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Autore: eli_s    28/05/2015    5 recensioni
Sappiamo tutti che Elena un giorno si sveglierà...ecco come, quando e in che modo secondo me accadrà!
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Waiting for you

 

 

 

 

Le ossa scrocchiano, i muscoli si tendono sotto le scosse di stanchezza.

E’ stanco Damon, molto stanco.

Ha lottato, ha corso, si è ferito, ha sparso sangue.

Ce l’ha ovunque e ora vuole solo andare a casa e lavare via tutto.

Ora che l’ennesimo male è debellato e Mystic Falls è salva, sicura -ancora- perché lui non si è mai mosso di rimarrà sempre a proteggere quella città.

 

E’ arrivato per fino ad essere il segreto e silenzioso braccio destro dello sceriffo Donovan e sì, aveva un po’ sorriso il giorno della sua nomina.

Liz ci aveva messo lo zampino in qualche modo.

 

E così, felice di poter vedere suo fratello e Caroline finalmente salvi e sereni, si è diretto al pensionato.

Estrae il cellulare e vede il messaggio di Stefan.

 

Siamo partiti ora, non aspettarci alzato.”

 

Tira una smorfia sorniona mentre si immagina la cresta perfetta di suo fratello che si impenna contro il vento notturno e una pungente barbie al suo fianco lamentarsi per la messa in piega, li vede diretti verso la loro settimana di vacanza da tutto. 

 

Sullo schermo il riflesso della notte sopra la sua testa, l’aria fresca dell’estate che incalza e il cicalio in sotto fondo a ritmo di musica - quasi.

 

Cammina lento, non ha fretta, non deve andare proprio da nessuna parte se non prima affacciarsi lì, a salutare.

 

Come tutte le sere.

 

Ha imparato tanto su come cambino le stagioni nei cimiteri dove tutto sembra immutato, statico. Il tempo che si ferma e non scorre, e invece.

Anche lì i fiori appassiscono, le foglie cadono distratte a coprire le lapidi - quelle che si vedono, che non sono occultate da qualche incantesimo- la neve uniforma tutto e lascia una patina umida nell’aria che cambia e si trasforma fino al fiorire di una nuova primavera.

Le ha studiate tutte e percorre più o meno la solita strada, tra le solite file di tombe prima di arrivare a quello che non si vede, ma che lui sa esserci.

 

Tutte le sere la buona notte alla sua principessa addormentata, qualche volta ci è andato sbronzo, qualche volta triste, qualche volta è rimasto fino all’alba a raccontarle la sua giornata perché no, lui non le ha lasciato nessun diario.

 

Non vede l’ora di consumare il resto della loro vita -quando i suoi occhioni un giorno si riapriranno - ad annoiarla con le sue storie, su come abbia speso gli ultimi trent’anni.

Gustandosi le sue espressioni divertite o di rimprovero.

 

Invece i diari degli altri sono stracolmi di racconti, aneddoti, drammi.

Bonnie ne ha lasciati già molti al pensionato.

Ogni diario concluso è stato da lui preso e messo sottochiave così che Elena possa passare le loro serate davanti al camino a leggere le vite dei loro amici. Non vede l’ora Damon, da trent’anni non vede l’ora di sentire la sua voce roca e delicata infrangersi contro di lui, carezzare la pelle, cullare il suo sonno.

Magari seduti sul divano mentre le massaggia i piedi o sdraiati per terra dopo una notte d’amore col fuoco che scoppia e la sua testa posata su sul grembo.

 

Un po’ se l’è scordato il suono sua voce, ma sa che è rimasto dentro di lui come un’impronta la riconoscerebbe ovunque.

E la memoria tornerebbe all’istante a quel primo battito, quel primo sussulto.

 

E a proposito di Bonnie estrae il cellulare per vedere se gli ha risposto. La ragazza -ormai donna di 50 anni- francese che è partita dieci anni prima alla volta dell’Europa perché lei doveva avere cose grandiose da raccontare alla sua amica.

Dovevano essere i più belli i diari di Bonnie Bennet.

 

L’aveva sentita qualche giorno prima e gli aveva detto di aver spedito l’ultimo diario concluso, ma per ora il pacco non era arrivato, o meglio, lui non aveva avuto certo il tempo per stare ad aspettare il postino a casa in quei giorni frenetici.

