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Autore: BittersweetRevenge    20/05/2015    1 recensioni
Dicono che i ribelli sono quei che si rifiutano. Quelli per cui non ti volti per strada. Quelli ricacciano tutti, perché non si fidano del potere, ma nemmeno della povertà. Io credo di essere stato uno di quelli.
Genere: Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Novecento/Dittature, Dopoguerra
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"Tengo a precisare che il racconto non vuole lanciare nessun tipo di attacco o critica a movimenti politici, ma semplicemente analizzare quali possano essere stati i pensieri di chi ha vissuto nella parte socialdemocratica della "Germania del muro""


L'hanno cominciato a costruire nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961. Io non ero ancora nato.

All'inizio era un'accozzaglia di filo spinato intorno ai settori occidentali. Doveva fermare l'esodo delle persone che fuggivano da un regime che, professando libertà, non lasciava spazio a quella, che ogni uomo dovrebbe avere.

Il 15 agosto iniziarono a sistemare pannelli prefabbricati in cemento. Nessuno ha intenzione di costruire un muro. Un muro di protezione antifascista. Suonava come una di quelle bugie che non si vergognano di essere tali. Quelle che ti sbattono in faccia perché tanto lo sanno che non puoi farci nulla.

All'inizio si poteva ancora circolare. Poi vennero chiusi tutti i contatti con la parte occidentale. Dicevano che per passare si doveva ottenere un "permesso", ma ottenerlo era tutto fuorché fattibile. Un'altra grande bugia. Questa però era intrisa del sangue di chi aveva tentato di scavalcare quel muro. Nel '62 ne avevano eretto un altro ad una decina di metri dal primo. Si era formata quella che poi sarebbe stata chiamata la "striscia della morte". Non contava se avevi parenti dall'altra parte. Non contava se avevi tua moglie, i tuoi figli, o semplicemente una fidanzata. Il muro non si oltrepassa. Io sono nato nel '68 e, la Berlino senza quel serpente di cemento costellato di torrette e bunker, non l'ho mai vista. C'è chi dice che chi tentava di fuggire lo faceva per lo shopping e altre assurdità simili. Io sono convinto che non si mette in pericolo la propria vita per poter fare acquisti in negozi.

Gli unici un poco felici qui erano i bambini. Io non l'ho mai visto un bambino che non si meraviglia, non possono farne a meno. Si godono la libertà perchè non ci credono alle regole. Anch'io lo ero stato un tempo. Ma la vita va avanti, si cresce, ed arrivi ai 20 anni. Quelli che, "hai una vita davanti" e così poco da vivere. Devi sbrigarti. Devi lavorare.

I soldi li portavo a casa e per me non restava poi molto. Ogni tanto riuscivo a rimediare qualche sigaretta e allora mi sedevo di fronte al muro. Non troppo vicino. Il sole ci tramontava dietro e l'oro che ci colava sopra, faceva sì che facesse un po' meno schifo. Non so' bene cosa me lo facesse credere, ma avevo sempre confidato in una promessa di libertà dietro quel cemento. Un futuro che sapesse di nuovo. Chissà se poi era così. Io non l'ho mai saputo. Si crede sempre nel futuro, anche se poi non si sa' cosa sia, ma ci si spera sempre tanto.

Dicono che i ribelli sono quei che si rifiutano. Quelli per cui non ti volti per strada. Quelli ricacciano tutti, perché non si fidano del potere, ma nemmeno della povertà. Io credo di essere stato uno di quelli. Sono stato le sigarette lasciate a metà per rincorrere la ribellione. Sono stato la pioggia sul viso di chi aspetta, ancora. Sono stato l'apparente invincibilità di un genitore agli occhi di un bambino. Sono stato i sorrisi di chi ha vinto e sono stato la speranza dei ribelli che hanno perso ma non si sono arresi, mai. Sono stato le notti insonni, perse a rincorrere i sogni. Sono stato la gratitudine per essere sopravvissuto ad un altro giorno, un'altro, ancora.

Sono Chris Gueffroy e sono morto nella notte fra il 5 ed il 6 Febbraio dell'89, nel tentativo di scavalcare il muro venendo così definito come "l'ultimo fuggiasco ad essere ucciso nel tentativo di superare gli impianti di confine della DDR".

  
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