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Autore: Arial    29/05/2015    2 recensioni
«L’intero universo è sostenuto e governato da quattro elementi: la terra, l’acqua, l’aria e il fuoco» cominciò Michael, lo sguardo che si perdeva in lontananza. «Se uno di questi venisse a mancare, scomparirebbe ogni cosa. La vita non sarebbe più possibile, per nessuno. Non nel modo in cui la conosciamo, comunque.»
«E questo cosa avrebbe a che vedere col vostro dramma famigliare?»
Gli occhi dell’Arcangelo incontrarono i suoi e Dean li sostenne a fatica: la granitica sicurezza che leggeva in quelle iridi chiare non faceva che sgretolare le sue poche certezze.
«Io sono il fuoco, Lucifer è l’aria» rispose Michael.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Lucifero, Michael
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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If I could, then I would,
I’ll go wherever you will go.
Way up high or down low, I’ll go wherever you will go.
And maybe, I'll find out
a way to make it back someday,
to watch you, to guide you through the darkest of your days.
If a great wave shall fall and fall upon us all,
then I hope there’s someone out there who can bring me back to you.
(Wherever you will go – The Calling)
 
 
 
Indaco e ardesia, verde e rosa, marrone, arancio e bianco: il mondo intorno a lui declinava in una miriade di sfumature contrastanti.
Le gole più lontane erano sporcate dall’ombra azzurrina del cielo e dal frizzante bacio dell’alba, quelle più vicine solcate da una brulla vegetazione e imbevute del sangue della terra. Una grossa nuvola si muoveva pigra sulla sua testa.
Si era addormentato in uno squallido alberghetto di Des Moines con mezza bottiglia di jin nello stomaco e l’immagine di sua madre così giovane e piena di speranza che ancora gli bruciava dietro gli occhi. Sam russava nel letto accanto, sbronzo almeno quanto lui.
Dean sorrise, sporgendosi oltre il bordo. Il peggio che poteva succedergli era cadere per una manciata di centimetri, su di una moquette che, per quanto sporca, sarebbe stata più accogliente delle pietre che rilucevano sul fondo del burrone.
«Non si tratta di un sogno» disse qualcuno alle sue spalle, facendolo trasalire. «Ma tranquillo, per quanto blasfemo possa suonare, un coro di angeli è pronto a mettere fine alla tua caduta.»
Il ragazzo si voltò con studiata lentezza, il cuore che martellava nel petto. «Risparmiati queste stronzate per il cabaret di voi senza palle» ribatté. «L’umorismo biblico risulta datato anche ai pochi in grado di comprenderlo.»
Dita gelide gli si chiusero intorno alla gola.
«Mancami nuovamente di rispetto e diverrai una massa informe ai piedi di questa rupe, tramite o meno. Intesi?» chiarì Michael, la voce poco più che un sibilo.
Impossibilitato a parlare, Dean annuì. Solo allora l’altro allentò la presa.
«Questo è il Bright Angel Trail» riprese l’Arcangelo, con rinnovata calma. «So che avevi desiderio di visitarlo.»
Il cacciatore annuì ancora. «Mancanza di rispetto o meno, ti assicuro che sei l’ultima creatura che avrei scelto come accompagnatore.»
Michael sorrise, prima di sedersi ai piedi di un tronco nodoso e bruciato dal sole. Gli fece segno di accomodarsi al suo fianco e Dean obbedì: preferiva avere gli occhi sul paesaggio che su quella sbiadita imitazione di suo padre, su quel baccello fatto e finito.
