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Autore: BebaTaylor    13/05/2015    0 recensioni
Arizona ha ventun anni, studia all'università ed è una strega.
Un giorno in un negozio incontra Shane, membro della congrega dei Dark Shadow.
Da lì inizia una corsa contro il tempo alla ricerca di Logan, amico di Arizona, anche lui stregone.
I due non riescono a capire per quale motivo li stiano seguendo e come facciano a sapere dove si trovino praticamente in ogni momento.
Sanno solo che dovranno fare di tutto per proteggersi, e per proteggere gli abitanti della loro città dagli attacchi dei Dark Shadow, che si lasciano dietro solo morte e distruzione.
«Eccoli qui...» esclamò Shane, «due piccioncini.» disse piegandosi per guardare attraverso il finestrino rotto. «Due ragazzi in una sera... Ari, la gente dopo potrebbe pensare male!»
Arizona lo fissò, si staccò da Logan, prese una bottiglietta vuota da sotto il sedile e la lanciò contro Shane, mancandolo.
Lui la raccolse da terra e la schiacciò. «Sei focosa.» disse ridendo.
«Cosa vuoi? Perché hai rotto i finestrini della mia auto?» domandò Logan.
Shane alzò le spalle. «Perché mi andava, suppongo.» rispose appoggiandosi alla macchina. «E perché è divertente.» Lanciò la bottiglia e si voltò verso Logan e Arizona. «Finiamola con questa pagliacciata e seguitemi.» aggiunse.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 26
23:45 - 22:00

Arizona aprì gli occhi, ritrovandosi con la testa posata sul torace di Shane. Inspirò lentamente e sfiorò la mano del ragazzo e sorrise, sentendosi felice; poi, il pensiero che qualcuno entrasse e li trovasse in quella posizione così intima la fece imbarazzare, voltò lentamente la testa e fissò la sveglia. Erano le otto.
Facendo piano scostò il braccio di Shane che le circondava la vita, si mise seduta e ricoprì Shane, gli baciò le labbra e, dopo aver recuperato le infradito e le ciotole del gelato, uscì dalla stanza.
In cucina lavò le ciotole e i cucchiai, asciugò e rimise tutto in ordine. 
Venti minuti più tardi, dopo essersi fatta una doccia e cambiata, tornò in cucina.
«Buongiorno.»
«Buongiorno, Jim.» sorrise lei e si sedette sullo sgabello, afferrò la confezione di cereali e ne versò un po' nella ciotola.
«Latte o yogurt?» domandò Jim.
«Latte.» rispose lei, decidendo di cambiare. Jim le versò del latte caldo sopra i cereali e lei li rigirò con il cucchiaio, facendo attenzione a non far uscire nulla.
«Sei qui.»
Arizona aveva quasi finito quando udì la voce di Shane, deglutì e si voltò, fissando il volto sorridente e assonnato del ragazzo.
Shane si sedette accanto a lui, «Caffè.» rispose quando Jim gli chiese cosa volesse.
Jim aprì il fornetto e tirò fuori il vassoio su cui fumavano una decina di brioche alla sfoglia. «Sono tutte al cioccolato.» disse e sorrise.
Arizona ne prese una, si versò un po' di latte nella ciotola e continuò a fare colazione.
Anche Logan, Cressida e Jack arrivarono, prendendo una brioche ciascuno.
Arizona evitò di guardare Logan e Shane, sentendosi ancora in imbarazzo; perché si era risvegliata abbracciata a Shane, perché Logan sapeva che la notte precedente avevano dormito insieme... 
«Logan... da quando non vai nel tuo appartamento?» domandò Jim mentre sorseggiava il suo caffè.
«Ehm...» biascicò il ragazzo, seduto alla destra di Arizona — Shane era davanti a lei — «Da quando è iniziata 'sta storia.» rispose.
«Non credi che sia il caso di controllare che ci sia ancora?» continuò Jim.
«Uhm, okay.» biascicò il ragazzo, «Arizona...»
La giovane inspirò a fondo, «Sì?» fece.
«Vieni anche tu, vero?» chiese Logan.
Lei osservò il viso sorridente del giovane e immaginò che Shane stesse ribollendo dalla gelosia — e la cosa le fece enorme piacere, anche se non lo avrebbe mai ammesso! —, «Va bene.» rispose e riprese a mangiare, staccando un pezzo di brioche e facendo finire le briciole nella tazza, assieme al latte e ai cereali rimasti. Aspettò un commento di Shane, che non arrivò; Arizona alzò il viso, guardando il ragazzo davanti a lei, in attesa di una sua reazione.
Shane, però, si limitò a farle un sorriso prima di continuare a mangiare. E Arizona non riuscì a capire perché sorridesse, dopotutto si era svegliata ed era praticamente fuggita dalla sua stanza e sarebbe andata in giro con Logan.
«Che hai da sorridere?» sbottò Logan, rivolgendosi a Shane.
«Niente.» rispose l'altro. «Proprio niente.»
Arizona sospirò, pensando che quei due non sarebbero mai cambiati, e che sarebbero andati avanti a punzecchiarsi.
Mezz'ora dopo, Arizona, Logan e Mike erano in auto, diretti verso l'appartamento di Logan.
«Puzza!» esclamò Arizona quando Logan aprì la porta del suo appartamento, «Apri una finestra, per favore.» lo supplicò.
Logan sbuffò e aprì la finestra della sala, aprendo le persiane e spalancando i vetri.
Arizona mollò la posta sul tavolino del salotto, scostò un cuscino e si sedette, cercando di non pensare a Shane.
Quell'idiota che l'aveva punzecchiata prima che partisse, chiedendole se dovesse essere geloso di lei e Logan nella stessa auto. Arizona sbuffò al ricordo, Shane trovava sempre il modo d'irritarla.
“Stupido!” pensò.
«Tutto okay.» esclamò Logan tornando dalla camera e si sedette accanto ad Arizona, iniziando a controllare la posta.
«Nel frigo c'è un topo morto.» esclamò Mike.
«Non c'è nessun topo morto.» disse Logan.
«Bhe, dalla puzza non si direbbe.» ribatté l'altro. 
Logan lo ignorò e continuò a controllare la posta. «Bhe, possiamo andare.» fece, «La casa è ancora qui.»
«Il tuo frigo puzza.» disse Mike.
«Lo pulirò.»
«Quando?» chiese Arizona, «Stai sempre da tuo padre.»
Logan sbuffò e andò in camera a chiudere le finestre, Arizona sorrise e chiuse quella della sala.
Qualche minuto dopo erano ancora in auto, guidata da Mike.
«Ehm... hai sbagliato strada.» commentò quando si accorse che Mike era andato dritto invece di girare a destra.
«Infatti non torniamo a casa.» ribatté il marine.
«E dove andiamo?» chiese Logan.
«A fare la spesa.» rispose Mike e alzò le spalle. «Tu padre mi ha dato la lista della spesa, la carta di credito e il pin.»
«Papà ti ha dato il pin?» strillò Logan, «Perché a me non lo vuole dire?» si lamentò.
«Perché tu spenderesti soldi per offrire cene a ragazze che il giorno dopo sbatteresti fuori da casa tua senza troppi complimenti.» disse Mike.
Arizona sospirò, pensando che fare la spesa non le era mai piaciuto troppo.
Un'ora e mezza dopo i tre stavano scaricando sacchetti dal baule dell'auto. Avevano riempito due carrelli e speso un casino. Arizona aiutò Cressida a mettere in ordine il cibo mano a mano che Logan, Mike e Jim portavano dentro i sacchetti.
«Potevi almeno posteggiare sul retro!» borbottò Logan mentre posava sul bancone un pesante sacchetto contenente vasetti di sughi vari e verdure sottolio e sottaceto.
Mike lo ignorò.
«Serve una mano?» chiese Shane entrando in cucina.
«Aiuta loro due.» rispose Jim indicando Arizona e Cressida.
«Ma perché?» protestò Logan ma Mike lo trascinò fuori dalla cucina.
«Porta questi nello sgabuzzino al piano di sopra.» fece Arizona, controllò che nel sacchetto ci fosse tutto e lo passò a Shane, che ci guardò dentro.
«E poi?» domandò il ragazzo.
«Lascia lì il sacchetto, poi ci penso io.» disse Cressida.
Shane sorrise ad Arizona e le si avvicinò. «Non dovresti scappare il mattino dopo, Ari.» le sussurrò, «È così da...» si strinse nelle spalle, «Cattive ragazze.» fece, le scostò i capelli dalla fronte e se ne andò.
Arizona sbuffò e continuò a mettere in ordine, dicendosi che Shane era proprio stupido.

