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Autore: Beatrix Bonnie    20/05/2015    4 recensioni
Dublino, gennaio 2002.
Maryon, Chris e Colin sono alle prese con un compito davvero difficile: devono risistemare il vecchio teatro della scuola in tempo per la recita su "Sogno d'una notte di mezza estate" di Shakespeare, preparata per la festa di saint Patrick. Ma l'ardua impresa è resa quasi impossibile da un misterioso sabotatore che rallenta i lavori e che riesce addirittura a far sembrare colpevole Chris. I tre amici riusciranno a risolvere il mistero in tempo per la recita? E se la loro ricerca li portasse a scoprire che le antiche tradizioni dell'Irlanda non sono poi così lontane dalla realtà? Forse i folletti non vivono solo nella fantasia delle opere di Shakespeare...
Genere: Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo di Faerie'
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EPILOGO




Colin


Il poliziotto panzone aveva avuto ragione: la voce sulla cattura di un pericoloso spacciatore incastrato da tre ragazzini si diffuse tanto velocemente che nel giro di pochi giorni un'ondata di giornalisti invase la scuola per intervistare i tre piccoli eroi. La notizia venne resa nota al pubblico come “Missione Shakespeare”.
«Mi scusi...» si era sentito in dovere di chiedere Colin a uno degli agenti. «Ma c'è un reparto apposito della polizia che sceglie i nomi per le missioni? Perché ci vuole una bella fantasia ad inventare una roba del genere!»
Il MccDragon rientrò a scuola con tutti gli onori, come un condottiero sul suo carro di trionfo. I bambini più piccoli li osservavano da lontano con un misto di reverenza e ammirazione, mentre i loro compagni evitavano di incrociare il loro sguardo, considerato che per oltre un mese li avevano accusati ingiustamente.
Ma, per una volta, non era la gloria ciò che davvero interessava loro, perché i tre amici erano presi da tutt'altri pensieri: la scoperta di un nuovo mondo fatato li faceva sentire come degli esploratori dello spazio che avevano scovato un nuovo sistema di pianeti. Chris blaterava di rivoluzione scientifica e nuove teorie, Maryon si esaltava all'idea di avventure eroiche in boschi incantati e lande desolate abitate dai draghi. Lui, in realtà, non sapeva ben dire se la cosa lo lo eccitasse o lo spaventasse di più. Era entusiasta del fatto che tutte le leggende irlandesi che suo padre gli raccontava sempre avessero un fondamento di verità, ma non era del tutto convinto di voler andare a caccia di draghi.
Christopher aveva anche fatto delle ricerche nel suo laboratorio, aveva indagato su come funzionava la magia dei goblin e aveva infine creato uno strano liquido che, a detta sua, funzionava come la droga per Graunt.
«È un inibitore, Colin, inibisce i flussi di magia spontanei che si attivano quando il sistema immunitario di Graunt entra in contatto con le scorie prodotte dal nostro mondo» aveva spiegato Chris. «Faerie deve essere un luogo molto meno inquinato.»
Inutile dire che Colin ne sapeva quanto prima: aveva capito solo quella cosa dell'inquinamento. Ma, in fondo, non è che gli importasse così tanto. A lui interessava solo il patto che era derivato da quella scoperta di Chris: Graunt aveva accettato di usare quelle fialette di inibi-cosa in cambio di informazioni su Faerie.
E questo, grazie al cielo, aveva anche frenato gli entusiasmi di Maryon. Infatti, quando la ragazzina aveva supplicato il goblin di mostrare loro uno dei portali affinché potessero attraversarlo e andare così a caccia di draghi, lui aveva detto che se un umano entrava a Faerie, non sarebbe più uscito.
«Cosa vorrebbe dire?» aveva chiesto Maryon.
Graunt l'aveva guardata con la stessa occhiata che Chris riservava a David. «Vuol dire che se attraversi il portale, non torni più indietro.»
«Geniale!» aveva commentato Chris. «È un meccanismo di difesa per impedire che gli umani che vengono a conoscenza di Faerie possano tornare indietro e divulgare la notizia.»
