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Autore: Piperilla    25/05/2015    2 recensioni
Per quanto strano sembrasse, Carlotta e Daniele erano migliori amici. Confusionaria lei, preciso al limite dell’ossessivo-compulsivo lui; vivace, eccentrica, impulsiva Carlotta quanto prudente, riflessivo e ordinario Daniele. Il loro era un rapporto disfunzionale: senza essersi mai abituati a essere diametralmente opposti, uno cercava di cambiare l’altro e viceversa – peraltro senza risultati – ormai da tempo.
One Shot senza pretese su un momento di vita quotidiana tra due amici talmente diversi da sembrare incompatibili.
(Seconda classificata al "Parole Curiose - contest 72 ore" indetto da akirakirara e Revengel sul forum di EFP)
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per quanto strano sembrasse, Carlotta e Daniele erano migliori amici. Confusionaria lei, preciso al limite dell’ossessivo-compulsivo lui; vivace, eccentrica, impulsiva Carlotta quanto prudente, riflessivo e ordinario Daniele. Il loro era un rapporto disfunzionale: senza essersi mai abituati a essere diametralmente opposti, uno cercava di cambiare l’altro e viceversa – peraltro senza risultati – ormai da tempo.
   Finiti ad abitare a un pianerottolo di distanza durante il primo anno di università, erano rimasti legati anche dopo la laurea; si erano trasferiti in due case un po’ più lontane e le visite reciproche, lavoro permettendo, erano quasi all’ordine del giorno.
   Quel sabato in particolare, uno dei primi giorni di vera estate dell’anno, Carlotta stava facendo le pulizie nell’appartamento in cui viveva con suo fratello con la musica a tutto volume e cantando a squarciagola: c’era tanto caos che ci vollero parecchi minuti – per la precisione, ci fu bisogno di arrivare all’intervallo tra una canzone e l’altra – perché si rendesse conto che il campanello suonava senza interruzione.
   La faccia aggrondata del suo migliore amico l’accolse dall’altro lato del battente.
   «Alla buon’ora!» disse brusco Daniele, spostandola ed entrando come fosse stato a casa propria.
   «Stavo cantando» rispose in tono innocente Carlotta chiudendo la porta e seguendolo, senza dare il minimo segno di preoccupazione al tono dell’amico: era abituata ai suoi piccoli malumori.
   «Non ci crederai ma me n’ero accorto. Anzi, direi che se n’è accorto l’intero palazzo!» rispose sarcastico lui.
   «Avanti Dani, smettila di brontolare o invece del caffè dovrò prepararti una camomilla!» lo prese in giro la donna spingendolo in cucina. Una volta lì, Daniele fissò il tavolo storcendo il naso.
   «Questo posto è un porcile!» esalò incredulo: ormai credeva di essere abituato alla trascuratezza di Carlotta, e invece ogni volta ne restava sconvolto.
   Carlotta osservò con aria critica il tavolo coperto di ogni genere di residuo alimentare.
   «Hai ragione. Torno subito!». Schizzò fuori dalla stanza sotto lo sguardo confuso di Daniele per tornare meno di un minuto dopo, brandendo con entusiasmo due oggetti non identificabili.
   «Che roba è?» chiese guardingo Daniele.
   Sorridendo compiaciuta, Carlotta si infilò i due lunghi cilindri agli avambracci. «Una mia invenzione: bracciali assorbi-briciole!» dichiarò, picchiettando le braccia sul piano del tavolo: briciole di pane e biscotti, pezzetti di verdure e quant’altro rimasero attaccati alla carta adesiva con cui aveva rivestito i due cilindri di cartone che chiamava “bracciali”.
   «Ma non assorbono niente» contestò l’uomo. «Al massimo…». S’interruppe, indeciso. «Appicciano? Acchiappano?»
   «Fa nulla» replicò Carlotta.
   «Non puoi chiamare un bracciale “assorbi-briciole” se non assorbe un bel niente!» protestò Daniele.
   «Sì, ma le tue proposte fanno schifo» rispose la donna. «”Bracciale appiccica-briciole” e “bracciale acchiappa-briciole” suonano male. “Bracciale assorbi-briciole” invece suona benissimo!»
   «Ma…» insisté lui.
   Carlotta incrociò le braccia al petto, incollandosele alla maglietta. «Secondo il tuo ragionamento, il nome di ogni cosa dovrebbe esprimere alla lettera ciò che è. Quindi, sempre secondo il tuo ragionamento, dovresti muovere contestazioni a molte aziende: per esempio a quelle che chiamano un loro detergente “mangia-polvere” quando è ovvio che non mangino nulla, almeno non letteralmente. E poi…»
   «Va bene, va bene». Daniele alzò le mani in segno di resa, poi scosse la testa. «Perché non puoi usare strofinacci, spugne e sapone come tutte le persone normali?» le chiese.
   «Perché non è divertente!» rispose lei con candore, strappandogli un sorriso.