 

Rimette via il telefono e per un attimo alza lo sguardo chiaro affogando nell’oscurità sopra la sua testa e gli viene voglia di tornare a sdraiarsi nel suo, nel loro posto.

E dopo passerà da lei per raccontargli di quanto si senta simbolico e se la immaginerà tutta posata a trattenere una risatina e le labbra che invece si increspano divertite.

 

La sua Elena.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Il calore si diffonde lento, scorre come un fiume che nasce nel ventre della natura e zampilla, prima poche gocce fin quando non prende velocità e allora dirompe e si gonfia.

 

Lo sente, sente tutto.

Gli arti si muovono appena, piccoli spasmi, il petto si alza insieme al vestito perfettamente- meglio dire magicamente- intatto.

 

Blu elettrico con ricami neri.

Lo aveva scelto Caroline, un incontro tra i loro gusti dal taglio dolce e romantico, dai colori dell’amore.

 

Gli occhi, i capelli del suo uomo.

Ma Elena lo scoprirà solo quando le sue iridi torneranno a vedere, si abitueranno alla luce.

 

Il respiro caldo si infrange contro il legno scuro e solleva leggermente le mani posando i palmi sul coperchio sopra la sua testa.

Improvvisamente il fiato è corto e la gola secca, il cuore batte veloce in un misto di paura ed eccitazione.

 

E’ sveglia.

 

La testa si fa pesante e confusa, un fiume di immagini, il calore dei sorrisi, le lacrime, il senso di amarezza ad attanagliarle lo stomaco.

 

Un ultimo ballo, un ultimo bacio.

 

Flash come lamine sottili attraverso le tempie e si porta una mano alla testa aspettando che passi.

 

E’ sveglia.

Bonnie.

 

Il pensiero la rattrista profondamente, ma la invoglia a riprendere le sue operazioni e fa pressione con le sue braccia addormentate da non sa quanto tempo, fin quando il coperchio non si solleva.

 

E il cuore continua a correre quando l’aria stantia e pesante del luogo in cui si trova la accarezza.

Si spande nell’aria il cigolio dei cardini della bara che tentenna e uno strato di polvere si solleva obbligandola a tossire.

 

Resta ancora sdraiata, forse per paura di non essere davvero capace di alzarsi.

 

Si solleva lentamente e sente i capelli muoversi sulla schiena, gli occhi scuri mettono a fuoco si abituano al buio del luogo angusto e umido attorno a lei, dall’odore di polvere e pietra; e con la stessa cautela esce dal suo letto di morte provando la strana sensazione di camminare per la prima volta.

 

I tacchi, ovviamente Caroline.

E trema, traballa come una bambina che gioca con le scarpe di sua madre.

 

Ma non ha la forza di toglierle e si regge un istante alla bara osservando quello che è stato il suo letto di lungo riposo nel buio della cripta - sicuramente Salvatore- malamente illuminata dal pallore lunare.

Respira, Elena, l’aria pesante e dopo aver provato a fare qualche passo sente la memoria muscolare riprendersi e condurla finalmente alla porta.

 

E pensa che potrebbe piangere in quel momento quando l’aria della sera, fresca, carezzevole, la investe e avvolge.

 

E’ viva.

 

 

 

***

 

 

 

Bonnie Bennet sale sulla metro per raggiungere casa sua, è troppo contenta di aver trovato quello che cercava.

Un antico testo che credeva perduto.

Ma adesso vuole solo andare a casa e farsi una doccia rilassante, troppe emozioni in un solo giorno, annoterà tutto per Elena.

Per colei che forse ha saldato anche fin troppo il suo debito con lei.

Forse ad un certo punto i ruoli si sono invertiti ed Elena è diventata quella che sta sacrificando di più- ci ha provato Bonnie e spera che questo nuovo testo di magia scovato da alcune streghe di una sconosciuta congrega possa darle nuove dritte- ha fatto questo per trent’anni, vivere intensamente cercando con la stessa forza un incantesimo, una scappatoia che liberasse la sua migliore amica.

 

Arriva trafelata alla porta di casa - Elena amerebbe lo stile vecchio e un po’ dandy con cui l’ha arredata - ha riempito i diari di foto e mentre sale le scale, la porta si apre rivelando un uomo all’incirca della sua età che le sorride.

L’aveva vista arrivare Jeremy.

