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Autore: Frytty    26/05/2015    2 recensioni
Pezzi di vita di Jake e Cora, della loro storia d'amore, delle loro giornate no, del loro vivere insieme, della loro famiglia, da ricomporre e scomporre per dar vita al loro essere unici ed insieme.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'All Too Well'
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Buonasera a tutti!

Lo so, lo so, il ritardo è quello che è e non ho giustificazioni, ma spero di farmi perdonare con questa shot, che in principio, nella mia testa, doveva essere in un modo, poi si è evoluta in tutt'altro quando ho cominciato a scriverla.

Il bello di essere "scrittori", no? :D

Lo splendore di Jake a Cannes mi ha abbagliata e rincretinita (perché quando dico che voglio tornare a Cannes, nessuno vuole accompagnarmi?), quindi non so bene cosa dire (che novità! xD).

La prossima shot non è ancora pronta e potrebbe volerci un po' (o forse no, chissà), ma spero di postarla prima della fine del mondo o dell'esplosione del Sole :D

No, la smetto, sono pessima, me ne rendo conto :/

Prima del capitolo, ringrazio, come al solito, tutti coloro che leggono/inseriscono tra le preferite/da ricordare/seguite questa Raccolta, la cara Cris che commenta sempre e grazie alle sue parole capisco di non essere un totale disastro (grazie *.*) e tutti quelli che passano di qui e leggono soltanto: vi adoro tutti, indistintamente *.*

Spero che la shot vi piaccia <3

 

Alla prossima e...

 

 

... Buona Lettura!

 

 

 

P.S. Forse non l'ho mai detto fino ad ora, ma le immagini ad inizio capitolo le realizzo da me e volevo scusarmi per la loro bruttezza :D Non ci capisco un acca di grafica e mi arrangio con le App che riesco a trovare elementari per una ciuchina come me :D

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

7. Beyond Expectations

 

 

 

< Cos'è quella faccia? > Sarah, che si supponeva dovesse essere la sua migliore amica, era passata a prenderla sotto casa di Jake come tutte le mattine da una settimana a quella parte e precisamente, da quando la sua cara, vecchia (che era un eufemismo, perché avrebbe dovuto essere ribattezzata rottame) utilitaria quattro porte aveva deciso di lasciarla a piedi nel bel mezzo di un acquazzone serale che le era costata un'influenza con i fiocchi, nonostante Jake fosse andata a recuperarla nel giro di dieci minuti.

Cora fece spallucce, sistemandosi sul sedile del passeggero e allacciandosi la cintura.

< Sono la tua migliore amica, ho il diritto di sapere cosa non va! > La osservò con aria combattiva, inarcando le sopracciglia, cosa che la faceva apparire alquanto minacciosa.

< Non sembravi così ansiosa di conoscere le mie paturnie l'altra sera; eri così impegnata con quel tale... > Sarah non le fece terminare neanche la frase.

< Sì, lo so, d'accordo, mi sono comportata da stronza, ti avevo promesso una serata sole donne e ho finito per lasciarti completamente da sola e mi dispiace. Gli avevo detto di essere impegnata, ma è così testardo a volte... > Arrossì e Cora non seppe se attribuirlo all'aver menzionato il tale, Mike, o alla battaglia che stava conducendo per riconquistare la sua amicizia e le sue confidenze.

< Ne è valsa la pena, almeno? > Le sorrise comprensiva, per un attimo dimentica del suo cattivo umore.

< Ho dovuto spiegargli tre volte che non avevo intenzione di andare a casa sua, ma sì, ne è valsa la pena. > Rise, lanciandole uno sguardo d'intesa.

< Bene, allora sei perdonata. > Confermò, ridendo anche lei.

< Perché ho come l'impressione che il motivo del tuo cattivo umore non siamo io e Mike? > Le domandò, mettendo in moto l'auto e uscendo lentamente dal vialetto d'accesso per immettersi sulla provinciale.

Cora fece nuovamente spallucce, sbuffando appena.

< Qualche problema con Jake? > Le chiese ancora, alternando un'occhiata a lei e una alla strada, in attesa.

< Non nel vero senso della parola... > Tentennò, torcendosi le mani dal nervosismo.

