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Autore: The Lady of His Heart 23    27/05/2015    0 recensioni
Susan Shoa è una giovane ragazza di diciannove anni, entusiasta nell'iniziare la sua nuova vita da studentessa nel prestigioso Campus della State University dell'Alabama, ma data la sfavorevole situazione economica del padre è costretta a rinunciare.
Sotto consiglio della sua cara amica Melissa, accetta un lavoro come cameriera presso la villa di un importante marchese per mantenersi da sola gli studi.
Qui incontrerà il viziatissimo e misterioso Edward Lancaster, giovane,bello e ricco, ragazzo di appena vent'anni con uno oscuro segreto da nascondere.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Dove mi stai portando?”domando incerta delle mie stesse parole.
“Forse ora la smetterai con questo tuo tono saputello”disse aprendo una cella e sbattendo mici dentro con forza. Caddi a terra contro il pavimento freddo e polveroso. Subito mi rimisi in piedi e corsi verso le sbarre.
“No ti prego non puoi lasciarmi qui”dico io ma lui senza darmi ascolto chiude l’enorme lucchetto con una chiave.
“Sicura?”domanda lui.
“Non puoi farlo” urlo.
“Si che posso è casa mia”dice allontanandosi.
“Non puoi farlo, non puoi farlo!”gli urlo mentre scuoto quelle sbarre alla disperata ricerca di una via di fuga. Ma niente. Lui se ne è già andato. Sospiro rassegnata e cado inginocchiata a terra con il volto in lacrime. Inizio a piangere senza fermarmi. Maledizione alla mia stupida curiosità. Piango così tanto che sono costretta a smettere solo per mancata idratazione all’interno del mio corpo. Il mattino seguente un rumore mi sveglia. Sussulto notando sulla soglia Edward dietro le sbarre. Senza parlare infila la chiave nel lucchetto e dopo qualche scatto l’aprì. Spalanca la porta e mi fa cenno di uscire.
“Esci”mi dice, ma io non riesco a muovermi sono completamente terrorizzata dalla sua presenza.
“Mi hai sentito? Alzati e vattene”dice. Tremante mi sollevo facendomi forza sulle braccia. Quando sono quasi finalmente in piedi mi sento tremare e sto per cadere. Osservo i suoi piedi fare un passo in avanti verso di me, come a volermi prendere prima che cadessi. Rabbrividisco e indietreggio. Lui non perde neanche un minuto e si ricompone tornando al suo posto.
“Fila via”dice.
“I-io”balbetto.
“Porta il tuo culo fuori di qui prima che richiuda questa porta. E puoi stanne certa che non la riaprirò.”dice. Odio quel tono. Inizio a odiare anche la sua voce. Senza sapere cosa faccio porto la mano destra in dietro per caricare e poi spingo in avanti cercando di colpirlo in faccia con una sberla. Lui afferra di scatto il mio polso e lo stringe tra le dita.
“Non provarci”dice sibilando tra i denti.
“Non mi toccare”dico ritraendo via la mano. Scostandolo mi allontano da lui e comincio a correre. Davanti a me c’è Donna Agata. Mi getto tra le sue braccia e la stringo forte a me.
“Va tutto bene piccola, va tutto bene”mi sussurra lei.
“Lavati. Sei orribile in quello stato”mi dice.
“Andiamo tesoro”dice Donna Agata mentre mi accompagna nella mia stanza.
“Agata”dico piangendo.
“Lo so tesoro andiamo. Sei stanca e confusa. Ti riempio la vasca, vedrai che dopo starai molto meglio.”mi dice lei. La sento dirigersi in bagno e aprire il rubinetto dell’acqua.
“E’ pronto. Vieni tesoro”dice lei afferrandomi per le spalle e aiutandomi ad alzare dal letto. Mi metto in piedi e con l’aiuto di Donna Agata raggiungo la vasca da bagno. Molto delicatamente mi aggrappo alla vasca.
“Posso ..?” dico io.
“Ma certo”dice lei uscendo e lasciandomi un po’ di privacy. Mi tolgo la divisa da cameriera e mi siedo dentro la calda vasca da bagno piena di oli e Sali profumati. Dopo qualche istante sento la porta aprirsi. E’ Agata.
“Ti senti meglio?”mi domanda.
“E’ un mostro Agata, come potete servire una persona così crudele e meschina”dico singhiozzando.
“Pur di lavorare si è disposti a tutto. Ora mi vuoi dire perché sei entrata in quella stanza?”mi domanda.
“Non lo so, ero solo curiosa”dico io.
“La curiosità uccise il gatto”dice lei.
“Suvvia tesoro, non fare così. Oggi è un altro giorno e domani ne sarà un altro. Andrà tutto bene vedrai, col tempo ti abituerai.”mi dice lei.
“Non ho la minima intenzione di restare in questa casa”dico io.
“Ormai lavori qui, pensa a tuo padre”dice lei.
“Come sai di mio padre?”domando.
“E’ un piccolo castello e tu sei la nuova arrivata, le notizie girano”dice.