«Non è L’Invasione degli Ultracorpi, Dean» disse Michael, un angolo della bocca che si sollevava appena. «Dobbiamo parlare.»
«Non ne vedo l’utilità, Michael» ribatté il ragazzo, in un sussurro che mancava di convinzione. «Che sia nei favolosi ’70 o in cima al Grand Canyon, la risposta è sempre la stessa: non ti darò il mio consenso.»
L’altro sospirò con stanchezza che sembrava umana. «Combatterò mio fratello e lo ucciderò. È così.»
La rabbia infiammò l’animo di Dean. «Paparino l’ha comandato, tu sei un buon figlio e il destino non si può cambiare.» Scosse la testa, esausto. «Faresti prima a registrare i tuoi discorsi, tanto sono tutti uguali.»
«L’intero universo è sostenuto e governato da quattro elementi: la terra, l’acqua, l’aria e il fuoco» cominciò Michael, lo sguardo che si perdeva in lontananza. «Se uno di questi venisse a mancare, scomparirebbe ogni cosa. La vita non sarebbe più possibile, per nessuno. Non nel modo in cui la conosciamo, comunque.»
«E questo cosa avrebbe a che vedere col vostro dramma famigliare?»
Gli occhi dell’Arcangelo incontrarono i suoi e Dean li sostenne a fatica: la granitica sicurezza che leggeva in quelle iridi chiare non faceva che sgretolare le sue poche certezze.
«Io sono il fuoco, Lucifer è l’aria» rispose Michael. «Nessuno dei due può morire. Non veramente, non in maniera definitiva. La nostra grazia si disperde, la nostra consapevolezza svanisce… Ho sfiorato quei frammenti che erano stati mio fratello» ammise, infine.
«Stai mentendo» lo contraddisse Dean. «Lucifer è ancora vivo, altrimenti non saresti qui a elemosinare il mio aiuto.»
«Elemosinare» ripeté Michael, scandendo ogni sillaba come se gli lasciasse un sapore amaro sulla lingua. «Quando gli uomini moriranno a milioni e il tuo mondo brucerà, quando sarò l’unica cosa a frapporsi tra Lucifer e il tuo dolce Sammy, rimpiangerai questa povera scelta di parole» gli promise, in un gelido soffio. «Mio fratello è ancora vivo, non ho mai detto il contrario» riprese, dopo un lungo momento. «Il tempo è fluido, dovresti saperlo. Noi angeli non siamo ancorati al presente, né lo è la nostra grazia.» Con un gesto della mano, abbracciò il canyon sotto di loro. «Il vento trasporta la rossa sabbia di queste gole a centinaia di chilometri di distanza; allo stesso modo, l’esplosione che uccide la coscienza di un angelo diffonde i brandelli della sua grazia in ogni angolo del cosmo. Passato o futuro. Lì ognuno di essi sboccia in una nuova esistenza, finché non hanno tutti affrontato lo stesso ciclo di nascita e morte.»
Il ragazzo deglutì, insicuro se porre l’ennesima domanda. «Cosa accade allora?» chiese, suo malgrado.
«L’angelo riacquista la propria consapevolezza, i propri ricordi. E forse mio fratello avrà imparato la sua lezione, come io spero di imparare la mia.»
Le labbra di Dean si schiusero in un piccolo ovale sorpreso, quelle dell’altro si distesero in un sorriso incerto.
«Accanto ai frammenti di lui, incontravo sempre quelli di me stesso.» La voce di Michael si abbassò in un sussurro pieno di rimpianti. «Non potevo lasciargli compiere anche quel viaggio da solo» disse. «È mio dovere stargli accanto.»
Dean sorrise a quella millenaria creatura, il cuore pesante per un dolore a cui non sapeva dare nome. «L’hai ritrovato ogni volta» mormorò.
Michael gli sfiorò la guancia, il tocco che risvegliava qualcosa di segreto nell’animo del cacciatore. «Ogni singola volta» rispose, malinconico. «Ma lui non mi ha mai riconosciuto.»
 