***

Arizona entrò nello sgabuzzino e sbuffò mentre accendeva la luce. Guardò gli scaffali, domandandosi dove fosse la scatola con gli accessori del bidone aspiratutto e perché non fossero insieme all'aspirapolvere. Chiuse la porta dietro di sé, lasciandola accostata, per poter guardare meglio gli scaffali. Iniziò dal fondo, dentro ogni scatola, alla ricerca di quello che le serviva. Era a un passo dal rinunciarvi quando sentì delle voci provenire dal corridoio, che filtravano attraverso la porta chiusa.
Chiuse gli occhi e riconobbe la voce di Logan.
«Tu piaci ad Arizona.» esclamò il suo amico e Arizona si bloccò, capendo che stava parlando con Shane.
«E tu sei geloso.» ribatté l'altro.
«Io mi preoccupo.»
«Non devi.» disse Shane, «A quanto mi risulta, sono io che l'ho salvata.» continuò, «Due volte.»
Arizona alzò gli occhi al cielo, dicendosi che se Shane non punzecchiava Logan non sarebbe stato contento.
«Non vuol dire nulla.» ribatté Logan.
«Oh, invece sì.»
«No.»
«Però Arizona dorme con me, non con te.»
La ragazza chiuse gli occhi, tremando al pensiero che Logan potesse dare un pugno a Shane, anche se in quel momento avrebbe voluto dargli un pugno anche lei.
«Lo so.» fece Logan.
«Lo sai?» esclamò Shane, sorpreso quanto lo era Arizona, che si trattenne dall'uscire dal suo nascondiglio e chiedere a Logan se li aveva spiati nuovamente.
«Lo ha detto Jason ieri mattina.» rispose Logan, «E beh... non è difficile immaginare dove fosse questa notte, visto che non era in camera con Cressida.» continuò e Shane rimase in silenzio, «Se lei fai del male giuro che ti spezzo le gambe.» continuò.
Arizona sentì dei passi lungo il corridoio e pensò che Shane o Logan si fossero allontanati, così rimase ferma, poi udì altri passi e capì che poteva tornare a cercare quello che le serviva. Trovò la scatola sullo scaffale più basso, dietro a un grosso scatolone pieno di cianfrusaglie.
Sollevò la scatola — per fortuna era piccola e leggera — e uscì dallo sgabuzzino, andò al piano di sotto e la posò sul tavolo della biblioteca. «Le ho trovate.» disse a Jim, poi uscì dalla stanza, dirigendosi verso il salotto e sedendosi sul divano.
«Non dovresti spiare, Ari.»
«E tu non dovresti punzecchiare Logan in quel modo.» disse lei, sentendo Shane che si sedeva accanto a lei.
«È divertente.»
Arizona aprì gli occhi e fissò il ragazzo, «Sei proprio idiota.» borbottò.
«Sei tu quella che spia, non io.» ridacchiò Shane.
«Stavo solo cercando una cosa nello sgabuzzino.» replicò lei, «Sai, quando avete iniziato a parlare io ero li dentro da qualche minuto.»
«Bhe, è il tuo amichetto che non ha controllato, non io.»
«La smetti di chiamarlo in quel modo?»
«Sei un pochino acida, Ari. Non è che deve venirti il ciclo?»
Arizona inspirò un paio di volte, dicendosi di stare calma, «Sei un cretino.» sbottò.
Shane rise, «Sei adorabile, Ari.» disse, «Anche con il ciclo.»
«Io non ho il ciclo!» gridò lei.
«Grazie dell'informazione.» borbottò Mike passando dietro il divano e proseguendo verso la cucina.
«È colpa tua.» disse Arizona e incrociò le braccia al petto, «Sei un idiota.»
Shane rise ancora, «Sei veramente adorabile.» mormorò e l'abbracciò prima di baciarle la testa.
«E tu sei veramente idiota.» fece lei, posando la testa contro la spalla di lui.
«Abbiamo finito con le robe melense?»
I due ragazzi si staccarono e fissarono con imbarazzo Mike che li osservava con l'aria divertita, poi l'uomo si allontanò ridacchiando.
«Cretino.» borbottò Arizona.
«Chi? Io o lui?» chiese Shane.
Lei lo fissò, «Tu.» rispose. «Sei tu il cretino.»
«E mi adori così, giusto?»
Arizona lo fissò e sorrise. «Giusto.» sussurrò.
Shane la fissò, poi le circondò le spalle con il braccio e le baciò la testa.
«Se avete finito... le pizze sono arrivate.» esclamò Mike.
Arizona arrossì e si scostò da Shane, che ridacchiò, lei si alzò in piedi e seguì Mike in cucina. «Non vieni?» chiese al ragazzo.
Shane la fissò, poi le regalò un sorriso. «Certo.» rispose, «Come vuoi, Ari.»
Arizona sbuffò e alzò gli occhi al cielo prima di voltarsi, stizzita, e andarsene in cucina, dove si sedette al suo posto, davanti alla sua pizza con doppia mozzarella, salmone e gamberetti.
Shane la raggiunse e, prima di sedersi, le toccò la schiena, sfiorando la spallina del reggiseno, Arizona replicò con uno sbuffo, afferrò il coltello e tagliò la punta di una delle fette di pizza — in pizzeria le avevano già tagliate a fette.
«Quando posso tornare a casa?» domandò Arizona dopo qualche minuto.
«Mai.»
«Quando vuoi.»
Lei alzò gli occhi al cielo, «Decidetevi.» disse riferendosi a Jim e Logan che avevano parlato in contemporanea.
«Quando vuoi.» ripeté Jim e lui e Arizona ignorarono lo sbuffo di Logan.
«E io?» chiese Shane. «Per quanto ne so casa mia potrebbe essere stata occupata da qualche deficiente.»
«Quando starai meglio.» disse Jim e guardò Logan. «E tu?» gli chiese, «Quando hai intenzione di tornare a casa tua?»
Logan avvampò, «Bhe... io... ecco...» balbettò. «Quando va via Arizona.» disse.
«Io me ne andrei anche domani.» disse lei e sentì lo sguardo dei due giovani su di sé. Uno le stava dicendo che era matta a voler tornarsene a casa, l'altro la supplicava di restare lì e di dormire ancora con lui. Lei si limitò a cacciarsi in bocca un pezzo di pizza; si disse che non era il momento di pensarci, che non ci doveva pensare: dopotutto lei e Logan avevano mantenuto la loro amicizia anche se vivevano in due case diverse — come il 99% degli amici, del resto, pensò — e che lei e Shane avrebbero potuto vedersi lo stesso. Trangugiò un sorso di Coca-Cola e si disse che era stupida se continuava a pensarci. Ma era più forte di lei: quei pensieri erano come se fossero fatti di ferro e la sua mente fosse un'enorme calamita, che li attirava a sé continuamente.
Si domandò come mai fosse così dura non pensare a Shane.
“Perché ti piace.” pensò, “Fine della storia.”
Arizona avrebbe voluto scappare via da quel tavolo, invece rimase lì, seduta, a mangiarsi la pizza.

