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Autore: The Lady of His Heart 23    27/05/2015    0 recensioni
Susan Shoa è una giovane ragazza di diciannove anni, entusiasta nell'iniziare la sua nuova vita da studentessa nel prestigioso Campus della State University dell'Alabama, ma data la sfavorevole situazione economica del padre è costretta a rinunciare.
Sotto consiglio della sua cara amica Melissa, accetta un lavoro come cameriera presso la villa di un importante marchese per mantenersi da sola gli studi.
Qui incontrerà il viziatissimo e misterioso Edward Lancaster, giovane,bello e ricco, ragazzo di appena vent'anni con uno oscuro segreto da nascondere.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ho una stana sensazione. Mi sento nuda e ho freddo dentro. Mi guardo attorno smarrita con il cuore che mi batte a mille. Riesco a sentire la mia paura. Respiro a fatica. Noto che indosso un abito strano, antico sul viola prugna arricchito con del pizzo sulle maniche e sul colletto. Sul fondo della veste si intravedono enormi graffi e morsi. Sono tutta ricoperta di terra e sul bustino si intravede il segno di due grandi mani insanguinate che prima mi stringevano a se. Sento dei rumori in lontananza. Sono in un bosco nel cuore della notte senza un motivo plausibile. Dietro di me avverto dei rumori e scattando per la paura mi volto ad osservare. Non riesco a vedere niente. Ad un tratto una nuvola lascia spazio al chiarore della luna e in quel momento lo vidi. Aveva gli occhi azzurri e freddi come il ghiaccio. I denti affilati ed era ricoperto di pelo. Il volto era più simile ad un muso e dalla bocca colava del sangue. “vattene” sentii urlare. Senza attendere oltre mi rimisi in piedi e incominciai a correre senza sosta. Corsi così veloce da non sentire più le gambe. Entrai dentro il palazzo e chiusi la porta.
Mi sveglio di scatto urlando. D’istinto mi passo una mano tra i capelli. Ero sudata e avevo i battiti del cuore super accelerati. Con riluttanza e qualche sospiro mi stesi e in silenzio osservai la luna fuori dalla finestra. Senza accorgermene, sprofondai nuovamente in un profondo sonno.
Il mattino seguente, dopo essermi lavata più volte il viso, mi spazzolai energicamente i capelli e infilai quella ridicola divisa da cameriera che Miss Franca si ostinava a impormi. Per parecchio tempo temporeggiai davanti allo specchio cercando di trovare qualcosa di positivo in quella ridicola vestina. Rassegnata misi a posto le mie cose e mi diressi al piano di sotto.
“Susan, finalmente eccoti qua. I gemelli mi hanno detto che Gorg gli aveva detto che Miss Franca gli aveva ordinato di cercarti perché ti doveva urgentemente parlare”disse Richard.
“Che?”domando io.
“Miss Franca ti cerca”dice lui alzando gli occhi al cielo.
“Dove posso trovarla?” domando.
“Nel salone dei ricevimenti”dice e io mi affretto a raggiungere la sala.
“Miss Franca voleva vedermi per caso?”domando.
“Si. Accomodati”dice lei mentre digita qualcosa sul suo pc. Io mi siedo e resto in silenzio. Lei preme gli ultimi tasti e infine richiude il computer e, sistemandosi gli occhiali, incrocia le mani e posizionandosele sotto il letto rimane ferma ad osservarmi.
“Ho fatto qualcosa di sbagliato?”domando.
No ti prego fa che quel deficiente non ha fatto la spia. Non posso perdere il lavoro, non posso, non posso …
“Ha fatto un ottimo lavoro nella stanza delle attrezzature e mi piacerebbe che lei continuasse”dice. Tiro un respiro di sollievo.
“La ringrazio”dico
“Ma dovrà aiutare Donna Agata nelle faccende. Mary-Jane si è ammalata”
“Ammalata? Ma ieri stava benissimo”dico.
