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Autore: Lynn Universe    18/05/2015    4 recensioni
E se il mondo delle gemme non fosse riservato solo a quelle creature di luce?
E se anche gli umani volessero iniziare a capire e a comprendere?
L'incontro tra Jackie e la gemma Lapis Lazuli creerà un nuovo intreccio tra questi due mondi.
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Avvertimento spoiler per chi non ha ancora finito di vedere gli episodi della seconda e terza Stevenbomb.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Lapis Lazuli/Lapislazzuli, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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I am Lapis Lazuli

Act 1: Gemstone

 
Oddio, ma cosa ci facevo ancora li?
Ma chi mi costringeva a restarci in quel posto?
Pensavo e ripensavo, giocavo con una ciocca dei miei stessi capelli color cioccolato mentre scarabocchiavo su quel foglio ogni genere di forma che mi potesse passare per la testa.
Potevo sentire lo sguardo di tutte le persone all’interno della sala posarsi su di me, potevo sentirli sussurrare “Hey, ma quella non è la figlia di Anne?” “Ha davvero gli occhi dello stesso colore dell’oceano!” “Già, hai visto come si veste?” “Proprio una ribelle, nulla in confronto a sua madre”.
Strinsi la matita tra le dita. Se avessi stretto ancora di più probabilmente l’avrei spezzata.
Riposi il taccuino e la matita nella borsa e me ne andai da quel locale.
Ero stufa, non ne potevo più.
Le persone non facevano altro che mettermi a confronto con mia madre, non sapevano fare altro.
Provavo a ignorarle, poche volte ci riuscivo.
“Sei il disonore di questa famiglia, non arriverai da nessuna parte con queste maniere”
Anche se non era lì potevo sentire la sua voce, faceva male, non sarebbe mai svanita dai miei ricordi.
Ormai era notte, solo alcuni lampioni illuminavano la mia camminata notturna sulla spiaggia di Beach City.
Mia madre ne avrebbe avuto ancora per un po’ all’interno di quel locale, non avevo voglia di aspettarla.
Misi le mani in tasca e tenni lo sguardo fisso sui miei passi, magari l’oceano mi avrebbe portato qualcosa di buono almeno per quella sera.
Qualcosa su cui poter riflettere, qualcosa con cui potermi distrarre ed evadere dalla mia vita.
Ed effettivamente qualcosa lo trovai.
Scorsi qualcosa di lucido, qualcosa di un blu più brillante dell’oceano nascosto sotto la superficie della sabbia.
Mi piegai e con delicatezza scostai qualche granello dall’oggetto.
Aveva la forma di una goccia colorata da un blu intenso.
Sembrava una…pietra?
Una gemma.
Non ne sapevo molto di quelle cose, avevo letto pochi libri riguardo alle gemme, ma quella sembrava particolare.
Non ci pensai molto, la raccolsi e me ne andai di li.
 
