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su Efp: 9dolina0
Nickname sul forum: 9dolina0
Genere: sentimentale, introspettivo
Rating: giallo
Avvertimenti: nessuno
Introduzione: Dopo la sconfitta di Majin Bu, le vite dei guerrieri Z tornano
più o meno alla normalità. Bulma attende un secondo figlio da Vegeta, eppure
non è ancora pienamente soddisfatta della loro vita insieme. Ciò che ella
vorrebbe, infatti, è concretizzare al più presto l’unione col principe dei
saiyan, diventando a tutti gli effetti sua moglie.
Pacchetto/i: margherita
Note dell'autore: La storia è ambientata nel periodo compreso tra la
sconfitta di Majin Bu e l’organizzazione dell’ultimo torneo Tenkaichi della
serie Z. Ho preso spunto dalla seconda gravidanza di Bulma – e quindi dal suo
definitivo ritorno di fiamma col principe dei saiyan – per creare un racconto
incentrato sul loro ipotetico matrimonio. C’è da dire che nel manga/anime non
viene esplicitato quando e come Bulma e Vegeta compiano il grande passo, però,
almeno nella serie animata, alcune battute del principe, pronunciate in
occasione del bacio di Bulma che Goku aveva promesso al Sommo Kaioshin,
lasciano intendere che i due siano già sposati. Tuttavia, vista la
caratterizzazione che Toriyama dà a Vegeta prima della venuta di Majin Bu – con
tanto di “ricaduta” verso la malvagità quando Babidi prende il controllo della
sua mente – mi è sempre sembrato difficile immaginare che le loro nozze siano
davvero avvenute prima della morte del demone rosa. Certo, questo è
assolutamente possibile; ma io ho comunque preferito fornire una versione dei
fatti differente, consapevole che il periodo di massima maturità del principe
dei saiyan e di massima consapevolezza dei suoi sentimenti è proprio quello
immediatamente precedente la serie GT.
Per quanto riguarda i personaggi della mia storia,
ho cercato di caratterizzare Bulma e Vegeta – gli indubbi protagonisti – nei
minimi dettagli: tengo molto all’introspezione, soprattutto perché penso che
sia un elemento indispensabile per capire la psicologia del personaggio e per
valutarne l’IC. Spero di non essere risultata logorroica.
Come potrai notare durante la lettura, nel mio
racconto è inserito un flashback.
Credo, in realtà, che sia ben riconoscibile a occhio nudo dato che ho preferito
scrivere quel particolare spezzone in corsivo; per chiarezza, comunque, credo
sia giusto informarti esplicitamente.
Qualche precisazione anche riguardo al rating: ho preferito scrivere giallo piuttosto che verde fondamentalmente per motivazioni
inerenti alle scelte lessicali. Per una questione di fedeltà dei personaggi
della mia storia rispetto a quelli dell’opera originale, infatti, ho inserito
qua e là qualche termine un po’ più colorito, come per esempio idiota, dannato etc. Nessuna parolaccia vera e propria – per carità! – però
probabilmente il rating verde non
sarebbe stato sufficiente.
Infine, passo a parlare dell’uso del pacchetto. I
prompt che ho deciso di utilizzare sono pezzo
di carta e alba. Il primo è
l’espressione che soprattutto Vegeta – ma una volta anche Bulma – utilizza per
designare il foglio su cui verrà stipulato il contratto matrimoniale. Nel caso
del principe dei saiyan, questa espressione ha connotazione dispregiativa,
mentre nel caso di Bulma è assolutamente neutra. L’alba, invece, compare nella parte finale del racconto, e accompagna
i due futuri sposi – ma la scienziata in particolare, che ne apprezza la vista
– verso il luogo in cui avverranno le nozze.
Concludo le mie note augurandomi che la storia sia
di tuo gradimento.
Buona lettura!
Storia partecipante al contest I fiori colorano il mondo indetto da Ayumu Okazaki
Dimmi di sì
Negli ultimi anni, il vento non aveva mai
soffiato tanto forte come quella mattina.
Bulma era in piedi già da un paio di ore e,
nonostante avesse promesso al padre di ultimare gli studi su un recente
progetto promosso dal dottor Brief, la bella scienziata non riusciva a fare a
mano di guardare fuori dalla finestra, mentre potenti raffiche di tramontana
sparpagliavano lungo il viale d’ingresso della Capsule Corporation le ultime
foglie cadute dagli alberi.
Come al solito, suo figlio era fuori in
giardino a giocare con Goten.
Bulma sapeva quanto il piccolo Trunks fosse
legato al secondogenito di Goku e la cosa non poteva che farle enormemente
piacere. Il rapporto tra quei due ragazzini si era ulteriormente rafforzato da
quando avevano imparato la tecnica della fusione e l’avevano utilizzata insieme
per combattere contro Majin Bu.
Anche Goku e Vegeta l’avevano usata,
sebbene loro si fossero uniti attraverso i potara,
eppure non sembrava che i loro rapporti fossero divenuti idilliaci. Erano
migliorati, certo; ma Bulma sapeva bene che Vegeta era troppo orgoglioso da
ammettere che con il suo ex acerrimo nemico avrebbe potuto instaurare una bella
amicizia.
Che cosa glielo impediva in fondo?
Il regno dei saiyan non esisteva più,
distrutto diversi decenni prima da un tiranno dispotico che si faceva chiamare
Freezer; nemmeno la rivalità che il suo compagno si ostinava a vedere nei
confronti di Goku poteva più avere senso, visto che entrambi avevano raggiunto
il livello di super saiyan e che la
leggenda che voleva che nascesse un solo guerriero dorato ogni mille anni si
era rivelata essere una sciocchezza.
L’orgoglio era sempre stato il più grande
difetto del principe.
Durante gli anni di convivenza trascorsi
insieme, Bulma aveva imparato a conoscere molto bene l’uomo che aveva scelto
come compagno e come padre di suo figlio. Di lui ammirava praticamente tutto:
Vegeta era straordinariamente intelligente, furbo, perspicace, astuto, forte,
vigoroso, testardo. Sì, di lui amava persino il temperamento irascibile e la
sua straordinaria capacità di perdere la pazienza per niente.
La amava, e lei lo sapeva benissimo.