 
* * *
 
 
L’ossigeno gli scivolava nei polmoni come fuoco liquido, l’erba ai suoi piedi era divenuta un immenso manto giallo, dal terreno risalivano flebili volute di fumo. Ad avvolgere ogni cosa in un tumultuoso abbraccio, un vento carico di elettricità e impregnato dell’odore del tuono.
Il fuoco e l’aria, pensò Dean, sgomento.
Michael non aveva mentito, nonostante lo scontro non si stesse svolgendo esattamente come aveva previsto. Il suo vero tramite lo stava osservando dall’esterno, da semplice spettatore: l’Arcangelo si era dovuto accontentare del modello base, del figlio bastardo di John Winchester.
Il cacciatore sospettava che la cosa non avesse fatto bene all’orgoglio di quel cazzone con le ali, né alle sue possibilità di vittoria. Eppure Michael non l’aveva ancora scuoiato. Se per risparmiare fiato prezioso o se per il discorso che gli aveva fatto al Grand Canyon, Dean non avrebbe saputo dirlo.
Michael era per lui poco più di un’ombra rovente e furiosa, una creatura che riacquistava i propri contorni solo nell’istante in cui le spade cozzavano, per poi scartare elegantemente di lato e prepararsi all’ennesimo affondo. In quei momenti, il viso di Adam appariva pallido, gli occhi due fessure acquamarina illuminate da una luce aliena, ma il ragazzino sembrava in forma, per quanto potesse esserlo qualcuno scelto come armatura per il duello più atteso e carico di conseguenze della storia. Suo fratello era tutt’altro paio di maniche.
Lucifer poteva avere un ego sconfinato, ma colpiva con le parole più che coi pugni. Era come assistere a un incontro fra Cassius Clay e una segretaria uterina, dalle unghie ancora fresche di smalto: l’unico rischio che correva Michael era di lasciare il ring con un terribile cerchio alla testa e qualche graffio sul viso.
Era un predatore che accerchiava la propria preda, eppure non erano le studiate movenze dei grandi felini a imporsi alla fantasia del cacciatore, piuttosto quelle più subdole del ragno.
L’Arcangelo aveva intrappolato l’avversario in una tela che si stringeva sempre più, cullandolo al tempo stesso in una sensazione di falsa sicurezza. Colpiva con violenza, ma senza procurare un danno effettivo. La sua strategia era evidente: sfiancare il nemico, metterlo con le spalle al muro, annientarlo.
All’ennesimo micidiale attacco, Lucifer cadde in ginocchio. Suo fratello lo sovrastava, letale e terribile, la spada levata, ma negli occhi del Diavolo non risplendeva altro che la rabbia. Sarebbe morto alle proprie condizioni, portando Sam e qualche altro miliardo di persone nell’abisso con sé.
Mentre la mano di Michael si preparava a trafiggere, Dean urlò. Non avrebbe saputo dire cosa, forse nient’altro che un semplice no, ma fu sufficiente a fermare l’Arcangelo.
La presa di questi sull’elsa si allentò, le dita si rilassarono e la spada scivolò al suolo. La creatura celeste sorrise brevemente, prima di cadere in ginocchio.
Nascondendo il viso fra le braccia, crollò sul fratello. Un grido gli lacerò la gola; fiamme azzurrognole gli danzavano sulla pelle, apparentemente senza bruciarlo. Quando Lucifer lo strinse a sé, il fuoco e il vento tacquero: Michael era morto.
«Un giuramento» sussurrò il Diavolo, attonito.
Le sue parole risuonarono chiare alle orecchie di Dean, come bisbigliate a un centimetro dal suo viso. No, come un’eco nell’anima, si sorprese a pensare, lacrime silenziose che gli rigavano le guance, un dolore sconosciuto che gli straziava il cuore. Lo stesso di Lucifer. 
Durante gli interminabili giorni in cui aveva vegliato il corpo di Sam, una parte di lui sapeva che avrebbe stipulato un patto per salvarlo, che stava solo rimandando l’inevitabile. Lucifer non aveva neppure questa certezza cui aggrapparsi. Aveva perso suo fratello, per sempre.
Gli occhi del Diavolo si posarono su di lui e Dean si rimise in piedi. Su gambe tremanti, lo raggiunse e gli si parò di fronte.
«Noi angeli non possiamo venir meno alla parola data» gli disse Lucifer. «Un giuramento ci vincola per sempre, infrangerlo porta alla morte.» Strinse più forte il corpo fra le sue braccia, le ossa di Adam scricchiolarono in maniera grottesca. «Aveva giurato di portare a termine il proprio compito, di uccidermi, e tu gliel’hai impedito.»
Dean si inginocchiò accanto a lui. Con delicatezza, liberò Adam da quella stretta convulsa e lo depose a terra. Solo quando fece per chiudergli gli occhi, Lucifer lo fermò. «Voglio continuare a guardarli» sussurrò, carezzando i capelli del giovane. «Voglio che continuino a guardare il Cielo.»
Il cacciatore scosse la testa, ma fece come gli era stato ordinato. «So che ora lo senti, come lo sento io. Michael diceva la verità, sono una parte di te.»
 
