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Autore: Alex e Finger    28/05/2015    0 recensioni
— Non mi sono mai sentito così poco Mentore come vicino a lui. —
— Diceva che sei così disposto ad imparare. Diceva che gli ricordavi Ishak, in qualcosa, anche se siete profondamente diversi. —
Lo sguardo di Ezio scivolò verso il tumulo e si velò per un attimo, mentre percepiva gli occhi di lei fissi sul suo viso.
— Perché mi cercavi? —
Ràhel si prese un attimo prima di rispondere, come se stesse raccogliendo le forze.
— Perché lo amavo. E perché sento che in questo breve tempo, anche tu lo hai amato. Vorrei parlarti di lui. —
Genere: Generale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Sofia Sartor, Yusuf Tazim
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Fiesole

Maggio 1513

 

 

Mia cara Ràhel,

spero potrai perdonare l’estremo ritardo con cui ti invio questa mia. Gli eventi che si sono susseguiti fin dalla mia ultima visita a Costantinopoli, mi hanno tenuto lontano da qualsiasi cosa non fosse rimettere ordine in questa mia turbolenta vita. Mi auguro che questa missiva trovi  in buona salute te e anche tuo figlio, che è di sicuro già nato.

Sofia ed io ci siamo sposati, abbiamo acquistato dei vigneti fuori Firenze e conduciamo una vita tranquilla. Una settimana fa è venuta al mondo nostra figlia, Flavia, che sembra aver scelto da subito, come sua missione su questa terra, di ricordare a suo padre che le notti di veglia non sono ancora finite. Queste parole mi sorprendono nell’atto stesso di metterle sulla carta, perché descrivono qualcosa che non avrei mai immaginato potesse appartenermi.

 Ho deposto le armi, e nella biblioteca di Altaïr mi sono trovato faccia a faccia con una verità che mi ha lasciato più domande che risposte, risposte, tra l’altro, che non sono stato nemmeno in grado di  comprendere pienamente. Ma la vita mi sta chiedendo di andare comunque avanti e ho deciso di farlo.

Ho visto e perso molte cose durante la mia esistenza, ma Istanbul ha scavato un solco profondo nel mio cuore. Ancora la vedo distesa ai miei piedi, mentre la contemplavo dalla cima della Torre di Galata in compagnia di Yusuf, l’ultimo amico che ho perduto a causa delle scelte che hanno accomunato le nostre vite.

Spero con tutto me stesso che il tempo abbia almeno cominciato a curare le ferite del tuo cuore. Per parte mia, non potrò mai dimenticare le tue parole di quella lunga notte. È stato anche grazie a te  che le ferite del mio hanno cominciato a guarire.

Avere il coraggio di mostrare debolezza vuol dire continuare ad essere forti. Indugia nei piccoli momenti, Ràhel, ed esplora l’infinità negli spazi più ridotti. Impara, ama, rischia. Preserva, difendi, espandi te stessa, sogna. Un’energia si muove con forza attraverso di te, la vita la crea. Respirala, cresci con lei. C’è la vita dentro di te, alleati con la vita. Nutri  tuo figlio con la saggezza che viene dalle tue esperienze e non aver paura che il fatto di nascere all’interno della Confraternita significhi una strada già tracciata. Nessuna storia è già scritta e per nessuno di noi esiste un sentiero già battuto.

Nessun Destino può darci ordini, ma questo tu già lo sai.

 

Con tutto il mio affetto

 

Ezio Auditore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 











ul tetto del Covo di Galata, Ràhel scostò i lembi del fagotto che portava a tracolla e una piccola mano paffuta le afferrò il dito.

— Ezio non lo sa che sei una bambina. — disse sorridendo. — Dovremmo informarlo, non credi? —

Un gorgoglio soddisfatto le giunse in risposta.

Valerja era nata quattro mesi prima, sotto quello stesso tetto, durante una nevicata come non si vedeva da anni. La levatrice non era neanche riuscita ad uscire di casa e Ràhel aveva dovuto accontentarsi dell’assistenza di un paio di consorelle, di cui si era stupita non avessero tagliato il cordone ombelicale dopo aver arroventato la lama celata fra le braci del camino.

Al giungere delle prime doglie era stata come presa dal panico e la disperazione si era impadronita di lei. Aveva pianto senza ritegno tra le braccia di Nurye, la più anziana delle sue due compagne presenti, mentre Tanju, la più giovane, sembrava sul punto di scoppiare anche lei in lacrime. Aveva urlato che Yusuf non era lì con lei, che non avrebbe potuto presentargli suo figlio e che voleva morire. Come conforto aveva ricevuto due schiaffi che l’avevano lasciata inebetita.

— Se muori tu, muore anche tuo figlio. — aveva detto Nurye con lo stesso sguardo che avrebbe rivolto a un novizio immeritevole. — Vuoi che del tuo uomo non resti proprio nulla in questo mondo? —

Ràhel accarezzò la guancia rosea della bambina che già aveva gli occhi di suo padre e si domandò quali altre somiglianze avrebbe scoperto in lei quando sarebbe cresciuta. Avrebbe voluto soprattutto che avesse lo spirito di Yusuf, quella sua anima limpida e sagace, diretta e affabile, che aveva amato come e quanto ogni altra parte di lui.

La primavera faceva gonfiare le nuvole sul Corno d’Oro e l’aria umida e salmastra prometteva pioggia.

— Sarà meglio rientrare, Vali. — Quel nome aveva un sapore agrodolce sulle sue labbra, di ricordi sofferti e tenere memorie.

Ràhel lui Ciprian, Maestro Assassino del Covo di Galata, non poteva fare a meno di pensare a sua figlia come il conciliarsi di molte anime, che si erano scontrate nel sangue o abbracciate nella dolcezza di un momento. Se questo sarebbe stato la sua fortuna o la sua condanna, nessuno poteva dirlo, solo le sue scelte.

 

 

 

 

 

 

Nota delle autrici

 

È doverosa una precisazione. Di alcune parole di Ezio nella lettera, non posso attribuirmi la maternità, infatti sono una citazione. Le devo ad una persona di nome Aaron “Seeker” Silverstein, che ha avuto su di me un impatto e un’influenza notevoli, per quanto io non lo abbia mai conosciuto di persona, ma solo attraverso la rete. Le ho estrapolate da un messaggio che mi scrisse qualche anno fa, durante uno dei miei momenti più difficili, e le ho adattate al contesto perchè mi sembrava che calzassero a pennello. Il mio ha voluto essere un piccolo omaggio.

 

Alex

  
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