri mattina.»
«Dovevo provare.» si giustifica lui.
«Pagati una sala prove.»
«Di domenica mattina?»
«Sì.»
«Non vedo il perché avrei dovuto farlo, visto che posso farlo qui.»
Dio, se è irritante... «Io invito che voglio.» ripeto, «E poi è la ventesima volta che v'incontrerete...» dico, «Cielo, non è così romantico?»
Lui mi lancia un'occhiataccia che probabilmente mi brucerebbe. «È una delle piaghe d'Egitto.» dice, «Mi sta sempre attorno, mi scrive continuamente su Twitter, intasandomi tutto con le sue stupide richieste...» dice, «Spero che il fatto che viva qui te lo tenga per te.»
«Dovrei?» faccio io, prendendo l'ultimo biscotto.
«Certo.»
«Perché?»
«Perché..» soffia lui, chinandosi verso di me, «Altrimenti troverai spesso la tua cara amica Melanie qui, a casa tua.» sussurra, «Lei, la sua bellissima auto e la sua adorabile vocetta.»
Eh. No, questo non l'avevo considerato. «Uhm, hai ragione.» gli dico, «Sai, forse su questo taccio.» aggiungo. Lui sorride e io vorrei prenderlo a schiaffi. «Smettila di sorridere, ho una voglia immensa di darti un ceffone.»
«Perché?» chiede lui incrociando le braccia — quanto sono muscolose! — e osservandomi con l'aria divertita.
«Perché ho chiuso con gli uomini.» dico.
«E io che c'entro?» ribatte, «Io non ti ho mica tradito con una che ha trent'anni più di me e potrebbe essere mia madre...»
Io lo odio. Giuro che lo odio, 'sto cretino di Ryan.
Lui ride, «Che c'è?» domando.
«Oh,» dice, «Adesso mi odi, ma poi mi amerai, lo so.»
Ho parlato ad alta voce? Non era un mio pensiero? Cazzo, Lindsay, ricomponiti!
«Preferisco rimanere zitella.» ribatto e spero di essere risultata acidissima.
Lui, invece, ride ancora. «Non dico che ci dobbiamo sposare... potrebbe essere solo una roba da una notte...» esclama.
«Vaffanculo, stupido chitarrista.» sbotto e me ne vado dalla cucina. «E chiudi quella cazzo di finestra!» urlo.
E Ryan ride ancora.
E io vorrei tornare indietro e picchiarlo. Sono tornata da tre giorni e vorrei scappare lontano.

***

Arrivo davanti al Soleil puntuale, pago il tassista, lasciandogli una bella mancia e mi stampo un sorriso da brava ragazza, un sorriso rassicurante e mi dirigo verso Melanie.
«Ehi, se sapevo che venivi in taxi ti avrei offerto un passaggio!» trilla lei.
Io, salire sull'evidenziatore con le ruote? Ma mai! «Oh, grazie.» faccio, «Ma sai, ormai sono abituata a girare in taxi.» aggiungo e lei ridacchia, quello squit squit che mi trasforma in un'assassina in meno di tre secondi. «Entriamo?» le dico e lei annuisce e squittisce ancore.
Saluto il buttafuori e lui mi bacia le guance e mi solleva come se fossi di carta.
«Ehi! Fate la fila!» strilla una finta bionda con delle finte tette. «Non può passare davanti, quella stronza!»
«La stronza è la figlia dei proprietari.» ribatto io e la guardo e lei indietreggia, come se fosse spaventata. Sorrido, afferro Melanie per un gomito e la spingo nel locale e mi fiondo al bancone, ordinando un Long Island. «Molta vodka e poco del resto.» dico al barista, che annuisce.
«Uh! Ih! Ah! Oh! Eh!»
La vocetta di Melanie mi trapassa il cervello e io la odio, la odio, la odio e la odio ancora, quando mi trascina davanti al palco. Sono le nove e mezza e il concerto inizia fra mezz'ora e il locale è mezzo vuoto. Eh, Ryan, com'è cantare davanti a quattro gatti?
Prendo due sorsi e poi mi volto, rimanendo sorpresa: tutte le ragazze che erano fuori sono entrate e strillano, urlano gridano, agitano le braccia e scattano foto al palco vuoto.
Stringo il bicchiere, ficco la cannuccia fra le labbra e prego qualsiasi divinità di far finire presto questa serata.
Dopo quello che mi pare un'eternità Ryan entra insieme a quattro musicisti e le galline attorno a me urlano, gridano si dimenano... manco fosse Nick Carter.
Finisco di trangugiare il mio Long Island e poi butto il bicchiere di plastica sul pavimento.
Scusa mamma.
Ryan sorride, guardandosi attorno e Melanie urla grida e squittisce, facendomi venir voglia di dare fuoco a tutti quanti.
«Benvenuti.» dice Ryan al microfono, «Grazie per essere qui.» aggiunge, suona un accordo e le urla coprono gli altri suoni.
“Speriamo che finisca presto.” penso.