***

«Allora sei decisa.»
Arizona fissò Logan, che era entrato nella stanza di Cressida. «Sì.» rispose, «Non posso stare qui per sempre.»
«Potresti.» replicò Logan.
Arizona sospirò, «Invece no.» disse, «Ho bisogno di riprendere in mano la mia vita.» esclamò infilando alcuni vestiti nel borsone.
«E Shane?»
Arizona si bloccò nel sentire quel nome e decise di non rispondere, anche perché non avrebbe saputo cosa rispondere, così continuò a sistemare la sua roba; andò verso il comò e dal cassetto aperto afferrò alcuni vestiti.
«Arizona...» la chiamò Logan.
«Sono impegnata.» fece lei, spinse i vestiti nel borsone e chiuse la cerniera.
«Ti ho fatto una domanda.» disse lui e si sedette sul letto. «E Shane?» ripeté.
Arizona sospirò, «Cosa?» chiese.
Logan inspirò profondamente e guardò l'amica, si morse il labbro inferiore e fece uscire l'aria dalla bocca. «Ti piace?» chiese. «Le risposte sono due, Arizona.» disse, «O sì o no.»
Arizona si guardò le mani e si sedette anche lei, infilò la caviglia destra sotto al ginocchio sinistro e posò le mani sulle gambe. «Non lo so.» rispose guardando a terra, «Ti va bene come risposta?»
«Lo sanno tutti che ti piace.» replicò Logan e Arizona sentì le guance andare a fuoco. «Prima eravate sul divano che vi sbaciucchiavate...»
Arizona tenne lo sguardo basso e respirò velocemente. «Bhe... io... ecco...» alzò il viso e alzò le spalle. «Forse un pochino...» ammise.
Logan annuì, «Ti piace.» disse.
«Non ho detto questo.» replicò lei.
Logan sorrise, «Sì che lo hai detto.» disse e le accarezzò la testa, passando la mano fra i capelli biondi. «Mamma mi ha detto che ha parlato con Shane e che lo ha trovato molto dolce e tanto triste.» aggiunse, «E lo sai che mia madre non si sbaglia mai su queste cose.»
Arizona rimase sorpresa, Shane non le aveva mai detto nulla. «Davvero?» fece.
Logan annuì, «Sì.» disse e si alzò in piedi, «Finisci qui, che poi andiamo a prenderci un gelato con Cress che è un po' che non esce, poverina.»
Arizona si limitò ad annuire, poi sorrise, «Okay.» esclamò, «Dammi dieci minuti.»
Logan annuì, le baciò la fronte e uscì dalla stanza.
Arizona sospirò e si passò le mani sul volto, fece un respiro profondo e si alzò in piedi, afferrò i manici del borsone e lo posò per terra, accanto al comò, poi controllò che i vestiti che aveva addosso non avessero macchie e andò in bagno a prepararsi.
Cinque minuti dopo scese in salotto e si bloccò, quando vide Logan e Jim discutere, Cressida era sul divano che si copriva la bocca con le mani, cercando di non ridere.
«Ma io non voglio!» esclamò Logan.
«Non può stare chiuso qui per sempre!» ribatté Jim.
«Io pensavo di andarci con Cressida e Arizona, non io, mia sorella, Arizona e Shane!» protestò Logan, «Uffa.» disse, sbuffò e incrociò le braccia al petto.
Arizona ridacchiò e avanzò di un paio di passi, fermandosi accanto al divano. «Sembri un bambino piccolo.» lo prese in giro.
Logan la fissò e fece una smorfia, «Non pensavo di dover fare il baby sitter.» borbottò.
«Infatti non devi farlo.» esclamò Shane entrando nella stanza. «Sono il più grande, al limite sono io che faccio il baby sitter.» sorrise verso Logan. «Il mio portafogli?» continuò, rivolgendosi a Jim.
«Adesso lo prendo.» esclamò l'altro e andò verso la biblioteca.
Arizona distolse lo sguardo, per non vedere Shane, i jeans che gli fasciavano le gambe e le maglietta a maniche corte che metteva in risalto i muscoli.
Jim rientrò e porse il portafogli a Shane, che lo ringraziò.
«Con cosa andiamo?» chiese Arizona.
«Se non vi ammazzate vi porto io in centro, poi tornate con l'autobus.» esclamò Mike.
«Per me va bene.» esclamò Shane spostandosi verso Arizona, le sfiorò la parte bassa della schiena prima di oltrepassarla. «Andiamo?»
Arizona strinse lo schienale del divano, per impedirsi di prendere a schiaffi Shane.
«Se siete pronti... sì.» disse Mike.
I cinque uscirono ed entrarono nell'auto di Mike, Shane si sedette davanti mentre Logan, Cressida e Arizona si strinsero sul sedile posteriore e rimasero in silenzio fino a quando Mike non si fermò in una via che conduceva al centro. «Fate i bravi e non v'ammazzate, okay?» esclamò e guardò Shane e Logan.
«Okay.» esclamò Shane.
«Se proprio devo.» sospirò Logan e seguì la sorella fuori dall'auto, mentre Arizona stringeva i manici della sua borsa, pensando che avrebbe potuto darla in testa a Shane e Logan nel caso avessero fatto casino.
«Andiamo di lì.» esclamò Cressida, afferrò il braccio sinistro di Logan e lo trascinò lungo la via davanti a loro.
Arizona sospirò e s'incamminò dietro i due. 
«Tu non mi trascini?»
«Tu non sei mio fratello.» replicò lei girandosi verso Shane.
Lui rise e le posò il braccio sulle spalle, «Per fortuna.» replicò lui, «Altrimenti sarebbe incesto.»
Arizona sbuffò e alzò gli occhi al cielo, «Idiota.» mormorò.
«Ehi, aspettateci!» esclamò Shane, Logan e Cressida si girarono verso di loro, la ragazzina sorrise, mentre Logan fissò i due come se volesse bruciarli, poi sospirò e guardò davanti. «Credo che sia geloso.» sussurrò Shane.
«Idiota.» ripeté Arizona, si scostò da Shane e raggiunse gli amici, «Ci fermiamo da Jenna?» chiese.
«Uh, sì!» rispose Cressida con un sorriso.
In meno di cinque minuti arrivarono alla gelateria e si sedettero a un tavolino accanto a un grosso vaso con dentro una siepe ben potata; una cameriera portò loro i menu, Arizona ne afferrò uno e iniziò a girare piano le pagine, fissando le foto e le descrizioni dei gelati, indecisa su quale scegliere.
«Quale mi consigli?» chiese Shane all'orecchio della ragazza seduta alla sua sinistra.
Arizona si scostò di un poco, «Sono tutti buoni.» rispose e guardò Logan, che aveva il viso nascosto dal menu, sospirò e chiuse il libricino, per poi posarlo sopra quello di Cressida
«Allora...» fece Shane, chiuse il menu e lo posò sopra agli altri, «Stiamo per tornare alle nostre vite.»
«Eh già.» commentò Logan e fissò Shane come se volesse lanciargli in testa il cubo di legno su cui era marchiato a fuoco il numero del tavolo, «Se non sbaglio tu abiti dalla parte opposta di dove vive Arizona.»
Shane sorrise mentre Arizona si domandò perché quei due dovessero arrivare sempre a punzecchiarsi, «Anche tu abiti lontano da lei.» esclamò il ragazzo.
«Uhmp.» fece Logan, «Sì.» borbottò.
«Una coppa alla frutta.» esclamò Cressida alla cameriera.
«Per me una coppa al cioccolato plus e un bicchiere d'acqua frizzante.» ordinò Arizona, grata che la cameriera fosse arrivata, altrimenti avrebbe preso a sberle quei due.
«Abbiamo le bottiglie da mezzo litro.» disse la cameriera.
«Va bene la bottiglietta.» disse Arizona, aveva sete e un bicchiere o una bottiglietta erano uguali.
Anche Logan e Shane ordinarono e, quando quest'ultimo ordinò la stessa cosa di Arizona, Logan sbuffò rumorosamente, borbottando sottovoce perché stesse accadendo proprio a lui.
«Cosa pensate di fare una volta che saremo tornati ognuno nella propria casa?» chiese Shane.
«Darti un pugno in testa!» esclamò Logan.
«Come sei gentile.» fu il commento sarcastico di Shane.
Arizona sospirò profondamente e guardò Cressida pensando che ogni tanto i maschi fossero proprio scemi.
«Se vuoi posso incominciare anche subito.» esclamò Logan.
«Non affaticarti.» replicò Shane, «Poi hai la forza di arrivare alla fermata dell'autobus?»
«La piantate?» sbottò Arizona, irritata da quello scambio di battute, «Sembrate due bambini dell'asilo!»
«Ha iniziato lui!» esclamarono i due.
Arizona sbuffò, poi ringraziò la cameriera quando posò i gelati e la bottiglietta d'acqua sul tavolo. «Siete insopportabili.» esclamò e prese la cialda che usò come cucchiaino per prelevare un po' di panna montata.
«Ma tu mi adori anche così, vero, Ari?» le domandò Shane e ridacchiò quando Logan sbuffò.
«Idiota.» mormorò  lei, sorrise e si infilò in bocca la cialda con la panna.
Anche Shane sorrise e le sfiorò una spalla, facendo sbuffare di nuovo Logan, anche Cressida sbuffò.
«Siete peggio dei miei compagni di scuola.» esclamò la ragazzina, «Almeno loro hanno la scusa di essere degli adolescenti stupidi... voi che scusa avete?»
Logan e Shane arrossirono, «Shane mi fa imbestialire.» esclamò il primo, «Non posso farci nulla se è un coglione!»
«Logan è un pochino isterico...» sussurrò Shane ad Arizona, «Povero, credo che abbia bisogno di una donna!»
«Ho bisogno di darti un cazzotto!»
«Mi hai sentito?» fece Shane guardando l'altro.
«Non sono sordo.»
«Non l'ho mai pensato.»
«Deficiente.»
«Sei noioso, lo sai?»
«La piantate?» sbottò Arizona, «Altrimenti vi abbandono da qualche parte!» disse, «Cavolo, una volta che possiamo starcene tranquilli, come persone normali, voi giocate a chi ce l'ha più grosso! Siete tutte e due degli idioti!»
«Sei arrabbiata sul serio.» commentò Shane e aprì la bocca per aggiungere altro, ma gli bastò fissare Arizona per cambiare idea e rimanere in silenzio.
«Ha iniziato lui!» esclamò Logan.
«Logan?» chiamò Arizona, «Fammi un favore: smettila.» disse, «Smettila di fare il macho della situazione e piantala di stuzzicare Shane e di reagire alle sue battute cretine.»
«Okay.» sospirò Logan, «Ma lo faccio solo perché me lo hai chiesto tu.»
«Ah, se te lo chiedo io no, se te lo chiede lei sì?» esclamò Cressida e si pulì le labbra dal gelato, «Grazie tante. Per fortuna che sono tua sorella.»
«Perché lei è stata più...» Logan si fermò, alla ricerca delle parole esatte da usare, «Incisiva, ecco.»
Arizona sospirò, pronta a riprendere i due ragazzi ma la merenda continuò senza intoppi: i due rimasero praticamente in silenzio, commentando di tanto in tanto quello che dicevano Arizona e Cressida, senza lanciarsi frecciatine fra di loro. E ad Arizona sembrò quasi un pomeriggio qualsiasi, trascorso con gli amici, a parlare di tutto e di niente. Per un attimo quasi si dimenticò che erano quattro persone speciali, con poteri che gli altri potevano solo sognare di avere.
Finirono il gelato e passeggiarono lungo le viuzze del centro.
«Non è che adesso vi fermate a guardare le vetrine?» domandò Logan mentre Arizona e Cressida si fermarono davanti a un negozio di borse e scarpe.
«Sì.» disse Arizona. «Stiamo solo guardando.» disse.
«Donne.» sbuffò Shane, «Basta una vetrina con due scarpe e vanno in estasi.»
«Eh, già.» lo appoggiò Logan, «E qui ci sono tanti negozi... c'impiegheremo un'ora per arrivare alla fermata, invece di quindici minuti.»
«A noi bastano cinque minuti per scegliere un paio di scarpe, loro ci mettono venti minuti, come minimo.» disse Shane.
«Esatto.» esclamò Logan.
«Ehm... guardate che siamo qui.» disse Arizona, «E poi cos'è sta storia?» continuò, «Solo le donne c'impiegano molto per scegliere un paio di scarpe e voi maschi no?»
«Bhe... sì.» le sorrise Shane.
«Stranamente sono d'accordo con lui.» disse Logan.
Arizona «Idioti.» esclamò, scrollò le spalle e si girò, ritornando da Cressida che ridacchiava.
«E dai, Ari, non arrabbiarti!» esclamò Shane.
Arizona incrociò le braccia al petto e proseguì a camminare, dicendosi che non valeva la pena ribattere.
«Ari...» la chiamò Shane, «Ari... sei arrabbiata?»
Lei strinse le labbra per impedirsi di scoppiare a ridere e continuò a camminare.
«Ari... mi rispondi?» domandò Shane mentre svoltavano a destra.
«Arizona, rispondigli, altrimenti andrà avanti a lungo.» sbottò Logan.
La ragazza ridacchiò e si fermò ad osservare le vetrine di un negozio di abiti da donna, «Non sono arrabbiata.» rispose e si girò verso gli altri due, «Ma se continuate così giuro che vi do un paio di schiaffi a testa.» aggiunse e si rigirò di nuovo verso la vetrina.
«Così come?» domandò Shane, «Ari?»
«Come due idioti.» esclamò Cressida, «Prima sembra che vi vogliate pestare, poi vi coalizzate contro di noi... decidetevi!»
Gli altri due tacquero e Arizona scoppiò a ridere, «Non ridere!» disse Shane, «Mi prendi in giro, Ari?»
«Oh, sì.» disse lei, «Hai fatto una faccia così buffa...» rise ancora, «Cavolo, avrei dovuto filmarvi!»
«Non sei simpatica.» sbottò Shane.
«Guarda che io non mi sono coalizzato con lui!» esclamò Logan, «Cress, ti sbagli di grosso!»
