Era la
decima volta che sua madre bussava alla porta della camera di Hayley.
-Hayley,
che ti prende? Così farai tardi a scuola-
-Non
è
giornata per andare a scuola, mamma- disse lei affondando nelle coperte
-Stai
male?- chiese Cleas con aria apprensiva
-Sì-
-Vuoi che
ti dia qualcosa? Posso dare un’occhiata? Hai mal di testa?-
chiese sua madre.
Hayley se la immaginò, sicuramente arrossita e ansiosa.
No, mamma,
è un male che nessuna medicina può curare.
E per la
decia volta in quella mattina Hayley pianse. Il cuscino era ormai
fradicio, e
lei aveva due occhi gonfissimi. Non è giusto, si ripeteva.
Sei uno stupido, L.
Non è vero che la giustizia trionfa sempre. Tu adesso te ne
vai in Giappone, ti
pare giusto?!
Primo
giorno.
Hayley non
era ancora andata a scuola, e mangiava un cornetto, tutta sola a casa.
Il
telefono squillò, ma lei non rispose, così
partì la segreteria.
-Hayley,
sono Al. Sono tre giorni che a scuola non ti fai vedere, che ti
succede? Fammi
sapere, ti prego-
Secondo
giorno.
Hayley
ancora non andava a scuola, e guardava la TV, che trasmetteva il
notiziario
sulla scomparsa di un altro criminale. Il telefono squillò
ancora, ma non
rispose.
-Hayley,
che ti sta succedendo? Non puoi parlarne?- era ancora Alicia
Terzo
giorno.
Hayley
cominciava a non avere più appetito, e passava gran parte
del suo tempo a
leggere libri di Shakespeare. Chissà da quando gli era
venuta questa fissa.
Dquillò
ancora il telefono, e non rispose neanche stavolta, facendo partire la
segreteria.
-Hayley,
sono seriamente preoccupata. Se non ti fai vedere a scuola domani,
vengo da te
e ti ci trascino a morsi. Tanto lo so che sei a casa-
Ma a
Hayley questo sembrava non importare.
Ci fu un
altro messaggio.
-Hayley,
sono Wammy. L è preoccupato per te, e anche io lo sono.
Contattaci appena senti
questo messaggio-
Hayley si
volt verso il telefono, con aria assete. Sembrava indefferente.
-Ha
incaricato Wammy di sapere come stavo…-
ridacchiò, tornado a leggere. Mentre
leggeva sulle pagine si formavano delle lacrime. Non è
giusto, continuava a
dire.
Quarto
giorno.
Hayley si
decise a chiamare Al, giusto per farle sapre che non sarebbe venuta a
scuola.
-Mi
dispiace, ma non sto bene, Al…-
-Certo che
ce ne hai messo per dirlo!
-Scusa…-
-Dai, ti
vengo a trovare oggi pomeriggio, se non sei contagiosa!- disse Alicia
ridacchiando. Forse a Hayley le avrebbe fatto bene parlare con lei.
Era da un
paio di giorni che Hayley non stava bene anche fisicamente. Mal di
testa, al di
pancia… Forse era perché non mangiava, ma appena
vedeva del cibo le veniva la
nausea. Avevo lo stomaco chiuso.
Mentre
aspettava Alicia, però, si sentì il doppio del
male. Era sicuramente la fame,
ma non ce la faceva a mettere niente in bocca. Per colpa di chi, poi?
Preferì
non ripensarci.
Alicia
suonò il campanello. Aspettò un po’, ma
non rispondeva nessuno. Era la volta
buona che sfondava la porta.
Finalmente
Hayley si decise ad aprire –Oh, mio Dio… Ma che ti
è successo?- la vedeva che
era dimagrita, pallida, priva di forze.
Hayley
l’accolse comunque con un sorriso –Ciao, Al.
Accomodati-
Alicia
ormai l’aveva capito –E’ per Lucas?-
Hayley
sorrise amaramente –Se ne va in Giappone per lavoro-
Alicia
l’abbracciò, tremendamente dispiaciuta per lei.
Doveva rendersene conto da
prima, che non era esattamente un problea di salute, quello della sua
amica.
Sentiva che Hayley cominciava a singhiozzare.
-Ora
sediamoci che mi spieghi un po’ di cosette…-
Si fece
spiegare tutto, parole, gesti, luoghi. Hayley cercava di coprire
comunque la
verà identità di Lucas Lenford.
-Però
scusa… Non torna qui?- chiese Al una volt finito il racconto.