Non appena misi piede in camera tirai un sospiro di sollievo.
Finalmente potevo rilassarmi, potevo lasciar perdere tutto quello che mi circondava e concentrarmi su quello che avevo realmente intenzione di fare.
Sedetti alla scrivania e tirai fuori dalla tasca dei miei pantaloni quella gemma che avevo trovato sulla spiaggia.  
-Vediamo cosa sei…-
Levai la pietra dalla scrivania e la poggiai sopra alla mia gamba mentre digitavo le caratteristiche di quest’ultima sul mio computer.
Vennero fuori tanti nomi ma una sola pietra sembrava avvicinarsi alle sue caratteristiche: il lapislazzuli.
Era una pietra preziosa, rara, cosa ci faceva sulla spiaggia di Beach City?
Mentre scorrevo alcune informazioni riguardanti il minerale tenevo la punta delle dita sulla gemma.
Sembrava tiepida, come se sprigionasse un calore proprio.
Ad un tratto un lieve bagliore iniziò a fuoriuscire dalla gemma, un bagliore che cresceva e cresceva nelle sue sfumature che variavano dal bianco intenso all’azzurro.
Quella luce che poco a poco si modellava, si trasformava, diventava densa e prendeva la forma di una figura minuta.
Quella figura che prese coscienza tra le mie braccia mentre io non potevo fare altro che guardare con stupore la ragazza che si era appena materializzata dalla pietra.
Aveva gli occhi azzurri, anche i capelli erano blu e anche la…pelle? La pelle era azzurra scura, quasi dello stesso colore del vestito lungo che indossava.
-Q-questo non c’era scritto su internet…-
Appena aprii bocca gli occhi della ragazza si diressero verso di me, la sentii sussultare.
-Dove…Jasper!- Esclamò.
Senza dire altro si alzò dalle mie braccia e si diresse verso la porta della stanza.
Non riuscii neanche a ribattere, ero ancora “scioccata” da ciò che era appena accaduto.
-Ma…no. Basta, ora è un loro problema. Non ho intenzione di intervenire questa volta.-
La sentii sussurrare mentre andava a sedersi sul mio letto.
Sembrava abbattuta, in un certo senso.
Non avrei voluto peggiorare la situazione ma delle spiegazioni mi avrebbero fatto comodo.
Presi un respiro profondo alzandomi dalla sedia e mi spostai verso il letto andando a sedermi accanto alla figura che se ne stava con le braccia conserte a fissare il pavimento.
-Ehm…salve. Posso sapere come ti chiami?- Le chiesi.
Lei girò lo sguardo verso di me, la sua espressione sembrava voler dire “Ma come, sei ancora qui?”.
-Lapis, Lapis Lazuli…- Rispose ritornando a guardare il pavimento.
Beh, almeno avevo azzeccato la pietra.
-E potrei sapere cosa ti è successo?-
A quella domanda le vidi cambiare espressione.
Sembrava sorpresa, come se non si sarebbe mai aspettata una domanda del genere.
-Tu…sul serio vuoi sapere cosa mi è successo?- Chiese, quasi mormorando quelle parole.
-Beh, penso che tutti vorrebbero conoscere la storia di una gemma. Sono sicura che hai tanto da raccontare.- Risposi con un sorriso.
Passò qualche secondo prima che la ragazza riprendesse a parlare.
-Beh, in effetti è cosi, ma forse dovrei iniziare dal principio…-
 
