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Autore: Ghen    22/05/2015    2 recensioni
Il Re e la Regina si arrabbiano l'una con l'altro e decidono che le loro caratteristiche in contrapposizione sono tali perché da maschi e da femmine, arrivando a considerare tutti i loro sudditi maschi uguali al Re e tutte le femmine uguali alla Regina. Diedero vita a una nuova era in cui, ad ogni nuovo nato nel regno, veniva donata una scatola blu se maschio e rosa se femmina, creando una divisione netta su ciò che piace e non piace a questi due generi. Ma quattro bambini e bambine non ci stanno.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mondo blu e rosa


C'era una volta un regno non lontano con a capo un Re e una Regina dispettosi. Il Re e la Regina un tempo si amavano alla follia, ma un giorno scoprirono l'uno i difetti dell'altra e, invece di comprendersi, decisero di arrabbiarsi, tenere il broncio, e darsi fastidio a vicenda.
Il Re accusava la Regina di debolezza e di ignoranza, spargendo tra i sudditi la voce che solo le cose carine e delicate potevano andarle bene; mentre, al tempo stesso, la Regina incolpava il Re di essere troppo rozzo e prepotente, spargendo la voce che solo le cose violente quali spade o fucili potevano piacergli. Il Re e la Regina continuarono a litigare finché, in un giorno di pioggia, stabilirono che tutti gli uomini e le donne erano uguali a loro solo per essere uomini e donne, creando due mondi divisi per il femminile e il maschile. Racchiusero in pacchetti blu e rosa queste caratteristiche per renderli più facili. Il blu, che era il colore preferito del Re, era il pacchetto contenete un carattere prepotente e iroso, quasi selvaggio, di chi amava comandare e giocare a calcio. Il rosa, che era il colore preferito della Regina, era il pacchetto contente un carattere dolce e paziente, gentile e quasi servile, di chi amava farsi bella e tenere pulite le proprie case. Il Re e la Regina, così arrabbiati l'una con l'altro, lasciarono che questi pacchetti viaggiassero fra il loro immenso regno, arrivando nelle case di ogni nuovo nato. Ad ogni nuova nascita, il pacchetto blu veniva aperto per i maschietti e quello rosa per le femminucce, destinando a entrambi questi caratteri, con pregi e difetti, dividendo di netto i due generi, definendo cos'era un maschio e come doveva comportarsi, e cos'era una femmina e come doveva comportarsi.

Con il tempo passato, i maschietti e le femminucce di ieri sono oggi gli uomini e le donne che hanno accettato di vivere come sono stati costretti a fare. Non lo hanno mai pensato come un obbligo, certo, perché quella scatola rosa, o blu, è con loro dalla nascita e ci sono cresciuti dentro.
Tuttavia, non tutti sono della stessa opinione.
Nel villaggio a sud, difatti, c'è una bambina piccolina che ha dato una sbirciata alla sua scatola rosa ma non l'ha mai convinta e, anche se è pur vero che le piace il rosa, non è docile per niente e per niente vuole diventarlo: ama giocare a calcio e non si veste alla moda, né sempre di rosa. A nord invece c'è un bambino un po' più grandicello che ha rifiutato la sua scatola blu: il suo colore preferito è il rosa e guai a dirgli che è da femmine, perché è pronto a rispondere per le rime. A est c'è un'altra bambina che è nata lo stesso giorno di suo fratello, sono gemelli, e così ha potuto dare un'occhiata a entrambe le scatole, quella rosa e quella blu, e ha preso ciò che preferiva da tutte e due: ha un carattere gentile ma non è per niente debole e non vuole che sia qualcun altro a difenderla, inoltre le piacciono le spade quanto giocare con i pony. E siccome lo so che ve lo state chiedendo, il suo colore preferito non è il rosa e nemmeno il blu, ma il verde, come l'erba su cui le piace tanto sdraiarsi la sera dopo aver giocato. A ovest, infine, c'è un bimbo un po' più piccolo che va matto per i dinosauri e gli piace il blu, mentre la sua passione sono le bambole. Le prende e le coccola, dà loro da mangiare e cambia il pannolino, così poi le mette a dormire. Se ne prende cura tutto da solo, anche se quelle bambole sono uscite dalla scatola rosa di qualcun'altra e le ha desideraste così tanto che le ha dovute rubare. Sa che non si fa e gli dispiace molto, ma la sua scatola blu gliele proibiva.