Cressida rise, «A me non sembra.» disse, «Sopratutto quando vi siete messi a dire che noi guardiamo tutte le vetrine e ci impiegamo il triplo del tempo per scegliere un paio di scarpe!»
«Ma è la verità!» ribatté Logan.
«La pura e sacrosanta verità.» confermò Shane. «Siete proprio così!» disse e sorrise.
Arizona sbuffò, afferrò il braccio di Cressida e la spinse in avanti, poi, dopo circa cinque metri, le due entrarono in un negozio che vendeva accessori per i capelli.
Ne uscirono quindici minuti dopo, ognuna aveva un sacchetto in mano.
«Ecco, lo sapevo!» esclamò Shane additandole.
«Sapevi cosa?» domandò Arizona e lo fissò, fissando il suo sorriso, gli occhi che sembravano brillare... distolse lo sguardo.
«Che non resistevate senza entrare in un negozio.» rispose Shane e sorrise, vittorioso, «Te l'avevo detto che avrebbero comprato qualcosa.» continuò, rivolgendosi a Logan.
«Uh, non vi siete ammazzati.» commentò Cressida.
«Perché, avremmo dovuto farlo?» chiese Logan, «Quando parliamo di come non resistete davanti a un negozio andiamo d'accordo.»
«Se non la piantate immediatamente di prenderci per il culo mi faccio prestare la pistola da Mike e vi sparo ai piedi.» esclamò Arizona.
«Ai piedi? Perché?» chiese Shane.
«Così.» rispose Arizona e scrollò le spalle. «Altrimenti posso spararvi nelle palle.» mormorò guardando prima Logan e poi Shane, «Ah, niente battutine sceme altrimenti vi prendo subito a calci!» sorrise e guardò Cressida, «Andiamo?» chiese.
L'altra annuì, ridacchiò guardando i due ragazzi che se ne stavano appoggiati al muro con la bocca aperta dalla sorpresa.
Arizona avanzò per un paio di metri insieme a Cressida, poi si voltò, «Allora, rimanete lì come due stoccafissi o ce ne andiamo?» domandò ai ragazzi, «Altrimenti per colpa vostra Mike ci sgriderà!»
«Uh, mi piace quando mi minacci.» esclamò Shane e la raggiunse, le posò una mano sulla schiena e le baciò la nuca, «Sei adorabile.»
Arizona guardò brevemente il ragazzo e sbuffò prima di scuotere la testa, «Idiota.» mormorò e incrociò le braccia al petto, il sacchetto che dondolava da una parte all'altra.
«Sei davvero adorabile, Ari.» commentò Shane senza togliere la mano dalla schiena della strega, «Molto adorabile.» le sussurrò all'orecchio e rise quando Arizona sbuffò.
Arizona rimase in silenzio e guardò Logan, che fissava davanti a sé, mentre Cressida ridacchiava, coprendosi la bocca con la mano. Pensò che quella situazione, con Shane che le sfiorava la schiena, con Logan che cercava in tutti i modi di non far capire quanto fosse contrariato da quel gesto, con Cressida che ridacchiava e con lei che sembrava quasi immune a tutto quello, fosse estremamente divertente. Riuscì a trattenersi per una manciata di secondi, poi scoppiò a ridere.
«Perché ridi?» domandò Shane, «Cosa c'è di così divertente?» chiese.
Arizona lo fissò e vide il suo viso distorto in una smorfia dubbiosa, «Niente.» squittì, «Cioè... è tutta questa situazione che è divertente.» 
«Divertente?» domandò Logan, «Ti sembra divertente?» esclamò, alzando la voce e agitando le braccia, «A me sembra tutto fuorché divertente!» sbuffò.
Arizona rise ancora, «E dai, rilassati un attimo!» disse, «Su, abbiamo un pomeriggio per rilassarci, quindi... rilassiamoci, no?» aggiunse e si accorse solo allora che le mancava qualcosa.
Quel calore sulla schiena.
La mano di Shane.
Lo fissò e lo vide con le braccia incrociate e lo sguardo che vagava per la stretta strada, soffermandosi su tutto e su niente.
«Tutto bene?» domandò lei fissandolo.
«Ah-ah.» rispose lui, «Sì.» sospirò.
Arizona lo fissò ancora per qualche secondo, dubbiosa, poi scrollò le spalle e guardò davanti a sé, fissando la strada che si stringeva ulteriormente prima di curvare dolcemente verso destra. «Sicuro?» chiese.
Shane la fissò, «A parte che ti sei messa a ridere sena un motivo preciso?» domandò e Arizona capì che era quello il motivo del cambiamento d'umore del ragazzo, «Certo,» continuò Shane «sono sicuro.» disse.
Arizona si limitò a fissarlo e poi sorrise, «Okay.» esclamò, «Come vuoi.»
I quattro si fermarono quando arrivarono nella piazzetta perché avevano diverse possibilità su cosa fare e dove andare: a destra potevano percorrere la strada parallela a quella che avevano appena percorso, andando dritti, dopo una ventina di metri, si trovava un piccolo parco pubblico, mentre a destra si trovava la fermata del tram e dell'autobus.
«Dove andiamo?» chiese Logan.
«Al parco.» rispose Cressida.
«Dovremmo andare a casa.» disse Logan.
«E allora perché hai chiesto dove dovessimo andare?» domandò Shane.
Arizona sbuffò di nuovo e fece un passo avanti, «L'autobus c'è ogni quarto d'ora, un giretto al parco non ci farà male.» disse, «Così magari, oltre a favorire la digestione, forse scenderà anche il livello di testosterone.»
«La colpa è di Shane.» sbuffò Logan e seguì Arizona.
«Sempre colpa mia, eh!» replicò l'altro.
«Bhe... sì!» fece Logan, «Sai com'è... ti sei messo a inseguire Arizona...»
Shane rise e Arizona si trattenne dal girarsi e dare un pugno a ciascuno, «Insomma è colpa tua.»
«Io facevo solo quello che mi ordinavano, cocco.» replicò Shane, «E comunque non sono l'unico che correva dietro ad Arizona...» aggiunse mentre varcavano la soglia del parco.
«Che vorresti dire?» ringhiò Logan.
Shane scrollò le spalle, «Che io le correvo dietro per un motivo, tu per un altro...» rispose e sorrise.
Arizona sbuffò e pensò che se non avessero smesso entro cinque minuti, li avrebbe presi a schiaffi. «Smettetela!» esclamò girandosi verso loro due, «Cavolo, siete così... irritanti!»
«Ha iniziato lui!» dissero in coro i due stregoni, «È colpa sua!»
Arizona alzò gli occhi al cielo e sbuffò piano mentre si avviavano verso il grosso salice piangente.
«Veramente è colpa tua!» esclamò Shane.
«Colpa mia?» strillò Logan, «Ma sei scemo o cosa?» continuò, «Sei tu che hai iniziato!»
«Sei tu che mi lanci battutine sceme, eh!» replicò Shane, «Dovresti cambiare repertorio e magari staccarti da quelle trasmissioni comiche sceme.»
«Ma piantala, stupido.» disse Logan, «Sei tu che mi provochi!»
«Io ti provoco?» rise Shane, «Sembri un bambino dell'asilo!» continuò fra una risata e l'altra, «Maestra, Shane è cattivo! Mi prende in giro!» lo prese in giro.
«Brutto idiota...» ringhiò Logan, «Adesso io...» disse ma non finì perché Arizona prese i due ragazzi e li trascinò sotto le fronde del salice piangente.
«La volete finire? Cazzo, sembrate due deficienti!» continuò.
«Ha iniziato lui!» dissero in coro.
«Ari... non è colpa mia.» le sorrise Shane.
Arizona inspirò a fondo poi afferrò i polsi dei ragazzi mentre sulle sue braccia si formavano gli ormai familiari fulmini viola. «La volete finire?» sibilò.
«Non è colpa mia!» si difese Logan.
«Invece lo è.» ribatté Shane.
Arizona non diede il tempo a Logan di ribattere perché riversò i suoi fulmini sui polsi dei ragazzi che gemettero mentre cadevano in ginocchi sul prato.
«Arizona... perché?» mormorò Logan.
«Perché siete due idioti.» rispose lei mentre Cressida li raggiungeva, «Adesso chiedetevi scusa.»
«Mai.» disse Logan.
«Mi dispiace, Ari cara, ma sono d'accordo con lui.» esclamò Shane.
Arizona lasciò i loro polsi e prese fra i pollici e gli indici le loro orecchie, «Chiedetevi scusa.» ripeté iniziando a stringere.
«Io non... ahi!» si lamentò Logan quando Arizona usò le unghie per stringere.
«Al mio tre vi chiederete scusa, altrimenti vi colpisco alle palle.»
«Con cosa?» mormorò Shane cercando di liberarsi dalla sua presa.
«Indovina?» fece lei mentre i fulmini viola si muovevano sui suoi polsi e sorrise, «Tre, due,» iniziò a contare «uno.»
I due ragazzi si guardarono come se volessero scuoiarsi a vicenda, poi Logan sopirò, «Scusa.» mormorò poco convinto.
«E va bene.» borbottò Shane, «Scusami.»
Arizona sorrise ancora e lasciò le loro orecchie. «Bene, adesso ci fermiamo e voi due offrirete a me e Cressida quello che vogliamo.» esclamò.
«Perché?» mormorò Logan.
«Perché ci avete rotto le palle.» rispose Cressida e Arizona annuì con un sorriso. «Adesso usciamo di qua che ci sono troppo moscerini.»
I quattro uscirono da sotto l'albero, trovandosi davanti tre anziane signore.
«Bhe, che c'è?» sbottò Arizona fissandole, «Non avete mai sentito parlare di un'ammucchiata?»
Le tre anziane si guardarono sconvolte, poi si allontanarono borbottando che la gioventù di oggi era davvero, ma davvero maleducata.
Il gruppo si fermò all'uscita del parco, in un bar-pasticceria-panetteria.
«Sei stata troppo violenta.» disse Shane mentre si sedevano. «L'orecchio mi fa ancora male.» si lamentò.
«Ti sta bene.» disse Arizona, «Anzi...» pizzicò il dorso della mano di Shane.
«E questo perché?» si lamentò lui.
«Per avermi chiamato cara.» disse lei e ordinò una crema al cappuccino con panna montata. «Lo sai che non lo sopporto.»
Shane sospirò, «Uh, scusa.» mormorò, «Non lo farò più, Ari.» disse e le sorrise mentre Logan sbuffava ma non commentò, «Cara.»
Arizona alzò gli occhi al cielo e pensò che prima o poi le sarebbero rimasti bloccati in quella posizione. «Idiota.» disse e Shane ridacchiò.
«Una volta Arizona ha dato un pugno a uno che l'aveva chiamata cara.» esclamò Logan, «Per poco non gli rompeva il naso.» aggiunse, «Credo che dovrai stare attento.» disse e sorrise
«Nah, sono sicuro che non mi farà nulla.» sorrise Shane, «Vero, Ari cara?»
Arizona non commentò, dicendosi che non doveva dare una soddisfazione del genere a Shane.
«Non mi rispondi, Ari cara?» chiese Shane e toccò la spalla di Arizona che sperò di non essere arrossita. «Cara?» continuò lo stregone, «Ari... rispondimi!» esclamò, «Vero che non mi darai un pugno se ti chiamo cara?»
Arizona non lo degnò di un'occhiata ma ringraziò la cameriera.
«Cara Ari, sei ancora arrabbiata per la piccola scaramuccia che ho avuto con il tuo amichetto?» chiese Shane toccandole ancora la spalla e Arizona trattenne a stento un risolino mentre affondava il cucchiaino nella panna, «E che palle che sei quando fai la sostenuta!» sbuffò il ragazzo.
Arizona infilò il cucchiaino in bocca e, quando lo tolse, ridacchiò, «E tu sei buffo quando fai quei broncio da cagnolone abbandonato in autostrada.» esclamò e ridacchiò quando Shane sbuffò ancora.
Venti minuti dopo, con una teglia di pizza margherita al trancio e una di focaccia ripiena di prosciutto curdo, mozzarella, insalata e pomodoro fra le mani di Logan e Shane, i quattro salirono sull'autobus che li avrebbe riportati a casa.
«Pesa.» si lamentò Logan, «E io sono ferito!»
«Ma stai zitto che non hai nulla!» esclamò Cressida, «Sono solo due graffi!»
«Ma fanno male!» protestò Logan.
«Ti lamenti solo perché non vuoi portare pesi.» disse Arizona.
«Quando dicevi offrire pensavo a un caffè o una brioche o un panino o una lattina di Coca-Cola... non una teglia intera di pizza!»
«Così impari a fare il macho man della situazione.» esclamò Arizona, comodamente seduta sul sedile accanto al finestrino, al suo fianco Shane si lamentava sotto voce. «E anche tu, Shane.» disse, «Non lamentarti, che hai contribuito anche tu a questa situazione.»
L'altro sbuffò, «Io non ho fatto niente, Ari cara.» borbottò Shane prima di sorriderle. Arizona gli pizzicò la pelle sopra al polso destro e sorrise quando Shane si lamentò. «Guarda che mi hai fatto male.» si lamentò.
Arizona sorrise ancora, «È quello che volevo.» gongolò, «Così impari.»
Shane sbuffò, «Okay, scusami, Ari.» disse, «Mi dispiace averti chiamata cara.» aggiunse, «Cara.»
Arizona scosse piano la testa e rise, sentendosi rilassata. Era felice e, come prima, le sembrò la fine di un pomeriggio qualsiasi, ed era convinta che era quello che le serviva dopo tutto quello che era successo in quegli ultimi diciotto giorni.
“Diciotto giorni...” pensò Arizona, pensando che le sembravano passate una manciata di ore da quando aveva conosciuto Shane e lui aveva iniziato a inseguirla e ora... ora lui era lì, accanto a lei, con una teglia di focaccia in mano, che rideva per un qualcosa detto da Cressida. Sorrise, felice, e si rilassò.