 
«Di cos’altro ti ha parlato… lui?» domandò Lucifer, puntandogli addosso due occhi lucidi di pianto.
Dean si schiarì la gola. «Aveva intenzione di seguirti, dopo… sai, averti sconfitto.»
«Un certo tipo di superbia corre in famiglia» commentò Lucifer, un debole sorriso che gli increspava le labbra. «Prosegui, Dean.»
«Ti ha sempre trovato. Eravate l’uno accanto all’altro, ogni singola volta.» Prese un profondo respiro, prima di chiudere le dita sul polso di Sam. «So cos’hai intenzione di fare, ma non te lo permetterò. Sono qui per questo, il mio corpo è qui per questo.»
Lucifer gli prese il mento fra le dita, costringendolo a guardarlo negli occhi. «Mi hai portato via mio fratello. Ora mi prenderò il tuo.» Ghignò, furente e disperato. «Sappiamo entrambi che scomparire con me non sarebbe una punizione abbastanza crudele. Perdere il piccolo Sammy, invece…»
Il cacciatore scosse la testa, un sorriso triste che gli tendeva le labbra. «No, non lo farai» ribatté. «Tuo fratello è ancora accanto a te, Michael è al tuo fianco e so che non gli farai altro male.»
Lucifer deglutì rumorosamente, chiuse gli occhi e lo lasciò andare.
«Dillo» sospirò. «Dillo e facciamola finita.»
Il ragazzo gli carezzò la guancia col dorso della mano. Un addio per Sam, un ringraziamento per il Diavolo. «Sì» disse.
Un’immensa luce bianca inghiottì poco a poco ogni cosa: gli occhi di suo fratello, il corpo ai loro piedi, lo stesso orizzonte. Dean continuò a fissare Sam, unica, nitida ombra in quell’abbacinante oceano. Poi anche lui scomparve.
Fu come cadere dentro acque gelide: gambe e braccia persero immediatamente sensibilità, i pensieri si intorpidirono, il cuore esplose. L’istinto gli urlava di salvarsi, di tornare a galla e riprendere a respirare, ma il tempo di combattere era finito. Il cacciatore si abbandonò alla corrente, schiuse le labbra e annegò.
 
