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Autore: Chloe R Pendragon    26/05/2015    2 recensioni
Dopo aver "ringraziato" Magnus per avergli salvato la vita, come si sarà sentito Alec? Sarà riuscito a non pensare alle ripercussioni che avrà questo "ringraziamento" sulla sua vita? Se volete saperlo, leggete qui! Spero che vi piaccia, incrocio le dita! *^*
Quarta classificata allo "Stars contest!" indetto da katniss_jackson sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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Dreaming of you
 
Schiva. Para. Colpisci. Magnus...
Il destro di Jace superò la sua guardia e lo colpì in pieno viso, facendolo barcollare per qualche secondo.
«Alec!» gridò Izzy correndogli incontro, mentre il suo parabatai gli cingeva le spalle con il braccio. No, pensò il giovane Lightwood, così non va affatto bene!
Avrebbe potuto evitare quella situazione? Forse sì, se non fosse mai andato a ringraziare il Sommo Stregone di Brooklyn... Da quando aveva varcato quella soglia, la sua vita era cambiata radicalmente; durante gli allenamenti era costantemente distratto, in missione i suoi riflessi erano rallentati e aveva maggiori difficoltà a guardare negli occhi le persone. Come poteva un bacio causargli tanti problemi? Ok, si era trattato del primo bacio, non di uno qualsiasi, però...
«Hai visto? Non ci sta neppure ascoltando, per l’Angelo!» la voce di Jace interruppe il flusso dei suoi pensieri, o magari era stata colpa delle sue labbra? Erano così vicine, così appetitose...
«Forse gli è tornata la febbre, ve l’avevo detto che non era il caso di ricominciare ad esercitarvi...»
«Sto bene, ragazzi!» esclamò improvvisamente Alec, imbarazzato e mortificato al tempo stesso da quelle attenzioni. Deglutì silenziosamente e si scansò dalla presa del parabatai, scuotendo la testa e sforzandosi di sorridere: doveva a tutti i costi evitare di destare sospetti, non poteva mostrare il suo turbamento.
«Sei sicuro che sia tutto Bane?»
«Come?!» domandò incredulo, gli occhi blu sgranati per lo stupore.
«Ti ho chiesto se è tutto ok, Alec! Mi sa che Iz ha ragione, per una volta...»
Era dannatamente vero, e lui lo sapeva: ormai la sua mente era invasa da pensieri perversi e desideri inconfessabili, sentimenti che prima aveva tenuto a bada e che adesso minacciavano di farlo impazzire. Per questo motivo decise di assecondare Jace, dicendogli che in effetti la gamba gli dava ancora problemi. Fugati i sospetti, si fece accompagnare da Isabelle nella sua camera, per poi stendersi a letto e fingere di volersi riposare; in realtà, non appena si chiuse la porta, il giovane Shadowhunter si mise a sedere e si strinse le ginocchia al petto, appoggiandovi la fronte sudata e maledicendosi in tutte le lingue che conosceva.
Aveva baciato Magnus, ma non riusciva a dimenticare il suo parabatai: perché? La cosa peggiore era che pensava a entrambi, e con la stessa intensità. In quel preciso istante, ad esempio, le sue dita stavano sfiorando la spalla destra, esattamente nel punto in cui Jace lo aveva stretto per sorreggerlo: una parte di lui indugiava sul ricordo di quel gesto e di quelle labbra, mentre un’altra parte stava immaginando la stessa scena tra le braccia del Nascosto.
Si portò le mani ai capelli e li strinse con forza, mordendosi il labbro inferiore per non gridare la sua frustrazione: li voleva entrambi, ma non aveva il coraggio di scegliere, o meglio, non aveva il coraggio di rinunciare. Il primogenito dei Lightwood era disgustato da quel desiderio perverso che provava, eppure non riusciva ad arginarlo; amava il suo parabatai da sempre, però aveva sempre saputo di non poter essere ricambiato, il Sommo Stregone di Brooklyn invece aveva mostrato fin da subito interesse per lui, tanto da baciarlo senza pensarci.
Ecco, era arrivato al solito dilemma: meglio donarsi anima e corpo a una persona che aveva tantissima esperienza e che poteva usarlo come passatempo, oppure continuare a consumarsi per un amore non corrisposto? Scegliere equivaleva a lasciare andare uno dei due, ma in cuor suo lui non era pronto, non ancora. Magnus lo intrigava con i suoi modi di fare così istintivi e con le sue attenzioni, lo faceva sentire importante, speciale, vivo... Jace però... era Jace! Il ragazzo con cui aveva condiviso momenti unici ed irripetibili, il compagno di mille avventure, la persona che ammirava da sempre...
Quei pensieri lo logorarono al punto da farlo crollare su un fianco, finché non si addormentò in quella posizione. Fu proprio tra le braccia di Morfeo che ebbe un’apparizione dagli occhi felini, una visione che gli permise di cambiare prospettiva. Nel sogno, lo Shadowhunter camminava mano nella mano con lo Stregone per le strade newyorkesi, quando a un tratto iniziò a piovere: in quel momento, Alec avvertì una fitta terribile al petto e si accasciò sul muro alla sua destra, il quale si rivelò essere quello dell’Istituto.
“Devo andare, Jace mi aspetta...” mormorò senza convinzione, come se non volesse andarsene: sembrava quasi che il luogo in cui era cresciuto si fosse trasformato in una prigione, un posto in cui era costretto... a fingere. La parte “cosciente” del Cacciatore si dibatteva sul letto, cercando di raggiungere la sua versione nel sogno per ricordargli tutti i momenti felici che aveva trascorso lì, eppure un fondo di verità c’era: era riuscito ad essere veramente sé stesso con Magnus, mentre con il suo parabatai non era in grado di essere totalmente sincero.
“Mi aspettano, loro...” continuò il giovane Lightwood, sentendo su di sé il peso di quelle nubi che oscuravano la volta celeste. Fu allora che il Sommo Stregone di Brooklyn gli stampò un candido bacio sulle labbra, per poi abbracciarlo e sussurrargli parole colme di saggezza e di conforto.
“Coraggio, Alexander, andrà tutto bene. Non dimenticarti che non esiste un cielo senza stelle, neanche quando piove. Basta chiudere gli occhi e guardare oltre le nuvole, ok?”
Alec non poté fare a meno di sorridere e di annuire, poi lo baciò con dolcezza e lo salutò con un cenno. Proprio in quel momento, il ragazzo si svegliò e istintivamente si portò una mano sulla bocca: era rovente, come se avesse davvero baciato Magnus! Il solo pensiero lo fece arrossire, ma soprattutto, gli restituì un po’ di serenità. Se quelle paturnie lo avessero disturbato ancora, il Cacciatore avrebbe chiuso gli occhi e avrebbe guardato al di là di quelle nubi colme di paure, in cerca della sua stella glitterata. Facile, no?




    




  
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