***

«Perché avete un orecchio rosso a testa?» commentò Jim quando il gruppetto rientrò in casa.
«È colpa di Arizona!» esclamò Logan e posò la teglia sul bancone della cucina.
«Sì, è colpa sua.» gli diede manforte Shane e posò anche lui la teglia.
«Cosa hai fatto?» chiese Jim guardando la ragazza che si sentì arrossire.
«Ecco io...» borbottò lei, «Il punto è che quei due,» indicò Logan e Shane «non facevano altro che litigare e così...» alzò le spalle, «Bhe... e così ho dovuto trovare un modo per farli smettere.»
«Hai fatto bene.» esclamò Mike e lei sobbalzò, non aspettandosi che fosse dietro di lei.
«Oh, grazie.» mormorò Arizona imbarazzata.
«Uh, pizza e focaccia.» commentò Mike, non notando l'imbarazzo della giovane.
«Anche questa è un'idea di Arizona.» sbuffò Logan prima di andare al piano superiore.
«Grande idea!» commentò Mike.
Arizona sospirò e uscì dalla cucina dopo che Jim disse che la cena sarebbe stata pronta per le sette e mezza.
«Dove vai?»
Arizona si girò verso Shane e lo guardò. «Di sopra.» rispose, la mano ancora ferma sul corrimano della scala del salotto.
«Questo lo vedo.» sorrise Shane, «Ma voglio sapere dove vai di preciso.»
Arizona alzò gli occhi al cielo. «In camera.» esclamò, «Ma tu non vieni.»
«Ah no?» mormorò Shane dipingendosi sul viso un broncio, «Ho ancora la bua all'orecchio... non mi dai un bacino?» chiese, osservandola con gli occhi socchiusi.
Arizona si costrinse a non ridere o a non correre fra le braccia dello stregone, «Ti do un pugno se non la smetti.» esclamò.
«Bhe... se dopo mi dai un paio di baci... si può fare.» ribatté Shane fissandola con un sorriso e la testa piegata di lato.
Arizona scosse la testa. «E piantala.» sbuffò, si voltò e salì le scale con il sorriso sulle labbra.