Sospirò nervosa, guadagnandosi un'occhiata stupita.

< Sono due settimane che a stento ci rivolgiamo la parola. > Dichiarò tutto d'un fiato.

Se solo ci pensava, le si attorcigliava lo stomaco.

Non era colpa di nessuno dei due, in fondo: lui era impegnato con il nuovo personaggio da interpretare sul grande schermo, trascorreva intere giornate in palestra e rientrava la sera tardi; lei si affidava alla sua solita routine: ufficio, pranzo con le colleghe, ufficio e un occasionale aperitivo con Sarah prima di rientrare a casa.

Aveva accettato persino l'invito di Maggie a cenare da loro qualche volta. Non avrebbe potuto lamentarsi, tutto sommato, ma quando apriva la porta di casa per trovare tutte le luci spente, le tapparelle abbassate, solo il buio a circondarla per qualche istante, si sentiva tremendamente sola, più sola di quanto si fosse mai sentita quando viveva nel monolocale che aveva affittato fin dagli inizi, quando si era appena trasferita a New York.

Si era impegnata ad aspettare Jake sveglia, ma il più delle volte si era trovata costretta a cedere alla stanchezza; quando rientrava, lei dormiva già da un paio d'ore e quando la sua sveglia suonava, lui era già andato via.

< Avete litigato? > La domanda di Sarah la riportò al presente.

< In realtà no, ma è così impegnato con la palestra, che non ho occasione di vederlo praticamente mai. > Replicò, poggiando un gomito contro il finestrino, la mano a sorreggerle una tempia.

< È il suo lavoro, non puoi biasimarlo se ci si dedica anima e corpo. > Tentò di difenderlo, o forse, soltanto di alleggerirla da quello strano senso di colpa che comunque l'attanagliava se pensava che in fondo, era il lavoro di Jake ad essere più impegnativo, a richiedere più concentrazione, più motivazione, più supporto; non avrebbe dovuto sentirsi così esclusa, se lei per prima, nonostante qualche domanda iniziale, appena Jake l'aveva informata del progetto, non aveva neanche tentato di approcciarvisi in maniera più decisa.

Per di più, aveva sempre rifiutato i suoi inviti a fargli compagnia in palestra durante l'allenamento.

Forse era lei ad avere torto, ad essere in difetto.

< Mi sento come se fosse a chilometri di distanza da me ed io non potessi raggiungerlo. Mi manca. > Ammise senza giri di parole.

< Ma tu vuoi raggiungerlo, giusto? > Le domandò con un sorriso complice, mentre attendeva che il semaforo tornasse verde.

Cora annuì.

< Non è semplice essere la fidanzata di un attore, specialmente se non fai il suo stesso lavoro. > La incoraggiò, riportando gli occhi sulla strada.

< E' per questo che mia madre non fa altro che ricordarmi che dovrò difendermi dalle sue colleghe... non le sta molto simpatico. > Alzò gli occhi al cielo, ricordando le telefonate tutte uguali della madre che avevano il potere di farla innervosire come nient'altro al mondo.

< Beh, lui a quanto pare vuole stare con te e non con una delle sue colleghe e poi, quando mai a tua madre è piaciuto un tuo fidanzato? > Rise, memore delle sfuriate di Johanne durante la presentazione del fortunato di turno.

Cora rise insieme a lei.

Era proprio vero che le amiche avevano il potere di ribaltare qualsiasi situazione, anche la più tragica.

 

Quella sera, di ritorno dall'ufficio, Cora si sentiva stanca, ma entusiasta allo stesso tempo.

Jake non era ancora rientrato, ma non se ne meravigliò, anzi, il buio non la trascinò con sé nel baratro di tristezza e malinconia delle sere precedenti.

Optò per una doccia veloce prima di prepararsi qualcosa per cena, un sandwich vegetariano che assaporò in compagnia del ciarlare della televisione.