-Non lo
so…- disse Hayley –Ho paura che non torni
più… E ho paura di andare a
salutarlo-
-Lui non
si fa ancora vedere-
-Prova a
cerarmi, ma… Lasciamo stare…-
-i
dispiace, Hayley… Immagino come tu possa
sentirti… Però… Prova a pensare anche
a come possa sentirsi lui. Sicuramente ci sta rimanendo abbastanza male
nell’averti detto che partiva-
-Avresti
dovuto vederlo, Al- disse Hayley con gli occhi lucidi –Era
freddo, troppo
freddo, e se ne stava a bere quel maledetto
caffè…-
Al allora
le fece una domanda per Hayley abbastanza scioccante
–L’avete fatto?-
-Eh?-
-Siete
andati a letto insieme?-
Hayley
arrossì. Non capiva cosa c’entrasse, ma doveva
comunque rispondere –Ehm… Sì-
-Quante
volte?-
Ma cosa
c’entrava? –Non lo so… Più di
una volta sicuro…-
-Però…-
disse Al facendo un fischietto –Non hai perso tempo,
vedo…-
-Cosa
c’entra comunque questo?-
-Niente,
solo che non mi sembravi il tipo da farlo subito, ecco…
Comunque, quando
l’avete fatto lui com’era?-
-Quanti
particolari vuoi sapere, Al?!-
-Intendo
dire se ti è sembrato indifferente anche lì!-
-No,
no…
Non era indifferente, anzi…-
-Allora
non ti ha usata- disse Al tirando un sospiro di sollievo
–Parlaci, un’ultima
volta-
-Non lo
so… Non me la sento…-
-Sì,
sì, e
poi, quando lui sarà in Giappone a lavorare, tu ti piangerai
addosso dicendo
“Perché non gli ho parlato un’ultima
volta?!”-
Hayley
rabbrividì –Non voglio pensarci!-
-E allora
vai da lui e parlagli, così vi chiarite una volta per tutte-
-E se mi
sento male?-
-Sempre
meglio che sentirsi male per tutta la vita-
Hayley non
era ancora sicura. Ma promise comunque ad Alicia che ci avrebbe pensato.
-Bene, ora
ci mangiamo qualcosa? Hai una faccia scipatissima-
-Prendi
quel che vuoi. Io non ho fame- disse Hayley –Se provo a
mangiare do di
stomanco-
-Dici
davvero o è una scusa per non mangiare?-
-Dico
davvero, è già successo- rispose Hayley
reggendosi la pancia –E un po’ di
nausea anche adesso…-
Alicia la
guardò con fare sospetto. Hayley non le aveva detto tutto.
Detestava farlo, ma
doveva sapere.
-Hayey,
dimmelo-
-Cosa?-
-C’è
altro
che non vuoi dirmi, ma ti prego di dirmelo-
-Ma non
è
niente. E’ perché non mangio e allora ha sballato
tutto-
-Hayley,
non girarci intorno e dimmelo- Alicia si stava facendo prendere
dall’ansia
Hayley
deglutì –Ho un ritardo-
L guardava
alla finestra, mani in tasca. Era una settimana che non vedeva Hayley.
Più
passavano i giorni che non la vedeva, e più zucchero metteva
nel caffè.
Coincidenza?
Wammy lo
osservava di nascosto, mentre preparava le valigie per il Giappone. Era
triste
che quei due non si parlassero un’ultima volta, ma lui non
poteva immischiarsi.
Non sarebbe stato giusto.
-D’accordo,
d’accordo, okay, va bene, sono calma…- disse
Alicia facendo un profondo
respiro. Hayley era desuta dabanti a lei con l’aria
mortificata –Da quanto?-
-Due
settimane-
-E’
normale?-
-No.
È
sempre stato regolare-
-Può
essere che siccome non mangi diventa irregolare?-
-Sì-
-Ma non di
due settimane, giusto?-
-Giusto-
Hayley continuava a tenere il capo basso.
-E
l’ultima volta con lui è stato…?-
-Tre
settimane fa-
-Precauzioni?-
-Pillola-
-Ed
è
possibile che abbia fatto cilecca?-
-Non lo
so-
Alicia
corse in bagno, aprendo lo specchietto sopra il lavandino.
C’era stata un sacco
di volte in quella casa, la conosceva a memoria. Non trovando nulla
aprì tutti
i cassetti che trovava a portata di mano.
