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Autore: Jude16    28/05/2015    6 recensioni
[Spoiler Alert!] Post 4b.
Due settimane.
Erano passate solamente due settimane, ma per Regina era come se il tempo si fosse congelato, tutto il resto era immobile e solo il flusso dei suoi pensieri scorreva inesorabile, come un fiume in piena.
Paura. Angoscia. Rabbia. Dolore. Sbigottimento. Amore. Emma.
Si susseguivano loro, spietati, ripetitivi, facendola girare per casa come un'automa, facendola quasi diventare un vegetale: la Regina Cattiva era scomparsa da un pezzo però, dopo quella notte, non era rimasta nemmeno Regina.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due settimane.
Erano passate solamente due settimane, ma per Regina era come se il tempo si fosse congelato, tutto il resto era immobile e solo il flusso dei suoi pensieri scorreva inesorabile, come un fiume in piena.
Paura. Angoscia. Rabbia. Dolore. Sbigottimento. Amore. Emma.
Si susseguivano loro, spietati, ripetitivi, facendola girare per casa come un'automa, facendola quasi diventare un vegetale: la Regina Cattiva era scomparsa da un pezzo però, dopo quella notte, non era rimasta nemmeno Regina.
La Salvatrice, degna del suo nome, si era sacrificata per la sua nemesi, la Cattiva.
I cattivi non hanno mai un lieto fine.
Se lo era ripetuto per anni, finendo con l'abbracciare quel mantra che era diventato il suo motto, la sua trappola, la sua maledizione: un giorno però era arrivata Emma, lei e i suoi capelli biondi, la sua giacca di pelle rossa, i suoi stivali, i suoi jeans stretti, i suoi occhi. Dio, quegli occhi. Erano la prima cosa che aveva notato in lei, due pozze verdi, profonde, intense, capaci di captare ogni più piccola cosa intorno a loro. Era riuscita a ridarle la speranza, era riuscita a convincerla che anche lei meritava il suoi lieto fine.
Emma.
Aveva il pugnale tra le mani, lo rigirava fissandolo con sguardo vuoto da più tempo di quanto volesse ammettere: era come se, dopo quell'attimo, dopo quel clangore sull'asfalto prodotto dall'arma, lei non avesse fatto altro che rimanere a fissare l'unica cosa che le rimaneva di Emma.
Ci si stava aggrappando, disperata, incapace di rinunciare a quel potente oggetto contundente ed estremamente pericoloso. Sentì una lacrima solcarle la guancia e caderle sul dorso della mano.
Finalmente era riuscita ad aprire nuovamente il suo cuore, a fidarsi, a non essere più sola ma, ormai, Robin si faceva vedere sempre più raramente, incapace di consolare la sua amata: le aveva provate davvero tutte, le era stato vicino ma Regina semplicemente non sentiva più nulla.
L'unica cosa chiara e forte che riusciva a provare era il vuoto che aveva preso posto nel suo cuore.
Emma.
Biancaneve, Azzurro e Hook la stavano cercando ancora, in lungo e in largo, per tutta Storybrooke, nei boschi, nei vicoli, ovunque: non volevano usare il pugnare perché non volevano avere il controllo su di lei, anche se molto probabilmente era la cosa più saggia da fare, semplicemente di rifiutavano di “schiavizzarla” in quel modo.
Non poteva dar loro tutti i torti. Ma lei non era loro.
Fissò ancora per qualche secondo le lettere incise sopra il metallo, ripeteva nella mente quel nome così odiato all'inizio di tutto, ma così disperatamente bramato ora. Era come se quel sacrificio avesse acceso la lampadina che aveva lasciato spenta nel suo cervello per troppo tempo. Ora finalmente vedeva. Ora, finalmente, sentiva.
L'amava.
Forse lo aveva sempre fatto, ma la sua testardaggine avrebbe sempre avuto la meglio sul suo cuore già spezzato e tradito: questo l'aveva resa cieca di fronte alla persona che aveva davanti, ai suoi sentimenti per lei.
Chiuse gli occhi immaginandosi la sua figura che sorrideva ad una sua espressione o battuta, immaginava i suoi modi buffi, la sua idiozia, le sue piccole fossette che spuntavano vicino agli occhi quando rideva, i suoi modi di fare con Henry, loro figlio.