-Forse ho qualcosa di utile-

E lui le sorride comprensivo, come tutte le volte che gli ha presentato una nuova strada da percorrere, sostenendola con quel suo candore tipico dei Gilbert. E quando Bonnie ha fatto un altro passo i suoi occhi verdi si sono sgranati, il libro è caduto ai suoi pedi e la mano si è stretta al petto.

Corre da lei Jeremy, corre con la paura in gola perché dopo trent’anni aveva smesso di avere paura di perderla -fino ad ora. E la prende tra le braccia, accasciandosi sui gradini  della loro casa accarezzandole i capelli.

Vuole chiamare un’ambulanza, ma lei lo ferma e lo obbliga a guardarla.

Si impone su di lui come ha sempre fatto e lui fedelmente la lascerà fare.

-Ora è il tempo di Elena-

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

E’ un po’ distratto Damon, vuoi dalle stelle, vuoi da un curioso senso di libertà, vuoi il crollo dell’adrenalina. Passeggia lento verso quella strada dove ha bisogno di riposarsi un attimo e magari sognarla un po’, ricordare il loro ultimo ballo.

 

Tutto indolenzito arriva tra i boschi verdeggianti e si ferma in punto della strada silenziosa, c’è una leggera nebbiolina causata dall’umidità della sera a offuscare appena la vista e i suoi occhi sono stanchi, molto stanchi.

 

La testa un po’ scoppia - servirà del sangue per riprendersi del tutto- e si domanda se la sagoma indefinita che vede in lontananza non sia qualche sciocca ragazzina che farebbe meglio a ricordarsi del coprifuoco, perché ora non sa se potrebbe trattenersi dal prenderle almeno un sorso.

 

I passi aumentano e non sa perché con essi anche un’agitazione curiosa che inizia a svegliargli i sensi intorpiditi e ad assottigliare lo sguardo.

E ogni passo è come un respiro, un battito del cuore morto.

 

E poi capisce.

 

Come una penna invisibile la notte che lo avvolge sta disegnando i contorni di lei.

Le gambe slanciate, l’abito con la gonna ampia, le braccia conserte e sale su lungo la linea del suo collo, le labbra piene, il naso sottile fino a loro.

 

Fino a casa.

 

Gli occhi di Elena.

 

Due fuochi marroni liquidi ed emozionati, un po' titubanti che lo fissano, il petto che si alza velocemente, percepisce il respiro corto.

I suoi sensi da vampiro non sono mai stati così acuti, così attenti.

 

Elena.

Elena

 

Quel nome rimbomba nella sua testa ora totalmente svuotata e riempita di lei.

Confusione, stupore, incredibilità.

 

Si avvicina cauto, pregando che non sia uno scherzo della sua immaginazione – l’ennesimo.

 

E poi ci pensa; Bonnie.

Per un attimo domande e valutazioni accavallano la sua mente adombrando gli occhi chiari che ritrovano lei.

 

Elena.

 

E tutto sfuma.

E vorrebbe fermarsi, chiamare Jeremy.

Capire se ha trovato la soluzione o se...

 

Ma la sua mente è troppo sovrastata dal cuore morto che si anima, dal sangue che brucia sotto pelle più fa un passo verso di lei e sembra così carnale, il suo profumo così intenso e vivo.

 

E anche lei un po' impacciata -e sente le labbra tremare di un sorriso che sa di ragazzino emozionato- si fa avanti cauta.

Acuisce l’udito e sente il giovane e forte cuore di lei.

 

Un passo

 

Tu-tum

 

Un altro

 

Tu-tum

 

Ed è lì, a un battito di respiro da lui.

 

Gli occhi azzurri si allargano, la prendono tutta dentro di se. E vorrebbe dire qualcosa, ma tutto sembra futile rispetto al solo fatto che lei sia lì a farlo sentire vivo.

 

Emozionati, increduli. 

Cerca una frase, una battuta e poi la mente torna all’ultimo ricordo vivo di lei.

 

-Cosa stai facendo qua?-

 

Non c'è niente di sicuro o ironico nel timbro roco.

Gli tremano voce e mani mentre non riesce a smettere di sentire le labbra incresparsi di una felicità potente e rabbiosa che si fa spazio dentro di lui.

 

La vede esitare e poi sorride.

Sorride.

 

Sorride appena, timida, con le labbra chiuse che si incurvano complici seguite da quelle piccole fossette dolci che solcano le guance rosee.

