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Autore: Sara_3210    17/05/2015    1 recensioni
"Ad un certo punto si sporge verso di me e lo sento pericolosamente vicino a me. Troppo vicino. Mi rannicchio su me stessa, nel timore che possa farmi del male. Una volta, da ubriaco, mi avevano mandato a svegliarlo e non è stata affatto un’esperienza piacevole. Il livido ci ha messe settimane a sparire, in quelle settimane Haymitich non mi ha mai parlato. Il taglio invece ci ha messo molto di più. Credo si senta in colpa, la cicatrice è rimasta, ma ora è solo un segno bianco sulla mia pelle color crema."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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amico
[a-mì-co] agg., s. (pl.m.
-ci, f. -che)
• • agg.
• 3.
Per eufemismo, amante, innamorato.

Guardo lo schermo della televisione senza vederlo realmente, il mio sguardo lo attraversa e contemplo in silenzio l’inizio di questi 75simi Hunger Games. Guardo Katniss, guardo Peeta. Così giovani, così innocenti.
Haymitch entra in silenzio nel salotto vuoto, ci sono solo io ed il televisore acceso, ovviamente. Guarda me, guarda lo schermo. Silenzio, per ora. – Sono andati. – mi dice dopo un po’, lo guardo furiosa – Credi che non lo sappia? Sono appena partiti, Haymitch! – sibilo, indicando con un lieve scatto della testa lo schermo. La parrucca mi scivola sulla tempia e rovina a terra. Perfetto, ci mancava solo questa. Le tiro un calcio, rabbiosa e la spedisco ancora più lontana da me. – Peccato – commenta Haymitich – quel colore mi piaceva, sai? Trovo che ti doni. – È un complimento? , non posso fare a meno di domandarmi. In tutti questi anni, passati a scortare i miserabili giovani tributi del 12 fino a Capitol City e sforzandoci di fare in modo che avessero degli sponsor decenti, non mi si è mai rivolto gentilmente e non ha nemmeno fatto un commento sul mio modo di vestire o su i miei accessori, se non per far notare quanto fossero inutili e ridicoli. Sospiro, sperando di risultare infastidita – Vattene, non voglio averti intorno. Abbiamo un televisore anche in cucina, puoi goderti i Giochi da lì. – gli indico la direzione con un gesto rapido della mano, illudendomi che, per una volta, mi ascolterà e mi lascerà in pace.
Ovviamente, non lo fa.

Si avvicina ancora di più al divano, e di conseguenza a me, e si siede. Solitamente, spande attorno a sé un odoraccio fetido, che sa di alcool. Oggi, invece, profuma di buono. Come se si fosse, finalmente, fatto una doccia. Magari!, commento fra me e me. Mi si avvicina ancora e mi prende le mani fra le sue. Indietreggio, ma la sua presa è salda e non riesco a liberarmi. – Senti, mi dispiace per i ragazzi. Ma era necessario, lo vuoi capire?! – lo allontano, strappando le mani dalle sue e lo fisso, arrabbiata. – Credi che non lo sappia? – mi volto verso il televisore – Guardali. Sono solo dei ragazzi, Haymitich. Possibile che tu e i tuoi amici del 13 non riusciate a capirlo?! – sbotto furiosa, tornando a guardarlo. Lui è impassibile, come al solito non riesco a decifrare la sua espressione. Sembra una statua. – Ti ho già spiegato perché hanno scelto Katniss, non ho intenzione di sprecare fiato per farlo ancora. – dice – Lei sopravviverà. – mi rassicura, scuoto la testa e mi prendo il viso fra le mani, soffocando i singhiozzi – Tu non capisci. Possibile che non riesci a vederlo? Lei, senza Peeta, non ce la farà mai. Non potete lasciarlo morire là dentro! – forse sto urlando, ma non mi interessa. Che mi sentano. Che vengano, che mi arrestino. Non ho paura di loro, non più. Sto tremando, piango come un’isterica e questo non gioca affatto a mio favore. Sono certa che adesso mi sta guardando con pietà. Cosa sono infondo per lui? Niente. Una capitolina. Una collaboratrice. Una sciocca. Forse un’amica. Forse.

 – Se Peeta morirà, anche Katniss se ne andrà con lui. – dico, facendo un profondo respiro per calmarmi – Non riuscirete mai a convincerla a collaborare, senza di lui. Forse Peeta non varrà niente per te e tutti i tuoi amichetti, ma per lei è importante. È un pezzo della sua esistenza, capisci? – sembra un lungo monologo senza senso, molto probabilmente non mi sta più ascoltando. Forse si è addirittura addormentato, ma ciò è improbabile. Non sta russando. – Vedrò cosa posso fare per il ragazzo. Potresti avere ragione, Effie. – ammette dopo un po’, lo guardo stordita e confusa. Mi sta davvero dando ragione? Non è possibile. Per Haymitich conta solo un’opinione: la sua. Le altre non le considera nemmeno. Ad un certo punto si sporge verso di me e lo sento pericolosamente vicino a me. Troppo vicino. Mi rannicchio su me stessa, nel timore che possa farmi del male. Una volta, da ubriaco, mi avevano mandato a svegliarlo e non è stata affatto un’esperienza piacevole. Il livido ci ha messe settimane a sparire, in quelle settimane Haymitich non mi ha mai parlato. Il taglio invece ci ha messo molto di più. Credo si senta in colpa, la cicatrice è rimasta, ma ora è solo un segno bianco sulla mia pelle color crema.
– Hai ancora paura di me, dolcezza? – chiede ad un centimetro dal mio orecchio, tremo come una bambina di cinque anni. È da stupidi. Non può farmi del male. Se solo osasse sfiorarmi, mi basterebbe urlare per far scattare la sicurezza. – Allontanati da me. Subito. – sibilo, lui non mi dà retta. Le sue labbra ruvide sfiorano la mia guancia, sussulto e schizzo verso la televisione. Nel mentre, Katniss e Peeta si trovano con Mags e Finnick sulla spiaggia. Per lo meno sono vivi e al sicuro, forse oggi qualcosa di buono è successo, in fondo. Haymitich ridacchia, divertito dalla mia reazione. – Non pensavo che una donna che va in giro con scollature di quel genere fosse così pudica. – commenta, alludendo alla mia camicetta. Sollevo le braccia e mi copro lo scollo, ho il viso in fiamme. – Il mio modo di vestire non ti riguarda. Ora vattene. Torna dai tuoi amici, su. – incredibilmente esegue. Si alza e si dirige verso la cucina, senza commentare. Incredibile. Poi si volta e mi sguarda per qualche istante. – Senza quelle parruccone ridicole sta molto meglio, sai? – indica i miei capelli chiari, sono sparsi un po’ ovunque sulle spalle magre. Finalmente liberi. Era da tanto che non li sfoggiavo in pubblico. E che qualcuno non mi facesse un complimento, sincero. Sorrido un po’, poi replico:  – Grazie. Anche tu sei meglio da sobrio. – E lui sorride. Sorride a me.

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Note:
nella mia testa, Effie sapeva già una parte del piano ideato dalla Coin che prevedeva la partecipazione degli altri vincitori per garantire la sopravvivenza di Katniss. Non so quale fosse la fine prestabilita per Peeta, non me lo ricordo (scusate). 

   
 
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