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Autore: _Yumemi_    20/05/2015    4 recensioni
[Post finale]
Il sole era in procinto di tramontare quando Amelia avvertì un rumore imprevisto. Uno che mai si sarebbe aspettata di sentire: il sibilo lontano di motori che fendevano l’aria. Non fece nemmeno in tempo a levare lo sguardo verso il cielo quando immediatamente una freccia scura passò sopra la sua testa a qualche centinaio di metri d’altezza. Il cuore perse alcuni battiti. Non ci poteva credere. Senza abbassare lo sguardo dal cielo cremisi iniziò a correre seguendo le due scie bianche lasciate dallo shuttle.
(Song-fic inspirata da “Chasing Cars” degli Snow Patrol)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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We'll do it all
Everything
On our own

 
Amelia era in ginocchio davanti la tomba di Edmunds, lo sguardo fisso sulla piastra metallica recante il suo nome, su quella piccola lapide improvvisata un po’ ridicola. Non mancava molto al tramonto e in mezzo a quel deserto fatto solo di rocce e sabbia soffiava una brezza tiepida. Rispetto ad un mese prima le giornate si erano fatte un po’ più calde ma le ore di luce, al contrario che sulla Terra, si erano accorciate.

We don't need
Anything
Or anyone

 
Silenzio. Era tutto così silenzioso attorno a lei. Era completamente sola, su quel pianeta. Non poteva essere altrimenti. Mio Dio, quanti anni erano passati sulla Terra dalla loro partenza? Più di 80 anni. Ormai non c’erano speranze. L’equazione di suo padre era davvero impossibile da risolvere. Il Piano A non era mai esistito davvero, era solo servito come palliativo ad un’umanità ormai condannata. Ora il Piano B era entrato in funzione. Dentro il campo base Amelia aveva iniziato a far crescere gli embrioni fecondati. Aveva voluto cominciare con due, una femmina e un maschio. Quando sarebbero nati li avrebbe chiamati Eve e Adam. Quali nomi migliori per coloro che sarebbero stati i primi esseri umani nati su quel mondo sperduto? Non sapeva bene come avrebbe fatto a farli crescere, non pensava che sarebbe stata sola. Ma ci avrebbe pensato tranquillamente, ne aveva tutto il tempo.
 
I don't quite know
How to say
How I feel
 
Non vedeva l’ora che nascessero anche se ci sarebbero voluti mesi prima di avere un po’ di compagnia, un qualsiasi contatto umano, un tocco sulla sua pelle; anni ancora prima di avere un qualsiasi tipo di conversazione. La presenza di CASE la aiutava a non impazzire di solitudine, ma per quanto potesse simulare un essere umano lui non lo era. Era una macchina, e non importavano i blandi dialoghi, lo scambio e l’elaborazione dei dati del pianeta. Lui non era una persona.
 
Those three words
Are said too much
They're not enough
 
Le mancavano tanto, le persone. Cercava di pensarci il meno possibile, ma inevitabilmente i suoi pensieri venivano deviati e Amelia si immergeva quasi inconsciamente in pensieri e ricordi. Le tornava in mente il viso e il tocco di Edmunds, il volto di suo padre, quelli della sua squadra. E poi Cooper. Pensava a lui e a come avrebbe voluto che fosse qui con lei.
Buffo. Si era sempre considerata una persona indipendente, una di quelle che non aveva necessariamente bisogno della presenza di qualcuno per stare bene. Aveva sbagliato, accorgendosene solo quando non aveva più niente.
 
Forget what we're told
Before we get too old
Show me a garden
That's bursting into life
 
Amelia si riscosse bruscamente dai suoi pensieri. Il sole aveva iniziato a tramontare dietro l’orizzonte quasi senza che se ne fosse accorta. Iniziava a sentirsi le ginocchia indolenzite, con i sassolini che le scavavano piccoli solchi nella pelle attraverso la stoffa dei pantaloni, ma non era stato quello a distrarla. Aveva avvertito un rumore improvviso. Uno che mai si sarebbe aspettata di sentire: il sibilo lontano di motori che fendevano l’aria. Non fece nemmeno in tempo a levare lo sguardo verso il cielo al crepuscolo quando immediatamente una freccia scura passò sopra la sua testa a qualche centinaio di metri d’altezza. Il cuore perse alcuni battiti. Non ci poteva credere.
Si mise in piedi, le gambe deboli e tremanti per l’emozione, ed iniziò a scendere con passi rapidi la piccola dunetta della tomba di Edmunds. L’acciottolato cedevole sotto le scarpe le fece perdere l’equilibrio un paio di volte, ma lei non rallentò mai il passo. Senza abbassare lo sguardo dal cielo cremisi iniziò a correre seguendo le due scie bianche lasciate dallo shuttle. Nonostante la piccola figura scura non fosse ormai più visibile, Amelia lo seguì per diversi minuti, superando il campo base e andando oltre per diverse centinaia di metri. Il rombo dei motori che prima aveva riempito l’aria era via via scomparso, lasciando che gli unici suoni a riempirle le orecchie fossero il suo respiro affannato e la terra scricchiolante sotto le suole.
Si fermò bloccandosi improvvisamente sul posto, appoggiandosi con i palmi delle mani sulle ginocchia per riprendere fiato, più per l’improvvisa scarica di adrenalina che per l’effettiva fatica.
Amelia si raddrizzò e si asciugò il sudore dalla fronte con il palmo della mano. Che sperava di fare? Di raggiungerlo di corsa? A quell’ora sarebbe di sicuro stato lontano chilometri. Il segnale giù al campo era sempre rimasto acceso. L’unica cosa da fare era aspettare che rilevasse la sua presenza e tornasse indietro.
Avrebbe fatto meglio a tornare indietro, verso le tende, e aspettare. Eppure i suoi piedi non volevano saperne di compiere un passo e l’unica cosa che lei riusciva a fare era tener puntato lo sguardo verso l’alto, i pugni stretti e sudati.
 
