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Autore: nuvole_e_popcorn    28/05/2015    0 recensioni
“Ce l'hai fatta!” esclamò Zero prendendo le sue mani tra le proprie e saltellando sul posto, contentissima che finalmente anche lui fosse riuscito a provarsi come cavaliere. Peter sorrise nella sua direzione, felice come non mai di averla al suo fianco in quel momento.
“Oh.. oh” ed entrambi sapevano che l'unico che poteva riprendersi da quel colpo così in fretta non poteva che essere Hyden, così Zero si diresse più silenziosa che poteva verso il sentiero da cui era venuta, cercando di non far notare la propria presenza. [...]
“Ma non mi sono fatta niente, e poi comunque non puoi davvero chiedermi di stare in disparte mentre tu affronti tutti i pericoli”
“Zero è il mio compito affrontare i pericoli”
“E il mio quale sarebbe? Stare indietro aspettando mentre ricamo qualcosa?” sbottò lei inarcando un sopracciglio.
“No... il tuo è esserci quando torno a casa... non rischiare che tornando io trovi la mia stanza vuota, senza uno dei tuoi soliti scherzi pronto a farmi finire del miele in testa con un bel corredo di piume”.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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EPILOGO 

“Silenzio! Fate silenzio!” l'uomo riuscì finalmente ad ottenere l'attenzione di tutti gli altri nobili che, in una cacofonia di proteste e indignazione, erano scoppiati in una delle più vigorose battaglie di urla che Zero avesse mai udito nella sua vita. Una volta riportato l'ordine, l'anziano uomo riportò l'attenzione su di lei, che ancora istupidita, non riusciva ancora a comprendere l'importanza che un oggetto così piccolo potesse avere in quel momento. 

“Mia Signora - Zero voltò lo sguardo verso l'uomo, ma nessuno si era riferito a lei in tale modo - mia Regina, cosa pensate di fare?” l'appellativo la colpì come uno schiaffo, facendo rinsavire dai suoi pensieri. Osservò nuovamente il cimelio che custodiva e che aveva custodito per mesi, senza saperne l'effettivo significato 

“Andiamo a riprendere il Re” annunciò, infilandosi l'anello al dito e uscendo a grandi passi dalla Sala del Trono, i due usceri aprirono per lei le grandi porte a doppi battenti di mogano, chinando il capo in segno di rispetto, ma Zero non aveva intenzione su soffermarsi su questi dettagli: aveva un Re da salvare. Di nuovo. 

CAPITOLO PRIMO 

Zero si fermò e si deterse il sudore dalla fronte. Il sole di prima estate era particolarmente fastidioso per la sua pelle delicata e la lunga camminata che aveva appena affrontato di certo non aiutava la sua sopportazione del calore estivo. La città non era lontana e nell'arco del primo pomeriggio sarebbe riuscita a raggiungerla: il Castello del Re con gli stendardi della famiglia imperiale stava abbarbicato sulla Montagna e le sue balconate si trovavano a strapiombo sul mare. Suo padre le aveva a lungo parlato, quando la sera le raccontava dei suoi viaggi, della meravigliosa vista che il Castello aveva sul mare, e ora Zero poteva capire per quale ragione le storie preferite di suo padre avessero tutte come paesaggio il grande castello di Re Dewann sul mare, che era certa, nella luce del Sole poteva essere una vista quasi favolistica o fiabesca, ma di notte poteva benissimo essere lo scenario di orrende storie di tradimento e assassinii.  

