Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Ortensia_    23/05/2015    0 recensioni
[Una raccolta di one shot dedicata alle principali squadre di Kuroko no Basket e che ha come scopo quello di far sorridere~]
– Seirin; Dungeons and Dragons;
– Kaijou; Il cane della discordia;
– Shuutoku; La paura fa novanta;
– Touou; Cose di donna;
– Yousen; Vietato dare caramelle agli animali;
– Rakuzan; La bellezza & la Bestia;
[Partecipa al contest "Progetto: Ripopola Fandom – Seconda edizione" indetto da __Bad Apple__]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autore: Neu Preussen
Titolo: A False Replace that Pretends to Be Original
Personaggi: nella raccolta sono presenti Kuroko Tetsuya; Kagami Taiga; Kiyoshi Teppei; Hyuuga Junpei; Izuki Shun; Aida Riko; Kise Ryouta; Kasamatsu Yukio; Moriyama Yoshitaka; Hayakawa Mitsuhiro; Kobori Kouji; Midorima Shintarou; Takao Kazunari; Miyaji Kiyoshi; Outsubo Taisuke; Kimura Shinsuke; Aomine Daiki; Momoi Satsuki; Imayoshi Shouichi; Wakamatsu Kousuke; Sakurai Ryou; Murasakibara Atsushi; Himuro Tatsuya; Okamura Kenichi; Fukui Kensuke; Liu Wei; Akashi Seijuurou; Mayuzumi Chihiro; Mibuchi Reo; Nebuya Eikichi; Hayama Kotarou e, per una minuscola particina, Hanamiya Makoto.
Nella one shot che segue sono presenti Murasakibara Atsushi; Himuro Tatsuya; Okamura Kenichi; Fukui Kensuke e Liu Wei.
Pair: nella raccolta sono presenti minuscoli accenni KagaKuro, ImaMomo, ImaHana, AoMomo e MayuAka.
In questa one shot non è inserito alcun accenno particolare.
Bonus utilizzati: Mayuzumi Chihiro; Hanamiya Makoto e... non so se l'ImaMomo si possa considerare un Crack!Pair ;3;
Tipologia: rari e minuscoli accenni yaoi ed het
Generi: commedia
Avvertimenti: raccolta di one shot
Note: //
Nda: Ho avuto parecchi problemi a realizzare questa shot perché non avevo mai avuto nulla a che fare con questi personaggi, (a parte Himuro e Murasakibara), e se ci ho messo così tanto a realizzare questa raccolta è proprio colpa loro, perché da quel che ricordo sono rimasta bloccata per un bel po' di giorni... ma dopotutto l'obbiettivo della raccolta è anche “dare vita” a tutti quei personaggi che non vengono mai considerati!
Vi invito a leggere la shot e poi a tornare all'nda, dove vi saranno date alcune spiegazioni su quanto scritto!
Come ho già fatto per Hayakawa nella shot dedicata al Kaijou, la sorellina di Okamura è stata inserita per esigenza, perché nel Kuro Fes! è stato dichiarato che il capitano dello Yousen è figlio unico (invece le informazioni che ho fornito sui fratellini di Liu e sul fratello di Fukui sono vere); avrete notato che Liu parla in un modo piuttosto bizzarro, questo perché Fukui gli ha fatto uno scherzo e gli ha detto che è un modo molto popolare di parlare (e il poveretto, che viene dalla Cina, ci è cascato in pieno).
Piccola curiosità sulla stesura della shot: ogni volta che arrivavo al punto consultavo la cartina dello zoo (ebbene sì: ho seguito uno dei percorsi che si possono fare realmente!)




Vietato dare caramelle agli animali





Okamura era stato molto gentile ad offrire loro i biglietti per una gita allo Ueno Zoo.
Nessun componente della squadra avrebbe mai immaginato che una mattina si sarebbero incontrati all'aeroporto di Akita per salire su un volo locale e raggiungere Tokyo in poco più di un'ora; se in quel momento si trovavano nel quartiere speciale di Taitou lo dovevano – o meno, visto che alcuni di loro, come ad esempio Murasakibara, avevano continuato a pronunciarsi contrari a quella gita – alla sorellina del capitano, che una settimana prima, visitando lo zoo con la propria classe, aveva ricevuto in regalo ben dieci biglietti di ingresso.