“Secondo il nostro medico no. E ora se vuole scusarmi”dice la donna rimettendosi in piedi.
“E i miei studi?”domando.
“Purtroppo il padre del tuo insegnante è venuto a mancare”dice.
“Mi dispiace non lo sapevo”dico chinando lo sguardo.
“Ora che lo sa può evitare di fare domande e poi mi è stato riferito che aveva già studiato tutte quelle cose quindi penso che non ci sia il minimo problema.”dice lei.
“No infatti”
“Bene. Può ritirarsi adesso”dice lei.
“Vuole che pulisca prima la stanza delle armature?”domando.
“Non fa differenza l’importante che sia tutto in ordine prima dell’arrivo del Signorino”dice lei.
“E’ uscito?”domando.
“Non è affar che la riguarda”dice e io annuisco uscendo. Come prima cosa passo da Donna Agata per vedere se ha bisogno di una mano.
“Donna Agata, sono a tuo servizio”le dico.
“Patate. Pelare”dice lei.
“Ma mangiate solo patate tutto il giorno voi?”domando prendendone in mano una.
“Sbrigati, dopo ho altre commissioni da farti fare”mi dice e senza replicare sbuccio tutte le patate.
“Fatto”dico dopo aver pelato l’ultima patata.
“Bene. Pulisci”dice passandomi una scopa. Raccolgo ogni singola buccia in silenzio.
“Donna Agata?”domando.
“Non si parla quando si è a lavoro”dice lei.
“Perché devo conciarmi in questo modo? Non posso indossare un semplice grembiule invece che questa ridicola vestina?”domando.
“Ordini del capo”dice Mike entrando con una cassetta di carote in mano.
“Ordini del capo?”domando.
“Esatto”dice Luke spuntando dietro con una cassetta piena di limoni.
“Il Signorino vuole davvero che ci conciamo in questo modo?” domando.
“Non il signorino, suo padre”dice Luke. “E’ un tipo all’antica”continua.
“Non vi sentite mai a disagio con quegli abiti?”domando.
“Prima o poi ci fai l’abitudine”dice Mike.
“Sul volantino del lavoro per cui avevo chiamato si diceva che questa specie di villa era vicino al Campus Universitario, ma non mi padre di averlo visto quando sono arrivata.”dico.
“Perché il palazzo è stato costruito oltre il bosco che lo separa dalla città”dice Mike.
“Quindi siamo isolati da tutti?”domando.
“Più o meno”dice Luke.
“Vi rendete conto che un indirizzo falso equivale ad ingannare la gente?” domando.
“Quello è stato un errore di Miss Franca”dice Luke.
“Già, non ci sa fare con il pc quella donna”dice Mike.
“Quindi io ho fatto tutta questa strada per niente?”domando.
“Hai un lavoro, una buona paga e un’istruzione e adesso niente chiacchiere”dice Donna Agata puntandomi contro un mestolo in legno scuro.
“Agli ordini signora”dico io imitando un saluto da soldato. La vedo sollevare gli occhi al cielo.
“Limoni? Limoni? Avevo detto pomodori, è possibile che non mi ascoltate mai voi?”dice Donna Agata.
“Forza andate a prendermi dei pomodori, mi spiegate come preparo la portata coi limoni?” domanda lei.
“Patate pelate e pavimento pulito, serve altro?”domando.
“Attualmente non ho bisogno di te, quando ne avrò ti manderò a chiamare”dice lei.
“Perfetto allora io vado nella stanza delle armature a pulire”dico e accennando una piccola riverenza sotto le risatine delle cuoche e gli occhi al cielo di Donna Agata, mi dirigo nella stanza.