Le chiacchiere del giorno del mercato la circondarono mentre entrava nella città, nessuno prestò particolare attenzione alla sua presenza, ma d'altronde Zero sapeva come passare inosservata e il suo travestimento da ragazzo di campagna sembrava funzionare a meraviglia, tanto che nessuno - nemmeno le guardie all'ingresso della città - le riservò un secondo sguardo. Ravenna, la città sul mare, era più viva di quanto Zero avesse potuto immaginare, era abituata a città la cui vitalità avrebbe potuto rivaleggiare con quella di un cimitero, a persone grigie, tristi e piene di rancore; la situazione non sembrava questa: i cittadini della città sembravano felici di quel che avevano e questo le fece tirare un sospiro di sollievo, forse non era stata una scelta così azzardata decidere di dirigersi verso Ravenna per cercare nascondiglio da coloro che la volevano uccidere. Si lasciò velocemente la cittadella alle spalle e cominciò a dirigersi verso il Castello, dove sperava di trovare un uomo che suo padre le aveva altamente raccomandato e che sperava potesse offrirle rifugio. Nel crogiolarsi nelle meraviglie del Castello, che da lontano non faceva giustizia alla magnificenza che aveva nella realtà, finì per l'andare a sbattere contro qualcuno finendo a terra. 

“Oh ti chiedo scusa! - esclamò il ragazzo tendendole immediatamente una mano per aiutarla ad alzarsi - non guardavo dove mettessi i piedi” Zero accettò la sua mano con piacere e si tirò su sorridendogli a mò di scusa, sapeva di essere lei quella che aveva avuto la testa tra le nuvole quando si erano scontrati. 

“Mi chiamo Will” si presentò lui, stringendole la mano. 

“Zero” rispose lei, mai più contenta del fatto che il suo nome fosse indistintamente sia femminile che maschile, così non doveva preoccuparsi di doppi nomi oltre che di doppie identità (quello era già un problema).  

“Cosa succede laggiù?” domandò, indicando il campo d'allenamento, da dove riusciva a sentire distintamente le risate sguaiate e gli insulti e le grida di incoraggiamento di un gruppo di nobili, tra cui anche una giovane donna che sembrava altrettanto divertita da ciò che stava succedendo nel campo. 

“Nulla di così divertente, temo” rispose Will, guardando a terra, quasi si sentisse in colpa di qualcosa. Zero si avvicinò al campo e potè finalmente vedere di cosa si trattasse. Un gruppo di gentilragazzini si stava divertendo alle spese di quello che sembrava essere lo sfortunato di turno. Il poveretto, con gli occhiali tutti di traverso sul naso, i capelli scompigliati e un libro saldamente abbracciato a proprio torso sembrava avere le lacrime agli occhi e tremava; stava appoggiato contro un muro e accanto alla sua testa, alle sue braccia, al suo viso e anche alle sue parti più intime, stavano conficcati dei pugnali, estremamente vicini al corpo del poveretto. Zero voltò lo sguardo verso il gruppo di nobili che ridevano sguaiatamente e incitavano quello che sembrava il capo, ovvero un giovane uomo, dalle spalle possenti e dal fisico scolpito, i cui occhi neri osservavano divertiti la scena, mentre le labbra erano incurvate in un ghigno malizioso, egli allargò le braccia, in una mano teneva ancora un pugnale: 

“Se non la smetti di tremare, femminuccia - canzonò il poveretto - potrei rischiare di colpirti, nonostante io sia un tiratore provetto!” e prima ancora che qualcuno potesse ribattere aveva lanciato il pugnale, che sfiorò il viso del ragazzo, tagliandogli una ciocca di capelli, che cadde a terra, mentre quello, esausto si inginocchiò sul posto.  

Il gruppo ringhiò la propria approvazione e tutti circondarono il capo della combricola, perfino la dama si avvicinò congratulandosi e Zero pensò che nessuno di loro doveva avere un po' di cuore, perché quella situazione era del tutto infantile inconcepibile. Lei si avvicinò al giovane e lo aiutò ad alzarsi. 

“Come stai? tutto bene?” domandò. Quello la fissò con uno sguardo così carico di sorpresa che Zero sentì la rabbia ribollire nelle sue vene.  

“Ma chi si crede di essere quello?” sussurrò rabbiosa. 

“Il principe ereditario... - rispose il poveretto - si diverte così sin da quando eravamo bambini” 

“Lo conosci da tanto?” 

