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Autore: Aredhel Demonia NP    02/01/2009    3 recensioni
Avevo già postato questa fanfiction, poco più di un anno fa, e poi l'avevo cancellata, come le altre del resto. Allora, questo scritto tratta i pensieri di Mana in una mia ipotetica "rimpatriata" dinanzi alla tomba di Kami. Ovviamente questi personaggi sono maggiorenni e non di mia proprietà (magari!) leggete e commentate mi raccomando.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kami, Mana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole spaccava le pietre quel giorno

Il sole spaccava le pietre quel giorno. Dopotutto, era il solstizio d’estate, il giorno dell’anniversario della sua morte.

Kami, questo il nome del loro batterista ufficiale, l’ “eternal blood relative”.

Mana stava lì, in piedi di fronte alla sua lapide, impeccabile come sempre. L’anno prima era arrivato per secondo, dopo Yu~ki.

 

Ricordava ancora quando il compianto batterista si era unito ai fortunatissimi Malice Mizer: uno scambio da cui loro avevano senz’altro tratto un ottimo profitto. Erano stati anni d’oro quelli dei Malice Mizer, baciati dalla fortuna. Ne andava molto fiero, anche se non era solo merito suo.

Ben presto giunse anche il secondo fondatore, Közi, con le mani in tasca e lo sguardo fisso al suolo. I due si salutarono con un cenno del capo. Pensare che fra loro c’era stato un solido rapporto.
Ma dopo la morte di Kami tutto era cambiato, loro erano cambiati e le loro vite mai più si sarebbero potute riunire.

Gackt e Yu~ki arrivarono insieme, anche il loro saluto si limitava ad un cenno del capo.
Tetsu, Gaz e Klaha non erano presenti: non conoscevano Kami come lo conoscevano loro ed erano venuti solo per i primi anni, tranne Klaha.

In quelle occasioni evitavano accuratamente di rivolgersi la parola per non rendere l’evento solo un’annuale rimpatriata: quella era un occasione per pensare con calma ai tempi andati, i bei tempi destinati ad essere solo dei ricordi incapaci d’impallidire, talmente erano stati belli.
Mana chiuse gli occhi, facendo sparire ogni minima preoccupazione sulla Midi:nette, la Moi-Même-Moitié e i Moi Dix Mois. Era tornato con la mente ai tempi di “Merveilles”, di “ Illuminati ”, ricordando l’impegno di Kami alla batteria e a tutti momenti che conservava con gelosia e con cura.

Riaprì gli occhi e il suo sguardo era sempre lo stesso: imperturbabile e privo di espressione. Amava nascondere i suoi sentimenti, lo trovava divertente, ma non come…
… non come i Malice Mizer.

Guardò le facce dei suoi ex-compagni. Anche Gackt aveva spostato lo sguardo dalla bara eppure era più che convinto che non l’avesse fatto per noia, ma perché anche lui provava le stesse sue emozioni.
Non ci sarebbero mai più stati i loro concerti così originali. Gli Dei del Visual Kei non sarebbero mai potuti tornare a far festa insieme, erano come le divinità antiche: nessuno più le prega, o ben poche persone considerate stravaganti o fuori moda. Nessuno.
Anche Közi aveva smesso di guardare la lapide e poco dopo giunse il turno di Yu~ki.
Tutti e quattro, nonostante ciò, si limitarono ad un sorriso. Non volevano distruggere quel silenzio, era una sorta di preghiera silenziosa la loro e, secondo la buona creanza, non bisogna fare rumore mentre si prega.

Ma per cosa pregavano?

Per la loro sorte?

Forse pregavano di risvegliarsi al mattino e di doversi preparare per andare a lavorare su dei nuovi brani, tutti insieme. Avrebbero fatto a gara per arrivare in sala prove per primi solo per poter scherzare con Kami, se solo avessero saputo la disgrazia di cui sarebbero stati vittime.
Mana a volte lo sognava. Sognava di entrare in quella sala dove aveva passato tanto del suo tempo e di trovare lui, magari lì da molto per perfezionare qualche nuovo pezzo, col suo volto sorridente incorniciato dai capelli liscissimi rivolgergli un saluto. Poi avrebbe preso la chitarra e, dopo averla accordata, si sarebbe unito a Kami. Ma poi si svegliava e, guardandosi allo specchio, notava che anche il suo volto era cambiato. Senza il trucco si notava che i suoi lineamenti erano un po’ variati dall’epoca dei Malice Mizer.
Segno del tempo che passava, segno del tempo che le cose non erano più le stesse.

Il sole stava tramontando e Gackt decise che era ora di andarsene. Come tutti gli anni, venne seguito in ordine sparso dagli ex-compagni che salivano sulle rispettive macchine che, dopo essere partite, piano piano si separavano.

“ Mori no Naka no Tenshi ” partì dallo stereo della macchina di Mana.
Il suo umore era del tutto contrastante con quel brano: lui non era affatto allegro, tutt’altro! Ma si sarebbe sforzato di sorridere. Dopotutto, quella canzone Kami doveva averla composta in un momento allegro e, sicuramente, se davvero era finito in qualche Olimpo, avrebbe voluto che l’umore dei suoi ex- compagni la rispecchiasse.

Sì, Mana sarebbe stato allegro e, di sicuro, l’indomani mattina avrebbe ripensato ai nuovi abiti da creare, a nuova musica da comporre e ad artisti da scritturare con la midi:nette.

Sarebbe tornato nel suo mondo odierno, un mondo senza Kami, ma doveva distrarsi per lui.

Già, ma comunque quel mondo era meno amato.

Ma era il suo.

“ Arrivederci Kami, all’anno prossimo...

... au revoir ”.

   
 
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