Una sera tarda, il Re e la Regina decidono di rivedersi dopo tanti anni per una grande festa alla piazza principale, che si trova esattamente al centro del regno. La gente sarebbe venuta da ogni parte del mondo per vederli, dal villaggio a sud, a nord, a est e ovest. Come tantissima gente, anche quei quattro bambini e loro famiglie hanno viaggiato verso la festa: la immaginavano immensa e bellissima, piena di luci colorate e tante attrazioni divertenti, ma quando arrivano il loro sogno si spezza, poiché le uniche luci presenti erano blu con su dipinto un uomo e rosa con su dipinta una donna. Le attrazioni e i giochi erano pochi ed erano divisi per maschi e femmine: a calcio potevano giocare solo i maschi e le femmine non erano ammesse; con le bambole potevano giocare solo le femmine e i maschi non erano accettati; i souvenir rosa erano solo per le bambine e i bambini non si potevano neppure avvicinare o venivano presi in giro da tutti; le battaglie con le spade erano riservate ai bambini e le bambine potevano solo guardare, fare il tifo per un bambino o, addirittura, essere prese come ostaggio per essere salvate da qualche bambino.
Disgustati e amareggiati, i quattro bambini si avviano verso una panchina e si siedono, con una gran voglia di piangere.
«Non è giusto», dice la bambina del sud, «Anche io volevo giocare calcio».
«Non è giusto», continua il bambino che viene dal nord, «Non c'è niente di male se mi piace il rosa e sono maschio».
«Non è giusto», rincara il bambino dell'ovest, «Anche un bambino come me può prendersi cura di una bambola».
«Non è giusto», sbuffa anche la bambina dell'est, «Non voglio essere la bambina che viene salvata perché io so lottare con la spada quanto loro e li posso sconfiggere da sola».
Tutti e quattro si guardano a vicenda e scoprono di avere qualcosa in comune: ognuno di loro ha deciso di essere qualcosa di più che il contenuto di una scatola che qualcun altro ha scelto per loro. Felici di conoscersi, decidono di andare a parlare con il Re e la Regina e chiedere spiegazioni, ma soprattutto chiedere cosa c'era di sbagliato nei loro desideri da essere stati proibiti solo per essere nati femmine o maschi.