 
* * *
 
 
Il cielo era luminoso e brillante, di un azzurro perfetto. A punteggiarlo, una manciata di grosse nuvole bianche. Dean lo guardava senza capire.
Ricordava il gelo della grazia di Lucifer e quello della spada di Michael. Ricordava come entrambi si fossero trasformati in un fiume di lava, che dalle viscere si era propagato in ogni dove, fino a che di lui non era rimasto che cenere…
Si mise a sedere di scatto, un’idea tutt’altro che brillante. Quando il mondo smise di sembrare la caotica tela di un pittore sotto acido, una figura si impose alla sua attenzione cancellando tutto il resto. Sam – non poteva che essere lui, non avrebbe accettato diversamente – era chino sul corpo di Adam, la schiena scossa dai singhiozzi.
«Sam» sussurrò, con un filo di fiato.
Il fratello sollevò la testa, aveva il volto rigato di lacrime. «Ehi, ehi, ehi,» disse, una mano fra i suoi capelli, l’altra che scendeva a posarglisi sul cuore, «fa’ con calma.»
E il cacciatore rise, isterico e incontrollabile. «Stai bene. Stai più che bene, tutto considerato.» Lo attirò in un abbraccio, mentre Sam si univa alla sua risata.
Era un suono gracchiante, intriso di pianto. Il più bello che Dean avesse mai udito.
Le unghie dell’altro gli scavavano solchi nella pelle, la sua stretta si era fatta dolorosa, eppure non voleva allontanarlo. Non poteva. Sam ne aveva bisogno quanto lui, forse di più.
«Mi ha detto di scegliere» confessò il minore. «Quando mi sono svegliato, eri morto. Eravate entrambi morti. C’era così tanto sangue. Così tanto...»
«Ssshh… Va tutto bene, Sammy.» 
«Potevo sentirlo» proseguì Sam, come se non l’avesse udito. «Non era più dentro di me, ma riuscivo a sentirlo. E sai cosa ha fatto quel figlio di puttana? Si è scusato. Si è scusato per ogni singolo casino!» Scosse la testa, furente e incredulo. «Mi ha detto che poteva aiutarmi, che potevo salvarvi. Solo uno, però. Era tutto quello che poteva fare. E io… che Dio mi perdoni, io l’ho fatto. Ho scelto.»
«Ora basta» ordinò Dean. «È finita. Mi hai capito? Finita.»
Si rimise in piedi e trascinò il fratello con sé, ignorando la nausea, le vertigini e il cuore che gli batteva dolorosamente nel petto alla vista del ragazzino martoriato.
Voltò le spalle a Sam, ad Adam. «L’Impala è parcheggiata qui fuori. Prendo una coperta e lo portiamo via.»
Non era questo che meritava, pensò. Dovevo esserci io al suo posto.
Tacque: non aveva bisogno di sentire quelle cose, suo fratello ancora meno.
Aveva mosso una manciata di passi, quando Sam gli posò una mano sul braccio. «Perché mi ha lasciato andare?» domandò. «Perché ti ha salvato?»
Dean guardò il fratello negli occhi e decise che quella dannata storia andava chiusa, lì e subito. «Non ne ho la più pallida idea» mentì. Sorrise un momento, prima di girarsi di nuovo. «Ma sono felice che l’abbia fatto.»
 
 
 
Note: Prima di tutto, ci tengo a precisare che questa storia è vecchissima. Insomma, io spero che vi sia piaciuta e tutto, ma se vi ha fatto cagare tenete presente che l’ho scritta più di un anno fa, ecco.
Ringrazio Aliciuzza che come suo solito ha salvato capra e cavoli: tanti baci a stampo per te, bellezza ♥
Fanfiction dedicata alla Dannatuzza del mio cuore: goditela, anche se non ricordo perché la volevi! ♥
Ringrazio anche Ary che questa storia l’ha addirittura tradotta in inglese. Mia amata donna vampiro, ho cambiato un casino di cose: cerca di non odiarmi, se puoi! ♥
Lettori belli, vi propongo una cosa. Avevo pensato di scrivere delle drabble sulle vite passate di Michael e Lucifer. Io me li immagino a morire sempre insieme, e le storie sarebbero su quello. Pensavo anche di lasciare a tutti la possibilità di aggiungere una drabble, così magari se avete delle idee sulle loro vite e morti potete condividerle, passate o future che siano. Che ne dite, vi piacerebbe? Fatemi sapere ♥
   
 
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