Film > Howl's moving castle
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Autore: _sonder    16/05/2015    1 recensioni
Raccolta di scene quotidiane degli abitanti del Castello Errante.
| Prima classificata a Il contest delle 48 ore – Non vedo, non sento, non parlo, scrivo!” indetto sul forum di EFP da Shizue Asahi. |
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Calcifer, Howl, Markl, Sophie | Coppie: Howl/Sophie
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Markl arriccia le labbra all’insù per coprire le narici e abbassa gli occhi sul tavolo colpevole. Lì giace il suo primo nemico: le patate lesse. Le osserva per nulla intimidito, ma è l’odore che sale e s’insinua nel naso a dargli l’orticaria. La bocca trema in procinto di arrendersi. Si sforza di pensare a una montagnetta di pepite d’oro, piuttosto. A braccia incrociate, sentenzia un secco: — Tsk! Io detesto le patate!
Prende esempio dagli adulti, che si lamentano di ogni più piccola sciocchezza. O, almeno, è così che gli ha insegnato il signor Howl. Non proprio: ha preso spunto dalle scenate del suo maestro.
E lui non è un bambino qualsiasi, ma un apprendista mago… nonostante non possa ancora richiamare gli spiriti delle tenebre.

— Markl, si siede e si mangia composti!
È il profilo di Sophie, le maniche arrotolate sugli avambracci e il grembiule impolverato, che ingombra l’angolo dirimpetto la finestra. Traccia un’ombra sgraziata fino al tavolato. Il naso adunco pare picchiare il legno, come per richiamare tutto il castello all’ordine.
La nonnina è il suo secondo problema. Blatera di pulizie, di buone maniere e si arrabbia facilmente. Inoltre, a differenza sua, sa tenere a bada Calcifer. Markl non è sicuro: ha il sospetto si tratti di una strega. La fissa con la coda dell’occhio, studiandone il viso. Una rete di rughe argute lo accoglie.
Sposta lo sguardo su Calcifer, nel crepitio delle pigre fiamme. Il demone le aveva dato il permesso di entrare… quindi doveva sapere tutto dei poteri magici di Sophie. Sbuffa e dondola le gambe contro quelle dello sgabello.

— Non c’è nessuno! Voglio mangiare comodo…
Assaggia un tocco di pane su cui ha adagiato una fetta spessa di groviera. Dal morso arriva in fretta a divorare il pasto. Il piatto di patate viene investito da briciole e altre molliche zampillano sul pavimento.
Sophie mugugna. — Pare ci sia ancora del lavoro da fare…
Gracchia un risolino che preannuncia una nuova trovata. La mano grinzosa giunge al profilo dell’orecchio, come un prolungamento dell’udito stanco. Sorride, malevola e furba.
— Come, come? Ho sentito bene? Vuoi che riordini la tua stanza?
Markl allarga la bocca e si batte il petto con una mano, tossendo. Il boccone gli va di traverso. Le patate sembrano ridere assieme alla nonnetta. Assume un’aria scioccata e va con la mente alle boccette e alle ampolle del signor Howl, ai capelli color rame e allo sgombero degli insetti. Sbianca per un nuovo colpo di tosse.
Tracanna un sorso d’acqua e un rivolo gli bagna il collo e la camicia. Salta sulla sedia e va a coprire l’accesso alle scale. Le guance tonde avvampano di rossore e gli arti corti si ergono a scudo dei gradini, in un comico altolà.
Non c’era più dubbio: Sophie doveva essere una delle streghe più potenti dell’intero regno!
— Da bravo… aiutami a pulire, eh?
Le dita di Sophie lo invitano ad avvicinarsi e disfano i pensieri.
Le iridi di Markl la puntano, dubbiose. Può davvero fidarsi di una fattucchiera? Forse vuole rinchiuderlo nello sgabuzzino assieme al pesce da affumicare. E lui detesta il pesce quanto le patate.

Il palmo di Sophie gli carezza i capelli. Quando lo ha raggiunto? È caldo e grande. Scompiglia la chioma con una carezza. Dentro ci sono i segreti della vita che Markl non ha ancora svelato. China il mento e alza gli occhi su di lei. Qualcosa gli cade dentro il petto e si scioglie, donandogli tepore. I suoi occhi si riempiono di stelle e baluginano per la gioia provata a quella premura.
Stringe la gonna vaporosa e vi sfrega la punta del naso contro. Poco importa che sia una strega.

— Preso! Ora, giovanotto, mangerai anche le patate.
Un po’ gli importa, si dice. Era abitudine delle signore sfruttare il trucco magico delle coccole.
  
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