Com'era potuta essere così incapace di vedere una cosa del genere, di accettarla.
Emma.
Prese un respiro profondo, lei non era come quei due broccoli e quel capitano da strapazzo, iniziò a sussurrare il suo nome, la mano che reggeva il pugnale tremava un po', ma non ci badò, il suo cuore pulsava prepotente in lei mentre il groppo che aveva alla gola si faceva sempre più opprimente.
-Emma... Emma... - il silenzio regnava ancora padrone dentro la sua camera da letto quando, dopo pochi istanti, sentì un presenza alle sue spalle, pesante ed oscura. Diabolica.
Rabbrividì spalancando leggermente la bocca.
-Mi hai chiamato?- la sua voce non era più la stessa. Non si girò ancora, non era pronta a vederla.
-Sì- sussurrò piano, cercando di riacquistare la sua compostezza.
-Cosa vuoi Regina- non era una domanda, il suo tono era sprezzante ed apatico, gutturale, stanco.
-Vederti- mormorò girandosi finalmente.
Quello che le si parò davanti però, non era ciò che si aspettava di vedere: aveva immaginato tanto quel momento, sognato, bramato, ogni volta in modo diverso ma, quando la figura di Emma le si presentò davanti, Regina non poté far altro che soffocare un singhiozzo. Troppo tardi.
-Hai intenzione di frignare o chiedermi qualcosa di utile?- domandò nuovamente, sprezzante.
Il ghigno che intrappolava le sue labbra tetre era la cosa più sinistra e terribile che avesse mai visto in tutta la sua vita.
La sua pelle non era più rosa, era diventata grigio/verdognola e ricoperta interamente di squame, o pelle morta, non avrebbe saputo dirlo: i suoi vestiti erano strappati in più punti, lacerati, le dita ossute e le unghie quasi completamente mangiate.
Ma tra tutto quell'orrore, la cosa che più la inquietò erano gli occhi. Il verde era scomparso, la loro lucentezza sparita, la loro vitalità andata in fumo.
Un nuovo singhiozzo la scosse facendo spazientire la figura davanti a lei.
Quella non era Emma Swan, la sua Emma. La madre di Henry era morta. Era di nuovo sola.
Ci si abitua, ad essere forti, ad essere soli, ad essere forti da soli, ma non dopo aver conosciuto una come lei.
-Lascia perdere, torna pure alle tue faccende- biascicò tornando a darle le spalle, incapace di sostenere un secondo di più la sua vista, sentendo distintamente il fruscìo della magia che scompariva, portandosi dietro quella patetica ombra di ciò che era Emma.
Si accasciò sul letto, distrutta. Non sarebbero mai riusciti a riportarla indietro e, cosa peggiore, non sapeva come dire a loro figlio di quell'incontro, di quello che aveva visto.
Pianse. Tutte le lacrime che aveva le pianse, fino a non avere più le forze.
Ce l'avrebbe fatta a dimenticarla? Forse dalla sua testa sì, ma il suo cuore aveva un altro parere. Non si può dimenticare qualcuno con la forza, neanche se lo vogliamo con tutti noi stessi, neanche se l'ultimo ricordo che hai di quella persona è quello che ti lacera l'anima.
Voleva chiederle molte cose ma, nulla, era rimasta totalmente pietrificata: una parte di lei sentiva che non c'era più speranza di riportare le cose alla normalità, mentre l'altra odiava i saluti, odiava gli addii, odiava ogni fine, ma soprattutto odiava il fatto che fossero le persone giuste al momento sbagliato.
Si era resa conto troppo tardi della verità dei suoi sentimenti ed ora ne avrebbe pagato le conseguenze.

 

 

 

 

Ciao a tutti! Sono tornata in questo fandom con questa piccolissima storia un po' allucinante per me, perché io amo l'happy ending per loro due, includendo anche sofferenze e pene varie eh. Coooomunque, spero vi piccia e se vi fa piacere lasciarmi un commentino per farmi sapere cosa ne pensate sarei molto contenta.
Un bacio.

  
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