 

-Aspettavo te-

 

Stesse frasi a ruoli invertiti e non suona come un addio.

C’è una promessa di una eternità conquistata.

 

Quanto gli era mancava quella voce, quei capelli soffici e non sa nemmeno come fare Damon, da quale parte iniziare a toccarla, a risentirla sotto pelle, a riscoprire l’intimità di lei, della sua casa.

 

Ed Elena - come ha sempre fatto - lo precede, lo aiuta, lo sostiene.

La sua principessa si è svegliata e in un battito ha ripreso ad essere la sua metà del cuore.

 

E non molla i suoi occhi, ma brucia semplicemente quei cinque passi tra loro.

Allunga le mani infilandole nei capelli corvini e lo tira a se, gentilmente, con il tocco sicuro di una donna ma delicato di una ragazzina.

 

Lo tira a se e lui si lascia condurre al porto cui attendeva da tempo di far ritorno.

 

E lo bacia.

 

Damon non ci crede; ci sono state notti, giorni, mesi, anni in cui credeva che non avrebbe più potuto posare le sue labbra sulle sue.

Che non avrebbe più saggiato la loro morbidezza, il sapore.

 

E invece Elena gli sta respirando contro spezzando tutta l’attesa, la paura di non svegliarsi più.

 

E lo bacia come non ricordava di aver mai fatto, prima delicatamente, poi incoraggiata dalle mani di Damon -le sembrava di non aver fatto altro che attendere che quelle mani si posassero sulla sua schiena, la stringessero- che la premono contro di se risalendo lungo la colonna vertebrale a ritmo del suo respiro e più si perdono tra i capelli, più le bocche si cercano, si schiudono e affogano nell’altro.

 

Una mano di lui sulla testa a premerla ancora di più,  a ritrovare la consistenza dell’amore.

 

Lei.

Elena.

Sempre Elena.

 

E la bacia con disperazione come a volerla assorbire e non perderla più, sentendo gli occhi riempirsi di commozione e sì forse una o due lacrime scappano dalle pozze chiare mescolandosi ai baci e ai respiri.

 

-Elena-

 

E ha bisogno di dirlo, di sentire quel nome risuonare nell’aria, diffondersi dolcemente, mentre lui non fa che bruciare di dolore e felicità.

 

-Damon-

 

Speculare a lui, il desiderio palpabile di lei, della sua principessa addormentata.

E continua a baciarla fin quando i polmoni umani non hanno bisogno di respirare così leggermente stacca le labbra senza lasciarla e la stringe in un abbraccio.

Fondendosi con lei, affonda il naso nei capelli, gustandosi il suo profumo di rose -solo Elena può profumare di buono dopo 30 di reclusione in una bara o forse è solo disperatamente innamorato di lei- il calore del corpo che si diffonde su di lui avvolgendolo, cullandolo.

 

I respiri, il cuore di Elena.

 

Quante cose vorrebbe dirle, quanto le sia mancata, le mille volte in cui pensava di impazzire, di non farcela, di lasciarsi morire di fame pur di non contare i giorni, i mesi, gli anni.

 

-Mi sei mancato-

 

La voce rotta e morbida di lei - ancora una volta- lo precede. E la stringe un poco di più con la paura che irrompe.

 

Trent’anni bruciati in un istante.

 

Come se il tempo non fosse passato, gli anni non lo avessero indurito, il cuore non si fosse intorpidito.

 

Trenta anni dissolti dagli occhi di lei.

 

-Elena...-

 

Lei si muove appena tornando a guardando mentre le accarezza il volto e lo asseconda bisognosa di sentire le sue mani su di se, il suo amore.

Perché lei non glielo aveva detto, ma era terrorizzata all’idea di svegliarsi un giorno e non trovarlo più.

 

O che lui non l’amasse più, che la dimenticasse.

Sente le lacrime scaldarle la pelle mentre lui le tira via.

E si guardando con più ardore di prima, più amore di prima.

Si accorge ora di quanto sia stanco -bellissimo- ma finito.

Gli accarezza il piccolo grumo di sangue sulla fronte e si chiede quante ferite si sia procurato il suo Damon in…non sa nemmeno quanto tempo è rimasta così.

E vorrebbe chiedergli mille cose, ma ci sarà tempo.