Un'ora. Il concerto è durato un'ora. Sessanta minuti in cui avrei voluto picchiare la testa contro qualsiasi cosa pur di svenire e non sentire tutte quelle galline starnazzare e Ryan che suona e canta e vederlo dispensare sorrisi come un politico dispensa promesse che non manterrà mai.
Mi dirigo verso il bar. «Un Long Island.» ordino e agito il braccio destro su cui spicca il bracciale rosso che indica che posso avere ciò che voglio e che posso andare dove mi pare. «Tu cosa vuoi?» domando a Melanie.
«Succo alla fragola con vodka.» dice lei, «Ma poca, eh, voglio essere lucida con Ryan!» trilla e la sento, Dio se la sento, anche se c'è un casino infernale. «Succo alla fragola e vodka per lei.» ordino al barista e gli sventolo il polso destro sotto al braccio, in caso si sia dimenticato chi sia. Perché sì, questo è il vantaggio di avere due genitori che sono i proprietari di uno dei locali più in di Miami: bere ed entrata gratis.
Recupero i nostri cocktail, do il suo a Melanie e le dico di seguirmi. Attraversiamo la folla, passiamo per i bagni e oltrepassiamo una porta segnata da una grossa etichetta che indica che quella zona è privata. Non per me, cocchi.
Apro un'altra porta e il chiacchiericcio s'interrompe. «Salve!» cinguetto, «Io sono Lindsay e questo locale è dei miei genitori.» mi presento a Ryan e ai suoi musicisti, da cui si leva un coro di “Ciao.”
Melanie agita una mano e ridacchia, ridacchia e ridacchia. Io m'infilo la cannuccia fra le labbra, sorrido e mi siedo accanto al ragazzo che sul palco suonava la batteria.
«Melanie...» gracchia Ryan e poi mi guarda e, oh mi brucerebbe se solo potesse. Ma non può.
Lindsay uno, Ryan zero.
«Dove sei stata fino adesso?» domanda il ragazzo seduto accanto a me. «Cioè... non ti ho mai visto prima d'ora.» aggiunse, «Io sono Jake.»
Gli sorrido, «A New York.» rispondo. «Ci sono andata subito dopo il liceo, per frequentare la Columbia e sono rimasta là.» dico, «Sono tornata venerdì.»
«Come mai sei tornata, Linds?» chiede Ryan e io penso che no, non posso sprecare questo Long Island versandoglielo in testa. Proprio no. «Perché il mio ragazzo mi ha messo le corna.» rispondo e lo picchierei, giuro. Lo picchierei.
«Ah, si?» dice Ryan, «E con chi?»
Mi sta prendendo per il culo. Lo guardo, fissando il suo sorriso, così grande, così.... così. Bah, lo odio, lo odio.
«Ryan!» lo rimprovera Jake, «Non sono domande da fare!» dice e io gli sorrido, grata. Lui sì che è intelligente, non come Ryan.
«Oh, scusami, Linds.» il tono di Ryan è da presa per il culo.
«Oh, Lindsay ci scatti una foto?» chiede Melanie.
«Certo.» dico e poso il bicchiere sul mobile e prendo la macchina fotografica, «Su, Ryan, abbraccia Melanie.» dico e ridacchio e mi picchierei per questo. Ma Ryan vuole la guerra e allora guerra sia. Melanie si strige al ragazzo e lui mi fissa, con quegli occhi così azzurri e così belli...
No, ritratto tutto. Non sono belli, sono solo azzurri.
Scatto un paio di foto e ridò la macchina fotografica a una strillante Melanie.
Ryan si allontana e si siede, io mi riapproprio del mio bicchiere e bevo, sperando di dimenticare il mio ex, Ryan, Melanie e il sorriso di Ryan.
Rimaniamo qui un po' a parlare e a ridere, mentre sento su di me lo sguardo di Ryan che probabilmente mi odia quanto io odio lui.
Ad un certo punto Ryan si alza in piedi, forse perché Melanie gli sta troppo vicino, o forse perché lei ha le pulci. Così si alza e beve dell'acqua, poi mi guarda e lo capisco. Capisco che sì, sono nella merda, perché quello sguardo non promette nulla di buono.
«Ehi, Melanie...» dice e sorride, «Non sapevo che fossi così amica di Linds.»
E io lo odio, lo odio e lo odio ancora di più.
«Non ci vediamo da quattro anni.» dico.
«Perché se sapevo che eravate così amiche... avrei detto a Linds di dirtelo.» continua lui e si avvicina a me, sedendosi sul bracciolo del divano.
«Detto cosa?» chiede Melanie.
Ryan mi posa un braccio sulle spalle e sento il suo odore: un misto fra dopobarba, sudore e qualcos'altro che non capisco, «Che io vivo nella dependance della casa della nostra amica Linds!» esclama, felice.
Io stringo le labbra e trattengo la voglia di prenderlo a pugni.
«Sul serio?» squittisce Melanie, usando troppe vocali, sul serio ne usa davvero troppe!
«Sul serio!» dice Ryan stringendomi un po' di più e io stringo le mani per impedirmi di stringere il collo di Ryan fra le mani.
Cavolo, mi rendo conto che sto diventando psicopatica. Che mi stanno facendo diventare psicopatica.
«Non è vero, Linds?» dice Ryan e mi guarda con un sorriso e cavolo, se è meraviglioso... ma io lo odio, giusto? Sì, lo odio.
«Sì.» borbotto. «È vero.»
Spero che qualcuno irrompa qui dentro e mi salvi, portandomi in ostaggio lontano, ma veramente lontano da qui. Melanie mi fissa e non so se vuole uccidermi perché non le ho detto nulla o se vuole uccidermi per prendere il mio posto nella mia famiglia.
«Oh... ma è fantastico!» squittisce Melanie e ridacchia, infilando uno squit squit qua e là. «Perché non me lo hai detto?»
La fisso e non so cosa rispondere. «Ehm... perché... perché....» balbetto e odio quando balbetto.
«Perché sono stato io a dirle di non dirlo a nessuno.» dice Ryan e mi guarda e mi sorride e io non so se picchiarlo o baciarlo.
Lindsay, tu hai chiuso con gli uomini, quindi puoi solo picchiarlo.
«Però, sul serio, se lo avessi saputo...» Ryan continua a parlare e a tenere la sua mano sulla mia spalla, «Le avrei detto di dirtelo.» dice e sorride prima a Melanie e poi a me.
«Oh.» fa Melanie, con la sua voce da gallina.
«Eh, già.» dice Ryan.
Io rimango in silenzio.
Odio tutti.
«Ma è bellissimo!» squittisce Melanie e batte le mani, come se invece di avere ventitré anni ne avesse tre. «Quanto sei fortunata.» continua, aggiungendo troppe “o”, troppe “u” e una marea di “a” a fortunata.
«Eh, già.» mugugno, «Vado a prendermi da bere.» dico e mi alzo, scostandomi da questo cretino.
«Portaci altre birre.»
Guardo Ryan e lo odio, lo odio, lo odio e, se non si è capito... lo odio. «Non sono la tua schiava.» ringhio e, con eleganza, esco facendo sbattere la porta alle mie spalle. Al bar ordino un altro Long Island e sei birre e dico di portarle nel salottino.
«E le birre?» chiede Ryan quando rientro.
Io lo fisso e ho una voglia matta di prenderlo a ceffoni. «Arrivano.» replico e mi siedo al mio posto, Ryan è davanti a me, Melanie accanto a lui, che lo fissa come se fosse una divinità. Se inizia a sbavare come un cane giuro che le do due schiaffi. Ryan la sta ignorando perché sta guardando... me. Oh, merda, perché proprio a me?
Non mi bastava avere un ex che mi ha messo le corna con una vecchia rifatta, no, dovevo pure avere un inquilino che canta e suona e mi sveglia alle nove, o anche prima, del mattino, e che mi fissa per evitare di guardare Melanie che vorrebbe solo saltargli addosso.
Che gioia.
Che schifo.
Per fortuna entra il cameriere con gli alcolici, prendo in mano il mio bicchiere e inizio a bere.
«Non stai esagerando, Linds?»
Ignoro Ryan, lo devo fare. «Non sono affari tuoi.» ribatto, «E non preoccuparti, non ti chiederò di tenermi i capelli mentre vomito anche l'anima.»
Lui sorride, piegando la testa di lato, «Oh, tanto non lo avrei fatto ugualmente.»
Ma che stronzo!