Goku le aveva spiegato per filo e per segno
come fosse riuscito a convincere l’orgoglioso principe dei saiyan a unirsi con
lui in un unico corpo: Vegeta lo aveva fatto per lei e per Trunks, per quelle
due persone che amava più di ogni altra cosa al mondo ma che non avrebbe mai
deliziato con troppe manifestazioni di affetto.
Già, orgoglioso.
Quel lato del carattere del saiyan era
probabilmente quello che sopportava meno e la cosa peggiore era che ormai
Vegeta era troppo grande per poter plasmare la sua personalità. Da quel punto
di vista non sarebbe mai cambiato, e Bulma nemmeno voleva fino in fondo che ciò
avvenisse; però, accidenti, il fatto che le fosse toccato di fare il primo
passo proprio non le andava giù, né tanto meno riusciva a tollerare il ritardo
che Vegeta si stava concedendo per darle una risposta.
Cosa gli costava dirle di sì?
In fondo convivevano da anni e tutti
sapevano che loro due erano una coppia.
Perché, arrivati a quel punto,
ufficializzare la propria unione attraverso il matrimonio doveva essere per lui
un problema?
***
«Ah, sei qui? Pensavo fossi ancora nella gravity room.»
«Pensavi male, Bulma. Tuo padre doveva apportare non so quali
modifiche al generatore di energia e quindi sono stato costretto a uscire.»
Trovare suo marito beatamente sdraiato sul letto alle cinque del
pomeriggio era un evento più unico che raro e di solito accadeva solamente
quando c’erano dei problemi con la camera gravitazionale. Bulma sapeva che
Vegeta mal tollerava la presenza di tutte le persone che circolavano per la
Capsule Corporation, per cui non si era sorpresa affatto di averlo trovato lì
piuttosto che nel salone a fare merenda con la suocera.
D’altra parte, sua madre spesso faceva innervosire anche lei e la
loquacità di quella donna non si sposava affatto bene con la riservatezza del
principe dei saiyan.
Da quando anche lei aveva messo piede nella loro stanza, Vegeta non
l’aveva degnata di uno sguardo: se ne stava lì, sdraiato sul letto con il petto
nudo, le braccia sotto la testa e gli occhi chiusi, come se avesse avuto davvero
tutta l’intenzione di dormire.
Era incredibile come, nonostante fossero passati anni da quando
avevano iniziato a condividere quel letto, a Vegeta ancora desse noia l’idea di
intrattenere con la sua compagna una conversazione che durasse più di cinque
minuti.
Ma lui era fatto così e la scienziata lo sapeva bene.
Col tempo, aveva imparato a farsi bastare quei rari ma intensi
momenti in cui il principe le concedeva qualche attenzione in più, colmando i
vuoti con la contemplazione del suo corpo perfetto e dei suoi occhi
perennemente crucciati.
Eppure, da quando era morto Majin Bu, la scienziata non aveva fatto
altro che pensare a loro due, alla coppia che erano e alla famiglia che avevano
formato.
Bulma aveva scoperto da qualche giorno di essere di nuovo in cinta,
ma la gioia per la lieta novella era
stata in parte smorzata dalla consapevolezza che… No, lei e Vegeta di fronte
alla legge e di fronte agli dei ancora non erano marito e moglie.
Per la verità, fino a qualche anno prima neppure avrebbe mai
sognato di fantasticare in quel modo sul principe dei saiyan: vista la persona
che era quando lo aveva conosciuto, era già tanto che Vegeta non avesse abbandonato
lei e suo figlio al loro destino fuggendo tra le stelle per non tornare mai
più. Ci aveva anche provato, all’inizio; ma evidentemente il richiamo di Goku
sulla Terra era stato più forte del suo desiderio di fuga.
Goku, appunto; non lei, né il bambino che ella portava in grembo.
Ma, in fondo al proprio cuore, Bulma aveva sempre saputo che il
sovrano del popolo dei saiyan l’amava, e il fatto che si fosse unito al suo
acerrimo nemico pur di vendicare la sua morte e permetterle di tornare a vivere
non faceva altro che confermare la sua teoria.
«Che c’è?»
La domanda di Vegeta la fece impercettibilmente sussurrare.
Era chiaro: persa tra le sue elucubrazioni mentali, Bulma era
rimasta imbambolata a fissare il suo uomo senza battere ciglio neppure un
secondo. Il saiyan non aveva mai aperto gli occhi in quei lunghi minuti, ma
evidentemente aveva percepito su di sé lo sguardo insistente della donna.
«Scusami, Vegeta. In realtà… In realtà, stavo solo pensando.»
«Dimmi quand’è che non lo fai!»
Il principe finalmente aprì gli occhi e si voltò verso la
scienziata, per poi mettersi seduto sul letto.
«Te lo chiedo un’altra volta, Bulma: che cosa c’è?»
La donna sbatté un paio di volte le palpebre, poi sospirò
rassegnata.
No, contro la super sensibilità dei saiyan, lei non avrebbe mai
potuto competere.
«E va bene. Tanto non alcuna speranza di ingannare il tuo intuito,
non è forse vero?»
Vegeta si lasciò sfuggire un mezzo ghigno di approvazione e attese
che la scienziata prendesse posto sul letto accanto a lui.
Bulma non era tipa da coccole inutili, ma in quell’occasione gli si
mise accanto, invitandolo a cingerle la vita con il braccio mentre la sua testa
si accoccolava sulle spalle dell’uomo.
«Non dirmi che la gravidanza ti fa questo effetto, donna! Sai bene
che non sono in grado di sopportare simili smancerie per più di mezzo secondo.»
«Il mezzo secondo è già trascorso, principe, e io sono ancora qui
tra le sue braccia.»
«Smettila.»
La risata che si concesse Bulma ebbe l’effetto di distendere anche
i muscoli del volto del saiyan. La donna sapeva che quando erano soli, Vegeta
riusciva a essere meno severo e antipatico, e il fatto che anche in
quell’occasione stesse dimostrando una certa propensione nel volerla accanto,
le diede man forte per continuare la conversazione.
«Stavo pensando… Da quanto tempo stiamo insieme?»
Il sorriso sul volto del principe si indurì di colpo.
A Vegeta non piaceva parlare di loro. Che Bulma fosse la sua
compagna non c’era alcun dubbio, e che egli la considerasse sua a
tutti gli effetti era un dato di fatto che nessuno si sarebbe sognato di mettere
in discussione. Ciò che il saiyan mal sopportava era che quella donna, di tanto
in tanto, si mettesse in testa di chiarire la loro situazione.