Ascoltai le sue parole per parecchie ore, forse 3 ore di fila passate ad ascoltare i suoi racconti mozzafiato.
Alieni, gemme, guerre intergalattiche, era tutto cosi…grandioso e spettacolare.
A volte faticavo a credere alle sue parole ma non poteva mentire, non per come ne parlava.
-E questo è tutto. Poi sei arrivata tu che mi hai trovata e portata qui.- Concluse buttandosi all’indietro sul materasso.
Esitai prima di proferire una parola qualsiasi.
-Beh, wow. Questo si che mi ha aperto la mente.- Risposi continuando a guardare in basso.
-Sei…sconvolta?-
La sentii scivolare sulle coperte, si era avvicinata e anche se le davo le spalle potevo sentire il suo sguardo su di me.
-Un po’ si, non sono cose di cui sento parlare tutti i giorni.- Sorrisi e poggiai entrambe le mani sul letto.
-E quindi? Cosa hai intenzione di fare ora?-
Io non avevo intenzione di fare proprio nulla, era troppo per me.
Davvero volevo infilarmi in una situazione cosi pericolosa? Davvero volevo impicciarmi in qualcosa che non mi riguardava?
Da quello che aveva raccontato due nemici la stavano cercando e altre tre gemme “terrestri”, o che per lo meno erano dalla parte degli umani, stavano cercando sia lei che le altre due.
Per ucciderla? Per imprigionarla nuovamente? Forse.
La conoscevo da poche ore e già mi sentivo protettiva nei suoi confronti, probabilmente era la sua storia quella che mi aveva veramente conquistata. Era una fuggitiva intergalattica ricercata da altri alieni, lei era l’entità che solo qualche tempo prima aveva rubato l’oceano!
Beach City la odiava, perfino la sua stessa specie la rinnegava. Sembrava cosi…cosi simile a me stessa.
-Senti, tu sei libera, e da quello che mi hai raccontato no è una cosa a cui sei abituata. Io non ho intenzione di fare nulla però tu…si, insomma, prendi le decisioni che hai voglia di prendere. Puoi uscire da questa casa e vivere la tua vita in mezzo agli umani o puoi restare qui e considerarmi come una specie di alleata neutrale.- Risposi girando lo sguardo verso di lei.
La trovai a guardarmi, i suoi occhi azzurri brillanti erano fissi sui miei.
Era uno sguardo cosi…penetrante, come se mi stesse guardando nell’anima, ma allo stesso tempo era dolce e comprensivo.
Quasi mi vennero i brividi.
-Allora posso…posso restare qui?- Chiese tornando seduta sul materasso.
“Jackie, no, non farlo, se tua madre lo scopre sai come andrà a finire, no.” Continuava a ripetere la mia vocina interiore che a volte definivo coscienza.
-Certo che puoi, basta che non ti fai vedere da mia madre e te ne stai buona qui in camera.-
“OVVIO.”
La vidi sorridere, sembrava sollevata di sapere che aveva trovato un rifugio.
-Grazie, ehm…come ti chiami?-
-Oh, giusto, non m sono presentata, mi chiamo Jaqueline ma tutte le persone che conosco mi chiamano Jackie, sai, per abbreviare il nome.- Risposi leggermente imbarazzata.
Non amavo il mio nome e il fatto che fosse lungo e difficile da pronunciare rendeva il tutto ancora più imbarazzante.
Lei rise appena sottovoce.
-Allora tu chiamami Lapis, sai, per abbreviare…- Rispose con un sorriso.
Sembrava così dolce e innocua. Era così strano sapere che in passato, e per passato intendo solo poco tempo prima, era riuscita ad intrappolare una di loro in fondo all’oceano.
Senza accorgermene mi ero messa a fissare i suoi occhi azzurri ma a quanto pare a lei non era sfuggito nulla, anzi, mi stava guardando con aria interrogativa.
-Stai bene?- Chiese muovendo una mano davanti ai miei occhi.
Io sbattei le palpebre un paio di volte e mi strofinai gli occhi con il dorso della mano.
Effettivamente non stavo troppo bene, era tardi, ero stanca, avevo appena invitato un nemico dell’umanità ad abitare con me, non stavo per niente bene.
-Non proprio, non ho mangiato nulla e ho sonno. Aspettami qui, mangio qualcosa e ritorno subito.- Sospirai alzandomi dal letto.
Uscii dalla camera e mi diressi al piano inferiore.
Fortunatamente vivevo in una casa spaziosa.
Tre camere da letto, due bagni, cucina, salotto, tutto quello di cui avevamo bisogno e anche di più.
La cucina ad esempio era molto spaziosa e fornita, mia madre non badò a spese per arredarla.
Aprii il grande frigo e tirai fuori della pizza avanzata dal pranzo.
Proprio mentre iniziai a mangiare sentii dei passi provenire dal soggiorno.
Girai lo sguardo e vidi Lapis che si aggirava per la casa come se nulla fosse, sembrava addirittura a suo agio.
-Ti avevo detto di aspettare in camera…- Poggiai il pezzo di pizza sul tavolo e la raggiunsi nel soggiorno.
-Lo so ma c’è un odore buonissimo che si sta espandendo in tutta la casa e volevo vedere cos’era!- Rispose continuando a guardarsi intorno.
-Oh, hai…fame?- Chiesi alzando un sopracciglio.
-Cosa? No, no, le gemme non mangiano, i nostri corpi sono solo un’illusione, ricordi? Però il profumo è invitantissimo.-
-Giusto, allora vuoi…provarne un po’?- Le chiesi indicando il tavolo della cucina.
Lei annuì convinta e si diresse verso la pizza ancora fumante.
Con una leggera esitazione prese il cibo tra le mani e ne staccò un morso.
Dopo qualche secondo si gettò sul resto della fetta finendola in pochissimo tempo, probabilmente aveva battuto il mio record.
-Questa roba è deliziosa!- Sorrise ingoiando l’ultimo boccone.
Io la guardai stupita, non pensavo che avrebbe apprezzato così tanto un cibo cosi povero.
-Grazie, in effetti la pizza mi viene discretamente bene…- Ricambiai il sorriso avvicinandomi al tavolo.
-L’hai fatta tu? Puoi farne dell’altra?- Mi chiese.
Sembrava una bambina in attesa della prossima fetta di torta, era davvero un essere particolare.
-Beh, ci vuole tempo, magari uno di questi giorni te ne preparo una.-
I suoi occhi si illuminarono come se avesse visto un Dio o qualcosa del genere, sembrava davvero felice di quella risposta.
-Grazie Jackie!-
 
La riportai in camera, non potevo rischiare di farmi trovare da mia madre con una sconosciuta in casa.
Dopo una lunga chiacchierata passata ad ascoltare i racconti di Lapis crollai sul letto, ero distrutta.
Probabilmente più mentalmente che fisicamente.
Quella si che si sarebbe trasformata in un’avventura di cui aver paura.





 
 
 
  
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