Ascoltò un po' di musica, immergendosi tra le pagine di un libro cominciato da poco; lavorò su qualche pratica al computer, buttando un occhio anche al film che trasmettevano in quel momento; si annoiò a fare zapping tra i canali senza riuscire a trovare nulla che non fossero documentari sugli animali; frugò tra le foto scattate con il cellulare, la maggior parte risalenti a qualche anno prima, sforzandosi per ricordare il più piccolo dettaglio che aveva portato a quello scatto; riordinò persino le mensole nel bagno e la cassettiera in camera da letto dove aveva sistemato alla rinfusa la biancheria intima.

Qualsiasi cosa, pur di non addormentarsi.

Voleva aspettare Jake in piedi, preparargli un bagno caldo e chiedergli com'era andato l'allenamento.

Voleva smettere di essere la vittima della situazione.

Aveva appena versato il bagnoschiuma nella vasca che si andava pian piano riempiendo, quando sentì la serratura scattare e la porta aprirsi.

Aveva lasciato la televisione accesa, perciò Jake doveva aver capito che non era ancora andata a letto.

< Cora? > La chiamò infatti, liberandosi del borsone che portava in spalla e delle chiavi che abbandonò nello svuota-tasche all'ingresso.

Cora sorrise, andandogli incontro, cogliendolo di sorpresa quando gli si lanciò praticamente addosso, sbilanciandolo.

< Ehi, che entusiasmo! Cosa succede? > L'aveva afferrata al volo, stringendola a sé.

< Mi sei mancato. > Ammise lei, baciandogli un orecchio.

< Anche tu mi sei mancata. > Le accarezzò i capelli, beandosi del suo profumo fresco e dolce.

< Credevo che dormissi. > Continuò, riportandola con i piedi per terra.

< Ti ho preparato un bagno caldo. > Per tutta risposta, lo prese per mano, conducendolo in bagno dove aleggiava un buon profumo di more e ciliegie.

Cora chiuse il rubinetto della vasca e testò la temperatura dell'acqua con una mano, spostando la schiuma tutta da una parte.

< Spogliati. > Lo incitò. < L'acqua è perfetta. > Sorrise.

< Solo se ti spogli anche tu. > La guardò arrossire compiaciuto.

< Non sono compresa nel pacchetto, mi dispiace. > Rispose con audacia, superandolo per andare a recuperare l'accappatoio.

Quando tornò nella stanza, Jake era immerso nell'acqua fino al collo, ricoperto di schiuma profumata.

Cora posò l'accappatoio da una parte, avvicinandosi alla vasca per sedervisi sul bordo più largo, quello che le avrebbe evitato di scivolare accidentalmente.

Lo osservò godersi l'acqua calda ad occhi chiusi, completamente rilassato.

< Sicura di non voler partecipare? Si sta così bene... > Cercò di convincerla, spiandola con un occhio soltanto.

Cora fece spallucce.

< Posso lavarti la schiena, se vuoi. > Arrossì, ma sostenne comunque il suo sguardo, decisa a non dargliela vinta e Jake, esibendo il suo sorriso storto da ragazzino combina-guai, le tese la spugna.

Si rimboccò le maniche della maglietta che aveva deciso di indossare per stare più comoda e si spostò verso la parte inferiore della vasca, sedendosi sulla striscia di mattonelle che la separava dal muro, spostando i flaconi dei vari prodotti per il corpo in un angolo.

Immerse la spugna nell'acqua calda, poi la strizzò sulla schiena di Jake, strofinando leggera per non fargli male.

Non se ne era accorta durante quelle settimane, ma il suo fisico era cambiato: le spalle erano più muscolose, adesso, così come anche le braccia; era diventato più possente, quasi intimidatorio.

Senza contare il fatto che aveva rasato i capelli quasi a zero, in stile Marines, cosa che metteva ancora più in risalto il suo viso squadrato e i suoi occhi azzurri.

Non le erano mai piaciuti i ragazzi pompati, quelli che pensano solo a quanti pesi riusciranno a sollevare il giorno successivo in palestra e che vanno vantandosi con le ragazze di quanto siano in splendida forma, ma doveva ammettere che su Jake l'effetto era devastante.

Lo preferiva più naturale, ma non poteva negare la stretta piacevole che avvertiva al basso ventre quando lo osservava muoversi e tendere ogni singolo muscolo.

Probabilmente sarebbe morta per auto-combustione.