Che cosa c’era che non le quadrava, in fondo?
Da quando aveva rimesso piede nella Capsule Corporation, dopo il
suo primo – e unico – tentativo di fuga, Vegeta non aveva più dato modo a Bulma
di credere che se ne sarebbe andato via per sempre. D’accordo, c’era stata la
piccola parentesi del Mago Babidi che aveva risvegliato per qualche ora il
crudele e spietato principe dei saiyan; ma quell’uomo era morto anni addietro
con la comparsa di Kakaroth e dei suoi strampalati compagni di avventura nella
sua vita, e la prova di ciò era il fatto che Vegeta non fosse caduto
completamente sotto il controllo del mago.
Eppure, pareva proprio che Bulma, esattamente come tutte le altre
inutili donne terrestri, avesse una dannata voglia di sentirsi rassicurare.
Perché?
Che cosa la spingeva a volergli chiedere conferma di quei
sentimenti che egli sapeva di provare ma che non avrebbe mai e poi ammesso che
esistessero di fronte a lei?
Bulma era intelligente abbastanza da capire che lui la amava anche
senza sentirselo dire dal diretto interessato; e poi, il saiyan sapeva che quel
ficcanaso di Kakaroth aveva raccontato alla sua donna i dettagli della loro
chiacchierata prima di fondersi con i potara.
«Non lo so, Bulma. Non sono solito portare il conto di ogni singolo
stupido giorno che passa.»
«Già, è vero. Ti ho fatto una domanda idiota.»
«Ma suppongo tu me l’abbia chiesto per un motivo. Ti conosco bene,
ormai, e so che non parli a vanvera.»
Bulma si concesse un altro mezzo sorriso.
Affrontare la questione non era facile per lei, perché sapeva che
Vegeta non avrebbe reagito come un qualunque altro terrestre. Certo, ormai era
abituata al modo di pensare del suo uomo e, in un certo senso, sapeva come
prenderlo; ma sapeva anche che con un tipo orgoglioso come lui forzare troppo
la mano avrebbe potuto avere delle conseguenze nefaste, qualora ella non avesse
saputo porgere le questioni con quel tatto che si conveniva in presenza del
principe dei saiyan.
«D’accordo, allora evito di girarci intorno, Vegeta. Io vorrei…
Vorrei che noi due ci sposassimo. Non ho mai preteso nulla da te e ti ho sempre
lasciato i tuoi spazi, comprendendo le tue esigenze e la tua natura. Però…»
«Però tutto ciò non ti basta più, dico bene?»
La donna sospirò, mentre il suo cuore reagiva pulsando
all’impazzata allo sguardo severo che il saiyan le stava mostrando.
«Non è esattamente questo che intendevo dire. Tu mi hai dato molto
di più di quanto avrei potuto ricevere da un uomo normale e so anche che per te
questo tipo di vita è stato un enorme sacrificio. Quello che vorrei farti
capire è che non è stato facile neppure per me, ma che comunque sono orgogliosa
di ciò che io e te abbiamo costruito insieme. Però, una volta tanto, vorrei
poter fare qualcosa di normale, ecco. Tutte le coppie normali che si amano
prima o poi compiono il grande passo e… Sì, lo ammetto: vorrei poter indossare
un abito bianco e diventare tua moglie.»
Vegeta rimase a fissarla in silenzio anche quando Bulma aveva già
concluso il suo discorso.
C’era poco da fare: quella donna aveva la funesta capacità di
scuotere in qualche modo la sua sporchissima coscienza e il fatto che avesse
tirato fuori la questione matrimonio
in un momento della sua vita in cui
ancora si sentiva in colpa per aver ceduto alle lusinghe del Mago Babidi era
senz’altro una mossa estremamente furba e sleale da parte sua.
Ma egli l’amava, e ciò era vero.
Negarlo sarebbe stato quanto meno infantile.
Quella dannata terrestre aveva sempre saputo come prenderlo, in
qualsiasi occasione; eppure non glielo aveva mai fatto pesare.
Non fino a quel momento, per lo meno.
Perché – e questo il principe lo sapeva bene – dirgli con tanta
franchezza che convivere con lui non era stata affatto una passeggiata altro
non era che un modo per far nascere in lui qualche senso di colpa.
Tutto sommato, visto il modo in cui Bulma lo aveva accolto in casa
sua e visti i guai che lui le aveva fatto passare, nemmeno avrebbe avuto il
diritto di offendersi. Quella donna era stata paziente con lui oltre ogni
limite ed era persino riuscita a farlo innamorare.
Ma… addirittura sposarla?
E perché mai?
Vegeta aveva ben pochi ricordi riguardanti la sua vecchia vita ai
tempi in cui ancora viveva con la famiglia sul suo pianeta d’origine, ed erano
perlopiù circoscritti a guerre e a intrighi di palazzo. Il principe non sapeva
affatto se tra suo padre e sua madre fosse stato stipulato un vero e proprio
accordo matrimoniale, né avrebbe saputo dire se una tale prassi fosse diffusa
tra i saiyan di rango più basso. Per quel poco che aveva capito delle abitudini
degli adulti, a Vegeta pareva impossibile che quei rudi guerrieri si
preoccupassero di mettere per iscritto su un inutile pezzo di carta un legame
che non aveva nulla a che fare con l’amore o con le altre scemenze terrestri,
ma solo con la procreazione dei figli e il riconoscimento legittimo di questi
ultimi da parte dei padri.
Di sicuro, a nessuna donna saiyan sarebbe mai passato per la testa
di chiedere al proprio compagno di sposarla solo per provare l’ebbrezza di
indossare un abito bianco.
Bulma, però, lo aveva fatto.
Quell’irritante scienziata, tanto geniale quanto irriverente, aveva
osato chiedere proprio a lui, al principe dei guerrieri più potenti
dell’universo, di concretizzare il loro legame attraverso un matrimonio.
Dirle di sì, tutto sommato, nemmeno gli sarebbe costato più di
tanto; ma una risposta del genere sarebbe stata confacente al suo rango e alla
sua persona? Un sovrano di quella stirpe avrebbe potuto davvero abbassarsi a
tal punto da ammettere davanti ad altre persone di amare una donna e da giurarlo
di fronte agli dei?