«Io vado.» squittisce Melanie, «Linds, vuoi un passaggio?» chiede.
«No.» rispondo. Mai, per nessuna ragione al mondo salirei su quell'evidenziatore. «Torno in taxi, grazie.»
Lei annuisce e io decido di essere educata: alzo il culo dal divano e l'accompagno all'uscita sul retro. «Se dici a qualcuno dove vive Ryan...» le dico, «Giuro che... che... che ti rigo la macchina.» la minaccio, «Lo faccio sul serio.»
Lei annuisce, «Non dirò niente a nessuno, giuro.» dice, «Ciao!» trilla e sale in auto, poi parte.
Io torno dentro. «Ma sei un coglione?» sbraito, rivolgendomi a Ryan, «Ma cosa cazzo ti è saltato in mente di dirle che vivi a casa mia? Ma sei idiota?»
Lui mi fissa, «Oh, se tu inviti chi vuoi io posso dire a chi voglio dove vivo.» replica e mi accorgo che ha ragione.
Dio, sono proprio ubriaca.
«Ma vaffanculo.» sbotto. «Sei proprio stronzo.» dico e prendo la mia borsetta. «Io vado, ciao.»
«Dove vuoi andare che sei ubriaca?»
Fulmino Ryan ma lui sorride, «A casa.» rispondo, «Prendo un taxi, non preoccuparti.»
«Oh, io mi preoccupo, invece.» dice e mi fa sedere. «Ho promesso a tua madre che ti avrei riaccompagnato a casa, sana e salva.»
Cosa? Cosa? Cosa?
Mia madre ha fatto e detto cosa?
Oh, ho già detto che io odio tutti?