Da quanto erano riusciti a capire, visti i singhiozzi commossi di Okamura, la sua sorellina era stata l'unica ad aver ricevuto i biglietti perché aveva ottenuto il punteggio più alto in un questionario sugli animali presenti nello zoo e, una volta tornata a casa, aveva deciso di darne la metà al suo adorato fratellone – come il capitano non aveva fatto altro che ripetere negli ultimi sette giorni –.
«Muro-chin, fra quanto entriamo?»
«Abbi ancora un po' di pazienza, Atsushi.» Himuro accennò un debole sorriso, rafforzando la stretta che le dita affusolate delle mani esercitavano attorno alle fibbie ruvide dello zaino.
«Ohi, ohi!» Fukui, dal canto suo, si voltò con le labbra increspate in un sorriso tirato, meglio traducibile come la smorfia nervosa di qualcuno che era sul punto di perdere la pazienza «sarà la quarta volta che lo chiedi!»
«Eh?» Murasakibara lo guardò senza battere ciglio, riprendendo a parlare solamente quando il playmaker dello Yousen gli diede di nuovo le spalle e avanzarono di un paio di passi «mi annoio.»
«Ah! Su, su! Vedrai che ci divertiremo!» Okamura, che si trovava in testa al gruppo, si voltò e sfoderò un grande sorriso; Murasakibara, dal canto suo, ebbe la sensazione che il capitano fosse sul punto di scavalcare Fukui per raggiungerlo e cominciare a percuoterlo con rapide pacche affettuose sulle spalle, quindi sfiatò nervosamente e arretrò di un passo.
«E poi è vietato annoiarsi!» Kenichi riprese a parlare, per poi continuare con tono più basso e vagamente tremante, come commosso «altrimenti mancheremmo di rispetto alla mia bellissima sorellina!»
Mai nulla li aveva uniti e messi tanto d'accordo quanto l'esasperazione verso la quale Okamura li induceva ogni qualvolta cominciava a parlare della sua sorellina, dopotutto era un affetto fraterno che Himuro, essendo figlio unico – perché il suo rapporto con Kagami non si poteva realmente definire fraterno –, faceva fatica a comprendere, mentre Murasakibara, vivendo in una famiglia numerosa che spesso lo costringeva a fare sacrifici, – come ad esempio condividere una torta –, lo conosceva fin troppo bene e quindi lo detestava; quanto a Liu, valeva più o meno lo stesso discorso di Murasakibara, visto che aveva quattro fratellini, i quali, a detta sua, erano sempre molto rumorosi. Fukui era, fra i quattro, il candidato migliore per la comprensione di quell'affetto spropositato che Okamura nutriva per la sorellina, questo perché aveva un fratello con cui andava molto d'accordo.
«Muro-chin, io ho fame.» Murasakibara borbottò a denti stretti, con una mano premuta sullo stomaco e gli occhi ridotti ad una fessura a causa della noia e del sonno, che ancora gravava sulle palpebre sottili.
«Atsushi, sono appena le dieci del mattino.» Tatsuya rafforzò nuovamente la stretta sulle fibbie ruvide dello zaino: ogni volta che l'asso dello Yousen chiamava il suo nome si sentiva in obbligo di aumentare l'attenzione nei confronti di quel bagaglio pieno di cibo spazzatura, era sicuro che distrarsi per un solo istante potesse significare lasciarsi derubare dal gigante goloso e perennemente affamato che gli stava accanto. Era stato Okamura ad affidargli il compito di custodire il cibo in modo da evitare che Murasakibara divorasse tutte le provviste durante il viaggio e, ovviamente, anche durante la visita allo zoo, questo perché, a detta del capitano, Himuro conosceva Murasakibara meglio di chiunque altro e, soprattutto, riusciva a placare quasi sempre i suoi capricci.
«E poi hai fatto colazione in aeroporto.» Fukui si voltò una seconda volta e Murasakibara ringhiò sommessamente, ritrovando la calma solamente quando vide Okamura impalato davanti alla biglietteria, con le labbra arricciate e i denti bianchi digrignati in un grande sorriso.
Dopo qualche istante di attesa, Fukui punzecchiò il capitano e riuscì a distoglierlo dalla sua contemplazione, quindi avanzarono e, potendo finalmente mostrare i biglietti, varcarono la larga cancellata nera dello zoo.