“È il mio fratellastro” e la sorpresa fece intendere male a povero cosa in realtà le passasse per la testa. 

“Sì lo so, lui è molto meglio di me. Più valoroso, più combattente, più coraggioso... Più tutto lo so, non ti preoccupare per me ci sono abituato. 

“Hey - fece lei ricorrendolo - per quanto vale io ho trovato ciò che hai fatto molto coraggioso. Senti mi servirebbe una guida, devo trovare una persona e non so dove sia... non è che potresti...?” 

“Chi stai cercando?” domandò lui sorridendole come un bambino quando il proprio compleanno è arrivato in anticipo.  

“Il suo nome è Sir Owan” 

“Ma certo, vieni! Ti ci porto io, ah e il mio nome è Peter”  

“Io sono Zero, piacere di conoscerti, principe Peter” 

 

Sir Owan viveva nel castello e con sua immensa sorpresa ad aprir loro fu una donna mezza nuda. Dai racconti che suo padre gli aveva fatto di Sir Owan egli era uno dei più nobili cavalieri del Re, non certo uno che semplicemente dormiva tutto il giorno (come aveva ridacchiando spiegato la donna) e lasciava che donne nude, o seminude, rispondessero alla porta per lui.  

“Chi diavolo saresti tu, ragazzina?” domandò quello, evidentemente ubriaco quando Zero gli rovesciò addosso un secchio di acqua gelata per svegliarlo, avendo anche successo a farsi scoprire: come quell'uomo da ubriaco era riuscito a vedere oltre il proprio travestimento rimaneva un mistero.  

“Il mio nome è Zero” disse lei a mo' di spiegazione e Peter la osservò stupito mentre si toglieva la parrucca che indossava, facendo ricadere i suoi capelli biondocastani lisci lungo la schiena, dimostrando di essere effitavamente una donna; Zero non se ne accorse, ma le sue guance si tinsero di rosso, ma nonostante tutto rimase. 

“La Figlia bastarda di Bard il Viaggiatore dell'Unicorno Stellato?” Zero tremò a quell'appellativo anche se era vero, nonostante Bard l'avesse trattata alla stregua dei suoi figli legittimi, lei era esattamente quello una figlia nata fuori dal matrimonio, una bastarda - come aveva giustamente detto Sir Owan - certo si poteva anche dire in maniera più educata. 

“Che ci fai qua?” 

“Cercavo qualcuno che probabilmente non esiste più”  

“Ti ha mandato tuo padre? Perché non la voglio un'altra bocca da sfamare” 

“Mio padre è morto” rispose lei rimettendosi la parrucca “e mi aveva consigliato di venire qua a cercare rifugio... ho sentito qualcosa che non avrei dovuto, ero presente all'omicidio... e ora vogliono uccidere me” 

“In pratica ti ha mandata qui per protezione” 

“Sì, ma vedo che non siete affatto la persona che mio padre mi raccontava quindi tornatevene pure a dormire, Sir, mi arrangerò altrimenti” 

“Hey ferma, ferma, dolcezza - la apostrofò lui - sei evidentemente la figlia di Bard e di Marion, non potrei rivedere di più sia di tuo padre che di tua madre in te; quindi non ti lascerò morire. Solo che anche tu dovresti darmi una mano e non dichiarare certe cose davanti agli sconosciuti” le fece presente, indicando col viso Peter, solo allora Zero ricordò della sua presenza, ma non si voltò neanche nella sua direzione. 

“So di potermi fidare di lui” 

“Oh dei del cielo, sei un'idealista! E anche una di quelle persone che vede sempre il meglio negli altri, Oh Bard mi hai lasciato una bella gatta da pelare” 

“Allora mi aiuterai o no?” 

“Ovvio, non posso fare altrimenti, devo molto a entrambi i tuoi genitori e di conseguenza ti aiuterò ma avrai bisogno di un vero travestimento ragazzina, sei troppo femminile per poter passare davvero per un maschio, dovrai fare pratica” 

  
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