«Riesci ad arrivare alla porta senza vomitare?»
Giuro che lo picchierei. «Sì.» rispondo e scendo dall'auto, «Ce la faccio.» dico e ce la farei se solo il piazzale davanti ai garage non fosse pieno di minuscoli sassolini bianchi che non sono l'ideale se si indossano delle scarpe con il tacco a spillo.
«Linds, stai vacillando.»
Oh, ma non tace mai?
Mi levo le scarpe e proseguo verso la porta d'ingresso. «Adesso va meglio.» dico, «Erano le scarpe.» aggiungo.
Non è che va così bene, eh, i sassolini mi fanno male ai piedi. Fortunatamente supero i tre metri ed entro in casa, passando dalla porta sul retro, schiaccio il tasto dell'allarme, chiudo la porta e vado in camera mia.
Ho bevuto troppo.
Dieci minuti dopo, mentre gemo nel mio letto, qualcuno bussa alla mia porta finestra.
«Che vuoi?» borbotto.
«Ehi, Linds, stai bene?»
Ma è Ryan? Scendo dal letto e scosto la tendina rosa cipria, «Ma sei scemo?» ribatto.
«Stai bene?»
«Vorrei dormire.» rispondo, «Dopo starò meglio.» biascico.
«Sicura?» chiede lui e posa la fronte sul vetro.
«Sì.» rispondo, «Come sono sicura che se non ti levi di lì ti spacco la faccia.»
Lui sorride per poi fare una breve risata. «Oh.» fa.
«Ma piantala.» esclamo e rimetto la tenda a posto, conto fino a trenta e sposto la tenda e... Ryan è di nuovo lì, che mi fissa, sorridendo, con il viso premuto contro il vetro. «Maniaco.» dico, sistemo la tenda e torno a dormire.