Il tempo di una vita, stavolta.

 

-Come stai?-

 

Lui si stupisce un po' di quella domanda, ma capisce quanto ci sia dietro -il bisogno di sapere che ci ha provato a vivere senza di lei e che un po’ non ci sia riuscito –che l’ha aspettata davvero.

 

Che lui senza di lei non può vivere.

 

-Ultimamente...un po' stanco, sai essere vampiro è impegnativo e onestamente vorrei cambiare mestiere-

 

Lei ride appena.

Non cambia mai e va bene così.

 

-Stanco di vivere senza di te-

 

Le iridi marroni si allargano commosse, stavolta da lui che l’ha preceduta. E schiude le labbra sospirando Elena mentre trattiene tra le folte ciglia il liquido salato.

Le trema la gola per lo sforzo.

 

-Credo di poter rimediare a entrambe...se sei d’accordo -

 

Lui la guarda leggermente confuso e capisce cosa intenda quando si sposta con una mano i capelli scoprendo il collo sottile.

Sgrana gli occhi azzurri stupito.

 

-Elena…ti rimarrà il segno e io non potrò darti il mio sangue per guarirti-

 

Elena lo guarda con una intensità che forse Damon non ha mai visto prima o forse non ricorda.

 

-Il segno del mio amore per te Damon-

-Elena-

-Se non vuoi-

-Aspetto questo da trent’anni, ma non voglio ferirti-

-Bevi allora...bevi me-

 

Damon la guarda un attimo per protestare, ma la fierezza dei suoi occhi lo fanno sorridere e dolcemente la bacia.

Poi sposta lo sguardo sul collo della donna che ama mentre i suoi sensi da vampiro si attivano; lo sente il sangue caldo e morbido di Elena pulsare veloce nella grande vena che scorre sotto lo strato sottile di pelle e la fame si fa largo nel suo stomaco, ma l’amore che prova per questa donna - che si sta donando a lui con completa fiducia e devozione come forse nessuno ha mai fatto prima - trasformano quell’istinto primordiale in una sensazione mai provata prima.

 

Il bisogno viscerale, fisico di essere totalmente una cosa sola con Elena.

E freme in un misto di commozione ed eccitazione quando posa le labbra sulla pelle per lasciarle un bacio gentile e annusa quella stessa eccitazione sprigionata dal corpo di lei.

Deve controllare i propri istinti per non prosciugarla e morire in lei, mentre delicatamente lascia fuori uscire i canini affilati e li avvicina al tessuto caldo.

 

Quando le ferisce la carne, la sente sussultare e stringere la presa sulla spalla e i capelli come a sostenersi e lui la tiene stretta tra le sue braccia.

 

-Ti amo-

 

Quelle parole sussurrate appena lo incitano a prendere coraggio e comincia a bere da lei.

Beve tutto quell’amore dirompente che sgorga dalla giugulare di Elena; il sapore ferroso invade la sua bocca, giù per la gola.

 

Elena è buonissima.

Un sapore mai provato prima e lascia che lei lo guarisca dalla misera vita immortale, curi il suo corpo come ha fatto anni fa col suo cuore.

E non c’è niente di più intimo della condivisione del sangue, soprattutto quando è offerto con amore.

 

La sente fremere tra le sue braccia in balia delle scosse di piacere e spossatezza che stanno affliggendo l’esile corpo, ma la proteggerà lui.

E sussulta quando le dita di Elena stringono i capelli neri quasi a chiedere di più così aumenta la velocità con cui beve da lei e si sazia totalmente vinto in quell’amplesso viscerale.

 

Quando si stacca da lei, lecca i rivoli di sangue e indietreggia lentamente mentre sente i canini ritrarsi e una sorta di stordimento coglierlo.

Guarda per un attimo la pelle lacerata sperando che rimangano solo due minuscoli fori e torna su Elena; ha gli occhi chiusi e il suo corpo è complementare abbandonato contro il suo.

 

Lentamente scivolano entrambi inginocchiati sulla loro strada che ha visto nascere, fiorire e solidificare il loro amore. Dove il loro inizio riprende in una storia senza fine, in un nuovo incontro, un nuovo respiro.

 

Nuove promesse.

 

E restano lì abbracciati ognuno scosso e svuotato, ma certo.

Elena in attesa di riprendersi ora che il suo corpo è stato prosciugato dalla cura defluita nelle vene del suo uomo.