< Come mai così silenziosa? > Le domandò, allontanandola dai suoi pensieri.

< Sono solo concentrata... > Tentò di giustificarsi, arrossendo nuovamente.

< Ecco perché sono convinto che un bagno possa farti solo bene. > Cora non ebbe neanche il tempo di rendersene conto, che Jake la afferrò per le braccia, sbilanciandola, dapprima di lato, poi in avanti, dritta contro di lui.

La mossa era stata così repentina, che non aveva avuto neanche l'istinto di reagire; si era ritrovata nella vasca, schiacciata contro Jake, senza aver avuto neanche modo di sorprendersi.

< Benvenuta. > Le sorrise sornione, spostandole una ciocca di capelli umida dietro l'orecchio.

< Sei un guasta feste, lo sai? > Lo rimproverò fintamente, cercando una posizione più comoda.

I vestiti fradici le impacciavano i movimenti, anche quelli più semplici.

< Dove stai cercando di scappare? > Le afferrò un polso, trascinandosela nuovamente addosso.

Non le diede modo di rispondere, incontrando le sue labbra con irruenza e desiderio.

< Sei tu la guasta feste; non volevi farmi compagnia. > Rispose, separandosi dalla sua bocca.

< Beh, adesso non solo ti sto facendo compagnia, ma hai anche allagato il bagno. Non ho intenzione di raccogliere acqua per tutta la notte. > Brontolò Cora.

< Nemmeno io, se è per questo. > L'occhiata maliziosa che le lanciò, costrinse il suo stomaco a contorcersi all'aspettativa di quella che sembrava essere una deliziosa promessa.

< Che ne dici se ti svestissi, mh? > Continuò, sollevandole a fatica la maglietta per sfilargliela, per poi passare ai pantaloncini e alla biancheria intima.

Quando fu completamente nuda, immersa nell'acqua calda, Jake versò altro bagnoschiuma nella vasca, intensificando la schiuma ormai quasi del tutto scomparsa.

Non appena ebbe messo via il flacone, Cora gli si avvicinò, sistemandosi tra le sue gambe.

Jake le baciò una spalla umida, accogliendola contro di sé.

Dopo l'imbarazzo iniziale per quella situazione inusuale, si era rilassata e aveva deciso di godersi quel momento di pace e di unione senza paranoie e senza vergogna.

< È stato carino da parte tua aspettarmi in piedi e prepararmi un bagno caldo. > La circondò con le braccia, sussurrandole all'orecchio.

Cora sorrise ad occhi chiusi, quasi prossima ad addormentarsi lì, nel posto che considerava il più sicuro al mondo.

< Mi sei mancato in queste settimane. > Ammise soltanto.

< Lo so, anche tu mi sei mancata. Abbiamo vissuto nella stessa casa, ma è stato come essere soli, come in quei video che mostrano due spaccati di una stessa realtà. > Jake sintetizzò perfettamente la situazione con quel paragone e Cora si ritrovò ad annuire in totale accordo.

Cominciò a pettinarle i capelli con le dita, dolcemente, facendola mugolare di piacere.

La sensazione di leggero solletico che avvertiva sulla cute la mandava in estasi.

Quando non sentì più le dita di lui tra i suoi riccioli bagnati, piegò la testa all'indietro, poggiandola sulla sua spalla, osservando il suo viso al contrario e sorridendogli.

< Come sono andate le riprese? > Gli domandò, cercando di ignorare le goccioline d'acqua che si facevano strada tra i suoi addominali scolpiti.

< Bene. Sono faticose, ma sta andando tutto secondo i piani. > Rispose al suo sorriso, avvicinandosi per baciarla di nuovo, questa volta con maggiore dolcezza.

< Perché non mi accompagni uno di questi giorni? > Continuò una volta che si furono separati.

< Sì! Ho bisogno di una pausa dalle pratiche che mi affibbiano ogni giorno. > Rispose, contrariata al pensiero delle scartoffie che le sbattevano senza riguardo sulla scrivania, quasi sempre in prossimità dell'orario di chiusura degli uffici.