«Avete visto quanto era carina la ragazza della biglietteria?!» distanziato l'ingresso di poco più di un paio di metri, Okamura parlò.
«Hai bloccato la fila per una che non ti ha neanche guardato in faccia.» Fukui controbatté schiettamente e, ancor prima che il capitano potesse cominciare a lagnarsi, Liu, che era rimasto in silenzio fino a quel momento, decise di dare man forte al compagno di squadra.
«Dovresti sbarazzarti di quelle basette e di quel mento da gorilla, altrimenti non avrai mai l'amore di una fanciulla.»
«Mi dite così ogni volta!» Okamura piagnucolò, prendendosi il viso fra le mani per qualche istante, come a voler nascondere il suo mento da gorilla «siete crudeli!»
Murasakibara focalizzò la propria attenzione sulla figura slanciata di Liu, su quella massiccia di Okamura e, infine, su quella di Fukui, che era il giocatore più basso della squadra, dopodiché, annoiato dal continuo piagnucolio del capitano, sfiatò sommessamente e cominciò a guardarsi intorno.
Non appena scorse una fila verticale di tetti quadrati, – probabilmente quelli di una pagoda –, al di là delle fronde scure e fitte di alti alberi, l'espressione curiosa dell'asso dello Yousen divenne quella meravigliata e vagamente eccitata di un bambino in un negozio di caramelle, e quando si ritrovarono di fronte alla prima voliera, abitata da piccioni panciuti e fagiani dal piumaggio lucido e colorato, afferrò istintivamente la manica della giacca di Himuro e la strattonò appena, come a voler attirare la sua attenzione.
Alcuni metri più avanti, i colori sgargianti di alcuni uccelli nazionali e i panda giganti meravigliarono Atsushi a tal punto da fargli dimenticare la fame, che però si ripresentò più vigorosa e prepotente non appena Fukui si fermò con la mappa dello zoo spalancata sotto il naso e cominciò a farla ondeggiare davanti ai loro occhi.
«È così grande...» Murasakibara mormorò, con gli occhi puntati sulla cartina: parevano due grossi polmoni disegnati in fretta, malamente sfaccettati e collegati da un breve ponte; in uno prevalevano il verde e un giallo pallido, nell'altro l'azzurro.
«Noi siamo qui.» Fukui indicò la testa stilizzata di un panda che campeggiava sulla mappa, nella parte colorata di verde e di giallo, quindi, guardando con ancora più attenzione, Murasakibara si rese conto che da quel punto si diramavano strade diverse, tutte collegate ma lungo le quali si trovavano pur sempre animali e servizi differenti.
«Proporrei di cominciare dalla strada più esterna.» Liu fu il primo a parlare «se visitassimo questa parte di zoo dall'interno verso l'esterno, successivamente saremmo costretti a tornare indietro, quindi perderemo tempo prezioso.»
Murasakibara passò in rassegna i vari animali stilizzati che campeggiavano sulla cartina, curioso come non mai di raggiungere le rispettive gabbie per ammirarli dal vivo, tuttavia qualcos'altro attirò immediatamente la sua attenzione, spingendolo ad indicare la strada interna e, in particolare, una zona evidenziata in arancione.
«Possiamo fermarci qui, prima?»
«Mhn?» Fukui diede un'occhiata alla mappa e gli rivolse un'occhiataccia indispettita non appena capì che si trattava di un fast food «si può sapere come fai ad avere così tanta fame alle dieci del mattino? E soprattutto dopo aver mangiato cinque cornetti in aeroporto!»
«Beh, in verità anche io ho un languorino!» Okamura si batté una mano sullo stomaco e accennò una risata.
«Guarda che mangiando così tanto piacerai ancora meno alle ragazze!» Fukui lo incalzò.
«Sei proprio un gorilla.» e Liu rincarò la dose.
Okamura, dal canto suo, borbottò qualcosa di incomprensibile, volgendo un'occhiata colma di sconforto a terra.
«Ragazzi, perché non raggiungiamo le prossime gabbie?» dopo qualche istante di esitazione, Himuro decise di intervenire con le labbra increspate in un sorrisetto affabile «più stiamo fermi a discutere, più tempo perdiamo. Appena avremo finito di visitare questa parte dello zoo, ci concederemo una pausa al fast food.»