-Che
cerchi?- chiese Hayley guardandola strano
-Tua madre
è un medico, ce l’avrà per
forza…- riuscì a trovarlo –Ecco! Fallo
subito-
-Ma se se
ne accorge…-
-Faremo in
modo che non se ne accorga. Hayley, prima sappiamo, meglio è-
L era
ancora affacciato alla finestra. Non si stancava proprio mai. Wammy si
muoveva
silenziosamente per la sua stanza, ma L sapeva che era lì.
-Quand’è
la partenza, Wammy?-
-Domani-
rispose Wammy.
Hayley e
Alicia gironzolavano per casa, ansiose, in attesa del risultato del
test. Tra
le due non si capiva chi era più terrorizzata.
-E se
è
positivo?-
-Non lo
so, Al…-
-Potresti
costringere Lucas a portarti con sé per
mantenerlo…-
-Ma
smettila, Al, non posso fare una cosa così meschina!-
-E se lui
ti lasciasse sapendo che è positivo? O magari ti costringe
ad abortire…-
-Non
è il
tipo, Al… Anzi, non sono ancora sicura se stiamo ancora
insieme, visto che non
ci parliao e sentiamo da una settimana…-
Al
guardò
l’orologio –Tempo scaduto!-
Si
buttarono tutte e due verso il test, ma la meglio la ebbe Alicia. Diede
uno
sguardo d’intesa a Hayley e insieme deglutirono. Al
guardò attentamente il
risultato, aiutandosi con le istruzioni sulla confezione.
-Allora?-
chiese Hayley sudando –Che è uscito?-
Alicia si
inginocchiò per terra, tremando –E’
negativo…-
Hayley
pure si inginocchiò –Oh, cielo… Che
spavento…-
-La
prossima volta stateci più attenti- disse Al con fare da
mamma apprensiva.
Hayley si
rattristò –Non so se ci sarà una
prossima volta-
-Proprio
per questo devi assolutamente parlargli!-
-A che ora
è la partenza, Wammy?- chiese L bevendo del
caffè. Aveva ancora raddoppiato la
porzione di zucchero.
-Alle
dicei di mattina, L-
Erano le
nove di sera. L guardò l’orologio per un
po’, mentre in TV davano notizie di
altri criminali morti di arresto cardiaco.
L
posò la
tazza piena a metà di caffè e uscì
dalla stanza, lasciando Wammy ridacchiare.
Il
perché
non avesse preso l’ascensore non lo sapeva, sapeva solo che
si stava facendo
ventitre piani a piedi. Chissà che gli passava per la testa.
Il
telefono di Wammy squillò –Sì?-
-Wammy,
dov’è L?- chiese apprensiva Hayley
Wammy
ridacchio –E’ uscito a cercarti-
-Sai
dov’è
andato?-
-Conoscendolo,
starà ancora scendendo le sale. Tu aspettalo fuori
all’albergo-
L scedeva
quelle scale a passo svelto, aveva perso la cognizione del tempo, e
agli ultimi
due piani inciampò diverse volte. La prossima volta avrebbe
fatto meglio ad
allacciarsi le scarpe, e forse avrebbe dovuto mettersi anche dei
calzini. A lui
non le sopportave neanche un pochetto le calze.
Tuttavia
continu a scendere, finchè finalmente non arrivò
alla hall dell’albergo, verso
l’uscita. Riscese le scale, ma venne fermato da una voce.
-Ciao, L-
L si
girò,
e si trovò di fronte Hayley. Era un po’ sciupata,
ma vestita di tutto punto e
sorridente.
-Dove
stavi andando così di corsa?-
-Da te,
Hayley- rispose L riprendendo un po’ di fiato –Tu
che ci fai qui?-
-Volevo
vederti correre con le scarpe slacciate…- disse ridendo
–Scherzi a parte, sono
venuta a dirti un paio di cosette- aspettò che L si
avvicinasse a lei, per
parlargli –Prima di tutto mi dispiace non averti cercato in
questa settimana.
Sicuramente ti sei preoccupato-
-Già…-
disse L –Che ti è successo?- le sfiorò
una guancia –Sei dimagrita, sciupata…-
-Non
volevo che mi vedessi così- disse Hayley, prendendo la mano
di L e
sfregandosela sulla guancia –Non volevo rivederti per
soffrire ancora-
-Hayley,
mi rincresce per tutto quel che ti ho fatto passare-
-No, no,
no, non voglio sentirlo. Non è colpa tua, sto cercando di
convincermi di
questo. Quindi fai in modo che non ce l’abbia con te, per
favore-
L
continuava ad accarezzare la sua guancia. Anche se era dimagrita la
guacia
rimaneva morbida.