   «Dovresti comunque cercare di tenere la casa un po’ più in ordine» cominciò severo l’uomo: era l’inizio standard di tutte le sue prediche all’amica sulle sue pessime abilità domestiche.
   Carlotta fece ondeggiare la testa da un lato all’altro con aria di sopportazione: aveva sentito quella tiritera centinaia di volte e, come la prima, non sortiva su di lei nessun effetto…se non quella di divertirla oltre misura: Daniele cercava in tutti i modi di renderla simile a lui solo perché sapeva bene che non ci sarebbe mai riuscito e che, se Carlotta fosse stata diversa da quella che era, non sarebbero stati amici. E lei, d’altro canto, faceva esattamente lo stesso: era il loro modo di dimostrarsi affetto.
   «Insomma, come farai con gli uomini?» proseguì Daniele.
   «Sto bene da sola, grazie» rispose allegra Carlotta. Lui la ignorò.
   «No perché visto come ti occupi – o meglio, non ti occupi – della casa, faresti scappare anche la tua anima gemella!» proseguì Daniele, fingendo di non averla sentita.
   «Vorrà dire che sposerò il proprietario di una ditta di pulizie» ridacchiò lei, strappando l’ennesima risata all’amico che tentò prontamente di soffocarla. Rivolse un altro sguardo di disapprovazione alla stanza.
   «Non capirò mai come fai a vivere in mezzo al caos» dichiarò, indicando il disordine che li circondava con un ampio gesto della mano. «Questa stanza è un disastro. Sei riuscita a mettere tutto a soqquadro!». Sbuffò. «Probabilmente l’interno della tua stessa testa somiglia a un negozio dell’usato dopo un’esplosione»
   «Sei sempre un amore, Dani, dico davvero» rispose sarcastica Carlotta.
   «Carlotta, non è colpa mia se sei disordinata in modo patologico» le fece notare Daniele.
   «Disse l’uomo maniacalmente ordinato» replicò lei. «E non fingere che ti dispiaccia il mio essere disordinata e sì, anche trascurata: o forse hai dimenticato come ci siamo conosciuti?».
   Senza alcun preavviso, Daniele scoppiò a ridere tanto da restare senza fiato. «E come dimenticarlo?» sghignazzò. «Stavo uscendo a un’ora improbabile per andare in facoltà e trovare posto a sedere per la lezione quando sul pianerottolo mi scontro con una pazza in maglioncino, gonna, un calzettone nero a pois bianchi e uno a strisce viola e gialle!». Rise di nuovo. «Credo sia stata la tua passione per l’indossare calzini spaiati che mi ha intrigato al punto da volerti conoscere meglio».
   Anche Carlotta rise. I due amici stavano ancora riprendendo fiato quando un canto stonato invase l’aria e un uomo completamente nudo si stagliò nel vano della porta.
   «Ma che diavolo…?» biascicò Daniele, ritraendosi con tanta foga da rischiare di ribaltarsi all’indietro con tutta la sedia. «Marcello, ma…ma…».
   Marcello, il fratello di Carlotta, lo guardò con estrema calma mentre andava al frigorifero e ci frugava dentro alla ricerca di qualcosa da mangiare. «Anche a me fa piacere vederti, Daniele. Come stai?»
   «Io…io…» balbettò l’altro, coprendosi il volto con le mani.
   «Mi fa piacere. Anch’io sto bene» continuò con nonchalance Marcello.
   «Eddai, Daniele, prendi fiato» intervenne blandamente Carlotta.
   «Prendere…fiato?» farfugliò lui. «Ma tuo fratello…lui…lui…».
   Marcello si mise a ridere. «Non capisco come fate a essere amici, voi due» dichiarò, rilevando le loro reazioni opposte alla sua comparsa. «Avete un rapporto strano. Siete completamente diversi ma non riuscite a staccarvi: si potrebbe dire che la vostra amicizia sia…», esitò, accarezzandosi il mento, «come una simbiosi. Stonata, eh, ma sempre una simbiosi!» decise, chiudendo il frigorifero con un piatto in mano. «Scusate ma ho da fare. Buon divertimento!».
   Marcello sparì com’era arrivato, lasciando sua sorella a sghignazzare e l’amico di lei ancora a bocca aperta.
   «Dani, chiudi la bocca o ci entreranno le mosche» disse paziente Carlotta.
   «Marcello…lui…lui…» balbettò Daniele, sconvolto, «era… era…»
   «Nudo» concluse la donna per lui. «Ha deciso di voler abbracciare la vita da nudista. E comunque non c’è bisogno di scandalizzarsi tanto: è tutta roba già vista!»
   «Questo non significa che io voglia vederla!» insorse lui.
   «Certo che ti sconvolgi per un nonnulla» replicò Carlotta. «E pensare che hai esattamente le stesse cose, anatomicamente parlando!».
   Daniele si strozzò con la propria saliva e Carlotta gli batté una mano in mezzo alla schiena alzando gli occhi al cielo.
   «Ho capito, Daniele, ho capito: camomilla in arrivo!».
   
 
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