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Autore: KindOfMadness    13/05/2015    1 recensioni
Patrick Stump ha sempre lottato con le unghie e con i denti per una vita, una di quelle che lui definiva tale intendo. Pete Wentz, d'altro canto, aveva accanto tutto ciò che desiderava dal lontano 2001, quando i suoi occhi spenti incontrarono quelli ghiacciati del suo compagno di band per la prima volta.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Patrick Stump, Peter Wentz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  • Notte (Pete Wentz/Patrick Stump) 

Pete Wentz non temeva la notte, in realtà lui non temeva nulla di nulla. Era un uomo tutto di un pezzo lui, si ripeteva tra sé e sé. 
Le sue mani tremanti armeggiavano con i lacci della sua felpa nera infinitamente più grande di lui, il naso che premeva contro il vetro congelato che contrastava il calore che la sua pelle solitamente tratteneva. 
Solitamente. 
Non quella notte. Quella era una notte di brividi e respiri caldi che si incollavano al vetro della finestra da cui penetrava qualche sottile raggio lunare ad illuminargli quanto bastava la stanza.  
Quella era una notte senza quegli occhi chiari che lo ustionavano più del fuoco, accendendolo, scaldandolo. Lo spazio vuoto accanto al lui nel suo letto, però,  - esageratamente grande ormai - gli gelava il sangue, gli spezzava le ossa, lo conduceva in un vortice di brividi e malinconia da cui non era capace di uscire.  
Quella era una notte senza quelle mani pallide e leggermente affusolate che sfioravano le sue cosce, che si posavano sulle sue spalle, sul suo collo. 
Quella era una notte senza Patrick Stump.  
Pete non era abituato a non sentire quel tocco delicato sulla sua pelle leggermente olivastra che creava un contrasto forte con il pallore di quei polpastrelli, che sembravano aver lasciato dei lividi e solchi profondi nella sua carne. 
Pete portò una mano sul lato destro della sua mandibola, lasciando scorrere i suoi polpastrelli congelati contro la leggera barba incolta che non aveva intenzione di radere.  
Faceva male.  
Tremendamente male. 
Fece per alzarsi, la sua pelle nuda a contatto con il pavimento contribuì a lasciare una scia di brividi lungo la sua spina dorsale. Pete aveva sempre amato il freddo; come una serie di minuscoli aghi che si facevano strada penetrando la pelle e arrivando fin nelle viscere. Si sentiva vivo, ancora in grado di provare qualcosa dopo tutto.  
Di che colore era il ghiaccio?  
Immediatamente il ragazzo pensò al bianco, all'azzurro, al grigio. Colori chiari, colori indecisi, colori fastidiosi.  
No, decisamente, una sensazione così intensa e precisa non avrebbe mai potuto essere di un colore così scarno. 
La notte era più scura del solito, più spaventosamente silenziosa di quanto non fosse già. Un'aria pesante riempiva il suo appartamento, insidiandosi fin nei polmoni ardenti del ragazzo.  
Lanciò un ultimo sguardo fuori dalla finestra: desolazione.  
Il buio lo inghiottiva completamente, il contrasto inquietante tra la quiete del paesaggio e l'irrequietezza dei suoi pensieri cresceva sempre più brevemente.  
Il moro si diresse verso la cucina, intento a mandare giù un bicchier d'acqua e schiarirsi le idee. Scosse leggermente il capo, illudendosi che sarebbe bastato a fermare quell'intricata rete di pensieri in cui si era cacciato.  
Patrick. 
Patrick Stump aveva ottenuto la vita che aveva sempre sognato, per cui si era sempre battuto con tutte le sue forze come un vero gladiatore romano. Non era più il ragazzo dall'aria nerd, senza speranza, perennemente preso di mira, dai capelli color carota e dalla voce incredibile di un tempo. Lui non aveva mai veramente desiderato tutto ciò che era stata la sua vita fino a poco tempo fa, in verità.  
Pete si sentiva egoista a desiderare quel Patrick indietro, il suo Patrick.  
"Io- Io non posso più, Pete. Non posso farlo."  
Erano queste le uniche parole che riecheggiavano nella mente di Pete Wentz, provocandogli un enorme mal di testa. 
Si strofinò gli occhi con il dorso della mano destra: umido. Si rese conto che un paio di lacrime avevano cominciato a rigare il suo viso, lasciando dei solchi profondissimi sul suo volto.  
Ancora male.  
Un centinaio di frecce pregne del suo stesso sangue lo trafiggevano, si facevano via via più profonde bloccando il suo respiro già affannato.  
Dall'altro capo della traiettoria c'era Patrick Stump, il suo Patrick Stump, che le scagliava una per una centrando sempre in pieno il bersaglio.  
"Pat?" sussurrò il moro, incapace di realizzare la visione che si stava proiettando nella stanza e si stava prendendo gioco della sua debole mente. 
Scosse di nuovo il capo questa volta energicamente, lasciando scivolare il bicchiere di vetro con l'acqua sulla moquette beige della stanza.  
Tutto sapeva del suo amico, tutto in quella stanza era impregnato del suo odore, della sua presenza. I suoi occhi dalle sfumature più calde lo ingannavano proiettandosi in ogni angolo della casa, i capelli rossi ancora intrecciati tra le sue dita corte.  

“sometimes we take action, sometimes we take pills”. 

  
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