Tutti e quattro insieme si mettono in marcia nella grande piazza, scavalcando recinti blu e rosa di palloncini e cartelloni festosi, finché non li vedono sopra un palco di legno dipinto di rosa e di blu, seduti su due grandi sedie, blu per lui e rosa per lei, così li raggiungono. Il Re e la Regina guardano verso direzioni opposte e sono entrambi zitti, arrabbiati ancora tra di loro nonostante tutto il tempo passato.
La bambina del sud finge un colpo di tosse e i regnanti si girano entrambi verso di loro, incuriositi che quei quattro bambini e bambine si siano avvicinati.
«Non è vero che a tutti i maschi piace il blu», dice subito il bambino del nord, non trattenendosi più. Stringe i pugni ed è arrabbiato, ma il Re scuote la testa.
«Sì, invece. Il blu è da maschi come il rosa è da femmine», replica il Re.
«Io sono maschio e mi piace il rosa», continua il bambino, che ha fatto qualche passo avanti. Il Re a quel punto ride e, con lui, anche la Regina e tutti i sudditi, che lo indicano e iniziano a prenderlo in giro. Il bambino del nord ci resta male ma decide di non mollare.
«Mi piace il rosa e se pensate che questo è motivo di presa in giro fate pure; io non mi vergogno perché mi piace davvero, e se una cosa mi piace davvero non mi preoccupo. Se voi ridete e perché non lo capite, e se non capite è un problema vostro, non mio», dice a quel punto il bambino del nord, con fierezza. «Il rosa è solo un colore come gli altri, non vuol dire femmina», aggiunge poco dopo.
«Ha ragione», interviene a quel punto la bambina dell'est, andando al suo fianco e prendendogli una mano con la sua, «E io dico che i colori non sono solo due ma tanti, e possono piacere sia ai maschi che alle femmine. Ad esempio a me piace il verde e qui non ce n'è neppure un poco». Si guarda intorno ma ci sono solo tante cose rosa e blu, mai verde o altri colori. «Solo rosa e blu è noioso: dove sono gli altri colori?», chiede al Re e alla Regina.
«Il rosa e il blu sono quelli importanti», risponde allora la Regina, «Gli altri non servono».
«Ma così ci si annoia», grida la bambina dell'est, «Il mondo è bello perché tutto colorato. Io voglio una spada verde, non blu». Si ricorda della sua spada a casa nel villaggio dell'est che, essendo uscita dalla scatola blu di suo fratello, è interamente blu.
«Tu non puoi avere una spada», le fa notare la Regina, «Abbiamo una scopa rosa per spazzare il pavimento della tua cameretta o, se preferisci, la lavatrice rosa per imitare la mamma. Uno specchio per farti bella, qualche nastro rosa per i capelli, o i pony».
La bambina dell'est si ferma e ci pensa prima di rispondere. «Mi piacciono i pony», le fa notare poco dopo, «Ma mi piace anche giocare con la spada contro mio fratello e altri bambini», sorride, «Che male c'è?», chiede poi.
«Che non sei un maschietto», dice la Regina, «Le femminucce devono farsi salvare, non combattere».
La bambina dell'est prende coraggio e risponde ancora: «Io non voglio essere salvata perché mi salvo da sola, e se tu, Regina, hai bisogno di essere salvata, non vuol dire che ne hai bisogno perché sei femmina, ma solo perché hai un carattere diverso dal mio o da qualche altra bambina o bambino. Siamo tutti diversi. Non sei più debole, ma solo diversa».
«A me piace giocare a calcio», s'intromette la bambina piccina del sud, che si affianca a quella dell'est e le prende la mano. Il Re e la Regina ridono di nuovo, ma lei non si scoraggia e dice ad entrambi di non prenderla in giro. «Mi piace il rosa ma non mi vesto sempre di rosa o diventa noioso, mi piace anche il blu, e il rosso, e il nero e il marrone. Non esistono cose da maschi o da femmine, esiste solo ciò che ci piace», continua la bambina del sud, «Vale anche per il calcio. Io non ho potuto giocare a calcio perché voi avete deciso che è da maschi e non è giusto».
A quel punto, è il Re a dire la sua: «Il calcio è uno sport per soli uomini. Le donne possono giocare, se lo vogliono, va bene, ma solo tra di loro e come passatempo, perché se lo giocano le femmine non è importante».
«Ma anche questo è sbagliato», urla la bambina del sud, che si sta arrabbiando, «Non è meno importante se lo giocano le femmine perché le femmine non sono meno importanti dei maschi. Il calcio non è maschio o femmina, ma è solo uno sport, un gioco, ed è uguale per tutti».
Il Re sta zitto e si scambia uno sguardo con la Regina, che nel frattempo stava ad ascoltare con attenzione. Stavano per decidere cosa fare con quei bambini quando il quarto del gruppo, il più piccolo, il bambino dell'ovest, si fa avanti con timore e un po' di vergogna, mettendosi accanto al bambino del nord e prendendogli la mano; un gesto che pare strano al Re e alla Regina, che si guardano di nuovo l'un l'altra per capire cosa sta succedendo.
«A me piace… A me piace», il piccolo bambino dell'ovest cerca di prendere coraggio, guardando il Re e la Regina con visibile imbarazzo, «A me piace… Piace giocare con le bambole», dice finalmente tutto d'un fiato, facendo sorridere l'altro bambino e le due bambine del gruppo.
Nella grande piazza, la gente stava per riprendere a ridere, ma la Regina e il Re, questa volta, si sono stancati e lei si alza in urla: «Adesso basta», sbatte una mano contro la sua sedia rosa e tutti i sudditi stanno zitti immediatamente, mentre il bambino dell'ovest si mette sempre più paura. «Le bambole! Le bambole sono per femmine perché sono le donne a fare figli, caro bambino. Tu non devi prenderti cura di una bambola perché non ti prenderai cura di un bambino, in futuro. È un lavoro da donne, da mamme», specifica la Regina.
«Non è vero», gridano in coro il bambino del nord, la bambina del sud e la bambina dell'est, infondendo coraggio al piccolo dell'ovest.
«Le mamme hanno figli come li hanno i papà», dice il bambino del nord.
«È una bugia perché anche i papà si prendono cura dei figli», continua la bambina del sud.
«La bambola è un giocattolo e tutti i giocattoli sono da femmine come da maschi, che un giorno lui voglia figli oppure no», aggiunge invece la bambina dell'est.
La Regina si siede di nuovo sulla sua sedia rosa, infastidita, mentre il Re stringe un pugno, decidendo di mettere fine al battibecco: «Se giochi con le bambole, sei una femminuccia. Tu sei una femminuccia, bambino dell'ovest?», domanda.
Il bambino dell'ovest impallidisce appena e si guarda attorno, ai sudditi divertiti sotto al palco su cui stavano e agli tre componenti del suo gruppo, il bambino del nord, la bambina dell'est e la bambina del sud, che lo fissano con un sorriso. Il bambino dell'ovest capisce che non deve avere timore di dimostrare ciò che gli piace perché non c'è niente di sbagliato, quindi si fa avanti ancora, stringendo forte la mano al bambino del nord, e alza la voce come non aveva mai fatto: «Non capisco», dice, «Se essere una femmina non è un male, non lo è essere una femminuccia, quindi se tu mi chiami femminuccia, perché dovrei offendermi?», chiede. «Loro sono femminucce e sono forti e divertenti, quindi se mi dici che sono una femminuccia, io sono contento».
Il Re si alza dalla sua sedia blu e va verso di lui, ma il bambino dell'ovest non si muove e nemmeno gli altri, dimostrando grande coraggio.
«Sei un maschio», gli dice.
«Sì», risponde il piccolo, «Come lui», indica con un cenno dello sguardo il bambino del nord, «E loro sono femmine», dice ancora, riferendosi alle bambine dell'est e del sud. «Siamo qua tutti e quattro, due maschi e due femmine che lottano per la stessa cosa. Abbiamo tutti gusti diversi ma non perché maschi o perché femmine, ma perché siamo persone e le persone sono tutte diverse», continua, sorridendo al Re, «Tu e la Regina siete diversi non perché tu sei maschio e perché lei è femmina, ma perché siete fatti così, sono i vostri caratteri, e sono certo che in fondo vi potete amare lo stesso».
Il Re si gira verso la Regina e al suo sorriso. Qualcosa nell'aria è cambiato con quelle parole, lo sentono entrambi. Tutto quello che è successo fra loro sta svanendo con un solo sguardo. Si erano sentiti diversi e avevano dato per scontato che fosse perché lui maschio e lei femmina e avevano fatto di quel loro litigio un castigo per tutti i loro sudditi, confezionando quelle scatole rosa e blu. Avevano iniziato un litigio che aveva portato alla divisione netta dei maschi e delle femmine invece che capire che le persone sono semplicemente tutte diverse. Un maschio e un altro maschio possono avere gusti diversi, come il bambino dell'ovest e il bambino del nord, e lo stesso una femmina e un'altra femmina, come la bambina del sud e la bambina dell'est. A ognuno piace ciò che piace; e non piace solo perché è uscito da una scatola che qualcuno ha pensato per noi. E non c'è nulla di sbagliato. Ognuno di noi è semplicemente unico.
Il Re e la Regina si riabbracciano dopo tanti anni e la magia li riporta indietro nel tempo, al loro contrasto, a quando erano bambini e stavano solo giocando, da bravi fratello e sorella.

