“Non so cosa fare”dico “Quel … q-quel … non so neanche come definirlo è un mostro”dico massaggiandomi i polsi, stranamente non c’è traccia di lividi.
“Il tempo mia cara, solo il tempo guarisce ogni cosa”mi dice.
“Vado a prepararti qualcosa di buono da mettere sotto i denti. Cosa preferisci?”mi domanda.
“Non ho fame, voglio solo stare da sola” le dico.
“Ma non puoi …”
“Ti prego, voglio solo stare da sola”le dico io e lei esce dalla stanza lasciandomi sola senza replicare. Dopo essermi lavata mi asciugo e rivesto, poi indosso i jeans e la maglia con cui ero arrivata in quel posto orribile. Mi spazzolo i capelli e attendo che tutti vadano a dormire. Nel frattempo sistemo tutte le mie cose nella valigia. Avrei aiutato mio padre in un altro modo, ma questo non era di certo il modo migliore per farlo. Sospirando richiudo la zip della valigia. Attenta a non svegliare nessuno e a non farmi scoprire, scendo le scale e mi dirigo verso la porta d’ingresso. Scendere le scale con la valigia è molto faticoso,soprattutto dopo una giornata del genere, ma faccio uno sforzo e riesco a farcela. Una volta davanti la porta poso la valigia e con uno spintone la apro. Finalmente fuori mi affretto ad attraversare il grande giardino spoglio. Quella sera faceva parecchio freddo e, anche se era solo settembre, tutto intorno a me era bianco, ricoperto dalla neve, ma non c’era da stupirsi dato che qualche giorno fa avevo letto che fenomeni del genere erano molto frequenti da quelle parti. Giunta davanti al cancello, spalanco la porta. Un cigolio fortissimo mi riecheggia nelle orecchie. Con la giacchetta sulle spalle mi incammino verso la libertà trascinando dietro la mia valigia. La neve e il peso del bagaglio non favoriscono di certo la mia fuga notturna ma non posso far nulla per migliorare la situazione e così mi accontento e procedo silenziosa. Il freddo è troppo forte che sono costretta ad aprire la valigia alla ricerca della mantella rossa che avevo trovato dentro l’armadio del castello. In fondo era solo un vecchio mantello e penso che, con tutte quelle cose all’interno di quella casa, non si sarebbero di certo accorti della mancanza di uno straccetto del genere. Me la metto sulle spalle posizionando il cappuccio sulla testa e chiudendo la valigia. Tra la tempesta di neve e il gelo, continuo a camminare ripetendo a me stessa che posso farcela. Ad un tratto in lontananza sento degli strani rumori. Mi volto allarmata mentre avverto un ululato provenire da destra nel cuore della foresta. Mettendo a fuoco una luce da lontano mi rendo conto che sono degli occhi. Avverto un ruggito. D’istinto lascio cadere la valigia a terra e inizio a girare su me stessa. Da dietro gli alberi fuori escono migliaia di occhi gialli che mi fissano. Non mi ci vuole molto per capire che sono dei lupi. Sono in trappola. Sola contro tre lupi affamati e feroci. Uno di quelle orribili bestie fa un balzo in avanti e si getta su di me. Succede tutto in un attimo. D’improvviso un altro lupo, molto più grosso dei primi tre si getta sull’animale che voleva attaccarmi azzannandolo alla gola. L’osservo terrorizzata cadendo sulla candida e fredda neve ora rosso sangue. Il lupo rivolge uno sguardo verso di me. Ha gli occhi azzurri come il ghiaccio, gli stessi del mio sogno. Resto a bocca aperta e cado all’indietro mentre l’osservo balzare dietro di me per azzannare gli altri lupi rimasti. Senza pensare, spinta solo dall’istinto di sopravvivenza mi rimetto in piedi e inizio a correre senza meta il più lontano possibile da quel posto. All’improvviso la tempesta cessa e giungo davanti a un’enorme lago ghiacciato. Sento dietro di me dei rumori fortissimi. Sollevo il mantello e inizio a correre sul ghiaccio cristallino e scivoloso. Mi volto appena e dietro di me, riecco quell’enorme bestia venirmi incontro. Corro più veloce che posso ormai quasi arrivata dall’altra parte del lago, ma qualcosa mi afferra per il mantello e scivolo a terra sbattendo di schiena al ghiaccio freddo. L’animale fa un salto in aria e poi ricade su di me, ma non è ciò che mi aspettavo che fosse. Ho il cuore a mille e il respiro super affannato.
“Edward” dico io con un sussurro.
“Dimmelo. Dimmi che sono un mostro”mi dice lui avvicinando il suo volto al mio. Mi sento come sotto incantesimo e non riesco a distogliere lo sguardo da quei suoi occhi. Con un dito traccia un segno che va dal mio collo fino alla scollatura della mia maglietta a V fino all’incavo con il mio seno. Lo sento sempre più vicino. All’improvviso però il ghiaccio sotto di me cede e io cado in acqua. L’acqua è gelata ed entra ad una velocità sorprendente dentro i miei polmoni. Avverto la mano di Edward afferrarmi dal gancio del mantello e trascinarmi in superficie.
   
 
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