Al di là del commento ammirato di Chris, quanto meno, quello aveva chiuso la questione sull'andare a caccia di draghi. Colin ne era davvero sollevato.
Con la sicura promessa di Graunt di raccontare loro tutto ciò che sapeva sul suo mondo incantato e con gli entusiasmi di Maryon frenati dalla legge magica che impediva agli umani di uscire da Faerie, i tre amici poterono finalmente dedicarsi in tutta tranquillità allo spettacolo per la festa di saint Patrick. Dopo che i poliziotti avevano requisito la droga e fatto i loro accertamenti, i ragazzi poterono ultimare i lavori di restauro, mentre Chris aggiustava una volta per tutte l'impianto elettrico. E così il giorno dello spettacolo arrivò, trovandoli pronti e preparati a mettere in scena le avventure di quattro giovani innamorati e del mondo fatato che li aveva coinvolti.
I maschi furono mandati a cambiarsi in alcuni camerini sul retro del teatro. Con sommo dispiacere di Colin, lui si ritrovò costretto a condividere lo stanzino con la DDD al completo. Indossò il suo costume da antico greco più in fretta che poté, in modo da svignarsela alla svelta.
Daniel, in compenso, stava osservando con aria disgustata le orecchie da asino che avrebbe dovuto indossare a metà spettacolo. «Comunque avremmo dovuto fare una recita sui pirati, o sullo spazio» protestò. «Mica queste cose su fate e folletti!»
«Non dovresti dire così» lo rimbeccò Colin, serio. «I folletti e le fate sono più reali di quanto pensi.»
Daniel scambiò un'occhiata derisoria con i suoi amici, poi tornò a guardare Colin, come se fosse un bimbetto di cinque anni. «Perché, tu credi alle fate?» gli domandò con aria di scherno.
Colin gli si avvicinò, per nulla intimorito. «Hai mai visto un goblin?» gli chiese, assumendo quel tono che usava sempre per i racconti di paura. Di solito gli riuscivano bene, se faceva spaventare perfino Maryon. «I goblin sono esseri ripugnanti, con la pelle verde, la faccia mostruosa, due grandi occhi a palla, e sono capaci di staccarti la testa con un solo morso.»
David rabbrividì e Colin sorrise, sicuro di essere riuscito nel suo intento. Fece spallucce e si allontanò come nulla fosse. «Io starei attento a dire che non esistono, fossi in voi» li avvertì, prima di lasciare il camerino.
In corridoio trovò Maryon, con indosso il suo abito da Puck, che saltellava in giro per scaricare la tensione. Chris, già vestito con il suo completo nero con le code (frac? Si chiamava frac? ...o froc?), se ne stava appoggiato al muro a sgranchirsi le dita. «Ehi, siete pronti?» domandò loro Colin, con un sorriso eccitato. Ora cominciava a sentire anche lui l'agitazione.
«Prontissima!» esclamò Maryon, con un balzo d'entusiasmo. Non riusciva proprio a star ferma quella lì. Chris si limitò ad annuire, serio e concentrato come sempre.
Colin allora sbirciò, attraverso il fondale scenico, il palco dove tutto era già stato predisposto.
«Attento a non scivolare sul muco di Michan Abbot» gli sussurrò all'orecchio Maryon, anche lei venuta ad ispezionare il palco. «Sai, ha messo giù lui la scena.»
Colin ridacchiò. Poi pensò allo spettacolo che stavano per recitare, a quella prova in cui Maryon aveva attaccato la coda da asino sulla fronte a Daniel, alla conquista del teatro con i suoi amici, che gli era costata un mese di punizione senza play ma gli aveva anche guadagnato la gloria eterna e al mondo fatato di Faerie che si trovava al di là dei portali. Pensò a loro, ai suoi amici Maryon e Chris, e si disse che non aveva bisogno di andare alla scoperta del regno incantato di Faerie per trovare la magia: lui la vedeva anche lì, nella loro amicizia che sarebbe durata per sempre.






Ebbene, ecco l'epilogo della storia (che ha partecipato al contest Tutti in scena, dove potete trovare i risultati).

Ho voluto affidare l'epilogo alla voce di Colin, perché è il più equilibrato dei tre e mi piace l'idea che sia lui a chiudere le storie.
Insomma, spero che vi sia piaciuto leggere le avventure dei tre amici. Qualsiasi commento o recensione sarà ben accetta!
Alla prossima!
Beatrix B.

   
 
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