Ho pensato a questa fiaba (?) come un racconto per bambini, appunto. E per questo spero di non aver usato parole troppo complicate.
C'è da dire che da anni diventa sempre più netto il contrasto fra femmine e maschi; vedo sempre più spesso bambini dire cosa è da femmine o maschi, a cosa possono giocare e cosa no, e tutto ciò che mi crea un immenso dispiacere. I bambini, sia maschi che femmine, dovrebbero poter giocare con ciò che vogliono senza influenze negative di questo tipo. Anche perché andando a vedere rischiano di diventare tutti uguali, frutto di uno stampo che ti dà la società da quando esisti, a cominciare dal nastro blu per quando nasce un maschietto a quello rosa per quando nasce una femminuccia. I giocattoli sono tutti dello stesso colore e fanno perfino le uova di cioccolato “per lei”/”per lui”, tanto che se una bambina vuole quello per maschi o viceversa viene presa in giro, o magari i genitori stessi non glielo prendono perché “non è adatto”, andando quindi contro ai suoi stessi desideri. Ricordo ancora di una bambina che voleva il diario di Spongebob e la commessa del negozio non glielo voleva dare perché “da maschi”: adesso pure Spongebob? Tutto ciò è ridicolo.
Bambine, bambini: amate ciò che vi piace e fregatevene del giudizio degli altri!
Se un giocattolo non è per adulti, allora è adatto a femmine e maschi.


Alla prossima!
Chu!

   
 
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