Perché – ed egli lo sapeva bene – sposare Bulma sarebbe stata
un’ammissione d’amore esplicita.
Il principe sciolse l’abbraccio che lo legava alla compagna e si
alzò dal letto, precipitandosi verso l’armadio a raccogliere la prima tuta da
combattimento che gli capitò per le mani.
«Dove vorresti andare, ora?»
«Ad allenarmi.»
«La gravity room è inagibile, lo sai.»
«Questo pianeta è grande: troverò un altro posto.»
«E non dici niente riguardo al mio discorso?»
Vegeta si voltò con fare piuttosto scocciato verso di lei.
«Hai fretta, Bulma?»
«No, figurati.»
«Allora ne riparleremo quando ne avrò voglia.»
***
Bulma era abituata alle sparizioni una tantum del saiyan e il fatto che la
notte precedente non fosse rientrato a casa non l’aveva affatto preoccupata.
Ella, d’altra parte, sapeva benissimo cosa
stesse turbando il suo uomo: a Vegeta quella dannata proposta di matrimonio
proprio non era andata giù. Avrebbe anche dovuto aspettarselo, dopo tutto. Da
quando in qua avere a che fare con quell’egocentrico del principe dei saiyan
era facile? Non avrebbe meritato la fama di donna più intraprendente del
pianeta se avesse accettato solo sfide abbordabili nella sua vita e, senza
ombra di dubbio, Vegeta era la scommessa più grande che ella avesse fatto con
il suo destino.
Di lavorare, quella mattina, non aveva
affatto voglia, tanto più che le nausee causate dalla gravidanza le avevano
impedito di fare colazione per bene. Osservare le foglie sparpagliate dal forte
vento la distraeva non poco dal progetto che stava visionando, però le
permetteva anche di riflettere con calma e di domandarsi se in quell’occasione
non avesse davvero preteso troppo dal principe.
Dal suo punto di vista la risposta era
senz’altro no; ma Vegeta,
evidentemente, non doveva pensarla allo stesso modo.
«Ehi, Bulma, come stai?»
La donna sussultò dallo spavento e si voltò
di scatto.
Accidenti a Goku e alla sua fottuta
capacità di teletrasportarsi e di comparire nel nulla!
Se lo ritrovò davanti come se niente fosse,
con il suo solito sorrisetto sornione e la sua aria da eterno ragazzino, mentre
si grattava la testa con una mano.
«Sei sempre il solito! Quante volte ti ho
detto di bussare come tutte le persone normali? Prima o poi mi farai venire un
infarto, cavolo!»
«Ah, be’… Perdonami, Bulma. Credevo che ormai ci avessi fatto
l’abitudine.»
«Certo, come no! Ma cosa mi arrabbio a
fare. Dimmi, come mai sei passato a trovarmi?»
«Be’, perché… Sai, il maestro Muten mi ha
detto che aspetti un altro bambino e volevo fare a te e a Vegeta le mie
congratulazioni.»
«Wow! Vedo che le notizie corrono!»
Bulma si sedette sull’unica sedia presente
in quel laboratorio e si mise a osservare Goku dal basso. Quanto era diverso, nel
modo di fare, quel saiyan da quello che si era scelta come compagno? Se ella
non avesse avuto il tempo di frequentarli a fondo, avrebbe detto che nemmeno
appartenevano alla stessa razza. In realtà, conoscendoli bene, di cose in
comune quei due ne avevano più di quante volessero ammettere, ma per quieto
vivere Bulma e i suoi amici avevano sempre evitato di spiattellargliele in
faccia.
«Già, credo che Muten lo abbia saputo da
tua madre. A quanto pare, non sta più in sé dalla gioia di diventare di nuovo
nonna!»
«Conosci mia madre: sarebbe in grado di
esaltarsi per qualunque sciocchezza! Comunque, grazie davvero per il pensiero.»
Il sorriso sulla bocca di Goku scomparve
nell’istante in cui Bulma si voltò dall’altra parte e mise mano al
computer.
Stava forse cercando di evitare il
discorso?
L’uomo sapeva bene quanto la sua vecchia
amica avesse sofferto in passato e quanto la convivenza tutt’altro che facile
con Vegeta l’avesse provata; ma era anche assolutamente certo che il principe
fosse ormai cambiato e che, di sicuro, non poteva averla abbandonata di nuovo
come all’epoca della sua prima gravidanza.
«C’è forse qualcosa che non va, Bulma?
Forse… Forse Vegeta non l’ha presa bene?»
La donna sospirò e soffocò a stento una
risata.
«Ma no, figurati. Non avrebbe avuto alcun
motivo per rimanerci male. Non stavolta, per lo meno. Il fatto è che… Be’, lo
conosci bene, giusto?»
«Certo» rispose Goku «…e dunque?»
«È più testardo di un mulo e il suo
orgoglio supera i confini dell’universo. Pensavo che ormai, visto che
conviviamo da anni e che stiamo per avere un secondo bambino, non ci fosse
niente di male nel proporgli di ufficializzare la cosa, ma evidentemente…»
«Aspetta un momento, Bulma, cosa intendi
dire con ufficializzare?»
«Gli ho chiesto di sposarmi. Lo so, certe
proposte di solito dovrebbero farle gli uomini, ma Vegeta è un caso a parte;
anzi, tutti voi saiyan siete strani da questo punto di vista. Sbaglio o anche
nel tuo caso fu la tua ragazza a prendere l’iniziativa?»
Goku prese per l’ennesima volta a grattarsi
la testa e a ridere imbarazzato.
Già, il suo matrimonio fu deciso
esclusivamente da Chichi che, a onor del vero, all’epoca della proposta nemmeno
era la sua ragazza. L’aveva ritrovata dopo svariati anni a un torneo di arti
marziali e gli aveva pure rinfacciato di essersi dimenticato della promessa che
le aveva fatto quando erano ancora bambini. Ma che colpa poteva avere lui se
nel frattempo quella ragazzina era diventata una donna ed egli non l’aveva
riconosciuta? E come avrebbe potuto immaginare all’epoca cosa volesse dire diventare il consorte di qualcuno?
Certo, Vegeta non era un bambino e di
sicuro poteva decidere di sposarsi con una consapevolezza maggiore. Bulma però
aveva ragione circa il suo maledetto orgoglio e Goku non poteva non immaginare
quale fosse stata la reazione del principe alla proposta della donna.
