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Autore: giadafontaana    19/05/2015    0 recensioni
[Sportivi]
Dio non ha dato a lui il tempo di vivere, ma a dato a me il tempo di innamorarmene. Era l'unica frase che mi rimbombava in testa mentre guardavo la sua tomba, mamma mi abbracciò e mi diede un bacio in fronte. Non avevo capito però, che se ne stava andando pure lei.
Sapete cosa vuol dire avere tutto, e perderlo in un tempo così ristretto; che neanche ci si accorge? Avevo tutto, mentre adesso no. Adesso sono sola con migliaia di gente attorno, gente che mi parla, che mi consola, che mi dici che andrà tutto bene..ma io non voglio ascoltare.
Ho imparato che c'è una grande differenza nel vivere e nell'essere vivi, ed io in questo momento non sto vivendo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Non capivo più niente, non volevo capire. Non sapevo che fare, mi guardavo intorno e non vedevo nessuno; anche se vicino a me c'era così tanta gente. Così tante persone, persone a cui volevo bene, persone che, adesso non significano più niente. 
Lui non c'era più, loro se ne erano andati. In un mese, io ho perso tutto.
Aiden era morto, mamma e papà anche, ed io sono morta con loro.
Un mese fa avevo una vita fantastica, avevo un ragazzo che mi amava, un ragazzo che era un opera d'arte. Aiden mi faceva stare bene, non era perfetto, non parlava spesso, e quelle poche volte che alzava gli occhi da terra, mi guardava e mi sorrideva..e proprio quello mi faceva sentire viva. 
Papà non mi diceva molto, era un uomo di poche parole, era un papà di quelli che se anche non ti dicono "ti voglio bene", tu sai comunque che ti amano follemente e, se devo essere sincera lo amavo follemente anch'io.
La mia mamma, invece era meravigliosa. Sorrideva sempre, voleva sempre sapere tutto, non ti lasciava un secondo da sola. Lei, era sempre lì. Io alla mia mamma dicevo tutto, le raccontavo ogni minimo dettaglio delle mie giornate, mi piaceva farlo; lei mi ascoltava sempre.
Se chiudo gli occhi, sento ancora Aiden che mi sfiora la mano come per chiedermi il permesso di stringerla, sento lo sguardo fisso ma dolce di mia padre su di me; e se chiudo gli occhi più forte, sento la mano fredda di mia madre che mi accarezza la guancia e lei che mi sussurra:'sono qua amore mio, sono qua'.
Però gli occhi prima o poi si riaprono, prima o poi si deve tornare alla realtà.
Sentivo il freddo della panchina di pietra su cui ero seduta, con lo sguardo fisso sulla facciata della chiesa, vicino a me c'erano i miei migliori amici, stavano zitti, non osavano parlarmi; avevano paura di dirmi qualcosa di sbagliato. Girai lo sguardo a destra e vidi le due tombe di legnoche stavano entrando in chiesa, dovevo entrare anch'io, ma non avevo la forza di alzarmi, non avevo neanche la forza di respirare. Sentii la voce di mia zia e mi venne un sorriso naturale, la guardai per un attimo, mi stava aspettando per andare dentro; feci l'ultimo tiro della mia sigaretta e la raggiunsi. Le lacrime iniziarono a scendere inconsciamente sulle mie guance. C'erano così tante persone, tutte erano girate verso me, mi guardavano con compassione, volevo scappare, volevo tornare a casa e andare sotte le mie coperte per poi non uscire più. Mia zia però mi prese la mano come per farmi capire che c'era anche lei con me, che lei non mi lasciava, che avremmo superato tutto assieme.

Erano passate due settimane dal funerale dei miei genitorni, e ventiquattro giorni da quello di Aiden. 
Dalla morte dei miei, a casa non ci feci più ritorno, mia zia non voleva, e visto che era l'unica regola che diede, la rispettai. Lei è una donna molto egocentrica, non sa cos'è il giusto e il sbagliato, lei vive e basta, senza preoccuparsi di niente. E adesso la  guardavo e pensavo:"Cazzo, anch'io voglio tornare così". 
Un po'di tempo fa la mia vita si basava sul fumare, andare alla feste e non pensare alle conseguenza di tutto quello che facevo. A mamma e papà non piaceva per niente, loro volevano un futuro eccezzionale per me, volevano diventassi come i miei fratelli, per me però la scuola era l'ultimo dei miei problemi. Appunto per questo motivo sono così affezzionata a mia zia, io e lei eravamo uguali. Adesso però, le cose sono cambiate, e per quanto voglia tornare come prima, io non posso farlo, lo devo ai miei genitori.

