L’erba è in completa balia del vento, le nuvole corrono trasportate dalle caldi correnti estive, ed io, sono un cacciatore.
Osservo la mia preda chiedere pietà mentre inserisco il proiettile nella canna del moschetto, vedo essa che protende la sua forzuta mano chiedendomi perdono, vedo le sue lacrime bagnargli il viso, vedo i suoi occhi colorarsi di un penetrante rosso scarlatto, vedo la sua anima … la sua anima che troppe vite ha divorato … un muro impercettibile di caldo ghiaccio si innalza formando una circonferenza intorno a noi, siamo soli, l’erba smette di oscillare, il vento sparisce, le nuvole si colorano di pece, alzo il cane del fucile, appoggio il calcio sulla spalla, è freddo, ghiacciato, come il mio cuore. Prendo la mira, la traiettoria è tracciata per il cuore.
- La morte ha voglia di un Valzer- disse la mia preda
- E’ ora di ballare allora- risposi.
Il grilletto argentato era rigido, non so se la colpa era del freddo o della falange del mio indice … uno stormo di gabbiani prese il volo udendo il suono prodotto dal proiettile d’acciaio che il petto distrusse, non ebbero paura dello scoppio, ma del proiettile fatale.
Finalmente, la mia vita e la mia anima vennero annientate dalle mia stesse mani.