«Se ne è andato, non è vero?»
«Come al solito. Lui è fatto così: quando si
tratta di prendere decisioni che vadano contro la sua educazione, decide di
darsela a gambe.»
«Tornerà, stanne certa. Ha dimostrato in
maniera indiscutibile di essere cambiato quando ha combattuto al mio fianco
contro Majin Bu.»
«Questo lo so, Goku. Non ho alcun dubbio
sul fatto che molto presto rientrerà a casa. Lo conosco molto bene e so che
Vegeta ha bisogno ogni tanto di isolarsi da questo mondo che, purtroppo, ancora
non gli appartiene. Il problema è che probabilmente ho azzardato troppo, anche
se mi pare assurdo che dopo tutti questi anni trascorsi assieme si faccia
davvero dei problemi a sposarmi.»
«Che vuoi che ti dica, a me quel ragazzo
stupisce sempre, sia in positivo che in negativo; comunque non devi
preoccuparti: a Vegeta piace fare il duro, ma ti dirà di sì, ne sono sicuro.»
Bulma sorrise alle parole di Goku.
Certo, probabilmente il suo amico aveva
ragione; ma come al solito il suo compagno non aveva perso l’occasione per
farle andare storta una giornata.
«Comunque, io ora devo andare. Mi sono
appena ricordato di avere un impegno.»
«Di già? Ehi, non vorrai mica…»
La donna non fece in tempo a completare la
frase che il saiyan si era già volatilizzato nel nulla.
Si alzò di nuovo in piedi e si affacciò fuori dalla finestra. Il vento di
tramontana non aveva smesso di soffiare e le foglie continuavano a volteggiare
in aria trascinate in piccoli vortici.
«Non vorrai mica andare da lui, vero,
Goku?» sussurrò la donna a sé stessa.
***
Prendere le distanze dalla Capsule
Corporation e dai suoi fastidiosi proprietari era per Vegeta un vero toccasana,
soprattutto quando anche la figlia dei Brief – nonché sua compagna – si metteva
in testa qualche assurda idea che riguardasse la loro vita.
Il principe sapeva che Bulma doveva esserci
rimasta male dopo la sua breve fuga, ma l’idea di trascorrere la nottata a casa
sopportando il silenzio della donna lo avrebbe reso ancora più nervoso. Egli
conosceva troppo bene la scienziata per non immaginare la sua reazione a un
eventuale rientro anticipato: probabilmente, Bulma non avrebbe più accennato
alla faccenda matrimonio, ma gli avrebbe comunque mostrato tutto il suo
risentimento attraverso l’eloquenza delle espressioni sul volto.
Insopportabile; quando quella donna si
metteva in testa una cosa diventava peggio della madre.
Oltretutto, il principe dei saiyan non
aveva nemmeno concluso un granché con i suoi allenamenti. Da quando si era
rifugiato tra quelle maledette montagne, non aveva fatto che altro che sedersi
su qualche sperone di roccia a guardare le vallate. Allenarsi non serviva più a
nulla dopo che Majin Bu era stato sconfitto, e sebbene Vegeta sapesse quanto
altamente probabile fosse la comparsa, prima o poi, di un nuovo nemico, egli
aveva perso gran parte dell’entusiasmo che lo aveva caratterizzato in gioventù.
Gli anni ormai erano trascorsi e i suoi
folli progetti di conquista dell’universo avevano lasciato il posto alla
consapevolezza che in giro per lo spazio c’era qualcuno più in gamba di lui e
che costui altri non era che un saiyan di terza classe, un suo suddito, il
figlio di un guerriero di rango inferiore che a sua volta aveva tentato, anni
addietro, di eliminare Freezer.
E poi, non avrebbe avuto senso nutrire
ancora certe mire quando aveva accettato di mettere su famiglia con una
terrestre. A Vegeta veniva da ridere pensando a cosa suo padre avrebbe potuto
dire se avesse saputo che il principe in persona, suo unico erede, avesse
scelto come compagna una donna tanto fragile.
Sarebbe stato perspicace a tal punto il re
da capire che la straordinaria intelligenza di Bulma colmava la sua mancanza di
forza fisica?
Per quel poco che ricordava del genitore,
sicuramente no; ma ormai tutto ciò non aveva più la benché minima importanza:
re Vegeta era morto, il suo pianeta era andato distrutto e i pochi saiyan
sopravvissuti si erano ridotti a doversi accoppiare con donne appartenenti ad
altre specie pur di garantire alla loro stirpe la sopravvivenza.
Presto o tardi, il principe avrebbe anche
dovuto dire alla sua compagna se
intendeva sposarla o meno.
La leggerissima folata di vento che Vegeta
percepì alle proprie spalle non poté lasciargli spazio a dubbi: quel ficcanaso
di Kakaroth aveva deciso di rendere quella giornata ancora peggiore di quanto
già non fosse.
Egli preferì non voltarsi, immaginando che
se il suo ex acerrimo nemico aveva pensato bene di presentarsi lì era perché,
in un modo o nell’altro, doveva aver saputo una delle novità riguardanti la sua
vita.
«Ciao, Vegeta. Come va?»
«Andava bene finché non hai deciso di
teletrasportarti qui.»
«Immaginavo. Be’, comunque non mi pare che
tu ti stia allenando, per cui forse non sono capitato proprio in un momento
sbagliato.»
Vegeta si lasciò sfuggire un sospiro
esasperato.
A Kakaroth battere la testa da bambino
aveva fatto più male del previsto: quel babbeo era riuscito a diventare più
fastidioso dei terrestri e, per di più, tutta la bontà d’animo che gli umani
gli avevano inculcato lo aveva reso più potente di lui.
«Taglia corto, sai bene che la tua presenza
è sempre poco gradita.»
«Sì, certo. Volevo semplicemente dirti che
sono passato alla Capsule Corporation e…»
Il principe, increspando lo sguardo, gli
fece cenno di tacere.
Perfetto: Bulma doveva avergli raccontato
tutto e ciò giustificava il fatto che quel dannato guerriero di terza classe si
fosse preso la briga di andare a importunarlo.
Come se a Kakaroth dovesse importare
qualcosa della sua vita privata!
«Vattene, non sei il benvenuto.»