*-*-*

Lindsay è molto simpatica, anche se fa la dura. Credo che sia tutta scena, che sia un riflesso del tradimento subito da quel cretino.
Appena salgo sul palco la vedo, in prima fila, l'aria annoiata di chi vorrebbe fuggire, sto per sorriderle quando incrocio lo sguardo di quella piaga di Melanie.
Alla fine l'ha portata.
Che stronza.

Io, Jake e gli altri ci stiamo rilassando quando la porta si apre ed entra Lindsay, che si presenta. Dietro di lei c'è Melanie. Hanno entrambe un bicchiere in mano.
Jake le chiede dov'è è stata fino ad ora e lei gli risponde che era a New York per l'università, poi è rimasta là.
«Come mai sei tornata, Linds?» le chiedo.
«Perché il mio ragazzo mi ha messo le corna.» mi risponde e credo che voglia picchiarmi... oh, è proprio adorabile!
«Ah, sì?» dico. «E con chi?» chiedo come se non lo sapessi. Ma lo so è tutto ciò rende tutto molto più divertente.
«Ryan!» esclama Jake, «Non sono domande da fare!» mi rimprovera.
«Oh, scusami, Linds.» mi scuso e sorrido. Sono sicuro che lei sappia che la sto prendendo in giro.
Poi la piaga salta su e chiede a Lindsay se ci scatta una foto.
«Su, Ryan, abbraccia Melanie.» dice lei. Io lo faccio, anche se è l'ultima cosa che vorrei.
Chiacchieriamo un po', divisi sui tre divanetti. Io, con mia grande sfortuna, sono seduto accanto a Melanie.
Po mi alzo, bevo dell'acqua e sorrido a Lindsay, dal suo sguardo capisco che sa che sto per colpire.
«Ehi, Melanie.» dico, «Non sapevo che fossi così amica di Linds.» continuo a sorridere.
«Non ci vediamo da quattro anni.» dice Lindsay.
«Perché se sapevo che eravate così amiche... avrei detto a Linds di dirtelo...» continuo e mi siedo accanto a Lindsay, sistemandomi sul bracciolo del divano.
«Detto cosa?» squittisce Melanie e giuro che squittisce come un topo.
Io sorrido e poso il braccio destro sulle spalle di Lindsay. «Che vivo nella dependance della nostra amica Linds!» esclamo e sorrido ancora di più.
Dolce vendetta.

***

«Non stai esagerando, Linds?» le chiedo quando un cameriere rientra con gli alcolici e lei si fionda su quello che sembra del Long Island. Per quanto ne so, questo è il secondo che beve.
Lei cerca di ignorarmi poi ribatte: «Non sono affari tuoi.»
«E non preoccuparti, non ti chiederò di tenermi i capelli mentre vomito anche l'anima.» aggiunge.
Sorrido e piego la testa di lato. «Oh, tanto non lo avrei fatto ugualmente.» dico e lei mi guarda come se fossi uno stronzo insensibile e io glielo lascio credere perché la realtà è più imbarazzante: se vedo qualcuno che vomita... vomito anche io e non sarebbe carino se capitasse mentre tengo i capelli di Lindsay lontano dalla bocca.