-Giada svegliati! Muovi quel culo dal letto che se no perdiamo l'aereo!- Mi gridava mia zia mentre io ero ancora nel paese dei sogni.
-Zia sono le 7 del mattino, ed è domenica, a quest'ora tutti i comuni mortali dormono.-
-Giada perdiamo l'aereo, alzati da quel fottuto letto!- Restai immobile per un paio di secondi, finchè non realizzai.
-Aereo? Ma che cosa stai dicendo? Zia torna a dormire hai avuto un sabato sera difficile.-
-Non te l'ho detto? Giada io e te ce ne andiamo via da qua, andiamo a Barcellona.-
-Barcellona?-
-Si Giada, Barcellona. Adesso cambiati prendi la valigia e andiamo.-
-Io la valigia non ce l'ho, sai ho appena scoperto che ce ne andiamo. Poi la scuola? siamo ad ottobre, l'anno scolastico è già iniziato zia.-
-Lo so lo so, parlerò con il preside appena saremo arrivate. Adesso però prepara la valigia in fretta, cambiati e andiamo. Ho pagato due biglietti, e i soldi non si sprecano Giada!-
Ero seduta sul sedile dell'aereo, dal finestrino si vedeva la citta, stavamo per atterrare, stavamo per ricominciare.
Arrivati in aereoporto la prima cosa che feci era quella di cercare un Wi-Fi libero per scriverei ai miei amici, non avevo potuto neanche salutarli.
Mi guardai in torno, tutte le persone sorridevano, erano felici, e per la prima volta nella mia vita; mi sentii fuori posto.
-Giada prendi le valigie che ho trovato un taxi dai!-
Entrammo nel taxi, fissai mia zia e le dissi: - Scusami zia, ma..dove cazzo stiamo andando?-
-Ma te l'ho detto prima tesoro! A Barcellona ci abita un mio amico che ci ospiterà finchè non troveremo un posto dove stare.-
-No zia, non me l'hai detto, e se ti viene in mente di andare in Australia questa volta cerca di avvertirmi almeno la sera prima; grazie.-

L'appartamento di Rafael era enorme, almeno credo si chiami così, da quel che ho capito.
Rafael era molto gentile con me, ma probabilmente mia zia l'aveva avvertito prima di tutto quello che è successo..un altro a cui faccio compassione.
Mi fece vedere la mia stanza, era bellissima, dalla finestra si vedeva il mare, il letto era a due piazze, le pareti azzurrine con qualche foto di Leo Messi appesa. Mollai la valigia in mezzo alla stanza, non avevo voglia di disfarla, dalla mia borsa tirai fuori il mio pacchetto nuovo di Camel blu, ed andai sul balcone della mia meravigliosa nuova stanza.
Ma dopo neanche 30 secondi di tranquillità, entrò mia zia.
-Uuh che bella la tua stanza, senti amore, Rafael stasera va a vedere la partita di calcio del Barcellona, e mi chiedevo se ti va di andare con lui..-
-No, vacci tu.-
-Ma come no? A me non piace il calcio, però so che tu guardavi sempre il Barcellona a casa, mamma ti ordinava sempre le magliette, la tua vecchia camera era piena di articoli o foto riguardanti il Barcellona. Tu ci tieni tesoro, perchè non vuoi andarci?-
-Perchè no.-
-Giada, lo so che è difficile cambiare tutto, lasciare tutti i tuoi amici, ma io l'ho fatto per te. L'ho fatto per farti andare avanti, devi essere forte.-
-Si vede che non sono forte.-
-Sai Giada, essere forte non vuol dire dimenticare, essere forti vuol dire vivere consapevoli del fatto che la persona che ti ha lasciato ci sarà sempre; anche se tu non la vedi. Ti mancano lo so, ma amore, la mancanza è solo una parte dell'andare avanti. Vacci Giada, perfavore.-

E non so perchè, nel giro di due ore mi ritrovai davanti a quell'immenso stadio, il Camp Nou.
   
 
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