«…e ho saputo che stai per diventare di
nuovo papà.»
«Kakaroth, per favore, ti ho detto di
andartene! Mi stai disturbando.»
«Non immaginavo che tu e Bulma aveste
intenzione di allargare ulteriormente la famiglia; anche se, in effetti,
sarebbe stato un peccato per Trunks rimanere figlio unico. D’accordo, lui e
Goten sono come fratelli, ma…»
«Insomma, Kakaroth, vuoi chiudere quella
dannata bocca, una buona volta?»
Goku si avvicinò di qualche passo a Vegeta
e poi gli si sedette a fianco. Egli sapeva bene che, nonostante le dure parole
del principe nei suoi confronti, quest’ultimo lo avrebbe ascoltato ben
volentieri. Tra loro le cose era migliorate parecchio negli ultimi tempi, tanto
che durante la triste parentesi di Majin Bu, Vegeta aveva anche smesso di
chiamarlo con quell’odioso nome saiyan che lui non aveva mai sentito suo. Certo, Goku era conscio del
risentimento nutrito in passato nei suoi confronti dal principe, ma il tempo
aveva contribuito non poco a smorzare tutto il suo rancore, nonostante Vegeta
ancora si ostinasse a fingere, di tanto in tanto, di mal tollerare la presenza
del guerriero di terza classe nelle sue vicinanze.
«Di’ un po’, Vegeta, che ci fai da queste
parti? La stanza gravitazionale non è forse più efficiente di queste montagne?»
«Sì, certo; peccato che Brief stia
apportando non so quali modifiche a tutti i suoi marchingegni, ultimamente.»
«Quindi, la proposta di matrimonio che ti
ha fatto Bulma non c’entra niente con la tua decisione di venire ad allenarti
qui?»
«Anche se fosse, non sono affari tuoi.»
Goku prese a ridere di gusto.
«Sei sempre il solito, Vegeta. Nonostante
tutto ciò che hai passato nel corso della tua vita, ancora ti ostini a fare il
duro a tutti i costi. Non pensi, però, che Bulma meriti un trattamento diverso
da parte tua? Ha avuto il coraggio di amarti e di perdonarti quando una
qualunque altra persona ti avrebbe sbattuto la porta in faccia. Se non fosse
stato per lei, probabilmente nemmeno saresti diventato un super saiyan.»
«Se il tuo scopo è quello di farmi sentire
in colpa, stai solamente sprecando tempo.»
«Non è vero, e lo sai benissimo. Ti
conosco, ormai! Sei talmente vittima del tuo orgoglio che non riesci nemmeno ad
ammettere che muori dalla voglia di sposare Bulma. Possibile che tu abbia tanta
paura di compiere un passo del genere?»
«Paura, io? E di che cosa, scusa? Di
scrivere il mio nome su uno stupidissimo pezzo di carta? Sei ridicolo,
Kakaroth. Semplicemente, non capisco che senso abbia sposarsi se comunque stiamo
insieme da anni.»
«Appunto, perché non concretizzare,
allora?»
Vegeta si alzò di scatto e si sollevò a
mezz’aria, finendo col dare le spalle all’altro saiyan.
Ogni tanto, ancora gli pareva di detestarlo
come quando lo aveva conosciuto: quell’insolente guerriero di terza classe era
logorroico, impiccione, disgustosamente buono di cuore e, cosa peggiore di tutte,
il più delle volte non aveva neppure torto. Il principe non era un idiota e
sapeva benissimo che Bulma aveva tutte le ragioni per credere che non ci fosse
niente di male nello sposarsi, però l’idea di dover rendere ufficiale un’unione
che per lui era già tale gli sembrava ridicola.
Tanto più che conosceva bene la sua compagna
e sua suocera: sicuramente avrebbero preteso di festeggiare l’evento in grande
stile.
Avrebbe potuto uno come lui sopportare
tutto ciò?
Conoscendosi, no; eppure, probabilmente,
Bulma avrebbe meritato davvero, uno volta tanto, di veder esaudito un suo
desiderio. In fondo, lo aveva detto lui stesso poco prima a Kakaroth: si
trattava semplicemente di scrivere il proprio nome su un pezzo di carta.
Un banale contratto, insomma; uno di quelli
che nella sua precedente vita di soldato mercenario aveva sottoscritto con
migliaia di popolazioni in giro per l’universo.
Salvo poi sterminarle tutte, certo; ma
quello era un altro discorso.
«Di’ un po’, Kakaroth, sei davvero così
sciocco da credere che questo matrimonio possa portare dei cambiamenti nella
mia vita e in quella di Bulma?»
«Certo che no, ovviamente: voi state già
benissimo così. Sarebbe solo un piccolo passo in più. Tu la ami e questo lo sai
perfettamente. Capisco che una cerimonia vera e propria non ti entusiasmi per
niente, però per una volta potresti anche fare un piccolo sacrificio.»
«Questo è fuori discussione, mi hai
capito?»
Goku sbatté le palpebre un paio di volte
prima di rendersi conto che davvero Vegeta aveva pronunciato determinate parole
e che lo aveva fatto anche con un tono piuttosto irritato. Era vero: nel corso
degli anni il potente principe dei saiyan era cambiato parecchio, ma non
abbastanza da rinunciare al suo orgoglio e da mettere da parte tutta la sua
insofferenza verso talune abitudini terrestri.
«Quindi? Hai proprio deciso che non la
sposerai?»
«Non ho detto questo, idiota.
Semplicemente, farò a modo mio.»
«Non capisco che cosa tu intenda dire,
Vegeta.»
«Poco importa. Ciò che conta è che lo capisca
Dende.»
Goku rimase a fissare l’altro saiyan con
gli occhi spalancati. Cosa c’entrava il Supremo in tutto ciò?
O, meglio, come aveva intenzione di
servirsene Vegeta? Il guerriero di terza classe si grattò la testa e poi si
mise in piedi.
«Non mi è chiaro cosa tu voglia fare,
comunque… Be’, in bocca al lupo.»
Vegeta non perse tempo a rispondere: in
fondo, sapeva benissimo che Kakaroth aveva gettato la spugna e che entro pochi
secondi si sarebbe teletrasportato altrove.
Tanto meglio così: per lo meno avrebbe
avuto un po’ di silenzio intorno a sé per poter riflettere con calma sul da
farsi.