Let's waste time
Chasing cars
Around our heads

 
Il sibilo di motori ritornò a far vibrare l’aria, questa volta però con meno potenza. Aveva rallentato. La figura affusolata del modulo di esplorazione si ripresentò in alto. Un rapido sguardo: le flap stabilizzatrici in coda erano aperte, quindi aveva iniziato la manovra d’atterraggio. Lei lo guardò compiere un’aggraziata curva nel cielo, per poi cominciare a scendere verticalmente a un centinaio di metri da dove si trovava. Quando il carrello ebbe toccato il suolo, finalmente i motori iniziarono a spegnersi con quello che dava l’idea di essere un sospiro di sollievo dopo un lungo, lungo viaggio.
Oltre lo spesso vetro, all’interno della cabina di pilotaggio riconobbe la sagoma di un essere umano adulto. Si muoveva alla postazione di comando, probabilmente per il controllo di routine post-atterraggio del velivolo.
Il cuore di Amelia batteva all’impazzata e talmente forte che ogni pulsazione le rimbombava nel petto espandendosi fino alle costole. Le dava alla testa, le sembrava di impazzire.
Lo sportello iniziò a sollevarsi e lo sconosciuto, un uomo, uscì dall’abitacolo con il casco ancora a coprirgli il volto.

I need your grace
To remind me
To find my own
 
Amelia iniziò a piangere. Senza volerlo un singhiozzo le era sfuggito dalle labbra mentre le lacrime le solcavano copiose le guance, annullando così qualsiasi rimanenza di controllo che aveva faticosamente conservato fino ad allora.
Finalmente. Finalmente qualcuno, continuava a pensare. Finalmente un’altra persona con cui parlare, finalmente qualcuno con cui stare, finalmente! Aveva voglia di crollare, di abbandonarsi definitivamente al pianto, lasciarsi consolare e abbracciare fino a che non si fosse placidamente addormentata. Ma non poteva. Quell’uomo era il primo dopo di lei che atterrava su quel pianeta. Il primo di molti altri, sperava, che di lì a poco l’avrebbero raggiunto. Aveva un dovere da compiere. Un dovere per il quale molte, troppe persone avevano lavorato e dato la vita, quindi era un suo preciso compito portarne il peso e terminarlo. Nonostante il pianto irrefrenabile, si schiarì la voce nel tentativo di ridarsi un contegno. Si impose calma. In quei metri che la dividevano dal nuovo arrivato doveva ritrovare la calma e la professionalità.
L’uomo, che si era fermato in piedi sulla lamiera metallica dello scafo, si tolse il casco buttandolo chissà dove. Amelia crollò in ginocchio non staccando gli occhi da lui. Perché nonostante la luce crepuscolare, lei lo riconobbe. Cooper.

All that I am
All that I ever was
Is here in your perfect eyes
They're all I can see

 
Cooper era lì. Non era possibile. Ricordava che aveva visto il suo modulo sganciarsi e lasciarsi scivolare dentro Gargantua.
Eppure lui era lì. Non ci credeva. Il respiro le si era bloccato in gola dallo shock, lasciando solo che il pianto si sfogasse attraverso le lacrime e il tremore che le scuoteva le spalle. Cooper prese la rincorsa e saltò giù dallo shuttle, atterrando malamente sul terreno duro e sassoso. Urlava, ma Amelia non capiva cosa stesse dicendo, perché l’unica cosa su cui era concentrata e che aveva importanza in quel momento era il fatto che quella era la sua voce. Era lui, era la sua voce come la ricordava l’ultima volta che l’aveva sentita salutarla attraverso la ricetrasmittente dell’Endurance.

I don't know where
Confused about how as well
Just know that these things
Will never change for us at all

 
Si riscosse improvvisamente dal suo torpore. Voleva alzarsi e corrergli incontro, ma tutti i suoi muscoli l’avevano abbandonata e le impedirono perfino di alzarsi. Amelia iniziò a chiamarlo. Lo chiamò così tante volte che il suono del suo nome quasi perse di significato. Lo chiamò così forte che la gola iniziò a bruciarle fino a deformarle la voce. Amelia allungò le braccia, l’unico movimento che il suo corpo le concesse, e tese le mani, le dita, ogni cellula del suo corpo verso Cooper, in quei secondi che sembravano eterni.

If I lay here
If I just lay here
Would you lie with me
And just forget the world?


 
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Ciao! Piacere di conoscervi, sono Yumemi91. Spero vi sia piaciuta questa one-shot/music-fic su "Interstellar". Ho adorato questo film (ho pianto un sacco!) e questo è ciò che spero sia accaduto dopo il finale. Povera Amelia, tutta sola in quel pianeta, con la convinzione di essere l'unica superstite del genere umano... Si merita davvero un'happy ending con Cooper. Che emozione quando lui, alla fine, ruba la navetta per correre da lei! Che gioia! Quindi ecco, ho scritto come vorrei che si svolgesse il loro incontro! xD Forse è un po' troppo drammatico alla fine, ma insomma... forse io reagirei così..! Forse.
Insomma, spero vi sia piaciuta e non l'abbiate trovata noiosa. Mi scuso se ho lasciato qualche errore, in caso segnalatemeli =D
Ciao!
  
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