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Autore: ciabysan    03/01/2009    4 recensioni
Giappone. Urumi ha 17 anni e si è appena trasferita con la sua famiglia in una nuova casa. Quasi per caso, trova in soffitta una fotografia che ritrae una donna, sul cui retro c'è scritto che lo scatto risale a dieci anni prima. Con l'amica Yumi, Urumi tenterà di scoprire l'identità della donna, che si rivela essere la vittima di un assassinio, di cui non si è ancora trovato il colpevole. Le due ragazze sospettano dei due precedenti padroni di casa, ma la verità è un'altra
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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(ricordo che…nonostante parli in prima persona e che la protagonista sia una ragazza, io sono un ragazzo…quindi non datemi della femmina :D)

(ricordo che…nonostante parli in prima persona e che la protagonista sia una ragazza, io sono un ragazzo…quindi non datemi della femmina :D)

 

Sentivo il rumore del legno che scricchiolava al piano di sopra.

Sentivo i muri che mi sussurravano segreti.

Il corridoio avvolto dall’oscurità.

Una voce lontana….il silenzio eterno.

L’orrore cominciò quando io e i miei genitori abbiamo deciso di abbandonare il nostro piccolo appartamento a Kobe, per trasferirci definitivamente in una grande casa nella periferia di Tokyo. Per me sarebbe stato quasi un sollievo, perché sarei riuscita finalmente a rivedere la mia cara amica Yumi,  la mia vecchia compagna di giochi che si era trasferita a Tokyo, dopo aver passato i primi tredici anni della sua vita a Kobe.

Erano passati quattro anni da allora e non l’ho mai più rivista, sono riuscita a mettermi in contatto con lei attraverso sms o e-mail. Il solo pensiero di rivederla in carne ed ossa mi avrebbe messo i brividi, ne ero certa. Non ero pronta ad una simile emozione.

Mia madre, Meiko Kaji, che portava incredibilmente lo stesso nome dell’omonima famosissima attrice giapponese, aveva già iniziato a sistemare le valigie e gli ultimi scatoloni in quella casa finalmente ammobiliata.
“Urumi!” mi gridò “Urumi!”
“Sì Mamma?” corsi da lei

“Mi puoi dare una mano?”
“Veramente…avrei preferito mettere le mie cose nella mia camera, non ti dispiace?”
“Nient’affatto…sarebbe comunque come aiutarmi, tesoro. È pieno di scatoloni e cianfrusaglie qui, se mi porti via un po’ di questa robaccia non mi faresti che bene

“Ok” annuii con un sorriso, appioppando uno scatolone ricolmo di cd e dvd e salendo le scale.

Riuscivo a sentire l’impatto dei miei piedi contro il legno e lo scricchiolio che si formava: mi metteva i brividi.

Mio padre, Kiyoshi Tsukamoto, era un assicuratore, ma amava occuparsi un po’ del bar dei nonni. I miei nonni, nonché i genitori di mio padre, infatti tenevano un piccolo bar a Kobe. Questo locale fungeva da chiosco di granite e gelati d’estate, e da chiosco di bibite calde, come cioccolate o caffè, d’inverno. L’unica cosa che mi sarebbe mancato della mia vecchia cittadina sarebbe stato proprio quel piccolo bar, che aveva accompagnato le mie estati.

Ricordavo ancora quanto fosse bello camminare sulla spiaggia, con i piedi occasionalmente bagnati dalle onde che si infrangevano sulla sabbia. Tra le dita la stecca di un ghiacciolo e in bocca un languido sapore di anice fresca.

Sistemai i miei dischi sulle apposite mensole e mi gettai immediatamente nelle coperte del letto, quando notai uno scatolone gettato lì, con noncuranza nell’angolo della mia stanza.

Mi avvicinai, scattando immediatamente in piedi dal limbo di lenzuola e fissai il contenuto della scatola: erano i miei vecchi libri scolastici di quando andavo a Kobe. Chiusi la scatola e decisa a portarla in soffitta, la presi e mi incamminai verso la scala, che mi avrebbe portato, quasi casualmente, al terrore più profondo.

La curiosità uccise il gatto.

  
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