Fine in quattro parti




Giorno tre, dopo l’alba.
Sono preoccupato.
Non avrei immaginato mai di ritrovarmi a fare una ricerca così disperata.
Sono preoccupato.
Impaurito.
Terrorizzato.
Voglio andarmene, so come vanno a finire queste cose.
Voglio fuggire e abbandonare il fardello che mi trascino dietro.
I miei colleghi sono febbrili; sembrano pazzi.
Hanno la faccia che quasi ride: hanno ancora la speranza.
Non ho potuto evitargli questo orrore.
Stiamo correndo su soffice sabbia bianca e vado avanti per primo; sono il capo, tocca a me.
Non voglio sapere cosa vedrò né sapere cosa troveremo.
So dove sto andando.
Ma è lui? Cosa fa, seduto?



Giorno zero, la mail.
Non ho tempo, saranno qui a momenti.
Temo che la mia copertura sia saltata.
Sono agitato: passeranno tre giorni prima che mi possiate recuperare.
Se questa mail ti arriverà vorrà dire che non ho bloccato l’invio come da programma.
In allegato troverai quello che ti serve per portare a termine la mia missione.
Se riuscirai a sgominare quest’organizzazione di pedofili non m’importa di me: ne sarà valsa la pena.
Chi l’avrebbe detto che Max Gentry sarebbe riuscito a fare una cosa bella come questa?
Proteggi Kensi; proteggila per me. Siate forti, Callen.
E vienimi a cercare.



Giorno tre, dopo l’alba.
Magari è svenuto. Quasi m’implora, Kensi, come se la risposta dipendesse da me.
Sì, certo… è svenuto, andrà tutto bene.
Farei qualsiasi cosa per pronunciare una frase così.
Le mie dita sul suo polso, sul suo collo.
Inutilmente.
Non sento alcun battito.
Accarezzo i capelli biondi. È sereno e stringe il suo cane, esanime come lui.
Vorrei piangere, sono sopraffatto.
È ancora caldo.
Mi arriva all’improvviso e non riesco a frenare un sobbalzo.
Sam si copre gli occhi, non guarda.
L’urlo di Kensi squarcia l’aria e trasforma il silenzio in qualcosa che mai avrei voluto udire.



Giorno tre, all’alba.
Pesi, cane, eh?
Lo so che fa male ma voglio arrivare fino alla riva, ce lo meritiamo. 
Sono stanco; non ricordavo bruciasse così tanto.
Cavolo, quando ci hanno sparato, l’auto è diventata un flipper.
Ecco, appoggiamoci.
Mi dispiace per le cose che non potremo fare ma, tutto sommato, ci sta, morire così.
Monty, amico mio, ti voglio bene.
Noi due ancora insieme.
Aspetta, non lasciarmi da solo. Aspettami.
Sembra un film sentimentale, non potevo sperare in meglio: tra un po’ è giorno e c’è pace, qui; posso vedere il mare e poi ci sei tu che mi proteggi.
 






Sono drabble da 100 parole esatte. È stata una vera faticaccia.
La frase "...stringe il suo cane..." è grammaticalmente interpretabile: il cane è di Martin e quindi "suo" va bene ma, dato che c'è un narratore, sarebbe stato corretto scrivere "stringe il proprio cane"; l'uso di "suo" non è ovvio. In ogni caso, Monty è il cane di Martin e quel "suo" (giusto o sbagliato, non m'importa) messo lì, me li rende reali: me li fa vedere e, teneramente, li fa una cosa sola.
Grazie, Bi.
Monty
Inizialmente ho pubblicato questa raccolta in capitoli, per creare atmosfera ma non ho ottenuto l'effetto che volevo: ho notato una discrepanza tra le visite a ogni capitolo.
Passi che dall'1 al 4 le visite siano diminuite, ma è tanto, tanto strano che il capitolo 3 sia letto più del 2. Da qui, la necessità di raggrupparli su un'unica pagina: magari, forse, verrà apprezzata di più, questa storia.


Disclaimer: Martin A. Deeks, Max Gentry, G Callen, Sam Hanna, Kensi Blye e Monty non li ho inventati io.