***

La cena si era svolta tranquillamente, senza intoppi, senza che Logan e Shane si punzecchiassero o litigassero per qualsiasi sciocchezza.
Arizona si passò la mano fra i capelli ancora umidi e percorse piano il corridoio, temendo che Logan sbucasse da una porta e la costringesse a parlare o a fare chissà cosa.
«Arizona?»
Lei si fermò, poi riconobbe la voce di Lana e sorrise, fece dietro-front ed entrò nella stanza, «Tutto bene?» domandò, preoccupandosi per la madre di Logan.
«Rivorrei la mia stanza.» sorrise la donna.
Arizona sorrise e si sedette sulla sedia accanto al letto, pensando che probabilmente Shane l'aspettava nella sua camera, chiedendosi quando sarebbe arrivata... avrebbe aspettato un po', si disse Arizona, giusto quello che bastava per “punirlo” per le litigate di quel pomeriggio.
«So che sei diventata molto amica di Shane.»
Arizona fissò Lana, chiedendosi perché dovesse arrivare così, dritta al punto, immediatamente, senza aspettare nemmeno i soliti convenevoli. «Ehm... ecco... io...» balbettò, sentendosi enormemente stupida, fece un respiro profondo per calmarsi, «Bhe, sotto la scorza di coglione cretino che mi fa saltare i nervi c'è un bel ragazzo simpatico.»
Lana le sorrise, «Forse c'è di più.» mormorò e Arizona la fissò, chiedendosi dove volesse andare a parare, «Shane è un'anima triste.» aggiunse, «Ha bisogno di qualcuno,» continuò «di qualcuno che sappia come prenderlo.»
«Eh?» fece la giovane strega, «Cosa?»
«Tu sai come prenderlo, Arizona.» spiegò Lana, «Tu sai come calmarlo, come prenderlo e in più lui si fida di te, altrimenti non ti avrebbe raccontato quello che gli è successo quando era piccolo.»
Arizona rimuginò su quelle parole, «Sarà, ma ogni tanto è un grande stronzo.» borbottò incrociando le braccia al petto.
Lana rise piano, «Oh, sicuramente sì, come tutti, del resto.» disse, «Solo che lui è come...» si fermò, alla ricerca delle parole da usare, «Un grosso cane, che prima ti ringhia contro poi, quando gli fai due coccole, gli cambi l'acqua nella ciotola e gli dai da mangiare... diventa mansueto come un agnellino.» spiegò, «Un po' come te.» le sorrise, «Voi due siete due cagnoloni che fanno di tutto per sembrare scontrosi ma in realtà siete ben diversi.»
Arizona la fissò, domandosi come facesse a capire così bene le persone, poi si disse che fosse una cosa normale, se sai leggere l'animo umano. A Lana bastava parlare cinque minuti con una persona per capire come fosse e Arizona pensò che, se Lana fosse stata nell'FBI o in una qualsiasi centrale di polizia, avrebbe arrestato tutti i colpevoli dopo solo cinque minuti di convenevoli.
«Okay.» sospirò la giovane, «Hai ragione.» disse, accorgendosi troppo tardi che aveva dimenticato un “forse”, sospirò e si accasciò contro la sedia, e fissò Lana che le sorrideva e pensò che fosse troppo tardi per correggersi.
«Segui il tuo cuore.» disse la donna.
Arizona sorrise, «Lo so.» disse, «Adesso... vado.» esclamò, senza aggiungere che andava da Shane, perché intuiva che Lana lo sapeva già — e, in fondo, era quello che voleva, andare da Shane —, si alzò in piedi, «Ci vediamo domani.» aggiunse, baciò il viso di Lana, uscì dalla stanza e andò al piano di sotto, in da Shane.
«Pensavo che non venissi più.» mormorò lui appena lei entrò.
«Ne avevo quasi intenzione, dopo come ti sei comportato oggi pomeriggio.» disse lei.
«Su, piccola Ari, lo sai anche tu che non è colpa mia.» esclamò Shane posandole le mani sui fianchi.
«Non è colpa tua?» replicò Arizona alzando il sopracciglio destro, «Hai stuzzicato Logan fin da prima di uscire!» gli ricordò.
Shane sorrise e avvicinò il viso a quello di lei, «Oh, ma io l'ho fatto solo perché è divertente.» soffiò sulle labbra di lei prima di baciarla.
Arizona lo lasciò fare e si strinse a lui, affondando le mani nei capelli scuri del ragazzo.
Quando Shane infilò la mano destra sotto alla canottiera di Arizona, lei lo scostò da sé. «Shane...» ansimò.
«Sì, lo so.» fece lui agitando una mano come se la cosa non gli importasse, «C'è troppa gente, in questa casa.» le sorrise.
Arizona sbuffò e si sedette sul letto, «Idiota.» mormorò mentre si sistemava.
«Bhe... o è questo o è perché sei ancora vergine.» esclamò Shane sorridendo.
Arizona lo fissò, «Idiota.» ripeté, «Non sono vergine, per la cronaca.»
Shane rise, «E ci voleva tanto a dirlo?» esclamò sedendosi accanto alla ragazza, «Ari... sei diventata rossa?» domandò, «Come sei adorabile.» 
Arizona incrociò le braccia al petto e si voltò dall'altra parte, «Quanto sei idiota.» sibilò, sorrise e si girò verso il ragazzo. «Ogni tanto sei insopportabile, lo sai?»
Shane le posò un braccio sulle spalle e le toccò i capelli, «Ti sei fatta la doccia senza di me?» domandò, «Uffa, Ari cara, avresti potuto avvertirmi... ti avrei aiutato!»
«Ma piantala.» sbottò lei, «Dio, ma riesci ad evitare di fare battute idiote per dieci minuti?»
«No.» rispose Shane e ridacchiò, si chinò verso di lei, posando la fronte contro quella di Arizona e la fissò così intensamente che lei arrossì, «E comunque lo so, che ti piaccio così.» sorrise e poi baciò la fronte di Arizona.
«Stupido.» mormorò lei e lo guardò mentre un sorriso le increspava le labbra, «Egocentrico.» sussurrò, poi gli posò le mani dietro il collo, lo attrasse a sé e lo baciò.
«Uhm... era ora.» sospirò lui mentre le baciava il collo, e fece scivolare le mani sotto alla canottiera, di nuovo, e le fece scorrere sulla schiena di Arizona, arrivando a sfiorarle il reggiseno.
«Shane...» ansimò lei, «Può entrare qualcuno.» sussurrò contro le labbra di lui.
«E che palle...» mormorò Shane, «Uhm... se domani torni a casa...» soffiò, baciandole la pelle del collo, «Noi due potremmo...» lasciò cadere la frase mentre toccava il reggiseno, alla ricerca dei gancetti.
«Shane... smettila.» esclamò Arizona imponendosi di mantenere la calma, «Sei un pervertito, lo sai?» sbottò mentre si sistemava la canottiera, «Non mi chiedi neppure di uscire e pretendi di farlo subito?»
Shane la fissò, confuso, «Appuntamento?» gracchiò e Arizona annuì, «Ma oggi... prima ti ho offerto il cappuccino freddo e la teglia di focaccia e la brioche...»
«Quello non è un appuntamento.» replicò Arizona trattenendo un risolino vedendo il viso di Shane, a metà strada fra il confuso e il disorientato, «Io non vado a un appuntamento portandomi dietro Logan e Cressida.» disse e sorrise.
«Uhm... quindi un appuntamento come un'uscita al pomeriggio?» chiese Shane e sorrise quando Arizona gli strinse la mano.
«Un appuntamento come un invito a cena.» replicò lei.
«Una cene?» squittì Shane.
«Una cena.» confermò Arizona.
Shane sospirò, «E va bene.» disse, «Anche se ho l'impressione che mi costerà un occhio della testa....»
Arizona ridacchiò, «Oh, a me andrebbe bene anche una pizza o un fritto misto.» esclamò e sorrise a Shane.
Anche lui sorrise, le circondò le spalle con un braccio e le scoccò un bacio sulla testa, «Mi manderai in bancarotta.» scherzò.
Arizona rise, «Ma no!» disse e lo baciò con dolcezza sulle labbra. Shane l'abbracciò per poi sistemarsi contro la testata del letto, continuando ad abbracciarla, mentre fissavano, senza realmente vederle, le immagini che scorrevano sul piccolo televisore.
Dopo un po' Arizona si staccò da Shane, «Dove vai?» chiese lui quando la giovane si mise seduta.
«A dormire.» rispose lei.
«Sdraiati, che ti faccio spazio.» disse Shane.
Arizona ridacchiò, «Vado nella stanza di Cressida» rispose.
«Perché?» chiese Shane.
«Perché è la mia ultima notte qui.» sorrise Arizona.
«Appunto, dovresti stare qui.» replicò Shane e le prese i fianchi.
«L'attesa accresce il desiderio...» mormorò lei baciandogli velocemente le labbra.
«E questo da dove salta fuori?» esclamò Shane.
«Da una scatola di cioccolatini, credo.» rise Arizona e baciò ancora Shane e si rese conto che non poteva farne a meno. «Dai, ci vediamo domani e comunque torno a trovarti...» aggiunse sfiorando con due dita il viso del ragazzo.
«Lo spero bene!» mormorò Shane senza smettere di guardarla.
Arizona sorrise, «E comunque tu sai dove abito.» disse.
«Uhmf, basta che non fai l'ultima volta...» sussurrò Shane baciandola ancora.
«Eh, ma lì era una situazione diversa.» ricordò lei, «Devo andare...» sospirò sulle labbra di Shane.
«Ancora un bacio.» soffiò Shane mentre l'attirava a sé.
«Stai cercando di convincermi a rimanere?» domandò Arizona alzandosi in piedi.
«Sì.» disse lui, «Mi pare ovvio!»
Arizona sorrise ancora, prese il viso di Shane fra le mani e lo baciò. «Buona notte.» mormorò. «Ci vediamo domani mattina.»
«Buona notte, Ari cara.» esclamò Shane, «A domani, Ari cara.» continuò sorridendo. Arizona non replicò, sapendo che Shane l'aveva chiamata “cara” solo per punzecchiarla, gli sorrise e uscì dalla stanza.

Arizona si rigirò nel letto, dicendosi che dal giorno dopo sarebbe ritornata alla sua vita di prima, fatta di università, giornate passate sui libri, giri in centro, cene d'asporto mangiate sul divano, davanti alla tv.
Una parte di lei sarebbe rimasta sempre all'erta, ma si sentiva tranquilla.
E poi... poi c'era Shane.
Gli piaceva e pure tanto. Stava bene con lui, anche quando lui la faceva arrabbiare. Però a Logan Shane non le piaceva. E lei ci teneva all'approvazione del suo migliore amico, anche se lui non l'aveva mai ascoltata quando lei gli faceva notare i difetti delle ragazze con cui usciva.
Inspirò lentamente e sorrise, dicendosi che Logan avrebbe capito, erano amici da così tanto tempo che era sicura che, prima o poi avrebbe capito.
E così tutto quanto sarebbe andato a posto.
Ne era sicura, sarebbe successo.