Nonostante l'attenzione di Murasakibara fosse già rivolta in direzione del fast food, gli altri tre decisero – dopo un rapido scambio di sguardi – di raggiungere Himuro, intenzionato ad avviarsi lungo la strada opposta.
«Atsushi, andiamo?» Tatsuya gli sorrise, per poi dargli le spalle e cominciare ad incamminarsi verso la vasca delle lontre; Atsushi, dal canto suo, gonfiò le guance e se ne rimase a fissarli con il viso contratto in una smorfia amareggiata, cominciando a muoversi solamente quando anche gli altri tre gli diedero le spalle, – di fatto negandogli definitivamente la loro attenzione –.
Sorpassata la vasca delle lontre, la voliera consacrata ai gufi e quella contenente rapaci diurni come aquile e falchi, Fukui balzò in avanti e si voltò verso il gruppo con le labbra increspate in un sorrisetto entusiasta.
«Fra poco c'è la foresta delle tigri, vero?» Liu adorava le tigri, gli ricordavano la sua terra, e quindi il suo sguardo, seppur per un solo istante, parve illuminarsi.
Himuro, al quale Fukui aveva lasciato la cartina dello zoo, diede una rapida occhiata per assicurarsi che fosse così, infine annuì e, non appena Murasakibara sbuffò sonoramente, rivolse la propria attenzione alla sua sinistra.
«Le tigri, eh?»
«Sì, perché? Non ti piacciono le tigri, Atsushi?»
Murasakibara aggrottò leggermente la fronte e sfiatò rumorosamente.
«Diciamo che mi ricordano qualcuno.» poi gli porse la mano, cambiando l'oggetto del proprio discorso «Muro-chin, almeno dammi le caramelle.»
Lo sguardo di Himuro guizzò dalla sua mano al viso disteso e pallido, soffermandosi sullo scintillio flebile racchiuso fra le palpebre diafane e le ciglia sottili; Murasakibara restò in silenzio e piegò le dita delle mani, per poi distenderle in un rapido movimento che si ripeté almeno un paio di volte e con il quale non voleva fare altro che incitarlo ad aprire lo zaino e ad estrarre quanto richiesto.
Forse allarmati dall'improvviso silenzio, Fukui e Okamura si voltarono verso di loro e, incontrato lo sguardo di Himuro, non persero occasione di annuire, come a concedergli il permesso di accontentare la richiesta lagnosa dell'altro – dopotutto era molto probabile che, con la bocca piena, il centro della squadra avrebbe smesso di fare domande e di lamentarsi –.
Non appena Himuro gli porse il pacchetto di caramelle e Murasakibara ebbe strappato la carta plastificata con uno strattone concitato, ripresero a camminare e attraversarono un viale asfaltato piuttosto lungo, fermandosi solamente quando giunsero davanti a estese pareti di vetro al di là delle quali era riprodotto un ambiente molto simile ad una foresta indiana.
Restarono tutti incantati non soltanto dal corpo massiccio e dal manto lucido di una tigre che riposava su un grosso ramo che all'estremità pareva quasi ripiegarsi su se stesso e attorcigliarsi in spirali continue, ma anche da una particolare tonalità di verde che si trovava nelle fronde sottili degli alberi, nelle felci che traboccavano impetuose dalle grosse radici dischiuse e, infine, nel muschio, che attraversava i tronchi scuri e divorava le cortecce. Era un verde così brillante da apparire ai loro occhi come una grossa bolla di colore piena di luce liquida, e bastava pizzicarne la superficie perché il giallo del sole sgorgasse copioso e cospargesse l'etere biancastro di tanti piccoli frammenti di topazio e smeraldo.
La contemplazione di Himuro fu la prima ad essere interrotta, perché Murasakibara si sistemò così vicino a lui che finì per costringerlo a scansarsi di un passo, quindi la guardia tiratrice dello Yousen si voltò verso di lui e gli rivolse un sorriso. Sorriso che scomparve non appena notò la sua fronte corrugata, gli occhi assottigliati e la mandibola in continuo movimento, impegnata a dilaniare un paio di caramelle gommose.
«Atsushi?»
«Quella tigre mi guarda male.»
«Eh?» Tatsuya rivolse una rapida occhiata oltre lo spesso strato di vetro, soffermandosi per un istante sull'animale incriminato e poi tornando a rivolgere la propria attenzione ad Atsushi.
«Non mi sembra che abbia uno sguardo diverso dalle altre...»
