Chiacchiere da bar
Attesi fino a che la mano svolazzante di David smise di salutare dal finestrino dell’auto, poi augurai tutto il bene possibile a Maestra Iole e ai bambini e me ne andai. La direttrice mi osservò con gli occhi ancora umidi dopo l’addio a David, e io mi limitai ad un rapido cenno prima di voltarle le spalle e incamminarmi per il vialetto con le mie due valige. Appena voltai l’angolo e non fui più in vista feci sparire il mio scomodo bagaglio, ed entrai in un caffè.
Mi sedetti al bancone e ordinai una pinta di birra, poi cominciai a mordermi il pollice.
-Buongiorno Barney- disse il barista mettendomi la birra di fronte –Sempre mattiniero, eh?-
Sbuffai e alzai gli occhi al cielo.
-Bevo quando diavolo mi pare, ok?-
-Certo, certo!!- rise lui –Ma tu sei l’unico tra tutti i miei clienti che mi chiede una birra per colazione.-
Risi piano, roca. –E’ perché io sono l’unico che l’apprezza veramente.-
Era chiaro che quell’uomo voleva farsi quattro chiacchiere, anzi, sembrava morire dalla voglia di raccontarmi qualcosa, ma io me la presi comoda e ingurgitai un quarto della pinta in un sorso. Era veramente… abominevole.
Mi guardai intorno e notai un capannello di persone, quasi tutti maschi, riuniti intorno a un tavolo circolare, in silenzio e vestiti a lutto.
Li indicai con un cenno del mento e chiesi: -Chi è morto?-
Il barista seguì il mio gesto per capire di chi parlassi e per un attimo distolse da me la sua attenzione.
Ne approfittai e lasciai cadere una goccia del mio sangue dal pollice che mi ero morsa nella birra. La ferita si richiuse subito e il sangue si diluì nel liquido altrettanto velocemente, senza lasciare traccia. Bevvi un altro sorso e sospirai. Il piacere mi face arricciare le dita dei piedi.
La partenza di David, la mia partenza imminente, la depressione, il pianto… avevo assolutamente bisogno di qualcosa di forte.
Aprii gli occhi e incrociai lo sguardo curioso del barista.
-Che c’è?- domandai, brusca.
Quello smise subito di guardarmi e io mi toccai furtivamente la guancia: pelle ruvida e secca, un viso spigoloso invaso da una corta barba scompigliata, decisamente non il mio.
-Ho qualcosa in faccia?- berciai, seccata.
Quel tizio mi aveva quasi fatto prendere un colpo. Avevo temuto di aver ripreso il mio aspetto originale per la goduria. Avevo sentito che poteva succedere; a me non era mai capitato, e non avevo intenzione di farlo accadere mai, altrimenti non mi sarei scrollata l’umiliazione di dosso per chissà quanti secoli.
-No, no. E’ che non avevo mai visto nessuno a cui piacesse tanto la mia birra- spiegò con un sorriso storto.
Sbuffai. –Da dove vengo io, beviamo una cosa del genere. Ha un sapore simile, ma non è alcolica. Questa roba me la ricorda, ma è più buona.-
Solo se un po’ corretta, però. Altrimenti sembrava fiele unito a olio di ricino.
-Ah! Se lo dici tu. E da dove vieni?-
-Dal posto dove sto per tornare. Temo che non mi vedrai più, amico mio- scherzai, eludendo la domanda.
-Peccato. Perderò un altro dei miei clienti migliori- si lamentò adocchiando di nuovo il capannello di luttuosi.
-Quello che è morto veniva qui?- chiesi.
Lui annuì, mesto. –Il povero Donald. Quattro giorni fa stava benissimo, e ieri, così, dal nulla, l’hanno trovato morto in camera sua. Un infarto, dicono.-
Ecco il bello di questo bar: le notizie giravano a una velocità tale da essere indecente, e il barman era più pettegolo di una portinaia. Gli augurai
di cuore una vita lunga e sana.
-Hanno fatto in fretta col funerale- commentai a bassa voce.
Lui colse l’imbeccata e si sporse sul bancone per raccontarmi per bene tutti i dettagli. –E’ proprio vero. In giro si dice che negli ultimi giorni fosse stato visto insieme a una bellezza con la metà dei suoi anni, e che quando l’hanno trovato stecchito era… non proprio vestito di tutto punto, diciamo, ecco. Mi sono spiegato, no?-
Ero certa che gli sarebbe piaciuto aggiungere qualcos’altro per spiegarsi meglio, ma il morto era un ex-cliente e questo lo rendeva degno di un minimo di rispetto.
Annuii per mostrare che avevo capito.
-Probabilmente la ragazza è stata… troppo per lui, e il suo cuore non ha retto. Comunque, il fatto è che la sorella è sposata con un tizio in politica, no? Quindi tutta la faccenda è stata tacitata nel più breve tempo possibile, per non farne parlare. Non hanno nemmeno denunciato il caso alla polizia.-
-E meglio così, no?- ammiccai –Altrimenti sarebbero potuti venire a ficcare il naso qui, visto che era un frequentatore assiduo.-
Il barman rise fragorosamente, scostandosi. –Proprio così-
Finii la mia birra ridendo con lui, poi scesi dallo sgabello su cui ero seduta e lo salutai. Lasciai sul bancone una banconota. Il barista la guardò con tanto d’occhi e poi puntò lo sguardo sbalordito su di me.
Risi più forte.
-Goditi la vita, amico mio! Finché non spenderai quei soldi, i tuoi affari decolleranno. Sono un portafortuna!-
Il barista sorrise con gli occhi brillanti, e io me ne andai volgendogli le spalle. Questo mondo mi sarebbe mancato, ma mi ero fatta una promessa, e l’avrei mantenuta. Un altro giorno, un altro giorno ancora, e avrei liberato questa terra dalla mia presenza. Per sempre.
Salve a tutti!! E' il primo messaggio che lascio, e, bè, insomma... cosa ne pensate? Cioè, voglio dire, lo so che i tempi di pubblicazione sono stati lunghi, ma spero che chiunque abbia buttato un'occhio a questa storia abbia continuato a seguirla, e mi farebbe molto piacere ricevere le vostre opinioni, idee, e, in generale, commenti XD
Per quanto riguarda il racconto, per il momento siamo ancora nelle fasi preliminari, ma vi assicuro che ha uno scopo e che vale la pena di seguirlo (anche se detto da me, alias: l'autrice, non ha molto senso.. ^^'). In ogni caso, spero che alla fine sarete d'accordo con me. Grazie a tutti per l'interesse, lasciate le vostre impressioni e, almeno per stasera, buona notte!! <3 <3 <3