-Sai,
c’era la possibilità che fossi rimasta incinta-
continuò Hayley
-Come?-
era come se L fosse sceso dalle nuvole
-Ma era un
falso allarme-
-Ah…-
Hayley non capiva se L ne era sollevato o cosa.
-In parte
però è meglio così. Se avessi
aspettato un bambino da te, probabilmente ti
saresti sentito in dovere di portarmi con te-
-Hayley,
aspetta un attimo- disse L –Dove vuoi andare a parare?-
-Quello
che voglio dire è che non voglio essere un peso per te,
capisci?-
-Io non ho
mai detto che sei un peso- rispose prontamente L
-Lo so che
dici così per non farmi sentire in colpa, ma non ti devi
preoccupare, ora sto
bene…-
L rivolse
gli occhi al cielo, pensando attentamente alle parole di Hayley. Poi la
riguardò negli occhi –Hayley, mi sa che tu hai un
po’ travisato qualche mia
parola-
Hayley
cadde dalle nuvole, letteralmente –Come, prego?-
-Hayley,
io non ho mai usato parole come “arrivederci”,
“addio”, “è stato
bello”, “un
giorno tornerò”, okay?-
-E
quindi…?- chiese timorosa Hayley
-Stavo
prendendo in considerazione l’idea di portarti con me, Hayley-
COSA?!
-So che
è
rischioso seguirmi in un’indagine così complicata.
Qui rischiamo grosso-
-Tipo
morire come è successo circa un centinaio di volte?- chiese
Hayley sarcastica
-Ma
stavolta, se le mie supposizioni sono esatte, questo Kira
può uccidere semplicemente
conoscendo volto e nome della vittima-
-Oh,
cavolo…- Hayley ebbe davvero paura –Non partire,
allora! Non voglio… Perderti…-
-Se non mi
faccio vedere e non rivelo il mio nome non dovrei correre rischi.
Però tu… Tu
sei un caso a parte…-
-Cioè?-
-Tu adesso
sei Hayley Wallace, ma il tuo vecchio cognome era Lorraine. Non so se
quasto
cambio di nome valga o no. Non so se rimani sempre una Lorraine, per
essere
uccisa-
-Mmmh…
Mi
sembra troppo complicato perfino per me…-
constatò Hayley. Non ci stava capendo
nulla. Comunque, c’era un’altra cosa a cui doveva
pensare, ben più importante
di un serial killer.
-Potresti
ripetere la tua offerta, per cortesia?- chiese lei per sicurezza.
-Hayley,
io domani mattina alle dieci parto per il Giappone. Ti chiedo se vuoi
venire
con me-
-E
se…
Rifiutassi?-
L sorrise
–Non mi offendo. Però in questo caso saremmo nel
dubbio. Cioè, sta tutto a te.
Se continuare a considerarmi il tuo uomo anche se saremo lontani,
casomai non
dovessimo vederci più, o chiuderla qui-
-E
tu…?
Che ne pensi di tutto questo?-
-Voglio
essere corretto con te fino in fondo. Ti ho portato un sacco di guai,
ti ho
fatto soffrire… Ma se intendi come reagirei io, casomai
rifiutassi… Io
continuerò a pensare a te come…-
-Ho
capito, L. Insomma, la scelta sta a me se stare con te nonostante tutto
o no-
-Esatto-
rispose L. Hayley sorrise e lo baciò. voleva coprire la
settimana in cui lo
aveva evitato. Ora che era di nuovo con lui si era proprio pentita di
non
avergli rivolto la parola per tutto quel tempo. Aveva ragione Alicia,
era
meglio parlargli fin dall’inizio. Così aveva
più tempo per pensare alla
proposta. Così L non ci rimaneva male, perché, a
giudicare da come ricambiava
il bacio, c’era rimasto male, malissimo, di tutto quello che
era successo in
quel periodo.
-Ti chiedo
solo un po’ di tempo, L. Facciamo entro le nove di domattina-
sussurrò lei dopo
il bacio.
-Sì…
Scusami ancora, Hayley- disse L
-Allora a
domani- disse lei con un sorriso, scendendo le scale.
-Ah, a
proposito…-
-Sì?-
-Davvero
temevi di essere rimasta incinta?-
-Sì,
mannaggia a te. Dovrei sgozzarti per questo- disse, voltandosi per
andarsene.
-Buonanotte,
Hayley-
Hayley
sorrise. Ci voleva proprio incontrarlo. Decisamente.