«No, Muro-chin, ti dico che mi sta guardando male.» Murasakibara sbuffò nervosamente e cominciò a borbottare «voglio distruggerla, mi ricorda così tanto–»
«Ragazzi!» Himuro lo interruppe e gli altri tre, ancora incantati da quella miscela di colori vivaci, sobbalzarono, presi alla sprovvista dall'esclamazione improvvisa di quest'ultimo «andiamo avanti?»
«Che cosa c'è adesso?» Okamura fu il primo a scostarsi dal vetro, seguito a ruota da Fukui e Liu.
«Se non sbaglio dovrebbero esserci i gibboni.»
«Che cos'è un gibbone, Muro-chin?»
«Scimmie.»
«Oh.»


«Muro-chin, ho finito le caramelle, ma ho ancora fame.»
Tatsuya sfiatò rassegnato ed estrasse un secondo pacchetto di caramelle dallo zaino, porgendolo ad Atsushi, che lo aprì senza battere ciglio.
«Atsushi, non stare così vicino alla gabbia.»
«Mhn? Himuro ha ragione.»
Murasakibara rivolse un'occhiata silenziosa a Himuro e poi ad Okamura, ma non mosse un muscolo e infilò la mano nel pacchetto di caramelle, per poi estrarne una manciata e riempirsi la bocca.
«Perché non dovrei stare qui?» biascicò, fissando con indifferenza i due che gli avevano appena raccomandato di allontanarsi dalla rigida rete di maglie metalliche.
Himuro schiuse le labbra per parlare, ma riuscì a malapena a respirare quando vide un braccio ricoperto di pelo marroncino ed una mano dalle dita molto lunghe e affusolate strappare il pacchetto di caramelle dalle mani di Murasakibara.
«Eh?» Atsushi sbarrò gli occhi e mosse appena le dita, come se facesse fatica a credere che il pacchetto di caramelle fosse sparito all'improvviso da sotto il suo naso.
Murasakibara boccheggiò e rivolse il proprio sguardo sconsolato ad Himuro.
«Dove sono le mie caramelle?»
Quindi seguì il dito indice di Okamura e restò a fissare sbigottito – e inorridito – il gibbone che, con il suo pacchetto di caramelle stretto fra le mani, balzò su un ramo e si volse verso di loro con i denti appuntiti digrignati in una smorfia.
«Mi ha...» Murasakibara si gettò contro l'inferriata e cercò di scuoterla, seppur con scarsi risultati «mi ha rubato le caramelle!»
«Atsushi, calmati.»
«Ma... Muro-chin! Quella scimmia mi ha rubato le caramelle!»
Himuro adagiò lo zaino a terra e frugò al suo interno, mordendosi il labbro inferiore non appena si rese conto che non c'erano altri pacchetti di caramelle.
«Atsushi, ho le patatin–»
«Non voglio le patatine.» Murasakibara strinse i denti e quasi parve ringhiare «voglio solo distruggere quella scimmia!»
«Troveremo sicuramente delle caramelle qui, non preoccuparti.» Okamura cercò di placare i capricci di Murasakibara.
«Ma io voglio le mie caramelle!»
Il capitano rivolse un'ultima occhiata ad Himuro, per poi dirigersi alla ricerca di Fukui e Liu, nella speranza che uno di loro avesse delle caramelle uguali a quelle che Murasakibara si era appena lasciato rubare.
Himuro riprese a parlare solamente quando vide Okamura scomparire.
«Senti, Atsushi, perché non proviamo ad attirarla qui?»
Murasakibara annuì appena, ma restò immobile e si limitò a fissare Himuro che, dopo aver estratto un pacchetto di patatine dallo zaino, cominciò a scuoterlo ad un paio di centimetri dal metallo freddo della gabbia.
Un cigolio improvviso fece gridare la scimmia, che senza lasciare il pacchetto di caramelle balzò su un ramo più alto e sparì tra le fronde scure; Murasakibara, dal canto suo, si voltò in direzione del rumore udito in precedenza e focalizzò la propria attenzione su quello che, vestito di una tuta impermeabile di colore grigio sulla cui schiena campeggiava il logo dello zoo, doveva essere uno degli uomini che si occupavano delle pulizie delle gabbie e del nutrimento degli animali.
Dopo quasi un minuto passato a scuotere il pacchetto di patatine, Himuro sospirò e si chinò per sistemarlo all'interno dello zaino.