«Ma sei coglione?» questo è ciò che Lindsay sbraita una volta che torna indietro dopo aver accompagnato Melanie alla porta — e meno male che se ne è andata! — «Ma cosa cazzo ti è saltato in mente di dirle che vivi a casa mia? Ma sei idiota?» m'insulta.
Io la guardo, «Oh, se tu inviti chi vuoi io posso dire a chi voglio dove vivo.» replico e so di avere ragione. Oh, sì, ho ragione.
Ryan uno, Lindsay zero.
«Ma vaffanculo.» sbotta lei e vedo Jake e Chris che ridono. «Sei proprio stronzo.» dice e afferra la sua borsetta. «Io vado, ciao.»
«Dove vuoi andare che sei ubriaca?» chiedo e, quando lei mi lancia un'occhiata che mi brucerebbe, mi accorgo che forse sono stato troppo diretto.
Oops.
«A casa.» mi risponde, «Prendo un taxi, non preoccuparti.»
«Oh, io mi preoccupo, invece.» dico e la spingo a sedersi. «Ho promesso a tua madre che ti avrei riaccompagnato a casa, sana e salva.» dico ed è vero, la signora Mars mi ha chiesto di farlo e io lo faccio, dato che non mi costa nulla. Dopotutto andiamo nello stesso posto.
Lindsay mi fissa, a bocca aperta e io le sorrido.
Ryan due, Lindsay zero.
O forse è a uno, dato che ha portato qui Melanie...

Lindsay è sana e salva nella sua stanza. Almeno credo. Ha traballato un po', nel tragitto dall'auto alla porta. Lei ha detto che era colpa delle scarpe... non credo che fosse solo colpa delle scarpe, se ondeggiava di qua e di là...
Avrei dovuto dirglielo e adesso è troppo tardi.
Mi avvicino alla porta finestra di lei e cerco di vedere qualcosa ma è impossibile: le tende sono tirate e in più la luce è spenta.
Merda.
Mi avvicino ancora di più al vetro e... lo colpisco. Cazzo.
«Che vuoi?» geme lei.
«Ehi, Linds, stai bene?» chiedo. Sento un fruscio e dei passi, poi la tendina si scosta.
«Ma sei scemo?» mi chiede.
«Stai bene?»
«Vorrei dormire.» mormora lei, «Dopo starò meglio.» biascica.
«Sicura?» chiedo e poso il viso contro il vetro.
«Sì.» dice, «Come sono sicura che se non ti levi di lì ti spacco la faccia.»
Mi sfugge una piccola risata, «Oh.»
«Ma piantala.» dice lei, sistema la tenda e dopo qualche secondo la scosta.
«Maniaco.» mi dice, sistema la tenda e sparisce dalla mia vista.
Cavolo, è proprio strana! Io mi preoccupo per lei e lei mi dà del maniaco... Lindsay è proprio strana!
Sospiro, guardo un'ultima volta la finestra e me ne torno nella mia stanza.

Neanche questa volta sono riuscita a postare il banne -.- colpa della mia connessione... anche se il mio operatore è quello de la "rete 4G più grande d'Europa" [cit] dalle mie parti il 3G va a manovella. Quando va, mi pare ovvio. Passa dal GPRS all'EDGE all'UMTS al nulla assoluto nel giro di mezzo minuto, così non riesco nemmeno ad aprire un fottuto sito di hosting.... ah, quanto amo la Vodafone e le sue risposte che passando dall'essere standard all'essere surreali!
Okay, gente, ecco il secondo capitolo, dove c'è anche il punto di vista del bel Ryan.
E anche Melanie La Piaga (ma non ditele che Ryan la chiama così o ci resterebbe male!)fa la sua comparsa.
RIngrazio chi legge la storia, chi l'ha messa in una delle liste, chi mi mette fra gli autori preferiti.
Ah, prima che mi scordi, "Beautiful World" è una canzone dei Westlife dell'album "Greatest Hits".
Poi... nello scorso capitolo non ho corretto la data del post di Melanie... non è una cosa tragica, è che mi sono scordata di farlo quando ho corretto la timeline della storia.
Ci vediamo fra due settimane con il terzo capitolo!

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: BebaTaylor