***

Arizona si guardò attorno, scrutando la stanza, alla ricerca di qualcosa che potesse aver dimenticato in giro. Vide il caricabatterie del portatile sopra alla scrivania, lo prese e lo ficcò nel borsone, poi sospirò mentre chiudeva la cerniera, drizzò la schiena, mise a tracolla la borsa del portatile, afferrò i manici del borsone e con la mano libera prese la borsetta.
Era quasi ora di pranzo e, dopo di esso, sarebbe tornata a casa. Sperò che qualcuno l'accompagnasse perché non aveva voglia si trascinarsi quella roba su e giù per i mezzi della città.
Scese in sala e posò tutto quanto accanto al divano, mettendo su di esse la borsa del portatile e la borsetta.
«Chi mi porta a casa?» esclamò entrando in cucina e vedendo Jim che versava un po' d'olio in una larga padella bianca con il manico arancione.
«Io.» esclamò Mike entrando in cucina.
«Ma sei sempre qui?» chiese Logan entrando dietro di lui, «E poi dite a me che non vado mai a casa.»
«Sono qui per portare Arizona a casa.» replicò Mike, «E mi fermo a pranzo.»
Logan alzò gli occhi al cielo e sbuffò mentre Arizona ringraziava Mike. Poi i due giovani iniziarono ad apparecchiare.
«Shane mangia qui con noi?» domandò.
«Sì.» rispose l'interessato entrando in cucina, guardò Arizona e le sorrise — sorriso che non sfuggì né a lei né agli altri —, e rimase fermo, accanto alla finestra, guardando gli altri che lavoravano — tranne Mike che se ne stava seduto sopra la panca e leggeva il giornale.
Mentre Arizona sistemava la marmitta con l'insalata mista già condita sul tavolo, si accorse che Shane la stava ancora guardando. Sospirò con fare teatrale prima di sorridere mentre andava a prendere le grosse posate di plastica bianca e verde per l'insalata poi, mentre tornava indietro, verso il grosso bancone dell'isola della cucina, sorrise allo stregone e il cuore le fece una capriola nel petto quando vide il viso dell'altro illuminarsi; infilò le posate nell'insalata e la girò un'altra volta, poi si scostò per lasciare a Logan lo spazio per posare il pane. 
Intanto nell'aria si era sparso il profumo del salmone e del pesce spada, mentre nella friggitrice stava cuocendo il fritto e sulla griglia sfrigolavano i gamberoni.
Arizona si tagliò un paio di pezzi di focaccia, recuperò una teglia di alluminio — una di quelle usa e getta —, ci sistemò la focaccia e la richiuse con il coperchio di cartone, poi, quando stava per infilare il tutto in un sacchetto di plastica, Jim le disse di prendere anche un paio di pezzi di pizza, Arizona non se lo fece ripetere due volte e aggiunse anche la pizza.
«Penserai a me, vero?» le sussurrò Shane quando lei gli passò accanto, «Mentre mangi la focaccia, intendo.»
Arizona alzò gli occhi al cielo, poi sbuffò e infine sorrise. «Forse.» rispose, «Se non fai il coglione.» disse.
Shane le sorrise e le toccò il fianco, «Farò il bravo.» promise.
«Lo spero.» disse lei, poi si voltò e per poco non urlò quando si trovò davanti Logan, «Cavolo, mi hai quasi fatto venire un infarto!» esclamò.
Logan rise, «Eri così concentrata su di lui» indicò Shane «che non ti sei accorta che ero dietro di te!» esclamò, «Ancora cinque secondi e avrei potuto appiccicarti un post-it sulla schiena.»
Arizona alzò gli occhi al cielo e poi vide che Logan aveva effettivamente in mano un post-it, «Stupidi idioti infanti.» borbottò prima di andare a sedersi accanto a Cressida che era appena entrata nell'ampia cucina, Jim disse che il pranzo era pronto così si sedettero tutti, Shane dall'altro lato di Arizona e Logan davanti a lei. La giovane sospirò nel vederseli attorno e per un attimo, mentre tagliava il trancio di salmone, le parve che i due si scambiassero uno sguardo complice, come se avessero organizzato qualcosa — magari uno scherzo idiota — alle sue spalle. Dopo pochi minuti era certa che quei due stessero complottando qualcosa alle sue spalle, ne era più che sicura.
«Tutto bene, Ari?» chiese Shane.
Lei lo fissò e ne fu sicura: lui e Logan stavano escogitando qualcosa. «Sì.» rispose, «Tutto bene.» disse, anche se avrebbe voluto solo chiedergli cosa diavolo avesse in mente. Shane le sorrise ancora prima di concentrarsi sul suo pranzo, Arizona lo fissò, continuando a chiedersi perché lui la guardasse in quel modo e perché anche Logan facesse lo stesso.
«Che avete in mente voi due?» esclamò Mike.
«Chi?» chiese Logan.
«Tu.» rispose Mike, «Tu e Shane.» spiegò. «Avete lo stesso sguardo del gatto che si è appena mangiato il canarino.»
«Non abbiamo in mente nulla.» esclamò Logan e, anche se apparve sicuro, Arizona sentì una piccola sfumatura nella voce, quasi come se non fosse del tutto sicuro di quello che aveva appena pronunciato.
Mike alzò gli occhi al cielo e sbuffò prima di infilarsi un grosso pezzo di salmone in bocca e Arizona si trattenne dallo sospirare, perché era sicura che avrebbe attirato una qualche battutina di Shane.
Il pranzo trascorse tutto sommato tranquillo e, alla fine, Arizona aiutò Cressida a sciacquare i piatti e le padelle per poi infilare il tutto nella lavastoviglie. Arizona infilò la pastiglia di detersivo nell'apposito piccolo scomparto, chiuse lo sportello e avviò l'elettrodomestico. «Secondo te cosa stanno combinando quei due?» domandò appoggiandosi contro il lavandino.
Cressida passò una spugna umida sull'esterno della friggitrice, sospirò e guardò Arizona, «Non so.» rispose, «Di sicuro Logan ha in mente qualcosa.» disse, «Mi ricorda quando ha fatto la fiancata all'auto di papà e sperava che lui non se ne accorgesse.»
Arizona ridacchiò, «Oh, sì.» disse, «Me lo ricordo...» esclamò, «Uh, chissà quando sarà pronta la sua auto.»
«Spero presto.» esclamò l'interessato entrando in cucina, «La rivoglio.»
«Non farai i capricci, vero?» chiese Arizona incrociando le braccia e osservandolo con la testa leggermene piegata di lato.
«Io non faccio mai i capricci!» ribatté Logan, «È solo che sono più di due settimane che la mia auto» aggiunse «è da quel cretino di un meccanico e non l'ha ancora riparata!» disse, «Cosa ci vuole sistemare due finestrini?»
Arizona alzò gli occhi al cielo, «Magari si è danneggiato anche il sistema degli alza cristalli.» buttò lì, accorgendosi un secondo dopo che non avrebbe potuto prospettare uno scenario peggiore — escludendo l'incendio, forse — per la “preziosissima” auto di Logan.
«Spero di no.» sbottò Logan, «Sarebbe frustante.»
«Sarebbe una scusa comoda per rimanere qui.» replicò Cressida.
«Ma non è vero!» disse Logan, «Guarda che anche io voglio andarmene a casa!» disse.
Cressida e Arizona si fissarono per un istante, «Bugiardo!» dissero in coro, facendo sbuffare Logan che uscì dalla cucina ripetendo che sua sorella avrebbe dovuto appoggiarlo, tornò dopo meno di un minuto.
«Arizona... vieni un attimo con me?»
Lei lo fissò, «Uhm, okay.» disse e scrollò le spalle, seguì Logan chiedendosi cosa diavolo volesse dirle di così confidenziale da non poter parlarne davanti a Cressida. «Allora...» esclamò quando Logan chiuse la porta della biblioteca dietro di loro.
«Uhm...» Logan ficcò le mani nelle tasche dei jeans, «Ecco... sì.» disse.
Arizona lo guardò e si appoggiò al grande tavolo. «Cosa devi dirmi?»
Logan fece un respiro profondo, gonfiò le guance e poi fece uscire l'aria lentamente. «Io ho parlato con Shane» disse guardando Arizona «prima.» esclamò, «Prima di pranzo, intendo.»
Arizona si chiese di cosa potessero aver parlato visto che le loro conversazioni erano per lo più fatte di accuse sottintese, frecciatine e battutine. «E quindi?» chiese. Nessuno di loro due aveva un occhio nero o un labbro spaccato, quindi non si erano presi a pugni e pensò che fosse una cosa buona.
«E quindi... niente.» disse lui, «Shane è okay.»
Arizona ringraziò di essere appoggiata al tavolo, altrimenti era sicura che sarebbe caduta a terra, posò le mani sul piano di legno e fissò l'amico, domandandosi se stesse bene. «O-okay?» balbettò, «Logan... stai bene?» chiese, quasi preoccupata che Logan avesse preso una botta in testa o che gli effetti di tutte le lotte che avevano subìto stessero dimostrando i loro danni in quel momento.
«È okay.» ripeté lui alzando le spalle, come se la cosa non gli importasse, «Insomma... ti ha salvato.» aggiunse, «Due volte.»
Arizona lo fissò, sorpresa e rimase zitta perché non sapeva cosa dire.
«Lui non ci ha pensato due volte.» continuò Logan, «Mentre io... io avevo accanto a me una pistola ma non...» sospirò, «Non sono riuscito a fare nulla.» sussurrò abbassando la testa, «Nulla... avevo la pistola lì» continuò e Arizona capì che si riferiva all'attacco di un paio di giorni prima «e non sono neppure riuscito a prenderla...» sospirò guardando la ragazza.
«E poi, in fondo, ma molto in fondo... Shane è un tipo okay.»
Arizona si limitò ad annuire, troppo sconvolta dalle parole dell'amico. «È okay.» fece, «Okay.» ripeté, «Logan...» chiamò, «Ma sei sicuro di stare bene?» chiese, «No, perché sentire queste parole da te, poi... e dopo quello che è successo ieri pomeriggio...» disse, «“Shane è okay” sono le ultime parole che mi sarei aspettata di sentire da te!»
Lui rise, «Sto bene, sto bene.» disse, «Sai, abbiamo parlato e ho capito.» aggiunse, «Ho capito che Shane è sì un gran coglione ma comunque è uno dei nostri e in più è okay... quindi...» alzò le spalle sull'ultima parola, come se la cosa non gli importasse più di tanto.
Arizona annuì, «E tutto questo discorso è per farmi capire...» disse, «Cosa?» chiese, «Sai, a parte che Shane è okay non ho capito dove vuoi andare a parare.»
Logan la raggiunse in un paio di passi e l'abbracciò per qualche secondo, poi la lasciò e le sorrise. «Che se lui ti piace per me... per me va bene.»
«Ti va bene?» strillò Arizona, «Ti va bene?» ripeté, abbassando la voce, «Tu... oh, mio Dio.» mormorò, «Logan... te lo chiedo di nuovo: sicuro di stare bene?»
Lui rise, «Sì, sto bene.» disse, «E poi... tu sai come prenderlo, lui sa come prenderti... e adoro quando ti fa incazzare, ci riesce in un modo così...» si fermò, come se cercasse l'aggettivo esatto da usare, «In un modo così divertente.»
Arizona fece una smorfia, «Idioti.» borbottò poi sospirò, «Quindi...» mormorò.
«Quindi se vuoi puoi uscire con lui.» esclamò Logan.
Arizona lo fissò e per un attimo temette che sarebbe caduta per terra, trascinando con sé anche il grande tavolo. «Tu... tu...» balbettò, «Cosa?» strillò.
«Sì.» rispose lui, «Adesso usciamo di qui, prima che cambi idea.» aggiunse, si girò e si avviò alla porta della biblioteca.
Arizona rimase lì, confusa, chiedendosi cosa diavolo fosse preso a Logan. Le aveva detto che Shane era okay e che poteva uscire con lui. Era tutto troppo assurdo, così illogico da risalutare quasi... reale. Deglutì e si staccò piano dal tavolo, poi uscì anche lei. Era a pochi passi dal divano quando Mike la fermò e le mise in mano due biscotti gelato, ancora chiusi nella loro confezione bianca e blu, «Portane uno a Shane.» le disse.
Arizona si limitò ad annuire e, con un gelato per ogni mano, andò da Shane. La porta della stanza era socchiusa, così le bastò spingerla con il piede per riuscire ad entrare.
«Ti stavo aspettando.» commentò lui e prese uno dei biscotti gelato dalle mani della giovane, «Su, siediti.» le sorrise.
Arizona avanzò piano e iniziò a scartare il biscotto, poi si sedette accanto a Shane. «Hai parlato con Logan?» chiese, accorgendosi che la sua voce era stridula e che non era quello che voleva dire; avrebbe voluto buttare lì il discorso fra una chiacchiera e l'altra, come se fosse una cosa normale.
Shane ridacchiò, «Oh, sì.» disse. «È simpatico, in fondo.» aggiunse, «Molto in fondo. Ma proprio molto, eh.» esclamò e addentò il gelato mentre Arizona sbuffava. «A quanto pare gli vado bene.» aggiunse, «Sai, non mi sarei mai aspettato una cosa del genere da lui.»
«Perché?» chiese lei, «Guarda che Logan è una brava persona.»
«Perché fino a ieri era il tuo amichetto geloso.» rispose Shane e sorrise.
Arizona mangiò il gelato in silenzio, dicendosi che non valeva la pena di replicare, non ora*, visto che sembrava andare tutto per il meglio. «La pianti di chiamarlo così?» sbottò, non riuscendo a tacere, «Sei davvero insopportabile!»
Shane rise ancora, «Mi piace come reagisci verso di lui, si vede che ci tieni.» disse, «Siete amici, è normale che lo difendi.»
Arizona aprì la bocca, troppo sorpresa per dire qualcosa; si domandò se Shane — ma anche Logan — stesse bene perché era davvero strano quel comportamento, sentì un pezzo di gelato scivolarle sulle labbra e deglutì per poi pulirsi la bocca con la mano. «Stai bene?» gracchiò, «Tu e Logan oltre a chiacchierare vi siete anche fumati qualcosa?»
«No!» rispose lui, «Sto parlando seriamente.» aggiunse e sorrise mentre puliva il labbro inferiore di Arizona con la punta dell'indice, la osservò per qualche istante, rimanendo in silenzio, «Tu mi piaci sul serio, Arizona.»
Lei sorrise e mangiò un pezzo di biscotto gelato e si sentì felice, guardò Shane, deglutì e fissò per un attimo la parete davanti a lei. «Anche tu mi piaci.» mormorò sentendo le guance arrossarsi.
Shane le posò un braccio sulle spalle e l'abbracciò, poi le baciò la nuca.
«Se avete finito...» esclamò Mike entrando nella stanza — né Shane né Arizona l'avevano sentito bussare -, «Arizona, saluta Shane che ti porto a casa.»
Arizona sospirò, mandò giù l'ultimo pezzo di gelato e guardò Shane. «Ci vediamo.» gli disse e lui si limitò ad annuire. «Mi lavo le mani e arrivo.» si rivolse a Mike, poi lo seguì fuori dalla stanza.