L'acqua si era raffreddata e non sembrava saggio rischiare di congelarsi, senza contare che era ormai notte fonda, perciò Jake la aiutò a rimettersi in piedi senza scivolare, facendo defluire l'acqua nello scarico, poi si alzò a sua volta, coprendo entrambi con il suo accappatoio.

Camminarono coordinandosi fino alla camera da letto, senza accendere le luci, dove Jake, scostandole l'accappatoio dal corpo, la spinse sul piumone, raggiungendola un istante dopo.

< Cosa vuoi fare? > Lo prese in giro, accarezzandogli la schiena e facendogli spazio affinché si sistemasse tra le sue gambe schiuse.

< Devo davvero spiegartelo? O preferisci un disegno? > Le mormorò in risposta, mordendole un orecchio e poi una guancia.

Cora rise, arrossendo appena, così presa dalle sue carezze e dai suoi baci da rendersi a malapena conto di Jake che prendeva possesso del suo corpo dolcemente, senza fretta, stuzzicando i suoi punti più sensibili, facendola gemere e sospirare in attesa di un piacere che tardava a concederle, solo per vederlo aumentare di minuto in minuto nei suoi occhi e nel tremore involontario delle sue membra.

< Ti amo così tanto, Cora... > Sospirò, poggiando la fronte contro la sua spalla.

Cora riuscì solo ad abbracciarlo e a chiudere gli occhi un istante prima dell'estasi.

< Ti amo anch'io. > Rispose alla fine, riprendendo fiato, la bocca secca e l'insensato desiderio di averne ancora.

Credeva che avrebbero finito col litigare; che magari lei l'avrebbe accusato di passare troppo tempo lontano da lei; che avrebbe dato la colpa al suo stupido lavoro di attore e al suo altrettanto stupido senso di responsabilità che non gli permetteva di accontentarsi della mediocrità.

Credeva persino che alla fine sarebbe rimasta nuovamente da sola, in quella casa che non le apparteneva, che le era sconosciuta se non lui non era con lei a condividerla.

Non aveva tenuto conto del fatto che anche Jake aveva sentito la sua mancanza, che, nonostante riconoscesse di essersi comportata come un'insensibile e apatica ragazza qualunque che non capisce nulla di set cinematografici, preparazione, pre-produzione, copioni e battute, l'amasse così tanto da non tenere in considerazione neanche il più insignificante di quegli aspetti; non aveva tenuto conto neanche del fatto che volesse fare l'amore con lei, forse perché aveva presupposto che sarebbe stato stanco, che avesse solo voglia di dormire.

< Mi è venuta fame. > Brontolò dopo qualche istante, distogliendola dai suoi pensieri.

< Alle due di notte? > Quasi gli rise in faccia.

< Ho saltato la cena e tutto questo movimento mi ha messo appetito, cosa c'è di strano? > Fece spallucce, pizzicandole la pancia.

< Posso prepararti un panino, se vuoi. > Propose, già pronta ad alzarsi.

< Lo prepariamo insieme? > Le afferrò una mano, costringendola a guardarlo.

Cora annuì, infilandosi svelta l'intimo, gli short e una sua maglietta di cui si era indebitamente appropriata durante uno dei suoi ultimi viaggi fuori città.

Prima di seguirla in cucina, le sistemò i capelli rossi ancora umidi dietro le orecchie.

< La mia maglietta ti dona. > Le mormorò in un orecchio, prima di baciarla brevemente.

< E tu hai infilato i boxer al contrario. > Tirò l'elastico verso di sé, mollando la presa all'improvviso, facendolo schioccare sonoramente contro la sua pelle tesa.

< Il mio era un complimento, però. > Sbuffò, re-infilando l'indumento correttamente.

< Anche il mio: avevo una visuale privilegiata del tuo fondoschiena. > Rispose, riuscendo a non arrossire.

< Sai che potrei anche decidere di non volerlo più quel panino e obbligarti a fare l'amore con me tutta la notte? > La provocò, non distogliendo mai gli occhi dai suoi.

Cora si schiarì la voce, chiaramente in imbarazzo, dopo qualche secondo di silenzio carico di aspettativa, quasi credendo di vederlo passare immediatamente all'azione.

Era un altro degli aspetti che le piacevano di Jake: non la deludeva mai.

   
 
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