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Autore: Aredhel Demonia NP    02/01/2009    1 recensioni
"Era una bella mattina invernale di un anno quasi terminato. Un cielo limpido e senza nuvole macchiato solo dal fumo della sua prima sigaretta della giornata. Il fumo saliva placido verso l'alto, colorando l'aria di grigio-bianco. L'aveva ardemente desiderata durante la fila nell'ospedale che aveva di fronte agli occhi. Un'orribile costruzione bianca di svariati piani, deprimente e poco consolatoria vista la situazione in cui versava." Dedicata all'addio alle scene di Juka, a causa di problemi di salute. L'ho scritta parecchio tempo fa, perchè mi aveva colpito. Questo personaggio non mi appartiene ed è maggiorenne.
Genere: Malinconico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Moi Dix Moi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una panchina

Un uomo e una panchina.
Era una bella mattina invernale di un anno quasi terminato. Un cielo limpido e senza nuvole macchiato solo dal fumo della sua prima sigaretta della giornata. Il fumo saliva placido verso l'alto, colorando l'aria di grigio-bianco. L'aveva ardemente desiderata durante la fila nell'ospedale che aveva di fronte agli occhi. Un'orribile costruzione bianca di svariati piani, deprimente e poco consolatoria vista la situazione in cui versava.
Hiroki Fujimoto, in arte Juka, si era recato lì per controllare, come di routine, ciò che chiamava la sua maledizione. Polipi alla gola, avevano detto i medici, tempo prima. Il loro tono era stato pacato e freddo, come la sua reazione. Nemmeno seduto lì all'aria aperta ci credeva ancora, o perlomeno non aveva ancora preso del tutto coscienza del suo attuale stato. Dover lasciare qualcosa che si ama è odioso, se lo si fa perché costretti. Ma lui non ci credeva, andava oltre le sue capacità...
- "Tooku hanare teyuku keredo... " -.
Si voltò sentendo le parole di Fall of Leaves cantate da una voce non sua. Era un ragazzo con gli occhiali da sole e voluminose cuffie nelle orecchie. Evidentemente non l'aveva visto.
Juka sorrise e poggiò un gomito sulla spalliera in legno della panchina, immergendo la mano nella sua chioma biondo platino. Se lo sconosciuto l'avesse notato sarebbe di certo saltato in piedi a vederlo così, con un sorrisetto sulle labbra ed un contrastante sguardo triste. Era una situazione sia comica che commovente, praticamente bizzarra.
Fece un tiro e sputò il fumo verso l'alto, sempre con quell'aria divertita di chi scopre qualcosa che è sempre stato, ma non si è mai visto; in effetti era così.
La canzone doveva essere terminata, in quanto il ragazzo ora batteva il piede a tempo di una canzone che non era di certo sua. La sigaretta finì e, quasi nello stesso istante, il tizio andò via. L'ex-vocalist si alzò e, infilate le mani in tasca, decise di fare una passeggiata.
- "Itsu made mo, kitto itsu made mo... " -.
Questa volta era stato lui a cantare, a bassa voce, come se non volesse farsi riconoscere, anche se non gli importava molto. Ormai i bei tempi erano andati via...
... i Moi Dix Mois, Hizaki ed il Node of Scherzo, cose che fra tante altre gli sarebbero di certo rimaste nel cuore... tutte le persone che aveva conosciuto, le risate con Kazuno, Kaya e tutti gli altri...
Perchè?
Perchè lui, proprio lui?
C'erano delle ragioni per cui era stato maledetto? Quali?
Juka si toccò la gola, dove risiedeva il male che aveva dentro. Oh, se avesse potuto avrebbe strappato via quei polipi con le sue mani.
Una brezza leggera prese a soffiare.
Un ricordo...

- Che canti scusa? -.
Una giornata tetra e ventosa accompagnava quel ricordo passato. Il lui di quel tempo aveva alzato le sopracciglia scure, voltandosi a guardare l'individuo che gli aveva posto la domanda. Portava una sciarpa che lo copriva fino al mento, e a nasconderlo ancora di più c'era un cappello di certo procurato in un negozio costoso.
- Ehm... Beast of Blood -.
- Oh sì... dei Malice Mizer, giusto? Si sono sciolti vero? -.
L'anonimo Hiroki Fujimoto era stupito dell'intraprendenza di quella persona. Nonostante ciò aveva continuato a rispondere.
- Da qualche mese, purtroppo -.
L'uomo cammuffato si era guardato intorno per poi scoprirsi la parte inferiore del volto.
Mana...


... era stato l'inizio di tutto, l'inizio di una vita intensa fatta di esibizioni dal vivo e di sale di registrazione; non si era più fermato, ma adesso era costretto a farlo.

In mezzo a questi liberi pensieri le sue gambe l'avevano portato fino a fermarsi ad un semaforo.
Dall'altra parte della strada vide un volto provvisto di occhiali da sole e da voluminose cuffie.
Era il ragazzo di prima.
Il semaforo scattò e le persone che lo circondavano presero a camminare di fretta, chi diretto in un luogo, chi in un altro; ma non il ragazzo, che si tolse gli occhiali mostrando degli scuri occhi ricolmi di meraviglia.
- Juka Sama... -.
L'interpellato sorrise guardando il suo fan, che subito si precipitò verso lui e gli chiese di autografargli una scura borsa a tracolla; l'ex-vocalist firmò e sorrise a colui che aveva di fronte.
- Arigatou gozaimazu![1] -.
Juka abbassò lo sguardo e continuò per la sua strada.
Cosa sarebbe accaduto il giorno dopo o fra due mesi? Forse si sarebbe trovato un lavoro normale e avrebbe perso i contatti con tutte le persone con cui aveva collaborato, nessuna soddisfazione, tranne forse una.
Il ragazzo che aveva cantato Fall of Leaves in quella limpida giornata.



[1] Grazie mille o grazie tante

   
 
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