***
Quella notte, Bulma aveva avuto gli incubi
e si era svegliata di soprassalto almeno tre volte.
Era da parecchio tempo che non le capitava
di fare dei brutti sogni e il fatto che Vegeta non fosse accanto a lei a
condividere il letto le metteva ancora più nervosismo addosso.
Che diavolo si era messo in testa quel
testardo di un saiyan?
Ormai era la seconda nottata che il suo
compagno trascorreva fuori casa e più pensava a lui e più si innervosiva.
Possibile che avesse preso tanto male la
sua proposta? Le ore trascorse lontano dalla Capsule Corporation cominciavano
effettivamente a essere un po’ troppe e la scienziata iniziava seriamente a
temere di aver compiuto un passo più lungo della gamba. La gravidanza, inoltre,
cominciava a darle qualche effetto collaterale: per tutto il giorno, Bulma
aveva avuto le nausee e non era riuscita a buttar giù un pasto decente. A nulla
era valso il tentativo di sua madre di convincerla a fare uno sforzo: più cercava
di sopportare il rivoltante odore del cibo e più sentiva la necessità di
chiudersi in bagno a vomitare.
Per fortuna, i suoi genitori non avevano
fatto alcuna domanda sull’assenza di Vegeta. Il fatto che il dottor Brief
stesse lavorando sulla stanza gravitazionale e che quest’ultima fosse dunque
inaccessibile li aveva erroneamente indotti a pensare che il principe si fosse
allontanato semplicemente per potersi allenare.
In fondo, non sarebbe nemmeno stata la
prima volta.
La donna aveva evitato di parlare a sua
madre e a suo padre della proposta di matrimonio: in quei tormentati giorni non
aveva la benché minima voglia di sopportare ipotetici discorsi riguardanti
cerimonie e festeggiamenti vari. Per la verità, forse non era nemmeno più tanto
convinta che sposarsi fosse poi un passo chissà quanto importante per una
coppia come la loro. Magari, i saiyan nemmeno avevano l’abitudine sul loro
pianeta di contrarre matrimoni.
Già; però era pur vero che il pianeta Vegeta
era esploso decenni addietro e che ormai i pochi supersiti di quella tragedia
si erano insediati sulla Terra. Adeguarsi di tanto in tanto alle abitudini di
chi li ospitava non sembrava a Bulma chissà quale pretesa.
Continuare a tormentarsi, però, era inutile;
tanto più che entro un’ora sarebbe sorta l’alba e che lei non aveva
praticamente chiuso occhio. Doveva dormire almeno un po’ se voleva riuscire la
mattina seguente a portare a termine almeno uno straccio di progetto.
Fu quando stava finalmente per prendere
sonno che sentì la porta della camera spalancarsi.
La donna sussultò e istintivamente si girò
per vedere chi stesse entrando.
In realtà, ella lo sapeva benissimo: a
parte lei, l’unica persona che conosceva la combinazione per aprire quella
porta era il suo compagno.
Bulma si mise a sedere sul letto,
aspettando che il battito del suo cuore si regolarizzasse di nuovo.
«Accidenti a te, Vegeta. Mi hai fatto
prendere un colpo.»
«Però, vedo che sei già sveglia. Meglio
così. Vestiti, avanti.»
La scienziata rimase a fissare il compagno
nella penombra con aria stralunata. Cosa accidenti le aveva detto?! Se non
avesse conosciuto quell’uomo da tanti anni, avrebbe senz’altro pensato che
fosse completamente impazzito.
«Che cavolo hai in mente di fare? Ti rendi conto
che è ancora notte fonda?»
«Non per molto: l’alba ci metterà poco a
spuntare e io vorrei chiudere questa faccenda quanto prima. Mi sembrava che
anche tu avessi parecchia fretta, l’altro giorno.»
«Si può sapere di che stai parlando,
Vegeta?»
«Vestiti, forza. Io nel frattempo vado a
farmi una doccia.»
***
Sorvolare il pianeta in braccio al proprio
uomo era quanto di più piacevole ed emozionante le fosse mai capitato fino ad
allora. Vegeta non le aveva mai concesso un simile lusso, tanto più che Bulma
portava sempre nelle tasche le sue prodigiose capsule contenti i più
tecnologici mezzi di trasporto. Quello stupido saiyan non aveva aperto bocca da
quando le aveva intimato di vestirsi e lei non aveva assolutamente la più
pallida idea di dove la stesse portando.
In quel momento, però, nemmeno le
importava.
Ella non aveva mai immaginato quanto
suggestivo fosse il pianeta Terra visto da quella prospettiva: d’accordo, aveva
volato un sacco di altre volte a bordo del suo elicottero e qualche volta
qualcuno dei guerrieri suoi amici le aveva fatto provare l’ebbrezza di sostare
a mezz’aria senza avere un sostegno sotto ai piedi. Ma vedere l’alba che
sorgeva davanti ai suoi occhi mentre le mani di Vegeta proteggevano il suo
volto dalle raffiche di vento era senz’altro un avvenimento incomparabile.
Le ci volle più di mezz’ora di volo per
capire quale fosse la loro meta.
Di forza per parlare non ne aveva affatto,
ma non fu necessario chiedere conferma al principe per sapere che stavano
andando dritti dritti verso il palazzo del Supremo.
Perché?
Che cosa voleva fare Vegeta?
Più passava il tempo e più Bulma sentiva
crescere la confusione dentro di sé.
Quando finalmente i due posarono i piedi
sulla piattaforma che ospitava la dimora di Dende, la scienziata tirò un sospiro
di sollievo.
«Ah, finalmente! Ora vuoi dirmi che cosa
siamo venuti a fare qui?»
Vegeta non rispose, ma la donna lo vide
chiaramente allontanarsi e avvicinarsi a poco a poco a un sorridente Supremo.
Dunque, Dende li stava aspettando?
Bulma cercò di sistemarsi in qualche modo i
capelli e poi mosse i passi in direzione del proprio compagno.
«Insomma, Vegeta, ti dispiace darmi qualche
spiegazione?»
L’uomo sbuffò e si voltò verso la compagna.
«Non volevi sposarti fino a due giorni fa?
Eccoti accontentata. Dende è il Supremo della Terra e può celebrare le nozze.
Per lo meno, così mi ha detto.»