Damon in attesa di sentire di nuovo il cuore battere, il respiro ossigenare i polmoni, il sangue scaldargli il corpo.

 

 

***

 

 

 

 

Due anni dopo

 

Stefan ride mentre osserva Caroline porgergli il fagottino avvolto nella tutina gialla dalle fantasie bianche che le ha appena rigurgitato sulla maglia, ricordandosi perché adora fare la zia ma di avere figli non se ne parla -non che sia una opzione contemplabile.

 

L’uomo afferra sua nipote che gli ride con quella sua bocca sdentata e gli occhioni chiari. Osserva la sua fidanzata dirigersi verso il bagno della piccola villetta di suo fratello ed Elena ad Hartford, la giusta via di mezzo tra piccolo paese e grande città - senza vampiri e ben rintanati da chiunque dia la caccia alla cura.

 

Sono venuti a trovarli per qualche giorno e in tutta risposta i neo sposini hanno pensato di approfittare degli zii per andare a cena fuori e avere un momento per loro senza pappe sui vestirti, occhiaie e pannolini.

 

Si ricorda ancora quando suo fratello lo aveva chiamato per dirgli che Elena si era svegliata e lui si era fatto un goccetto dal suo collo, di come - dopo due giorni di recupero fisico, data la sua non più attitudine alla vita umana- si fossero chiusi in camera a recuperare gli anni perduti senza rompere letti, ma scordandosi che adesso tutte le funzioni di Damon erano attive.

Procreazione compresa.

 

E onestamente non gli era importato poi molto di proteggersi, voleva Elena in tutto e per tutto.

Nel giro di due anni avevano avuto una figlia e si erano sposati.

 

Qualche ora dopo la bambina si è ormai addormentata e i due zii si sono accoccolati sul divano.

E Stefan non può che sentire il cuore riempiersi di gioia ora che li sente ridere nel vialetto di casa e lo sguardo di Care - sdraiata con la testa sulle sue gambe - lo rimproverava di non origliare.

 

-Tu non puoi dire sul serio!-

-Certo che sì...come avevi detto? Ne servono due così si fanno compagnia mentre noi...-

-Damon! Mi sono appena ripresa-

 

Sente lo schiocco di un bacio.

 

-Lo so amore mio...ma è così bello fare l’amore senza pensieri-

-Te lo concedo...in ogni caso vorresti che fosse maschio?-

-Assolutamente...ho bisogno di un alleato-

 

Lei ride e lui con lei. Li sente sul piccolo porticato che prendono tempo a stuzzicarsi.

 

-Ma niente nomi composti-

-Lei è stata un caso speciale-

-Certo abbiamo onorato le due donne che più hanno inciso sul nostro amore-

 

Quando avevano scoperto che era femmina era partito il toto nome con Caroline che voleva imporre le sue idee in tutti i modi, ma appena partorito Elena aveva chiesto a Damon di poterle dare un nome -entrambi ne avrebbero scelto uno- di una persona che aveva contribuito al loro amore.

                                                                                                                         

E dato che Bonnie era stata la scelta di Elena, lui aveva scelto Rose.

 

Bonnie Rose Salvatore.

 

-Ehi ragazzi-

-Oh siete tornati, credevamo scappaste dall’altra parte dello Stato-

-Non lascerei mai la mia principessina nelle vostre mani-

 

Elena lo colpisce con una gomitata mentre Damon raggiunge sul fratello sedendosi sul divano di fronte. Elena getta la borsa per terra e raggiunge suo marito, sedendosi accanto a lui che la tira nel suo abbraccio.

E restano così per qualche ora, a chiacchierare con Stefan e Caroline della loro stramba famiglia che non smetterà di crescere, come la piccola vita che Elena sa già essere dentro di lei, ma lo confesserà a Damon solo tra qualche giorno quando festeggeranno il loro anniversario di matrimonio.

 

Ora vuole solo restare così, a respirare il profumo dell’uomo che ama.  

 

 

 

Ciao a tutte.

Poco da dire, questo è il mio finale e so che prima o poi qualcosa del genere (spero non tra troppi anni) ce lo daranno….anche Nina ha detto che tornerà perché Damon ed Elena meritano il loro finale, non da favola ma semplicemente d’amore.

 

Spero vi sia piaciuto!

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Eli

   
 
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