Un'ora dopoArizona era nel suo appartamento, seduta sul divano, sentendosi improvvisamente stanca, come se non dormisse da giorni, sbadigliò e fissò il soffitto, storcendo il naso nel vedere una piccola ragnatela nell'angolo in alto a destra del salotto, pensò che l'avrebbe tolta più tardi — magari anche il giorno seguente — e sospirò.
Shane l'aveva salutata con un cenno della mano quando era uscita dalla casa dei genitori di Logan e lei si era sentita... un po' delusa, anche se non glielo avrebbe mai detto — e neppure a Logan o a qualsiasi altra persona —, per un attimo si era immaginata che lui le corresse incontro, poi si era detta che quello non era un film romantico e strappa lacrime e che, forse, vista la presenza di tutte quelle persone — Logan, Jim, Cressida e Mike — Shane si era sentito imbarazzato, preferendo rimanere “neutrale”.
Arizona sospirò ancora e sorrise, dicendosi che ormai era tutto risolto, che sarebbe andato tutto bene... guardò l'ora e vide che erano quasi le quattro e mezza, pensò di dare una pulita alla vasca, poi avrebbe sistemato i vestiti che si era portata da Logan, avrebbe fatto un bel bagno rilassante, mangiato la focaccia e sarebbe rimasta sul divano a guardarsi qualche stupidata in tv, e poi... e poi al resto ci avrebbe pensato dopo.

Arizona fissò l'acqua calda, quasi bollente, che riempiva la vasca e la schiuma bianca che si formava, si levò la canottiera e le mutande, per poi entrare piano nella vasca, reclinò la testa e chiuse gli occhi mentre muoveva le mani nell'acqua e giocava con la schiuma, sentendo i muscoli che si rilassavano uno a uno.
Spense l'acqua e rimase con gli occhi chiusi per diversi minuti, fino a quando sentì gli occhi farsi pesanti. Sbadigliò, infilò la testa sott'acqua per un paio di secondi, giusto il tempo di lavarsi i capelli, si mise seduta e, dopo aver afferrato la confezione dello shampoo, si lavò i capelli, li sciacquò e visto che l'acqua era ormai tiepidina uscì, indossò l'accappatoio e tornò in salotto e si sedette sul divano, accese la tv e guardò mezza puntata di una trasmissione che parlava di abiti da sposa prima di andare a vestirsi.
Stava infilando la focaccia nel microonde quando il suo cellulare squillò, osservò lo schermo, domandandosi di chi fosse quel numero che non conosceva. «Pronto?» esclamò, decidendo di scoprire chi fosse.
«Ari cara.»
«Non chiamarmi cara!» sbottò lei, «Shane?» domandò e lui rise, «Chi ti ha dato il mio numero?» domandò.
«La piccola Cressida.» rispose lui, «Però si arrabbia se la chiamo piccola...»
Arizona alzò gli occhi al cielo, «Mi pare logico.» borbottò, «Perché mi chiami?» chiese.
«Solo per sapere se stai bene.» disse Shane e Arizona arrossì.
«Sto bene.» esclamò, «Sto per mangiare qualcosa.» aggiunse, omettendo che era la focaccia che aveva comprato lui.
«Anche noi fra poco mangiamo.» esclamò Shane, «Comunque... Ari cara, quand'è che sei libera?»
Lei rimase ferma, la mano ferma sullo sportello del forno a microonde. «Cosa?» gracchiò.
Shane rise, «Ti ho chiesto quando sei libera.» ripeté, «Sai, hai presente un appuntamento? Ecco, quello.»
Arizona fissò il mobile davanti a lei, fissando i graffi sulla maniglia dello sportello, «Oh.» fece, «Oh, cacchio!» squittì, «Io... io... anche domani, volendo!» esclamò e si morse la lingua, accorgendosi di essere stata troppo precipitosa.
«Uh, sei impaziente, Ari.» ridacchiò Shane. «Comunque domani è impossibile, secondo Philip è meglio che mi riposi per un altro paio di giorni, fino a venerdì.»
«E chiedermi direttamente di uscire sabato ti faceva schifo?» domandò lei.
«Lo sai che adoro quando sei arrabbiata!» replicò lui e rise, «Quindo ci vediamo questo sabato?»
Arizona sbuffò e sorrise — tanto lui non poteva vederla —, «Okay.» rispose, «Dimmi l'ora e il posto e ci sarò.» disse, «No, anzi, facciamo così: dimmi l'ora che mi passi a prendere.»
«Devo anche passare da te a prenderti?» domandò Shane, «Anche questo?»
«Bhe, sì, mi pare ovvio.» replicò lei, «Sei tu che mi hai chiesto di uscire, non io.»
«Alle sette va bene?» domandò Shane, «Così magari ci facciamo un giretto in centro.»
«Va benissimo.» sorrise Arizona e sentì lo stomaco brontolare, «Adesso devo proprio mangiare,» aggiunse «ho lo stomaco che si lamenta.»
Shane rise, «Uhm, mi sa che è pronto anche qui.» disse, «Sento dei passi fuori dalla porta.»
«Magari è Logan che vuole darti un pugno perché hai chiamato Cressida “piccola”.» replicò lei.
«Anche lui la chiama piccola.» esclamò Shane. «E comunque io e Logan siamo grandi amici, sai?»
Arizona rise, «Grandi amici?» disse, «Ma se andate d'accordo da un giorno!»
«E vabbè, adesso non lamentarti!» esclamò Shane, «Non c'insultiamo da più di dodici ore... è un passo avanti!» commentò, «La cena è pronta.»
«Okay.» sospirò Arizona, «Ci vediamo sabato, allora.» disse, «E sii puntuale!» gli ricordò.
Shane ridacchiò, «Io sono puntuale, Ari cara.» disse, «A sabato, allora.» aggiunse e riattaccò.
Arizona fissò lo schermo del cellulare, lo posò sul ripiano e premette i pulsanti per avviare il microonde. Era Mercoledì 25 Giugno e considerò che, visto che ormai erano le diciannove e mezza, quel giorno era quasi finito, ormai mancavano settantadue ore all'appuntamento con Shane. “Cosa mi metto?” pensò mentre i numeri azzurri sul display del microonde scorrevano all'indietro, «Cosa mi metto?» gemette, poi il timer del microonde suonò, distogliendola momentaneamente da quei pensieri, prese il contenitore con la focaccia che trasferì in un piatto, riempi il bicchiere con della Guinness — aveva trovato un paio di lattine, piene di polvere, sul fondo del piccolo armadio dispensa — e andò al divano, posò il tutto sul tavolino e cambiò canale, finendo su un documentario sui dinosauri e pensò che era l'unica cosa decente che ci fosse da vedere, ancora felice perché Shane l'aveva chiamata, perché le aveva chiesto di uscire... e perché aveva una scusa per comprarsi un vestito nuovo.

Arizona sbadigliò quando il suo cellulare vibrò, tastò il comodino, afferrò il cellulare e sorrise nel vedere che era un SMS da parte di Shane. “Buona notte, cara Ari.”
“Buona notte, mio idiota.” gli rispose, controllò che il messaggio venisse inviato, fissò lo sfondo del cellulare — una farfalla colorata posata su una margherita bianca —, vide i numeri dell'orologio digitale passare delle 21:59 alle 22:00, bloccò lo schermo, sbadigliò di nuovo e, stringendo il cellulare al petto, si addormentò.

Ultimo capitolo prima dell'epilogo!
Non ci posso credere, dopo più di due anni anche questa storia è praticamente finita!
Scusate il ritardo, ma alcuni pezzi mi hanno un po' bloccato, comuque l'epilogo è a buon punto, conto di postarlo entro la prossima settimana.
Grazie a chi legge, chi mette la storia in una delle liste e a chi mi inserisce fra gli autori preferiti: siete delle care stelline *o*
CI vediamo con l'epilogo!
   
 
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