«Mi dispiace, Atsushi. Quando torneremo a casa ti accompagnerò a comprare tutte le caramelle che vuoi, ma... Atsushi?» Himuro smise di parlare non appena, sollevato il viso, si rese conto dell'assenza dell'altro.
Si raddrizzò in fretta e si sistemò lo zaino sulle spalle, ma non fece in tempo a mettere a fuoco i visitatori che gli stavano di fronte, perché la voce di Fukui lo deconcentrò e lo costrinse a voltarsi.
«Cosa c'è?»
«Dovresti vedere Mentorilla!» Fukui accennò una risata e gli afferrò il braccio «ha trovato i suoi simili! Andiamo!»
«Ah-! Aspetta, Atsushi–» Tatsuya non riuscì ad opporsi, e non soltanto per la stretta insistente di Fukui, ma anche a causa della folla rumorosa che li circondava.


«Siete identici.» Liu annuì appena, tenendosi ad un metro di distanza dalla spessa vetrata in modo da poter osservare meglio Okamura e il gorilla che li fissava da circa un paio di minuti.
«Non è vero!» Okamura, dal canto suo, piagnucolò e si voltò con la schiena leggermente ingobbita, le braccia penzoloni e i pugni chiusi.
«Siete proprio due gocce d'acqua!» Fukui, seguito a ruota da Himuro, li raggiunse e con le labbra increspate in un sorrisetto sornione si affiancò a Liu.
«Himuro, almeno tu!» il capitano continuò a piagnucolare «non siamo uguali, vero?!»
Nonostante fosse preoccupato per Murasakibara, Himuro si sforzò di guardare Okamura e il gorilla e si sorprese nel vedere quanto fossero simili.
«Beh, ecco...» quindi forzò un sorriso, trattenendo una risata nervosa.
«Ah! Anche tu pensi che io sia un gorilla!» ormai giunto all'esasperazione, Okamura si inginocchiò e batté i pugni per terra, sul punto di versare una cascata di lacrime amare.
«Dov'è Murasakibara?» appena Liu parlò, Himuro si mise sull'attenti e, senza badare ai singhiozzi sguaiati di Okamura, rispose.
«Eravamo ancora di fronte alla gabbia dei gibboni, mi sono distratto un momento ed è scomparso nel nulla.»
«Proprio come un bambino...» Fukui sfiatò sommessamente e si voltò verso Okamura «ehi Mentorilla, abbiamo perso Murasakibara!»
«S-smettetela di chiamarmi così!»
«Avanti, smettila di piagnucolare e rimettiti in piedi! Dobbiamo tornare indietro!»


«Non hai visto neppure in che direzione è andato?» Okamura, ormai reduce delle sevizie dei compagni, si affiancò ad Himuro e continuò a guardare da una parte all'altra, voltando il capo con movimenti rapidi e irregolari.
«No, stavo cercando di attirare la scimmia.» anche Himuro cominciava ad avvertire una certa antipatia verso quell'animaletto, ma quando transitarono di fronte alla gabbia dei gibboni non guardò neppure al suo interno, tanto era concentrato a cercare Murasakibara tra la folla.
Sembrava non ci fosse traccia del centro dello Yousen, e il che era ridicolo considerando che era un gigante con un colore di capelli decisamente discutibile.
«Ragazzi?» Fukui richiamò la loro attenzione, indicando la gabbia dei gibboni «penso di averlo trovato.»
Appena volsero la loro attenzione alla gabbia, restarono senza fiato.
«Ditemi che non è vero.» solo Himuro, dopo qualche istante di esitazione, riuscì a parlare.
«Temo che sia proprio lì dentro, invece.» Fukui increspò le labbra in un sorriso nervoso.
«Dovremo andare a riprenderlo...» Liu sfiatò, massaggiandosi la radice del naso con un movimento circolare di pollice e indice.
«Io lo lascerei lì ancora per un po', sapete?» Fukui controbatté.
«Sarà piuttosto imbarazzante, ma per il nostro asso questo ed altro, giusto?» Okamura, dal canto suo, accennò una risata e restò ad osservare Murasakibara che, seduto su uno dei rami più bassi con il pacchetto di caramelle fra le mani, si stava lasciando spidocchiare da una scimmietta appollaiata sulle sue spalle senza battere ciglio.
   
 
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