Entrata, socchiudo la porta come mi era stato insegnato e inizio a pulire lucidando ogni cosa. Mentre rifinisco i piatti, mi tornano in mente i suoi occhi. Subito ripenso alle parole di Mary-Jane, quando mi diceva che il signorino non era una persona come tutte le altre. La curiosità mi uccise. Finito di pulire tutto, scesi scaltra verso il salone di Miss Franca. Spiando da dietro un pilastro notai che non c’era. Attenta a non farmi notare mi dirigo verso la sua scrivania e frugando tra le sue carte prendo il mazzo di chiavi dentro il cassetto destro. Silenziosa sgattaiolo via. Stupita noto che in giro non c’è quasi nessuno.
Rimango immobile davanti alla porta chiusa che nasconde la camera del Signorino. Con un sospiro e facendomi un po’ di coraggio infilo la chiave nella serratura e dopo due scatti muovo la maniglia e questa si apre. La spingo in avanti e mi osservo dietro attenta che nessuno mi notasse. Silenziosa entro nella stanza richiudendo la porta alle mie spalle. Quando mi volto e accendo la luce, noto che davanti a me si presenta la stanza più confusionaria e in disordine che abbia mai visto. Rimango senza parole e cammino a passi lenti guardandomi attorno. Non è un semplice disordine ma una vera e propria distruzione di massa. Non è un ammasso di oggetti in maniera confusionaria, ma un’insieme di oggetti distrutti ammassati sul pavimento l’uno accanto all’altro. Le brande del letto sono spezzate e in giro ci sono schegge ovunque. Le tende della finestra sono strappate, il vetro e rotto e ogni oggetto è tutto o in parte distrutto. Appeso al muro c’è un quadro con tre enormi graffi sul volto. Afferro un pezzo della tela e cerco di sollevarlo per osservare meglio il viso del soggetto raffigurato, ma non faccio neanche in tempo ad afferrare un lembo di quella tela che la porta si spalanca di scatto alle mie spalle.
“Cosa ci fai qui?”mi urla qualcuno. Mi volto e noto il signorino Edward in piedi davanti a me che mi fissa furioso.
“I-io … stavo solo, volevo … ecco ”provo a dire ma sono terrorizzata.
“Chi ti ha fatto entrare?”dice arrabbiato.
“Nessuno io ..”dico e senza volerlo sollevo la mano con dentro il mazzo di chiavi.
“Chi ti ha dato la chiave?”domanda furioso.
“Nessuno io”provo a dire mentre lui si fa avanti con aria minacciosa.
“Ho detto chi è stato?”do domanda afferrandomi il polso e stringendomelo fino a farmi male.
“Nessuno te lo giro. Ti prego lasciami mi stai facendo male”dico ma lui stringe ancora di più la presa. Sono terrorizzata.
“Te lo giuro io …”provo a dire ma lui scatta in avanti e con l’altra mano mi afferra i capelli da dietro la testa stringendo forte.
“Avevo espressamente ordinato che nessuno doveva entrare qui dentro”urla.
“Ti prego”dico con voce tremante. Da lontano sento dei passi salire le scale. Davanti alla porta noto gli sguardi allarmati di Miss Franca, Donna Agata, Georg e Richard. Poco dopo arrivano anche tutti quanti gli altri.
“Signorino?”prova a dirgli Miss Franca ma lui padre non darle ascolto.
“La prego Signorino la lasci stare”dice Donna Agata.
“State zitti”urla il signorino.
“La prego, è solo una ragazza curiosa non accadrà più”dice Miss Franca in segno di scuse.
“Ha osato disobbedire agli ordini che avevo dato e ieri mi ha anche disturbato cantando”dice trascinandomi con se fuori dalla stanza.
“per favore”dico tramante aggrappandomi al suo braccio.
“Signorino la prego”sento le voci confuse degli altri venirmi dietro.
“Non osate seguirmi o vi sbatto fuori a calci intesi?”dice lui girandosi verso di loro. Osservo i volti di tutti quanti demoralizzati e sconfortati. Poi si rivolta e a passo svelto mi trascina non so bene dove.
   
 
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