Nel sentire quelle parole, Bulma ebbe la
sensazione di svenire.
«Stai… Stai dicendo sul serio, Vegeta?»
«Sia chiaro: scordati eventuali
festeggiamenti dopo la deposizione delle firme. E non azzardarti a divulgare la
notizia prima che sia trascorso almeno un mese! L’ultima cosa che voglio è che
quegli sciocchi dei tuoi amici terrestri si presentino in massa alla Capsule
Corporation per fare baldoria.»
Se non fosse stata una donna matura e nel
corso della sua vita non avesse passato momenti assolutamente indicibili, Bulma
avrebbe pianto.
Di gioia, però.
Una cosa del genere non l’aveva
assolutamente immaginata.
Certo, da Vegeta c’era da aspettarselo che
avrebbe fatto di tutto pur di boicottare un eventuale ricevimento nuziale; ma,
davvero, non avrebbe potuto ricevere da lui un regalo più gradito e
inaspettato.
Al diavolo gli invitati e anche l’abito
bianco che non avrebbe mai indossato!
In quel preciso istante quei jeans e quella
camicia di cotone le sembravano il vestiario più bello che una principessa
potesse portare il giorno del proprio matrimonio.
Bulma si avvicinò ulteriormente a Vegeta e
gli elargì il sorriso più luminoso che si fosse mai solcato sul suo volto.
L’uomo indurì lo sguardo e si voltò dall’altra parte, non nascondendo un certo
imbarazzo.
«Be’, se siete pronti entrambi, io direi di
procedere» suggerì Dende ai due futuri consorti.
«Sì, sbrigati. Non ho molto tempo.»
Il Supremo non si scompose nell’udire le
parole non proprio cortesi del principe dei saiyan; ma, in fondo, lo conosceva
piuttosto bene e sapeva quanto per lui fosse stato irritante cedere a una
proposta di matrimonio.
«Dunque, mettetevi l’uno di fronte all’altra
e giurate a me, alle divinità Kaioh e al vostro testimone che passerete il
resto dei vostri giorni insieme, onorandovi e rispettandovi finché morte non vi
separi.»
«Quale testimone?»
Bulma si girò di scatto e solo in quel
momento si accorse che Popo li aveva raggiunti e che era lì vicino a loro con
in mano una penna e un pezzo di carta.
«Ehm, Bulma… La promessa!» la incalzò il
Supremo.
«Ah, d’accordo. Ehm, dunque… Io
sottoscritta…»
«Non serve fare un monologo, Bulma. Basta
semplicemente dire “lo prometto” e poi mettere una dannata firma su quel
foglio.»
«Oh, certo, Vegeta. Tu sei sempre molto
romantico, non è vero? Comunque, be’… Lo
prometto.»
«Lo
prometto anch’io. E ora, Popo, passami carta e penna.»
Il fedele servitore del Supremo obbedì e
porse ai due novelli sposi il materiale per completare l’opera.
Sorrise tra sé e sé, ma evitò di esternare
troppo quel gesto. Quasi, l’ormai anziano Popo non aveva creduto alle proprie
orecchie quando il fiero e orgoglioso principe dei saiyan si era presentato lì
qualche ora prima per chiedere che Dende unisse lui e Bulma in matrimonio. Egli
aveva capito perfettamente che a Vegeta era costato molto compiere quel passo;
eppure alla fine, per amore della sua compagna, aveva ceduto. Non posso farci niente, Popo. Quella donna
si aspetta che io le dica di sì e non la smetterà di importunarmi fino a che
non diventerà mia moglie.
La scusa trovata dal guerriero lo aveva
divertito oltremodo, anche se egli sapeva perfettamente che, in effetti, Vegeta
avrebbe evitato volentieri di sposarsi. Ma la verità era che il sovrano della
stirpe guerriera più potente dell’universo non aveva voglia di deludere – di
nuovo – la donna che tanto si era prodigata per lui negli ultimi anni.
Le doveva questo e altro, tutto sommato.
«Tieni, abbiamo firmato entrambi. Ora
possiamo anche andarcene.»
«Va bene, Vegeta. Congratulazioni a
entrambi!»
«Ah, figurati! È solo una formalità.»
Il principe afferrò la novella sposa per la
vita e fece per sollevarsi in volo, ma Bulma diede fiato alla voce, interrompendolo.
«Aspetta, non è così che si conclude un
matrimonio!»
«Ti avevo espressamente detto che non avrei
voluto sentir parlare di feste, banchetti e altre assurdità simili. Te ne sei
forse dimenticata?»
«No, no, figurati. Però…»
La donna, ancora cinta fra le braccia del
marito, accarezzò il volto dell’uomo e gli si avvicinò, sfiorando la sua bocca
con le proprie labbra. Bulma non si lasciò andare a un bacio passionale: sapeva
che Vegeta si sarebbe immediatamente ritratto se ella avesse azzardato un po’
di più rispetto al quel casto contatto che si era concessa.
Però doveva farlo.
Doveva!
Anche soltanto per una piccola
soddisfazione personale.
«Ecco, Vegeta, ora possiamo andare.»
Il saiyan scosse leggermente il capo,
riservando alla moglie uno sguardo piuttosto infastidito. Ecco cosa aveva
dimenticato delle sciocche usanze terrestri: la mania di concludere le
cerimonie nuziale con un inutile bacio! Ah, se lo avesse visto suo padre lo
avrebbe rinnegato come figlio!
Be’, tutto ciò comunque non aveva più
alcuna importanza: il re era morto decenni addietro per mano di Freezer e non
sarebbe mai più tornato indietro. Bulma, invece, era ancora lì e lui le aveva
concesso il privilegio di diventare la sua sposa.
«Ne è sicura, principessa? Non è che magari
tra un po’ esce fuori qualche altra usanza che non avevo preso in
considerazione?»
«Ah, questa poi! La parte del galantuomo
che chiama principessa la propria
donna non ti si addice proprio!»
«Ma ora lo sei, o hai dimenticato chi sono
io?»
Bulma guardò per un attimo Vegeta in modo
piuttosto confuso. Anche lui la stava osservando, ma lei non riusciva a capire
dai suoi occhi se le sue parole fossero serie o ironiche.
«No, non l’ho dimenticato. Andiamo a casa, principe, ci attende ancora una lunga
vita da sposati.»
Fine